Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

03 aprile 2020

Rovine cinesi [Ise]


Questa cosa notavo in Asia: quando una civiltà scompariva, le sue migliori vestigia restavano in quelle che un tempo sembravano le sue più insignificanti periferie
Ise

Per Chateubriand ‘tutti gli uomini hanno una segreta attrazione per le rovine’ ... Ma forse Chateubriand aveva torto, forse quell’attrazione e quel sentimento sono ... una peculiarità della cultura di tradizione europea ... per riassumere: in Cina le rovine di edifici del passato non hanno cittadinanza nella memoria culturale. Il pathos del trascorrere del tempo è espresso dagli oggetti di natura; quelli prodotti dagli uomini, una volta abbandonati, si diluiscono nellanatura e si confondono con essa; ma a questo punto, i simboli che la natura stessa offre per descrivere la decadenza, la rovina, l’irreparabile fluire del tempo sono sentiti come infinitamente più potenti, e occupano tutto lo spazio disponibile”.
Tali parole di Salvatore Settis, tratte dal catalogo Cina. La nascita di un impero, risalgono al 2006.
Egli instaura un parallelo fra i due imperi, il Romano e il Cinese, valutandone vari aspetti (la stabilità, a esempio) e soffermandosi, poi, sulla considerazione che occidentali e orientali hanno nei riguardi del fluire del tempo e della storia.
Dal 2006 sono passati secoli. L’Occidente è giunto al termine d’un processo di putrefazione nato nei deserti d’un illuminismo mendace che celebra continuamente trionfi: tanto da trionfare su sé stesso negando il proprio passato e un futuro qualsivoglia. La Cina ha accettato tutto questo, nel 1912, cinque anni prima della Russia. Nel comunismo, infatti, già brillano le medesime geometriche premesse del capitalismo. E oggi, lavato via l’ingannevole e folcloristico maquillage (protezionismo, liberismo et alia), che ha generato film, libri, vociferazioni e guerre buone per ammansire il gregge, Occidente e Oriente si specchiano l’uno nell’altro nuotando paralleli nel postcapitalismo definitivo, irreversibile.
Chiudiamo con una nota allegra, che comprenderete meglio dopo aver letto il pezzo di Ise (che ringraziamo). Nel 1950 uscì un memorabile raccontino di Damon Knight, Servire l’uomo (To serve man). Trama: i Kanamiti sono atterrati sulla Terra. Civiltà superiore, essi recano il progresso universale, totale. I benefattori interstellari aboliscono, con un colpo di spugna celeste, la malattia e la fame e la guerra. Il loro mondo incantato ammalia miliardi di esseri umani tanto che questi migrano, lentamente e irresistibilmente, verso il pianeta d’origine kanamita. Intanto qualche terrestre viene in possesso d’un libro capitale dei Kanamiti la cui scrittura potrebbe essere paragonata, da qualche zuzzurellone, al cinese. Il testo, tuttavia, resiste ai tentativi di decifrazione. Si viene, almeno, a capo del titolo, tradotto come: Servire l’uomo. Solo quando sarà troppo tardi ci si accorgerà che tale bibbia non è altro che un manuale di cucina che insegna, ovviamente, a servire l’uomo.

* * * * *

Ise

Per capire un po' il rapporto dei cinesi col passato, la risposta che riporto più sotto, della mia amica M., cinese del Vecchio Ordine, è forse la migliore sintesi.
Tralascio invece quella della cinese del Nuovo Ordine a cui avevo chiesto, dato che forse la stessa incomprensione della domanda ha compromesso la risposta. Ella sembrava non ricordare neanche alcune delle maggiori devastazioni della sua città, Pechino, come le volte in cui i resti antichi trovati durante la costruzione dell’ennesima linea della metro, venivano tranquillamente ignorati e distrutti, perchè non potevano intralciare la velocità del progresso. Certo in superficie arrivavano solo le notizie di quelli “salvati”.
Le mura della città interna di Pechino furono abbattute già negli anni ’60 per costruire la metro che correva al di sotto di esse, seguendo la traccia del loro circuito perimetrico. Da allora lo scempio non si è più fermato. La distruzione è poi passata agli hutong, i vicoli caratteristici della Pechino antica, che ospitavano le siheyuan, caratteristiche abitazioni con cortile interno. Si tratta di edifici a un piano costruiti secondo rigorosi principi ispirati al Taoismo, il fengshui e varie “superstizioni” riguardo la protezione dagli spiriti maligni, l’armonizzazione dei 5 elementi et cetera.
Questi vicoli storici che si estendevano per chilometri e chilometri nella città, furono rasi al suolo in pochissimo tempo come in un bombardamento a tappeto. Negli anni 2000 ormai si abitava solo su grattacieli, i cosiddetti compounds che ho visto ora lodare in Italia: distretti abitativi recintati, con guardie all’ingresso e CCTV, per tenere tutti sotto sorveglianza. Ogni anno o quasi dovevo cambiare appartamento (e grattacielo) perchè l’affitto di quello in cui ero raddoppiava. Perchè raddoppiava? Perchè la distruzione del quartiere storico in cui si trovava era terminata; al suo posto era stato creato un quartiere artificiale di grattacieli, McDonalds’, grandi centri commerciali, fermate di metropolitana, enormi arterie stradali, tutto ammassato senza alcuna ricerca di armonia, rispetto della tradizione, vivibilità umana, effettive necessità, et cetera.
Ricordiamo che i primi miliardari in Cina son stati quelli del settore immobiliare: il cemento è stato l’oro del self-made man cinese. Ad un certo punto una rivista riportò il risultato di una ricerca scientifica in cui si definiva Pechino come un’area “non adatta alla vita”, testuali parole.
Questo “il modello” esteso al resto del territorio.

Dunque il compound in cui abitavo, nel giro di un anno (ma anche meno) diveniva il centro di un “quartiere residenziale” per benestanti, sorvegliati speciali 24 ore su 24. Nel grattacielo successivo in cui andavo ad abitare, nelle zone ancora “in via di sviluppo”, affacciandomi dalla finestra del 15esimo piano, mi trovavo di nuovo come di fronte a un bombardamento a tappeto appena terminato: l’intera area dei vicoli storici che si estendeva a perdita d’occhio, fino al limite dei modern compounds all’orizzonte che la assediavano, era stata rasa al suolo dalle ruspe. Sull’alto recinto a scudo che circondava tutta l’area, per non far vedere a chi passava di lì lo scempio che si compiva all’interno, erano impressi i caratteri “chai” (“in demolizione”), e, a volte, neanche volessero essere ironici, “weirenmin fuwu” (“per servire il popolo”), e poi grandi cartelloni con illustrato il bellissimo progetto di quel che sarebbe diventato il quartiere. Spiccava sempre il colore verde sui cartelloni, che puntualmente nella realtà veniva sostituito dal grigio. Gli ex abitanti di questi “hutong” furono gli ultimi “resistenti” cinesi; molte le proteste delle persone costrette a lasciare tali quartieri storici, ma tutte soffocate…non tanto con i manganelli, quanto con abbondanti rimborsi, compensi, appartamenti nuovi nei grattacieli di zone limitrofe rese cool e moderne, piene di servizi (già, i servizi igienici furono una delle maggiori giustificazioni per l’abbattimento dell’intera Pechino storica; invece di costruire qualche cesso privato in più, han preferito smantellare tutto e ricostruirlo direttamente sul modello di un cesso pubblico); ma la gente era cieca, valeva sempre, per tutti, il ”wei renmin fuwu”, “per servire il popolo”.

La stessa fine è avvenuta in altre città storiche. Mi piace ricordare Kashgar, una delle città centroasiatiche meglio conservate e più belle (sullo stile di Samarcanda), divenuta oggetto di selvaggio “sviluppo” urbano: gli anziani sono morti come mosche quando hanno sostituito con il cemento e i riscaldamenti centralizzati le loro vecchie abitazioni tradizionali (con soffitti in legno intagliato e decorazioni artigianali da far venire le vertigini a guardarli), che non avevano bisogno nè di riscaldamento durante l’inverno, nè di aria condizionata d’estate. Oppure potrei parlare dell’antica moschea a Pechino che ogni tanto visitavo: a un certo punto intralciava il passaggio di una nuova arteria stradale, quindi l’hanno “spostata” di qualche metro per far spazio alla via: così loro definivano l’operazione. In realtà la moschea era stata completamente demolita; ne fu costruita una nuova con lo stesso nome qualche metro più in là, nemmeno del tutto fedele all’impianto originale. Oppure il famoso tempio taoista della Nuvola Bianca, uno dei più antichi: quando andai a visitarlo un’ ampia ala era chiusa al pubblico "per restauro", dissero; visitandola comunque, nonostante il divieto, mi resi conto che stavano costruendo i padiglioni ex-novo, l’ odore di vernice fresca mi fece venire il voltastomaco. Questo modus operandi l’ho visto applicare a tutto poi nel tempo; mi limito a parlare di Pechino altrimenti la lista non finisce più.  Ad un certo punto con amici si scherzava che prima o poi la Città Proibita e la piazza Tiananmen avrebbero intralciato qualche arteria importante e sarebbero state “trasferite” altrove, con solo il Mausoleo di Mao forse ancora presente, magari  all’interno di un raccordo anulare sopraelevato per godere della sua vista beatificante dall’alto.

Naturalmente tale modus operandi procede da un sotteso modus pensandi.
Gli “esperti” formatisi prima del 1949 a me sembrano essere stati gli ultimi a preoccuparsi seriamente per la conservazione della Pechino e della Cina antiche; non a caso anche l’amica del Nuovo ordine è riuscita a citarmi solo Liang Sicheng e il fratello Liang Siyong come persone che s’impegnarono realmente per la conservazione della Cina antica, ma sono personalità formatesi prima del 1949; dopo di loro non conosco grandi nomi, non sono dentro tale campo quindi forse è solo per mia ignoranza. Un fatto inconfutabile è che i più bei resti della civiltà cinese sono stati sfregiati durante la Rivoluzione Culturale (nomen omen): tutti i siti storici buddisti, ad esempio, come quelli lungo la Via della Seta, con statue scolpite direttamente nelle rocce e caverne delle aride terre che legavano le oasi tra loro, a partire dal sito di Longmen, furono dannegiati dalle guardie rosse che si divertirono a tagliare teste o braccia dei Buddha. Non so se l’odierno modus pensandi provenga da lì, so solo che oggi il valore del tempo che rende certe rovine e resti storici senza prezzo, è del tutto dis-prezzato. Vi è totale indifferenza per l’autenticità delle opere, e per il tempo che ce le ha consegnate intatte. Nei viaggi in luoghi storicamente o paesaggisticamente famosi, sono spesso incappata nei progetti di “diqu kaifa” (sviluppo del territorio, si, sempre lui, il progresso): la sistematica distruzione dell’autenticità e della storia di un territorio, il tutto in nome dell’apertura al progresso e al turismo. Tutto quel che rendeva quei luoghi magici veniva spazzato via, ignorando il senso del valore storico delle cose, e ricostruito a immagine e somiglianza "fake" per renderlo più facilmente “consumabile”, fruibile, dalla massa dei nuovi benestanti in gita turistica presso le vestigia del loro passato. Ed avresti dovuto vedere cosa interessava loro fotografare una volta giunti presso le tanto ambite vestigia … lo lascio alla vostra immaginazione.

Potrei, anzi dovrei, poi parlare dei “minzu cun”, i villaggi etnici.
Una civiltà che vanta al suo interno 56 gruppi etnici, è riuscita ad eliminare qualsiasi diversità pur mantenendo la facciata dello stato felicemente tollerante: le aree abitate dalle minoranze etniche con usi e costumi particolari sono state trasformate in tanti parchi a tema in cui è stato malamente ricostruito l’ambiente e l’architettura delle minoranze in questione ed in cui, durante le ore lavorative, delle comparse con costumi tradizionali (nuovi, e pure un poco rivisitati: pieni di paillettes o cose così, che fanno tanto chic), fanno spettacolini di danze tradizionali, oppure li trovi a lavorare il telaio o altre attività artigianali per le quali erano famosi, per il pubblico pagante e fotografante. Spesso tali comparse sono cinesi Han e non del gruppo minoritario ormai ridotto all’osso, psicologicamente e culturalmente sconfitto, disperso ed omologato nelle grandi città.
Tutti questi sforzi locali di riduzione a tabula rasa della variegata cultura cinese sono poi confluiti nel grande progetto di sviluppo (sempre lui, il progresso) delle regioni occidentali, detto “Xibu Da Kaifa”, che ha comportato la resa finale del Tibet, del Turkestan Orientale e di tante altre aree un tempo a maggioranza non Han, con forti identità etniche, anche loro ... vanished. Ma inutile aprire quest'altro enorme capitolo.

In questi giorni di intensi scambi di messaggi con M., ne ho approfittato per chiederle il suo parere.
Io definisco M. “cinese” perchè per me ne rappresenta al meglio la cultura tradizionale cinese, ma in realtà è malese e tale dice di sentirsi. Viene da famiglia cinese, ha frequentato le scuole cinesi in Malesia, vive nella comunità cinese malesiana, poi ha avuto la sua esperienza di Cina Popolare: fu mia compagna di stanza per un anno all’università cinese che ho frequentato più di 20 anni fa; la chiamavano tutti “the walking encyclopaedia” perchè, oltre a parlare sei lingue, aveva una passione profonda e unica per la storia e la letteratura cinesi. Andare per le vie di Pechino con lei era come rivivere il passato: sapeva trovare la vecchia casa da thè di tal romanzo, o le poche botteghe rimaste di prodotti unici; sapeva ricostruire la storia di un quartiere o i luoghi che avevano ispirato romanzi e poesie. Non so bene da quando, ma sospetto quasi subito dopo la sua esperienza di Cina Popolare, M. è divenuta profondamente anti-cinese (PCC), ed anche anti-cinesi d’oltremare che sostengono la Cina. Quindi la sua visione risente di ciò, ma è (almeno da me) perfettamente comprensibile.
Dunque le chiedo: “Sto cercando esempi per illustrare a degli italiani il rapporto che i cinesi hanno col passato, la loro storia, ma non è facile rendere l’idea, tu cosa proporresti?”.
M.: "Dì loro di cercare su google il famoso edificio “Yellow Crane Tower” (“Huanghelou”) a Wuhan. Ho studiato la ‘Pagoda della Gru Gialla’ alle scuole superiori. È citata in molte poesie Tang, in bellissimi poemi. Andai a visitare la Pagoda nell’estate del 2000. Al tempo era già la settima od ottava volta che avevano ricostruito e ridisegnato l’edificio/la pagoda. Non era più quello originale. Ho visto almeno sette versioni diverse dell’edificio nella piccola biblioteca della Pagoda della Gru Gialla, ma non sono sicura che quelle informazioni siano ancora preservate e presentate lì ora. Sono passati 20 anni da quando ci sono stata.
Vai a Taiwan se vuoi vedere come preservano I loro vecchi templi. Non vuol dire che in Cina non ci siano persone intelligenti e preparate, solo è dura trovarle".

Durante gli studi ricordo che un professore ci raccontò che alcune delle tavolette di bamboo del IV secolo a.C. in cui è incisa una delle più antiche versioni del Taodejing, scoperte nelle tombe di Guodian, furono danneggiate perchè chi s’introdusse nelle tombe per trafugare gli oggetti preziosi le bruciò per fare luce all’interno senza preoccuparsi di verificare cosa fossero.
Per la cronaca, Guodian si trova in Hubei, la regione di Wuhan, sempre lei, la città oggi più famosa della Cina.
Giova poi ricordare che Hubei è anche la regione della famosa diga delle Tre Gole, la seconda più grande al mondo.
Proprio l’altro giorno la tv giapponese mandava un servizio sul fallimento di questo progetto (sempre in nome del progresso) testimoniando l’inutile cementificazione di aree enormi e la non efficienza e scarsa manutenzione di tutta l’opera.
Anche solo da Wikipedia si ha un’idea del costo (pensate se si indagasse oltre Wikipedia); la cito: “Per la creazione del bacino sono stati sommersi più di 1300 siti archeologici (tra i quali Baiheliang), 13 città, 140 paesi e 1352 villaggi che hanno comportato il trasferimento di circa 1,4 milioni di abitanti (sono 116 le località finite direttamente sott'acqua). Le autorità cinesi prevedono il trasferimento di almeno altri quattro milioni di persone dalla zona delle Tre Gole nel periodo 2008-2023. Molte specie animali e vegetali sono scomparse o scompariranno a causa della distruzione degli habitat in cui vivono a causa dell'inquinamento provocato dalle industrie locali e dall'eccessivo traffico navale. Un esempio è dato dal lipote, un delfino d'acqua dolce che popolava le acque del fiume Yangtze, dichiarato estinto nel 2006, ma avvistato nuovamente il 30 agosto 2007.” “Ogni 80 ore di funzionamento è stimata una perdita di 25 kg di acciaio dalle turbine”. Poi arriviamo anche alle comiche spaziali: “Gli scienziati della NASA tra i quali Richard Chao e Benjamin Gross hanno calcolato che la grande massa d'acqua che si accumulerà nella diga a un'altezza superiore rispetto a quella precedente, sta causando una diminuzione della velocità di rotazione della terra, e quindi un allungamento della durata del giorno, seppur di un valore infinitesimale stimato in 60 miliardesimi di secondo”.
Lascio un ultimo esempio, quello di Datong, sito di meravigliose grotte buddiste, in una delle prime città a divenire tra le più inquinate ed invivibili della Cina: 

https://www.citylab.com/design/2014/06/the-strange-case-of-datong-chinas-half-finished-faux-ancient-city/372971/ 

Quest’articolo descrive quel che in Cina è la norma, altro che "strange case": il fake, la facciata utile per la propaganda; oltre ciò, il nulla. Le foto, inoltre, ricordano un po’ il panorama che mi si presentava davanti dai grattacieli di Pechino.

9 commenti:

  1. Grazie. Anche io ho vissuto a Pechino. Ma che culo Ise ad avere M. come compagna di stanza. Io vivevo con la mia donna pechinese, ma era del nuovo ordine. Dove è possibile trovare altri scritti di Ise?

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  2. si vabbene ma guardate qui sotto italiani siete la mandria del pastore
    https://twitter.com/i/status/1246092050682044416
    qui tutto il discroso https://twitter.com/IRFMx/status/1195824818823794690
    ci vediamo quando inevitabilmente vi porteranno allammazzatoio per il macello ciao ciao sayonara

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  3. Grazie, cara "nipote", ho imparato cose del tutto nuove per me! E' proprio vero che "non è mai troppo tardi".
    Un caro saluto da "zio" Hermannus C.

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  4. Articolo molto interessante specialmente per il confronto tra la versione cinese della corsa verso il " progresso " e quella occidentale, a parte le sottigliezze ( dittatura comunista vs democrazia liberale ) l'obiettivo sembra il medesimo, la cancellazione della memoria storica per " resettare " l'umanità e avvolgerla in quella comoda coperta da stendere eventualmente su tutto il pianeta, come spesso ci ha ricordato il curatore di questo blog.
    Se da un lato è più semplice per il PCC imporre la linea , diciamo così, qui si è lavorato ai fianchi, prima occupando militarmente tutti i centri di potere,dalla politica alla cultura, per affermare il pensiero unico. Ora si passa alle maniere forti, paura di massa, quarantena obbligatoria, il digitale come ultima frontiera da raggiungere. Leggevo sul sito del dott.Blondet tutte le trame per limitare anche l'uso di internet a dimostrazione del fatto che le famose " libertà digitali " valgono solo se gradite al vero potere, altrimenti "lo smartuorching " finisce domani mattina, insieme al pin unico,la dichiarazione dei redditi online e la home banking. Questa visione del mondo è già realtà nelle repubbliche baltiche passate dall' Urss all' Ue in una mattina dove il passato viene abbattuto alla stessa velocità per cui tutta la storia del periodo comunista viene semplicemente cancellata,spariti i monumenti e cancellati tutti i diritti delle popolazioni russofone, senza provocare nessun tipo di reazione, anzi nel plauso generale del resto dei cittadini già votati alla civiltà del sofà. Ogni esperimento sociale che qui può preoccupare,nelle lande bagnate dal Mar Baltico è già realtà, MES, Troika, Sanità e Pensioni privatizzate,5,6,7G, tutto il ricettario del Nuovo Mondo. Solo questione di tempo.
    Antonio

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  5. Ottima Ise, la nostra speciale inviato/a in Oriente. E grazie Alceste.
    Non sono mai stato in Cina ma mia cognata, romana di adozione, vi ha operato per l'Unesco alcuni mesi come capo restauro del famoso Esercito di terracotta e mi confermava quanto tu dici già alcuni anni fa.
    E non stupisce certo: il materialismo imposto per un secolo in salsa comunista si è dimostrato perfettamente congeniale alla trasformazione capitalistica, recto e versus della stessa moneta.
    Inoltre l'inurbamento forzato e la conseguente espansione urbanistica necessaria alla collocazione di miliardi di individui non poteva avvenire in orizzontale… Grattacieli e non villette a schiera! E distruzione del rimanente.
    In Europa lo stesso fenomeno si è verificato (stratificazione archeologica) in scala minore (Roma, Parigi ecc) solo perché diluito in un tempo enormemente più lungo che ha consentito di salvare qualcosa… Anche per minore inurbamento.
    In fondo, l'opera dell'uomo è per sua nature distruttrice del Passato. Non è un caso se i complessi meglio conservati al mondo, Egitto, Mesopotamia e Pompei, devono la loro sopravvivenza a fenomeni naturali: sabbia del deserto e cenere vulcanica…
    Ora arriva l'Unesco a "vincolare" le… colline del Prosecco!

    Amiamo il passato e le "rovine" per la relativa rarità e per il richiamo alle nostre radici. E va benissimo,
    Ma Eraclito, ricordiamoci, aveva già capito tutto…
    Un saluto.

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  6. Cara Ise, innanzitutto grazie a te e ad Alceste per questa testimonianza di una cultura per certi versi lontana dalla nostra, eppure, oggi più che mai, specchio di ciò che saremo.
    L'antico ordine vagheggiato più volte percorre lo "strano" percorso del virus.
    Cina, Iran, Italia...e poi l'incendio, quasi una chiamata alla nuova religione.
    Mi fece impressione la conferenza stampa del vice ministro della sanità iraniano, quando si presentò barcollante, sudato e "positivo" davanti al mondo.
    Piccoli segnali.
    Quando studiavo canto i conservatori pullulavano di orientali, cinesi e coreani, amanti del bel canto e ammiratori della nostra scuola.
    Erano le ultime vestigia di un passato di cui si poteva andare ancora fieri.
    A Venezia insegnava ancora Iris Adami Corradetti, gloriosa voce dei primi del '900, accanto ai Gigli, Pertile, Stabile e molti altri artisti amati e venerati nel mondo.
    Qualche anno fa mi capitò di avere come allieve due ragazzine cinesi, in quelle occasioni mi piaceva trattenermi con il loro giovanissimo padre a farmi raccontare della sua Cina.
    Mi diceva che con 6 figli non avrebbe più potuto permettersi di tornare e vivere nel suo paese, che lui stesso stenta a riconoscere, vista la velocità incredibile dei cambiamenti in corso.
    Mi parlava di pagamenti elettronici da telefonino, edifici che dopo appena vent'anni venivano abattuti per far posto al nuovo.
    Cose che ora inizio a riconoscere e a capire che il "terreno" per il nuovo mondo si stava preparando da tempo...bastava solo trovare il detonatore giusto.
    Grazie ancora per queste splendide condivisioni.
    Un caro saluto

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  7. cara Ise, non e' una landa edificante quella che ci dipingi e non e' certo una sorpresa, ma davanti a questo svuotammento della tradizione dall'interno, alla demolizione controllata di paesaggi urbani ed edifici storici, rimpiazzati dai simulacri del progresso e del falso storico, ho come un senso di soffocamento, la bocca si secca per polveroso dissolversi di secoli in pochi "attimi", una polvere malignna che ristagna, nessun vento a spazzarla via. Questo nuovo millennio e' sempre piu' simile a una camera a gas, e la Cina pare ne sia l'avanguardia, la gente si sta abituando o rassegnando a vivere senza "respiro", un respiro che puo' venire solo dalla profondita' della tradizione, e tutti a correre in affando verso qualsiasi meta, non importa quale, l'atto di correre gli da ancora l'illusione di essere in vita... Non si puo' distruggere un mondo senza pagarne le conseguenze.

    un caro saluto.

    Il fu rabal

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  8. Grazie ISE per averci raccontato qualcosa di un mondo a noi così lontano geograficamente e culturalmente, di un mondo che si è allontanato anche da se stesso: dalle proprie origini, dalla propria umanità.
    Dal Suo scritto emerge un sentimento nobilissimo: la nostalgia.
    Anna

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  9. Ringrazio tutti ed Alceste per l’ospitalita' e la calzante introduzione. Mi fa piacere che questo assaggio di Cina sia stato gradito, anche solo come distrazione dalle giornate monotematiche di questi tempi, almeno e' servito a qualcosa viverci a lungo.

    Per Pino Rossi: si devo ammettere che son stata fortunata ad avere M. come compagna di stanza. In che anni ci ha vissuto lei? Magari ci siamo incrociati a Sanlitunrr o in quella villetta per pensionati oziosi chiamata ambasciata italiana ahah.
    E' la prima volta che scrivo un "post", magari in futuro scrivero' l'atto II.

    Quel che volevo comunicare non era soltanto la distruzione materiale delle radici storiche cinesi nel giro di poco, che e' comunque stata operata con una violenza, fisica e psicologica, non indifferente (come se nelle nostre citta' svuotassero e sigillassero i quartieri storici per demolirli interamente e poi renderli irriconoscibili nel giro di qualche mese, su tutto il territorio), quanto il reset mentale attuato insieme ad essa. E' come se avessero praticato una sorta di lobotomia (la rimozione fisica della storia applicata anche a livello cerebrale), per rimuovere la consapevolezza di se', per creare un popolo sempre piu' omologato e svuotato, mero contenitore della propaganda di stato; una propaganda che si e' solo nutrita del “nemico esterno” e del sentimento di rivalsa a tutti i costi (ma pieno di contraddizioni) verso questo nemico esterno (l’Occidente, il Giappone, gli Usa…), mentre l'amico interno li derubava di tutto.

    Il senso del passato sembra comunque scomparso: ricordo conoscenti cinesi di ritorno dall'Italia che si lamentavano perche' ad esempio, secondo loro, l'hotel in cui erano stati era “vecchio” (era antico ma per loro non c'era piu' differenza fra le due cose), quindi il pavimento era ondulato, mancavano determinate comodita'… intollerabile per chi e' abituato ad avere sempre tutto nuovo, anche quello che viene spacciato per antico.
    Ho poi omesso di parlare del crollo della qualita' di vita risultato da tale impresa: l'aria irrespirabile, le malattie polmonari, l’assenza di acqua potabile, di cibo pulito, la distruzione dei nuclei familiari, la tecnologia imperante (intralciante) in ogni azione quotidiana...Tale modo di operare parte da presupposti che sembrano vicini al transumanesimo o teorie simili: la tecnologia e il progresso applicati a qualsiasi prezzo per migliorare la condizione umana (o servire il popolo).

    Anche per questo ritengo di essere privilegiata ad essere nata in Italia e ritengo che, nella lobotomia globale, gli italiani, nonostante siano micchi insuperabili come spesso ci diciamo qui, almeno sanno ancora distinguere cosa e' umano e cosa no.
    Un caro saluto,
    Ise

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Siate gentili ...