Roma, 28 maggio 2018
“Sono
viziosi e ribelli, ma alla fine ... il gregge tornerà a
sottomettersi, questa volta per sempre. Allora daremo loro la quieta,
umile felicità degli esseri deboli quali essi sono ... dimostreremo
loro che sono deboli, che sono soltanto dei poveri fanciulli, ma che
la felicità dei fanciulli è più dolce di ogni altra. Diventeranno
timorosi e per la paura guarderanno a noi, si stringeranno a noi come
pulcini alla chioccia ... Tremeranno di fronte alla nostra collera, la
loro intelligenza si intimidirà e i loro occhi si faranno lacrimosi
... Ma altrettanto facilmente passeranno, a un nostro cenno,
all'allegria e al riso, alla gioia radiosa e alle leggiadre
canzoncini infantili. E tutti saranno felici, milioni e milioni di
esseri ...”
Fëdor
Dostoevskij, I fratelli Karamazov (discorso del grande Inquisitore)
Sergio
Mattarella è ciò che appare, né più né meno. Appartiene al
patriziato altissimo, per meriti di cui rimarranno ignote le reali
cause, come al patriziato apparteneva il fratello, Piersanti, martire della mafia, o, per
lignaggio ereditario, suo nipote, quello che alberga, da sempre,
negli interstizi oscuri e grassi della pubblica amministrazione assieme al figlio di Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella iniziò il proprio silenzioso e, perciò, irresistibile cursus honorum nel 1983; in trentacinque anni di gerente e garante delle massime istituzioni non l'ho mai sentito elogiare sinceramente un grande Italiano, oppure, di propria spontanea volontà, l'Italia; altrettanto, non l’ho mai visto commuoversi a fronte di un'opera italiana eminente o alla vista d’un mirabile luogo d'Italia, uno dei tanti disseminati lungo il Paese e che costituiscono il corpo mistico della Patria.
Le sue eulogie son state riservate, per lo più, ad altri membri suoi pari: ordinari felloni (ambasciatori, baroni, tacchini col petto appesantito da decorazioni per guerre mai combattute, ex politici, vittime più vittime di altre vittime, pretame) o patrizî di cui si decide a freddo l’elevazione a santino (in modo da stroncare qualsiasi dibattito: Falcone, Moro, Mattei).
Sergio Mattarella iniziò il proprio silenzioso e, perciò, irresistibile cursus honorum nel 1983; in trentacinque anni di gerente e garante delle massime istituzioni non l'ho mai sentito elogiare sinceramente un grande Italiano, oppure, di propria spontanea volontà, l'Italia; altrettanto, non l’ho mai visto commuoversi a fronte di un'opera italiana eminente o alla vista d’un mirabile luogo d'Italia, uno dei tanti disseminati lungo il Paese e che costituiscono il corpo mistico della Patria.
Le sue eulogie son state riservate, per lo più, ad altri membri suoi pari: ordinari felloni (ambasciatori, baroni, tacchini col petto appesantito da decorazioni per guerre mai combattute, ex politici, vittime più vittime di altre vittime, pretame) o patrizî di cui si decide a freddo l’elevazione a santino (in modo da stroncare qualsiasi dibattito: Falcone, Moro, Mattei).
Se
Mattarella, per avventura, è costretto a celebrare un uomo o un
luogo eminente dell'Italia, la Patria che ha giurato di difendere,
uomo o luogo che sfuggono alla burocrazia del vittimismo e della
celebrazione, egli espleta il gravoso compito recitando
meccanicamente ciò che domestici e famigli all'uopo, lautamente
remunerati e più acculturati di lui, di quella cultura decadente e
in via d'estinzione che una volta costituiva il fondale umano d'ogni
cittadino del Regno, stilano per l'occasione.
Egli recita tali inevitabili e barbosi encomî con fare esitante, quasi che le parole riguardassero un’entità estranea al proprio angusto cerchio d’interessi, la testa incassata nelle spalle, a ritrarsi, da vecchia tartaruga, nel carapace della piccineria; e però, alla fine, qualche parola gli esce dal gargarozzo annoiato e renitente, poiché il protocollo pur stringe, ma l’incombenza gli riesce appunto difficile, forzata: incapace di comprendere il senso ultimo di quelle allocuzioni, Egli ricorre, perciò, a una dizione robotica, burocratica, da recita della lista al Conad, sottilmente superciliosa, malferma e incespicante: un quattrenne alle prese con la poesia della mamma rivela uno scilinguagnolo più spedito.
Dietro le lenti poco brilla: l'imparaticcio accademico, la prassi politica spietata, l'uso consueto del potere. Diversamente da altri suoi pari, perlomeno, non finge: inadatto alla menzogna, si rifugia nella scusante del dovere. Il dovere istituzionale. Il dovere istituzionale è anfibio, ambiguo e, perciò, egli vi si ritrova gioioso come una carpa cinerina nella morta e fangosa gora d'un mulino in abbandono. In ossequio al dovere, alterna pratica e fredda formalità: in tal modo dà ragione a chi gli conviene, o meglio: dà ragione, con coerenza implacabile, a non-Italiani, non-patrioti, euroascari; ai traditori, insomma, che quelli formano il filo rosso ineludibile dell'autodistruzione italiana da almeno quarant'anni. Se un micolo di granito cade inavvertitamente negli ingranaggi ben oliati della dissoluzione italiana Egli reagisce, con sicumera indefettibile, invocando la prassi costituzionale; se, invece, la prassi acconsente a soluzioni non gradite ai traditori suddetti, Egli rispolvera, d'incanto, dallo stambugio della dimenticanza, il formalismo più spietato. La rotta è già segnata, solo i colpi di timone, inavvertiti dalla maggioranza rintronata, variano (di poco: solo un tranquillo rollio) la quieta andatura verso il disastro.
Egli ha passioni? Almeno una? Non credo. O forse sì. Come detto, non l'ho mai visto muovere un muscolo per qualcosa di cui l'Italia può andare orgogliosa, l'Italia eterna, trimillenaria, l'Italia-stalattite, le cui iridiscenti origini si perdono oltre la storia. Certo, questo spettacolo a ritroso, nell'Eterno, nulla Gli dice. Le sue letture rimangono, peraltro, ignote ai più, a meno di non prendere sul serio le solite fanfaluche ideate per dare spessore a tali personalità evanescenti.
O forse sì, a volte Egli si entusiasma: un breve sorriso, allora, stira impercettibilmente il labbro superiore, di solito nella parte manca, riposando la destra nella tradizionale emiparesi sociopatica: cosa penserà in quei momenti? Distruggere la terra più importante del mondo, l'Italia, deve recarGli, forse, un brivido metafisico e satanico senza pari: la psicopatia, infatti, si nutre della distruzione e dell'umiliazione di ciò che è puro, positivo, grande. Abbassare alla minutaglia dei traditori ciò che è eminente: infangare, rimpicciolire, degradare ... un lavorìo di pochi decenni per atterrare l'Eterno, questo è un vero compito da Sisifo infernale! Ben merita tale ghigno apoplettico!
Servire la Costituzione ... sì, ma quale? Bergoglio, Mattarella, Napolitano, Ciampi e Cossiga servono e servirono il nuovo padrone.
Un esempio: Bergoglio. Come il Grande Inquisitore, egli ha corretto l'opera del Nazareno, accettando i tre miracoli satanici: pane, prestigio e autoritá. Attenzione: non si parla certo del diavolo qui! Niente padre Amorth! Il diavolo è solo un simbolo. Il diavolo destituisce, scambia, inganna. Dostoevskij ha già detto tutto su Bergoglio e compagnia.
Cosa fa il Grande Inquisitore? Nel nome del Cristianesimo più ortodosso, finto con la perizia del guitto, rinnega il Cristo. Cristo diede la libertà agli uomini respingendo, durante i quaranta giorni nel deserto, le profferte del diavolo: affamato dal digiuno estremo, rifiutò di mutare le pietre in pani; sul pinnacolo altissimo del tempio di ricorrere all’aiuto del Padre, ripudiando così la fama; sul monte che domina città e uomini allontanò, invece, il potere terreno. Ma l’Inquisitore rinnega Cristo e accetta i doni del demonio. La disciplina che Gesù impone, infatti, è per pochi eletti: la via stretta, la cruna dell’ago. E le moltitudini, dice l’Inquisitore, a quelle, Tu, non hai pensato? Chi governerà le riottose legioni del mondo, i miliardi d’uomini? Per questo egli, sotto le spoglie dell’osservanza evangelica, lupo per agnello, ribalta l’insegnamento del Maestro: pane, fama e potere … controllo. Un volto alla folla, un volto verso i suoi pari nell’inganno. Essoterico, esoterico.
E così accade anche nella prassi costituzionale. Le lagne sui risparmi degli Italiani, sulla correttezza, sulla forma, sul rispetto, celano l’anelito al controllo dei bestioni italiani, incapaci di darsi una disciplina. Queste bestie vogliono la libertà, ma allo stesso tempo il pane, il prestigio, il potere che li schiacci e li domini e li conduca all’altare dell’obbedienza come un gregge belante.
Egli recita tali inevitabili e barbosi encomî con fare esitante, quasi che le parole riguardassero un’entità estranea al proprio angusto cerchio d’interessi, la testa incassata nelle spalle, a ritrarsi, da vecchia tartaruga, nel carapace della piccineria; e però, alla fine, qualche parola gli esce dal gargarozzo annoiato e renitente, poiché il protocollo pur stringe, ma l’incombenza gli riesce appunto difficile, forzata: incapace di comprendere il senso ultimo di quelle allocuzioni, Egli ricorre, perciò, a una dizione robotica, burocratica, da recita della lista al Conad, sottilmente superciliosa, malferma e incespicante: un quattrenne alle prese con la poesia della mamma rivela uno scilinguagnolo più spedito.
Dietro le lenti poco brilla: l'imparaticcio accademico, la prassi politica spietata, l'uso consueto del potere. Diversamente da altri suoi pari, perlomeno, non finge: inadatto alla menzogna, si rifugia nella scusante del dovere. Il dovere istituzionale. Il dovere istituzionale è anfibio, ambiguo e, perciò, egli vi si ritrova gioioso come una carpa cinerina nella morta e fangosa gora d'un mulino in abbandono. In ossequio al dovere, alterna pratica e fredda formalità: in tal modo dà ragione a chi gli conviene, o meglio: dà ragione, con coerenza implacabile, a non-Italiani, non-patrioti, euroascari; ai traditori, insomma, che quelli formano il filo rosso ineludibile dell'autodistruzione italiana da almeno quarant'anni. Se un micolo di granito cade inavvertitamente negli ingranaggi ben oliati della dissoluzione italiana Egli reagisce, con sicumera indefettibile, invocando la prassi costituzionale; se, invece, la prassi acconsente a soluzioni non gradite ai traditori suddetti, Egli rispolvera, d'incanto, dallo stambugio della dimenticanza, il formalismo più spietato. La rotta è già segnata, solo i colpi di timone, inavvertiti dalla maggioranza rintronata, variano (di poco: solo un tranquillo rollio) la quieta andatura verso il disastro.
Egli ha passioni? Almeno una? Non credo. O forse sì. Come detto, non l'ho mai visto muovere un muscolo per qualcosa di cui l'Italia può andare orgogliosa, l'Italia eterna, trimillenaria, l'Italia-stalattite, le cui iridiscenti origini si perdono oltre la storia. Certo, questo spettacolo a ritroso, nell'Eterno, nulla Gli dice. Le sue letture rimangono, peraltro, ignote ai più, a meno di non prendere sul serio le solite fanfaluche ideate per dare spessore a tali personalità evanescenti.
O forse sì, a volte Egli si entusiasma: un breve sorriso, allora, stira impercettibilmente il labbro superiore, di solito nella parte manca, riposando la destra nella tradizionale emiparesi sociopatica: cosa penserà in quei momenti? Distruggere la terra più importante del mondo, l'Italia, deve recarGli, forse, un brivido metafisico e satanico senza pari: la psicopatia, infatti, si nutre della distruzione e dell'umiliazione di ciò che è puro, positivo, grande. Abbassare alla minutaglia dei traditori ciò che è eminente: infangare, rimpicciolire, degradare ... un lavorìo di pochi decenni per atterrare l'Eterno, questo è un vero compito da Sisifo infernale! Ben merita tale ghigno apoplettico!
Servire la Costituzione ... sì, ma quale? Bergoglio, Mattarella, Napolitano, Ciampi e Cossiga servono e servirono il nuovo padrone.
Un esempio: Bergoglio. Come il Grande Inquisitore, egli ha corretto l'opera del Nazareno, accettando i tre miracoli satanici: pane, prestigio e autoritá. Attenzione: non si parla certo del diavolo qui! Niente padre Amorth! Il diavolo è solo un simbolo. Il diavolo destituisce, scambia, inganna. Dostoevskij ha già detto tutto su Bergoglio e compagnia.
Cosa fa il Grande Inquisitore? Nel nome del Cristianesimo più ortodosso, finto con la perizia del guitto, rinnega il Cristo. Cristo diede la libertà agli uomini respingendo, durante i quaranta giorni nel deserto, le profferte del diavolo: affamato dal digiuno estremo, rifiutò di mutare le pietre in pani; sul pinnacolo altissimo del tempio di ricorrere all’aiuto del Padre, ripudiando così la fama; sul monte che domina città e uomini allontanò, invece, il potere terreno. Ma l’Inquisitore rinnega Cristo e accetta i doni del demonio. La disciplina che Gesù impone, infatti, è per pochi eletti: la via stretta, la cruna dell’ago. E le moltitudini, dice l’Inquisitore, a quelle, Tu, non hai pensato? Chi governerà le riottose legioni del mondo, i miliardi d’uomini? Per questo egli, sotto le spoglie dell’osservanza evangelica, lupo per agnello, ribalta l’insegnamento del Maestro: pane, fama e potere … controllo. Un volto alla folla, un volto verso i suoi pari nell’inganno. Essoterico, esoterico.
E così accade anche nella prassi costituzionale. Le lagne sui risparmi degli Italiani, sulla correttezza, sulla forma, sul rispetto, celano l’anelito al controllo dei bestioni italiani, incapaci di darsi una disciplina. Queste bestie vogliono la libertà, ma allo stesso tempo il pane, il prestigio, il potere che li schiacci e li domini e li conduca all’altare dell’obbedienza come un gregge belante.
Questa
la contraddizione del popolo, tale la doppiezza scaltra del potere.
Mattarella e soci hanno corretto la Costituzione abolendo, come l'Inquisitore, la libertà.
Sì, la libertà. Ed è giusto così perché gli Italiani della libertà non sanno che farsene. La pace terribile, l'inerzia, l'indifferenza presto striscerà ai loro piedi ed essi, tutti, la adoreranno.
Cosa importa agli Italiani della libertà quando potranno avere briciole sicure di pane e la sicurezza che dona un Impero, l’Impero del Nulla, di cui la propaggine dell’Euro è solo una limitata manifestazione?
Si sta forgiando, in Italia e nel mondo, una nuova umanità, felice e sottomessa. Altro che elezioni!
I controinformatori non capiscono un acca di tutto, troppo presi dalla frantumaglia della cronaca politica ... non ne esiste uno con un po' di cervello fra le orecchie ... anche i più navigati si intestardiscono per delle sciocchezze ... e poi sperano, sperano ... ma cosa sperano? Gente che sguazza in questo brodo da una vita, dalla canizie venerabile, crede ancora che il segno dell'analfabeta su una schedina colorata rechi la libertà! Fantastico! Sono spettacoli da matte risate, inverecondi, terribili e spassosi allo stesso tempo ...
La libertà, la libertà è finita, e la democrazia, in un mondo alla rovescia, cos'è se non dittatura? E non una qualsiasi: la dittatura perenne, ovvero la pace perpetua! Vogliono ancora nuove elezioni! Nuovi parlamenti da opporre a quelli vecchi! Cambiare i rapporti di forza! Una risma di idioti di tal fatta non si vedeva da decenni ... la dimenticanza delle leggi aristoteliche ha spappolato le menti migliori ... un branco di pecore matte, senza direzione ... lo ripeterò sin alla nausea: un cenciaiolo dell'epoca di Ottaviano Augusto comprenderebbe tutto al volo, eppure questi sperano ... vogliono più democrazia! Ovvero: più dittatura! La garrota lenta della dittatura, scelta dai belinoni stessi attraverso liberissime elezioni! Ma è tutto al contrario! A questi penosi equivoci reca la tecnica da ragionieri, la preterizione dei classici, le analisi da Azzeccagarbugli, l'arroganza da statistiche, le sfiancanti e capziose ricostruzioni in cui tutti passano da amico e nemico, e viceversa, da un giorno all’altro, secondo i ghiribizzi della cronaca. La preterizione dei classici ... Aristotele, Cicerone, Anassimandro, Petrarca? I saliscendi statistici bisogna studiare! I cicli storici! Macroeconomia! Geopolitica! Startups! Flat tax! E infatti eccoli qua i tecnici: ognuno per la sua strada, senza un quadro generale in testa, a rilanciare grafici, flussi e interpretazioni che il giorno dopo svaniscono come la scia dei lumaconi nelle più umide e puzzanti cantine del pensiero. Rimane incompreso l'elemento demoniaco dei tempi, ovvero la sovversione definitiva, ultima ... ci è fatale l'incapacità a vedere la morsa di usura e nichilismo a cui si può sfuggire solo opponendo dei rifiuti: della democrazia, anzitutto, poiché quello è il linguaggio della sopraffazione ed è vano sperare che possa comporsi un’ode alla libertà con le parole usate dai nuovi padroni; del narcisismo individualista che impedisce la comunità; del potere dell’Impero che si sostanzia dell’anomia, dell’indifferenziato, dell’amorale, della distruzione del passato.
Intanto prende vita la nuova carta d'identità elettronica. Si può pagare solo con bancomat o carta di credito! Ovvero: si è cittadini del nuovo Impero solo se schedati dal Censo Universale: banche, istituti di debito, finanziarie, ormai organi a pieno diritto del nuovo Stato Unico e Democratico. La rifondazione della cittadinanza italiana ed europea su basi plutocratiche, mentre si ossequia il rottame della Costituzione ... diritti della nuova Legge in cambio della tracciabilità contabile, finanziaria, umana, criminale ... l'Italia, democrazia a chiacchiere, ristrutturata ad albergo a ore solo per chi vanta un conto corrente o regala le proprie impronte digitali ai servizi segreti dell'Impero. Presto con un click controlleranno anche gli acquisti della “Settimana Enigmistica” ... saremo in pace, però, i grandi inquisitori veglieranno su di noi, volgendo verso i sudditi i volti del bene e della pacificazione … noi … rassicurati nelle briciole del pane (la tecnica permetterà tutto, anche di mutare le pietre in pani) e nel fango dei piaceri più sordidi e degradanti … via il peccato, la legge dei padri … sino allo spegnimento dell’umano ...
Mattarella e soci hanno corretto la Costituzione abolendo, come l'Inquisitore, la libertà.
Sì, la libertà. Ed è giusto così perché gli Italiani della libertà non sanno che farsene. La pace terribile, l'inerzia, l'indifferenza presto striscerà ai loro piedi ed essi, tutti, la adoreranno.
Cosa importa agli Italiani della libertà quando potranno avere briciole sicure di pane e la sicurezza che dona un Impero, l’Impero del Nulla, di cui la propaggine dell’Euro è solo una limitata manifestazione?
Si sta forgiando, in Italia e nel mondo, una nuova umanità, felice e sottomessa. Altro che elezioni!
I controinformatori non capiscono un acca di tutto, troppo presi dalla frantumaglia della cronaca politica ... non ne esiste uno con un po' di cervello fra le orecchie ... anche i più navigati si intestardiscono per delle sciocchezze ... e poi sperano, sperano ... ma cosa sperano? Gente che sguazza in questo brodo da una vita, dalla canizie venerabile, crede ancora che il segno dell'analfabeta su una schedina colorata rechi la libertà! Fantastico! Sono spettacoli da matte risate, inverecondi, terribili e spassosi allo stesso tempo ...
La libertà, la libertà è finita, e la democrazia, in un mondo alla rovescia, cos'è se non dittatura? E non una qualsiasi: la dittatura perenne, ovvero la pace perpetua! Vogliono ancora nuove elezioni! Nuovi parlamenti da opporre a quelli vecchi! Cambiare i rapporti di forza! Una risma di idioti di tal fatta non si vedeva da decenni ... la dimenticanza delle leggi aristoteliche ha spappolato le menti migliori ... un branco di pecore matte, senza direzione ... lo ripeterò sin alla nausea: un cenciaiolo dell'epoca di Ottaviano Augusto comprenderebbe tutto al volo, eppure questi sperano ... vogliono più democrazia! Ovvero: più dittatura! La garrota lenta della dittatura, scelta dai belinoni stessi attraverso liberissime elezioni! Ma è tutto al contrario! A questi penosi equivoci reca la tecnica da ragionieri, la preterizione dei classici, le analisi da Azzeccagarbugli, l'arroganza da statistiche, le sfiancanti e capziose ricostruzioni in cui tutti passano da amico e nemico, e viceversa, da un giorno all’altro, secondo i ghiribizzi della cronaca. La preterizione dei classici ... Aristotele, Cicerone, Anassimandro, Petrarca? I saliscendi statistici bisogna studiare! I cicli storici! Macroeconomia! Geopolitica! Startups! Flat tax! E infatti eccoli qua i tecnici: ognuno per la sua strada, senza un quadro generale in testa, a rilanciare grafici, flussi e interpretazioni che il giorno dopo svaniscono come la scia dei lumaconi nelle più umide e puzzanti cantine del pensiero. Rimane incompreso l'elemento demoniaco dei tempi, ovvero la sovversione definitiva, ultima ... ci è fatale l'incapacità a vedere la morsa di usura e nichilismo a cui si può sfuggire solo opponendo dei rifiuti: della democrazia, anzitutto, poiché quello è il linguaggio della sopraffazione ed è vano sperare che possa comporsi un’ode alla libertà con le parole usate dai nuovi padroni; del narcisismo individualista che impedisce la comunità; del potere dell’Impero che si sostanzia dell’anomia, dell’indifferenziato, dell’amorale, della distruzione del passato.
Intanto prende vita la nuova carta d'identità elettronica. Si può pagare solo con bancomat o carta di credito! Ovvero: si è cittadini del nuovo Impero solo se schedati dal Censo Universale: banche, istituti di debito, finanziarie, ormai organi a pieno diritto del nuovo Stato Unico e Democratico. La rifondazione della cittadinanza italiana ed europea su basi plutocratiche, mentre si ossequia il rottame della Costituzione ... diritti della nuova Legge in cambio della tracciabilità contabile, finanziaria, umana, criminale ... l'Italia, democrazia a chiacchiere, ristrutturata ad albergo a ore solo per chi vanta un conto corrente o regala le proprie impronte digitali ai servizi segreti dell'Impero. Presto con un click controlleranno anche gli acquisti della “Settimana Enigmistica” ... saremo in pace, però, i grandi inquisitori veglieranno su di noi, volgendo verso i sudditi i volti del bene e della pacificazione … noi … rassicurati nelle briciole del pane (la tecnica permetterà tutto, anche di mutare le pietre in pani) e nel fango dei piaceri più sordidi e degradanti … via il peccato, la legge dei padri … sino allo spegnimento dell’umano ...
Distruggere la democrazia in nome di una democrazia che non è democrazia, bensì il suo esatto opposto: un capolavoro.
"Anch'io benedicevo la libertà con la quale Tu, Cristo, benedicevi gli uomini ... ma tornai in me e non volli servire la causa della Tua follia. Tornai e mi unii alla schiera di coloro che hanno corretto la Tua opera ... Ciò che dico si avvererà e sorgerà il nostro Regno ... domani ti farò bruciare".
Sublime Alceste. Hai la vista a risonanza magnetica per vedere dentro le icone mediatiche (chiamarle persone mi appare iperbolico), profondità ed un arte espressiva forse pari al maestro che qui citi. La democrazia è pessima ma realmente, nella prassi corrente, non esiste sistema migliore. Un "dux" che non finisca per innamorarsi di se stesso è oggettivamente impossibile da trovare, giusto un incidente quantico potrebbe rivelarlo, un uomo che unisca cultura, bontà d'animo, fermezza, idee, saggezza, capacità organizzativa, energia, fortuna ... il Messia ! Persino Cincinnato non era sicuramente ciò che ci è stato tramandato; Garibaldi ? Solo un soldato della massoneria britannica. Che Guevara ? Non era in grado di amministrare. Fidel, Gheddafi, Putin, Kim Jung Un ? ... Alceste, teniamoci la democrazia sgangherata, almeno abbiamo la libertà di lanciare arzigogolati peana al cielo.
RispondiEliminaComunque grazie.
Un fraterno abbraccio.
Puskin:
RispondiEliminaMa certo, teniamocela. Per me che la si tenga o no è ormai indifferente.
Come staremmo sotto Gheddafi e Kim? E chi lo sa, magari libici e coreani erano e sono felici ...
Puskin, ma dopo quello che hanno fatto in questi giorni cascate ancora in questi tranelli lessicali? Ieri a Torino un gruppo di pdioti e sinistrati è sceso in piazza per manifestare "in difesa del Presidente, della costituzione e della democrazia"! Sono poi gli stessi che dicono che in Russia c'è una dittatura sanguinaria. In pratica per "dittatura" si intende il "volere della maggioranza", mentre per "democrazia" il "volere di una minoranza illuminata" (poco importa se composta da persone che non conoscono il prezzo del latte o pensano che negli anni '80 c'era l'autarchia: sono illuminati per partito preso, anzi, per Partito Democratico). O per "democrazia" si intende solo il fatto di poter mugugnare e criticare i dominanti?
RispondiEliminaStefanov, non sono tranelli lessicali, la democrazia c'è, non sarà perfetta ma funzionicchia. I pdioti possono scendere in piazza quanto vogliono ma ormai sono omeopatici (grazie alla democrazia). In Russia hanno la fortuna di avere un vero, saggio e capace patriota ma noi!? Indicami il Führer italopiteco (nel senso letterale di guida) e ti solleverò il paese (ndr: parafrasi di Archimedes, non vorrei ritrovarmi davanti all'uscio un qualche corrivo sgherro di quelli descritti magistralmente da Alceste).
RispondiEliminaCaro Alceste non ho più il cuore per queste cose. Fanculo a Mattonella!
RispondiEliminaSto a ingrullire per capire quanto e se c'è da pagare imu e tasi per la parziale proprietà di una casa.
Guardo i trinca-bongo per strada e penso: "Beati loro che non fanno un cazzo tutto il giorno, campati gratis a nostre spese, senza alcun pensiero!".
Se la casa è occupata devi pagare ... la nostalgia della spensieratezza ...
EliminaStefanov, dimentichi di dire che hanno manifestato in onore di Mattarella cantando "Bella Ciao".
RispondiEliminaBuongiorno. Al di la di qualsiasi commento "di pancia" (necessario e liberatorio) e al ribrezzo che la situazione istituzionale italiana suscita (persone in primis), penso che stiamo assistendo a qualcosa di piu' complesso, che si nasconde dietro le quinte. Mov 5 Stelle e Lega non sono puri e verginelli. Neanche Savona lo e'. Mi spiego meglio: forse i "Controllori" stanno rovesciando il banco, e si fanno le scarpe tra loro per mezzo dell'Italia. Ovviamente e' un mio pensiero. Mi riservo ulteriori commenti piu' avanti. Nel frattempo... La carovana di parassiti "illuminati sinistramente" e' in piena crisi isterica! Vedi i lobotomedia. Bene! Avanti con il passaparola! In culo a Satana!!! Anonimo di nome R
RispondiEliminaIl potere ha un'utopia. Per realizzarla si serve anche dell'euro. Se non funziona lo butta a mare e ricomincia. Salvini è quello che appare: finora in decenni di politica non ha fatto nulla. Gli altri vedremo.
Eliminanella serie tv della "netflix" (della cui gestione sembra si interessi la famiglia obama negli states) oltre ad aver storpiato la canzone "bella ciao" che ora si canta fuori le discoteche e si mette a palla nelle confraternite universitarie di mezza europa (i piu articolando "betta sciao", di quelli che sanno le parole e la cantano in difesa del presidente sinistrati mentali in italia non parlo perche sono da TSO e sostanzialmente dei rifiuti della storia) , netflix dicevo nella stessa serie, blasta apertamente la BCE, parla della vacuità della moneta e del fatto che la creino dal nulla...fate attenzione ragazzi...qui siamo di fronte a qualcosa di inedito e completamente privo di controllo (per trovare i prodromi non dovete sforzarvi tanto, gia il 5s in italia è un "esperimento contenitore" dove c'è tutto e il contrario di tutto).
RispondiEliminaSi, il Potere ha un'utopia, che tiene ben nascosta. A noi ci rifila sotto-utopie e falsi bersagli. Staremo a vedere cosa succedera'.
RispondiEliminaUn saluto.
Anonimo di nome R
Puskin, in Italia non possiamo avere un condottiero perché siamo un paese militarmente occupato da più di 70 anni. Questo ha permesso anche l'umiliazione culturale, la moda del dirsi "anti-italiani", la mania sell'odiare il proprio Paese. La cosa è stata accelerata dal '92, anno in cui il miglior politico italiano venne colpito da un'infamante operazione giudiziaria.
RispondiEliminaComunque pare che alla fine facciano questo sgangherato governo, quindi prendo atto che almeno le forme di questa cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare "democrazia" sono salve.
http://notizie.tiscali.it/politica/articoli/caso-Italia-edward-luttwak/
RispondiEliminaX Stefanov: come vedi hai osserva to giusto, bisogna sempre chiedersi perche
Letto oggi nel 2020,l' anno della quarantena, assume un tono ancora più cupo e apocalittico. Non solo la libertà può essere levata ma pure il contatto umano ,una delle più antiche consuetudini della nostra specie. Chi ha permesso o voluto la diffusione del virus dimostra una visione di almeno dieci anni in anticipo rispetto a chiunque di noi. L' Arcinemico è veramente potente.
RispondiEliminaAntonio
Forse lo è, ma posso assicurarti che l'ominicchio attuale è indietro di quarant'anni. La deculturazione è questo: svalutare, rendere casual, trasformare le scuole in cessi politici del politicamente corretto, ridurre a barzelletta l'antico, rendere matematizzabile lo spirito.
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