Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

08 giugno 2020

L’Arcinemico ci guarda


Roma, 8 giugno 2020 

α. Il volto secolare e scarnificato di Jeremy Bentham ci osserva dai recessi della postmodernità.
Scrive Adan Zzywwurath nel secondo volume della sua Fantaenciclopedìa:
Bentham diede precise disposizioni che riguardavano il futuro del suo cadavere. Lo donò alla Scienza, stabilendo che il suo corpo doveva essere sezionato in una pubblica seduta d’indagine anatomica. Docili alla consegna estrema, gli amici scortarono le spoglie del grand’uomo alla Scuola d’Anatomia di Webbstreet dove, dice il Waree, furono accolte con tutti gli onori. Il dottor Southwood-Smith, prima di squartarlo dinanzi alla platea, dedicò al filosofo un applaudito e commosso discorso di circostanza. 
Bentham dispose nelle sue ultime volontà che il suo corpo venisse poi imbalsamato, imbottito, rivestito con cilindro e bastone da passeggio, e infine posto a sedere su uno scranno e conservato in un’aula dell’University College, in Londra. Ma soprattutto il filosofo diede due direttivi ineludibili: la prima, che la sua mummia fosse mostrata pubblicamente, e per sempre: la seconda, che gli occhi del suo cadavere restassero perennemente spalancati”.

Tale agghiacciante resoconto può costituirsi quale uno dei cippi post quem del Nuovo Mondo; ben prima dei suoi più profondi vaticinatori (Dostoevskij, Zamjatin: entrambi russi) e dei profeti di second’ordine (Huxley, Orwell: entrambi inglesi). Ciò non deve muover la nostra meraviglia poiché se Mosca è una terza Roma, col suo Czar, allora i suoi abitatori non possono che comprendere immediatamente l’intero fenomeno. Gl’Inglesi, invece, poiché coinvolti nel fenomeno, anzi forza attrice e motrice del fenomeno stesso, non ne afferrano l’intima e rovinosa grandiosità. Ma lasciamo perdere tali quiquilie e addentriamoci nell’esame delle precedenti righe.
Chi fu Jeremy Bentham (1748-1832)? Trascriviamo, per comodità, da Wikipedia: “Bentham fu uno dei più importanti utilitaristi, in parte tramite le sue opere, ma in particolare tramite i suoi studenti sparsi per il mondo. Tra questi figurano il suo segretario e collaboratore James Mill e suo figlio John Stuart Mill, oltre a vari politici (e Robert Owen, che divenne poi uno dei fondatori del socialismo). 
Argomentò a favore della libertà personale ed economica, la separazione di stato e chiesa, la libertà di parola, la parità di diritti per le donne, i diritti degli animali, la fine della schiavitù, l'abolizione di punizioni fisiche, il diritto al divorzio, il libero commercio, la difesa dell'usura, e la depenalizzazione della sodomia. Fu a favore delle tasse di successione, restrizioni sul monopolio, pensioni e assicurazioni sulla salute. Ideò e promosse un nuovo tipo di prigione, che Bentham chiamò Panopticon.

La consapevolezza degli squilibri socio-economici, causati dallo sviluppo industriale dell'Inghilterra della seconda metà del settecento, trovò espressione in Bentham come in altri nella dottrina dell'utilitarismo. Bentham è considerato l'iniziatore di questa corrente di pensiero proprio per le sue riforme alla legislazione britannica. Nel 1789 pubblica la sua opera principale Introduzione ai princìpi della morale e della legislazione. Bentham riformula il principio della 'massima felicità per il massimo numero di persone' degli illuministi (Cesare Beccaria, Helvétius, Hutcheson). 
Se la morale vuole diventare una scienza deve basarsi sui fatti (come nel positivismo) e non su astratti valori, infatti la felicità, di cui sopra, non è altro che il piacere. Nell'etica utilitaristica la "felicità pubblica" si pone quale valore sommo. Piacere e dolore sono fatti quantificabili così da poter essere assunti come criterio dell'agire. Bentham formula un'algebra morale cioè un calcolo quantitativo che ci permetta di conoscere le conseguenze dell'agire quantificando la felicità prodotta indirizzandoci verso azioni che massimizzino il piacere e minimizzino il dolore”.
Da questi blandi e innocenti accenni comnciamo a dedurre qualcosa dell’inferno in terra che, almeno i più avvertiti, coloro, cioè, che mantengono un soffio vitale nelle vene, stanno oggi vivendo.

A. Indicativa, solo quale prima curiosità, la combinazione fra la difesa dell’usura e l’abolizione delle leggi contro la sodomia. Come a sancire la ripulsa da un Antico Ordine non più accettabile, nemmeno da coloro che da quell’Ordine traevano vita da sempre. È qui che rinveniamo l’addio a Shakespeare e John Donne: a valediction, si potrebbe dire, d’indole epocale. Il ghiaccio si trasmuta in liquido predisponendosi all’evaporazione; sempre di acqua stiamo parlando, ma non lustrale, bensì materialissima e che andrà, dopo Bentham e fino a noi, a scomporsi nei suoi invisibili elementi basici. Bentham è, infatti, uno dei primi e migliori dissolutori. Fra le acquasantiere e i dispenser da Covid-19 intercorrono, come ognuno può verificare, solo un paio di secoli. Gli eventi hanno accelerato a velocità interstellari.

B. Noteremo, quindi, lo sprezzo per il proprio corpo. Il corpo si dona per lo squartamento, sulla pubblica piazza, e lo si rende fruibile, davanti a tutti, dopo la morte, come se la morte fosse un accidente indesiderato e seccante, oltre che insensato. Cosa rende diversa tale noncuranza per le proprie spoglie dalle brucianti considerazioni del Cristianesimo sulla carne, o dalle aristocratiche impennate di Eraclito (“I cadaveri s’hanno da gettar via più dello sterco”) e di quelle del romanziere ateniese Platone, ovvero dei maggiori corni concettuali dell’Occidente? Questo: la carne è, nell’Antico Ordine, svalutata a favore dell’oltremondano, ma proprio per questo la Morte assume i tratti di una signora incombente e desiderabile cui tributare, alfine, un composto omaggio: le spoglie trattengono parte dell’anima divenendo parte integrante della comunità; il cenotafio ammonisce i vivi prolungando la linea di sangue etica; la memoria, intesa come luogo di sepoltura, origina un centro d’irradizione spirituale: i sepolcri dei più eminenti sono attorniati dai familiari, ma anche da chi, anche nella polvere, vuole rendersi migliore riposando accanto a chi si distinse in vita. Le catacombe cristiane questo sono. Muore un martire della Cristianità; nel luogo dell’eccidio s’erige una basilica; il ventre della basilica si predispone a mundus fra i santi e chi rimane: alle soglie della Morte si scava nei pressi del tumulo dei santi. La città dei vivi tramuta in città dei morti. In Bentham, in cui si ritrova l’attitudine ormai inestirpabile dell’ominicchio postmoderno, il corpo serve esclusivamente al piacere, per ineludibili cause fisiologiche; quando l’efficienza fisica del corpo declina tutto ha termine: di qui il favore con cui si guarda l’eutanasia, l’odio per gli anziani, il dileggio delle consuetudini funebri, il riguardo con cui la carne, creazione divina, una volta sacra, viene continuamente profanata e modellata per il breve tempo epicureo dell’esistenza. Se il corpo non risponde al piacere o ai titillamenti di ciò che ognuno crede piacere lo si fa passare sul lettino sanguinolento d’una folle chirurgia. L’esempio di Angelina Jolie (Angelina Jolie e i destini dell’umanità) è assai significativo di ciò che si va dicendo: farsi recidere le mammelle perché, forse, queste potrebbero ingenerare, nel tempo, tumori maligni, allude a una considerazione di sé stessi quale accozzaglia di elementi materiali fungibili. Il piacere va massimizzato, come credeva Bentham, e solo quello regala la felicità: ogni intervento a massimizzare il piacere è, quindi, lecito, compreso, ma questo Bentham non lo sapeva, la sostituzione  dell’organico con l’inorganico. In tale irresistibile sentire si ritrova la meschina apparenza dell’omarino prossimo venturo, ridotto a quasi nulla, sempre più piccolo, perduto in un ansimo di basso edonismo. Il corpo senz’anima va manutenuto, a qualsiasi costo, e, quindi, gettato via e, certo, sottratto al compianto poiché non esiste compianto senza comunità. I cimiteri si faranno sempre più angusti in futuro sino a scomparire del tutto; le prime avvisaglie di ciò vi saranno vendute, come sempre, con irrefutabili motivi igienico-sanitari.

C. Si noterà altresì la mancanza di pudicizia. Il cadavere può essere sbranato, in pubblico, esposto alla gogna pubblica e lasciato in bella vista come una statua di cera, insepolto e sconsacrato come i peggiori criminali dopo l’impiccagione. Siamo alla totale anomia che si traduce in totale amoralità. Una volta si credeva che la maledetta radice di mandragora venisse fecondata dallo sperma degli impiccati. Sarà H.H. Ewers, nel suo Alraune, a delineare la figura di una donna sadica e senza legge, un Golem, un homunculus al femminile ottenuto proprio grazie alla trasmutazioni della mandragora.

D. Bentham non è malvagio né buono: non è niente, a ben considerare gli elementi ultimi della sua povera filosofia. Egli osa, continuamente, distruggendo. Altro non gli resta. La distruzione di ciò che lo precede lo illude (e illude chi lo legge) d’una sua propria grandezza così come un artista postmoderno scambia l’enormità del sacrilegio per meriti personali. I Talebani, mentre cannoneggiavano i Buddha di Bamiyan, saranno stati pervasi da tale sentimento. In realtà l’utilitarismo ci ha donato l’autentica definizione del male che viene dai Lumi, da Lucifero: la dissoluzione, il deserto, la piattezza. Il Male, invece, appartiene a Dio. Se Dio è tutto egli riassume in sé entrambi gli attributi. Se rifiutiamo Dio rifiutiamo sia il Bene che il Male consegnandoci alla stasi, all’entropia irreversibile. Giustamente si dice: “E liberaci dal Male”. Tu Dio, che sei anche Male, poiché Perfetta Totalità, liberacene. Anche se poi ognuno sa che del Male nessuno può liberarci poiché la sua piena manifestazione dona la Vita. Senza i massacri è impensabile la poesia e il ricordo, senza il Male si svalutano quei miracoli impossibili eppure reali del vero altruismo, del sacrificio assiduo di sé.

E. Inutile dire che tali considerazioni valgono per tutti, credenti o meno. La profonda metafisica del mondo è simbolo del divino; e viceversa.

F. Gli occhi di Bentham, dopo due secoli, ci guardano. Il carcere da lui inventato, la prigione perfetta, è il Panopticon. “La struttura del panottico è composta di una torre centrale, all'interno della quale stazionerebbe l'osservatore, circondata da una costruzione circolare, dove sono disposte le celle dei prigionieri, illuminate dall'esterno e separate da spessi muri. Esse erano disposte a cerchio, con due finestre per ognuna: l'una rivolta verso l'esterno, per prendere luce, l'altra verso l'interno, nella direzione di una colonna centrale, nella quale si sarebbe collocato il custode. I carcerati, sapendo di poter esser osservati tutti insieme in un solo momento dal custode, grazie alla particolare disposizione della prigione, avrebbero assunto comportamenti disciplinati e mantenuto l'ordine in modo quasi automatico; inoltre la forma carceraria del panopticon prevedeva che ad ogni singolo detenuto fosse assegnato un lavoro, e così si avviava il processo di passaggio tra una formula carceraria contenutiva ad una formula produttiva”. Bentham si è sbagliato, in tal caso, solo in questo: ai detenuti non verrà assegnato nessun lavoro; essi, semplicemente, vegeteranno in una personalissima a-sofa-lipse; soli, depressi, dimentichi della storia e, quindi, di sé stessi, tremebondi, inetti, spauriti. Davanti gli si prospettano una serie di volgari piaceri progettati dal Potere. Qualche spicciolo gli sarà versato per soddisfarli. Ecco, dunque, passato da poco il Ventesimo Secolo, il mirabile Mondo degli Utopisti del Nuovo Ordine, quasi del tutto realizzato. Ne abbiamo avuto un assaggio durante la cosiddetta pandemia da coronovirus: ognuno nella celletta che riceveva luce dall’esterno - i visori -lotelevisivi – ognuno separato da spesse mura. Le bare, le bare ... i camion militari ... le consuete parate ... Ora si dà la colpa a Conte, è tutta una barzelletta ... Non ne voglio nemmeno parlare. Se, di fronte a questa enormità, l’unica morale strizzata consiste nel consigliare il voto per la Meloni allora siamo in zona neurodeliri. Proprio non entra nella capoccia che il Potere è sempre anfibio. A livelli alti la sofisticazione può essere di buon livello, ma a questi ... siamo ai trucchi da prestigiatore pezzente col coniglio che occhieggia dal cilindro bucato. Che tale banda di piscialletto, il Parlamento intendo, e le alte destituzioni della sedicente Repubblica Italiana, riescano ancora a dare l’impressione, alla maggioranza degli Italiani, di una feroce dialettica democratica non depone a favore degli ultimi Italiani. Le frodi più evidenti avvengono sotto il naso di tutti, in piena comodità e agio. L’intelligenza ha solo brevi contatti con le astuzie della tecnica. Un biologo molecolare può aspirare al Nobel, ma, gettato nella vita quotidiana, risultare un fior di babbeo. L’astuzia, poi, questa secolare forma d’intelligenza popolare, si sostanzia di rugiade, concimi, visioni, oggi inattingibili. Per tacere dell’intelligenza vera e propria che ha nella visione onnicomprensiva dei fenomeni la peculiarità. Un biologo molecolare si erige a genio scientifico: poi entra nel cubicolo e appone la X da analfabeta su Bagnai e Zingaretti. Ditemi voi ... Il citrullame dilaga, come dilagò, per brevi incendi da citrullo, ai tempi di Savona, del Foa derattizzatore della RAI, dei Gilet Gialli ... quante perdite di tempo, quanta stupidità. Una bolgia di stupidità ... ora va di moda Floyd, il tipo soffocato da un poliziotto. Qui la bolgia si fa bufera, tornado, maremoto ... Non c’è  niente da fare, il miccame viene risucchiato sempre più nelle spire dell’incomprensione ... il tifo, peraltro, attrae, dà soddisfazione, si concreta in vignette, citazioni da tre palle un soldo, indignazioni da tinello. Intanto Trump raggruma i fessi del proprio elettorato, il manichino democratico quelli opposti, compresi i colorati che, fino a un mese fa, non l’avrebbero votato manco in effigie ... il risultato è che il gioco continua, consolidandosi ancora una volta quando sembrava spacciato.
La democrazia sarebbe davvero una bella cosa, se esistesse.

G. Apprendo, sempre dalla Fantaenciclopedìa, a proposito di elezioni democratiche, un breve aneddoto di Giuseppe Papini: “... a Hardenbergen, in Westfalia, si procedeva all’elezione del podestà in questa maniera. Tutti i candidati sedevano intorno a una tavola col viso inclinato, sì che tutte le barbe toccassero il piano. In mezzo alla tavola veniva posato un pidocchio il quale, dopo aver girato intorno, finiva col salire su una delle barbe protese. Il proprietario della barba prescelta era gridato podestà”. Mi tocca ammetterlo: l’efficienza tedesca tocca qui uno dei suoi vertici. La logica, peraltro, è inoppugnabile. Che un pidocchio sia superiore ai milioni con la matita copiativa rimane un dato di fatto oltre che un bell’esempio di risparmio di tempo e soldo pubblico.

H. Leggo, assai distrattamente, che “Nascono sulle querce e le mangiano i suini” in Parlamento ha salvato “IN cassa; re T; AN gente”. Fuor di allusione: colui che diede le risposte esatte a “La Ruota della Fortuna” ha salvato chi le diede ne “Il Pranzo è Servito”. Una vera casualità.

I. Lo sguardo di Bentham, eyes wide shut, gli occhi perennemente spalancati di chi non è più e dovrebbe averli serrati, ha la qualità effettiva d’una reliquia. Egli è il nuovo santo a protezione del nuovo sacro. Un guardiano della fede, insomma. Come non credergli? Egli osserva noi, soli, ognuno nella celletta del panottico, incapaci di fare alcunché poiché raggelati dalla paura. Siamo spiati, ci spiano? Certo, ci spiano, ma non troppo. Nemmeno ci danno troppo credito. Chiacchiere, chiacchiere, in fondo. Words, words, words, diceva Amleto ... e l’azione? L’azione, fatemelo dire, è impossibile. Quando si accettano le mascherine ai neonati c’è poco da agire.

L. Bentham fu uno dei primi a concepire una comunità inclusiva di tutti i viventi. L’uomo, certamente, ma anche cani, cavalli, mosconi, zanzare e rondoni. Da Bentham prende avvio l’ecologismo fanatico noto come antispecismo. Un esempio di antispecismo, sorta di detronizzazione furibonda dell’umano, è quello dell’evoluzionista Richard Dawkins (genetista in altri luoghi apprezzabile) il quale non rinviene differenza alcuna tra un cucciolo di foca e un neonato. Anzi, a ben guardare (non lo si dice, però), il neonato scoccia molto più del fochino. Recentemente si è abbattuto su di noi - su tutti - un altro tsunami del piagnisteo: la morte dell’elefantessa ancora incinta del suo piccolo. Un profluvio di vignette, indignazioni, metafore e svenimenti concettuali si sono susseguiti inesausti sui social; sino a farmi esclamare, senza volerlo: “I can’t breathe”. Si tratta di quei rigurgiti alla moda che deflagrano con cadenze precise: prima Floyd, poi l’elefantessa. Così, senza un vero motivo profondo se non quello, che verrà negato da tutti, dell’indottrinamento subliminale. La correttezza, le convinzioni, son iniettate quotidianamente, come la crema nei bigné secchi, giorno dopo giorno, tramite mezzi che nessuno sospetta. Un colpo qui uno lì, l’am-micco del DJ alla radio, il fondino in una rivista femminile, la rubrichetta della RAI ... sinché, quando serve, basta alitare sulle corde della cetra per ottenere quelle armonie prestabilite. In conclusione: dei 56.000.000 di aborti umani annuali importa qualcosa a qualcuno?

M. L’antispecismo lo preavvertii nel famoso episodio de La vergine cuccia de Il Giorno di Giuseppe Parini (illuminista anche lui). Chissà se qualcuno c’ha capito qualcosa di quelle notazioni, a suo tempo. Sono legato a quell’episodio letterario anche perché lo vidi riprodotto quasi sotto i miei occhi a Villa Pamphilj, in Roma, allorquando un poveraccio, che tagliava per il noto parco per andare al lavoro (si era, ovviamente, in pieno sciopero dei mezzi pubblici), probabilmente esasperato, ebbe a prendere a calci in culo un botolo di passaggio. La reazione dei padroni, coadiuvati da altri sfaccendati amici delle pulci, si compiacque del linciaggio verbale sin a sfiorare quello fisico.

N. “Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est”, afferma Seneca, a ragione. “Nessun vento è favorevole al marinaio che non sa a quale porto attraccare”. Egli, infatti, viene recato a piacere, qua e là, come una foglia secca. Basti pensare a certe controinformazioni sedicenti destre: nel 2001 caricavano a testa bassa contro gli antiglobalisti spaccavetrine mano nella mano con Carabinieri e Gianfranchi Fini; oggi sono attraversati da brividi fallici appena un belinone (uno qualunque, negro o sinistrato o gilettato d’arancio o giallo) sfascia un bancomat o una rivendita d’auto di lusso. Il Potere li porta a spasso, letteralmente, come botoli al guinzaglio.

O. La maggior gloria di Bentham è però il “calcolo felicifico”. Per lui ci si deve basare sull’utilità dell’atto singolo che massimizza il piacere e annichila il dolore (tale è la felicità). Tutto calcolabile. Quando l’atto singolo, oltre che il proprio egoismo edonista, porta acqua al piacere pubblico, perseguendolo virtuosamente, si è in presenza del bene: il bene pubblico, infatti, così inteso, è la massima aspirazione dell’umanità. L’importante è basarsi sui fatti e non sulle questioncelle metafisiche  che assillarono per millenni le migliori menti dell’Occidente.
[A Roma direbbero: “È arrivato Cacini”, cioè il rodomonte che prevarica su tutto e tutti. Cacini fu un noto comico del vaudeville romano degli anni Trenta, specializzatosi in tale arrogante macchietta].
Facciamo un esempio: Osama Bin Laden minaccia il mondo (facciamo 5 miliardi di individui). A fronte dei 5 miliardi, cosa sono il mezzo milione di morti e l’altrettanto mezzo milione di mutilati causati dalla caccia all’emiro del terrore? Pinzellacchere. Un milione di morti non sono, in tal caso, un milione di morti bensì la giusta scelta. Si persegue, grazie a un accorto calcolo algebrico-morale, la felicità dell’ecumene: come ognuno può felicificamente calcolare è qui che trae radice, più o meno consapevolmente, l’Enduring Freedom che tanto ci ha intrattenuto durante i primi anni del Ventunesimo Secolo. L’etica si frantuma, quindi, in una serie di equazioni da liceali ripetenti la cui validità è opportunamente stabilita. Da chi? Da Bentham stesso, evidentemente.

P. Come sempre ho un ultimo sfizio da cavarmi: Bentham è un accidente o una logica conseguenza? L’utilitarismo, insomma, che inaugura il Mondo Nuovo, capitalismo e socialismo compresi, è l’atto di volontà di alcuni genî inglesi (Bentham, Hume, Locke, Stuart Mill) o solo il gradino d’una inevitabile catabasi umana? Sono essi agenti o creazioni? Lo stesso può dirsi, e l’ho affermato spesso, per l’arte moderna. Cattelan e Fuksas agiscono lucidamente o sono agiti dalle forze della dissoluzione inevitabile? L’umanità ascende o progredisce o migliora oppure, come credo, degenera, da sempre? Chi sono gli antispecisti: lodevoli innovatori o, come credo, le mosche d’uno stadio della putrefazione? Nell’ultimo caso, Bentham, Bush, Fuksas, Black Lives Matter e compagnia sono innocenti almeno quanto può esserlo il verme conquistatore che si muove, cieco e serpentino, fuori dell’orbita vuota e calcinata del teschio dell’ex civiltà occidentale.

Q. Il calcolo felicifico, come tutti i calcoli del politicamente corretto, è un calcolo sbagliato. Il problema è sempre lì e nessuno lo tocca poiché sembra repellere a qualsiasi contatto. Il problema è che, secondo il polcorretto, non esiste la metafisica, l’oltreuranio, l’assoluto; come fonti per la vita, intendo. Invece queste categorie si sono formate, nel tempo immemorabile, umanissimamente, proprio per consentire la vita. Sono essi stessi calcoli di felicità. E di quelli inoppugnabili. Li si equivoca poiché gli si è assegnato un posto celestiale, ma la bellezza e la felicità son già state computate al millesimo: da chi ne sapeva più di noi tutti. Ci hanno raccontato che derogare a tali leggi ci avrebbe recata la libertà e, invece, avremo in cambio solo il più grande labirinto del mondo, il deserto, e lì resteremo, senza ritrovare il sentiero di casa. Dobbiamo lottare per evitare questo? Forse, ma, lo ripeto, sento crescere in me la consapevolezza che questo è da sopportare poiché è semplicemente inevitabile. Il che non elimina la forza della testimonianza. I martiri, i testimoni. L’uomo decade, il suo orgoglio luciferino ci ha lanciati lungo l’estremo rettilineo, pare impossibile fermare un processo che coinvolge ognuno di noi e persino tutti coloro che ci hanno preceduto. Mi sorprendo a pensare che anche le resistenze fanno parte della disfatta.

R. A tale felicità del calcolo metafisico, quello dell’Antico Ordine, accenna, con la dose di buonsenso a lui peculiare, Miguel Martinez in Sembravano cavarsela benissimo senza di me, laddove esamina il sistema degli aiuti occidentali in Somalia partendo dalla famigerata vicenda di Silvia Romano:
ONG e militari andavano a caccia di foto dei pochi bambini – scovati tra quelli ammalati per altri motivi – che potevano essere spacciati ai giornalisti per morti di fame, il classico Negretto, insomma. 
E lo fanno ancora oggi, trent’anni dopo ...
Con la parte di cibo che avanzava all’apparato di Siyaad Barre, i nomadi divennero così clienti delle ONG: una breve pacchia, in cui poterono campare senza lavorare, anzi rivendendo il cibo che avanzava ai ‘non profughi’ del posto, in cambio di dover far finta di seguire corsi di pochi ore per diventare ‘contadini’ (il mestiere più disprezzato, nella cultura somala).
Ma questa pacchia divenne il cuore dell’economia somala, e distrusse in un colpo solo tutte le economie tradizionali - nomade, urbana, contadina.
Perché la Somalia, prima che la colonizzassero gli italiani e cercassero di aiutarla gli altri, era uno straordinario eco/antroposistema, in un contesto ambientale delicatissimo ... Così la Somalia è collassata, Siyaad Barre è scappato in Nigeria, gli americani hanno buttato bombe su bombe, le ONG sono scappate.
E sono trent’anni che i somali pagano gli aiuti dei buoni, e i buoni si sentono buoni perché li aiutano”.
Anche qui, insomma, il conto non torna. Si è distrutto, in nome del bene, ancora una volta.

S. Una guerra di almeno tre secoli è stata combattuta dai “felicitatori” contro l’Antico Ordine; e vinta, per il nostro bene. Da tale scontro apocalittico, noi, come i Somali, siamo usciti a pezzi, colonizzati, distrutti, dilaniati, irriconoscibili.

T. Il calcolo sbagliato dei Nuovi Padroni, che finiranno all’inferno assieme a noi, poveri idioti, consiste non solo nell’aver eliminato quelle forme cristalline che, come le stelle fisse, donavano senso e direzione a ognuno, pensando per noi, sgravando dall’anima il risentimento e la preoccupazione per l’incognita della scelta. No, l’errore capitale, totale, catastrofico, consiste nell’aver preterito la bellezza. Persino Konrad Lorenz s’interroga sulla bellezza. Cos’è il bello, egli si domanda. E nella risposta ritrova un quid enigmatico. Esamina il canto degli uccelli, gli stupefacenti colori d’un granchio e nota che non tutto ciò che è bello serve a uno scopo (Il declino dell’uomo, cap. 6). C’è un di più che sfugge al calcolo. E proprio tale “di più” fa saltare ogni regola algebrica dell’utile. Con progressione devastante: se sbaglio la rotta, pur di poco, all’inizio, l’errore si aggraverà mano a mano che procedo nel mare triste e desolato. E poi? Poi mi perderò, esattamente come il marinaio di Seneca.

U. Ancora una volta si cade nell’equivoco. La bellezza? E cosa c’entra? Questa sarà l’obiezione dei migliori. I peggiori diranno: la bellezza è relativa, la bellezza non esiste. Si è perduta la bellezza perchè ritenuta inutile. E, infatti, rilanceranno, entrambi: l’utile cerchiamo, poffarbacco, mica le fisime estetizzanti! I dati ci vogliono, i dati, i grafici, le statistiche! Ammetto che, a volte, ci vogliano le matematizzazioni. E però si continua a non capire. La bellezza di un oggetto non è un particolare estraneo, aggiunto con eleganza posticcia. La bellezza rivela la forza, la durata, la ragione stessa dell’esistenza. Il ponte Morandi fu utile, ma brutto, e attorniato dalla bruttezza: perciò cadde. Le stesse periferie italiane del dopoguerra, tutte, nessuna esclusa, sono orrendamente brutte; infatti cadono a pezzi, esigono manutenzioni nel giro di un decennio e poco più; i cementi si incrinano, le condense abbrutiscono i vani, l’occhio lentamente si spegne davanti a quelle prospettive cancerose. Le architetture, brutte, non sono concepite per l’uomo. L’uomo ha bisogno della bellezza poiché la bellezza si è compiuta in simbiosi con l’uomo per consentire al meglio la vita dell’uomo. A cosa serve polire una colonna, sbalzare foglie su una forchetta d’argento, a cosa serve perder tempo nel definire i piedi d’un mobile, a cosa è utile l’inesausta ricerca dei legni, dei metalli, della carta migliori? A che pro la cura negli sfondi, lo studio delle volte? La bellezza è l’incompresa sommatoria di infiniti atti d’amore verso l’umanità, inconsapevoli forse, ma reali. A tutto questo si è lentamente rinunciato, per l’utile, che doveva liberarci, e ora paghiamo lo scotto con l’estinzione.

V. Il postmoderno è fitto di calcoli sbagliati. Basti osservare il destino del libro o del disco, due manufatti, d'ineguale storia, che permettono il godimento della conoscenza in generale, e della musica in particolare.
Soffermiamoci sull'oggetto libro. Il libro fu concepito per durare, innanzitutto, e, in virtù di ciò, per diffondere il contenuto ai contemporanei e ai posteri. Il libro fu prezioso, a cominciare dal vestimento. Già questo ebbe a costituirsi quale setaccio aristocratico. Se uso legature di pregio, inchiostri e carta finissimi; se profondo me stesso nello studio dell'impaginatura, delle illustrazioni, degli indici, ordisco qualcosa aere perennius, destinato a restare e, quindi, a diffondersi: non solo perché i materiali, fisicamente, lo permettono, ma perché lo permette la bellezza del libro stesso che entra a far parte di un patrimonio familiare o accademico aumentando, nel tempo, la propria stessa aura spirituale. I migliori se ne impossessano, alcuni lo annotano, altri lo ricopiano o, addirittura, lo copiano in toto, quale oggetto. Il libro assume un valore che si riverbera sul contenuto: l'Iliade in una stampa ottocentesca è assai diversa da una brossura del 2020. 
Μῆˉνι˘ν ἄ˘ειˉδε˘ θε˘ˉ Πηˉληˉϊ˘˘δεωˉ ˘χι˘λῆˉοˉς su carta ottocentesca vale molto di più delle medesime parole stampate oggi. La bellezza artigianale rende splendide quelle parole, la mediocrità del vestimento, invece, le avvilisce. In un fattore apparentemente non economico si cela la chiave del declino economico di un intero settore, quello editoriale, in via irrimediabile d'estinzione. Son bastati trent'anni. Ragionavano gli utilitaristi: a che pro uno spreco del genere? Razionalizziamo. E si tagliava su tutto: si appiccicava invece di legare, si gettavano alle ortiche i torchi, si abbandonavano le copertine di pregio, con belle costolature, per venire incontro al "popolo" con orrende cover fumettistiche, sciocche e sgargianti; cosa cambiava, credevano, il contenuto è lo stesso! I primi a risentirne furono i rivenditori dell'usato e gli antiquari, oggi ridotti nelle trincee. Se il libro perde valore intrinseco, come oggetto, perché collezionarlo? Perché tramandarlo? Perché prendersene cura con spolverature e accorte ricognizioni contro le tignole? La bibliomania e le sue perversioni sparirono gradatamente in luogo dell'usa e getta. L'ondata di pubblicazioni stercorarie in allegato a giornali e riviste diede il colpo di grazia: il libro, decaduto come oggetto, prese a essere snobbato anche per ciò che recava in sé. Si comprese, troppo tardi, che forma e sostanza costituivano un sinolo inscindibile. Perché? Perché ciò che rendeva il libro "bello" era ciò che lo rendeva umano: le dita e gli occhi, appagati, stimolavano la comprensione e l'amore verso Μῆˉνι˘ν ἄ˘ειˉδε˘ θε˘ˉ Πηˉληˉϊ˘˘δεωˉ ˘χι˘λῆˉοˉς. La bellezza, insomma, è essenziale; rinunciarvi, in nome d'un calcolo sbagliato, decreta sempre la morte di ciò che l'oggetto reca: la letteratura, in tal caso, inteso nel senso più ampio.

Z. I Bentham, tuttavia, amano rilanciare i propri calcoli errati. Se il mercato editoriale crolla è colpa degli ignoranti e del web. E allora rilanciamo: gl'ignoranti saranno vellicati da una marea di libri a loro consoni (solo in Italia si sfiorano i 70.000 titoli l'anno), il web combattuto con le stesse armi: ecco l'e-book. Gl'ignoranti, martellati da gialletti e mistery, storie di cucina e di sesso, alla lunga, però, sono preda d'un colpo di genio: se devo leggere l'ennesimo gialletto siculo (15-20 euri), stampato alla buona, pronto per la spazzatura fra due o tre anni, sai che faccio? Me lo guardo in TV. E l'e-book, nuovo gadget irrinunciabile del sinistrame mid-cult? Anche qui ci sono problemi. I micchi si apprestano a leggere, ma la lettura è mediocre, lo schermo, opaco o luminoso, divora col proprio grigiore lo splendore intrinseco della parola stessa. "J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans", "In me son più ricordi che se avessi mille anni", trasposto dalle gialliture croccanti delle edizioni d'antan, non è più lo stesso. Sembra lo stesso, ma non lo è così come le monete di Borges in Orbis Tertius. Tutto diviene in-differente poiché i sensi, che predisponevano all'ascolto e alla comprensione, non vengono stimolati. L'occhio s'appisola, le mani paiono stringere un volgare elettrodomestico, le orecchie son orfane del fruscio che batteva unisono col muscolo cardiaco, il naso più non aspira gli afrori consueti: tanto vale farselo iniettare nella nuca, ragiona il mid-cult, e l'e-book, dopo una breve vittoria, crolla. Risultato di trent'anni di utilitarismo: nessuno, di fatto, legge più, nonostante ci si affatichi a fornire statistiche perfettamente false e la laurea di "maestro" a qualche cialtrone di passaggio con la tessera di partito. E chi non legge più, in assenza d'una cultura orale e domestica, si avvia all'apatia narcolettica poiché incapace di ritenere e organizzare significati e concetti.
Vedete come l'ignorare la bellezza, insondabile ai detector più superficiali, porti a conseguenze fatali.

Ω. Il volto del Grande Fratello, mutuato dal Benefattore di Zamjatin, mantiene nell'immaginario una valenza fascinosa. Un padre onnipotente e benigno cui rilasciare la volontà, e le ultime volontà. Credo, tuttavia, che tale icona, rilanciata superficialmente da blockbuster e fumetti,  conservi ancora qualcosa di accettabile, di hollywoodiano. A mio avviso, girata l'ultima curva del postmoderno ci troveremo di fronte il musi scarnificato di Bentham, gli occhi spalancati sul gregge, la nuca rivolta al futuro inesistente. I più saranno morti, o pazzi. Con un brivido universale, allora, dalla labbra scure e serrate, proverrà un bisbiglio inaudito, apocalittico: "Sinite parvulos venire ad me!".

92 commenti:

  1. "[...] Sono essi agenti o creazioni? [...] agiscono lucidamente o sono agiti dalle forze della dissoluzione inevitabile?"

    A meta'.
    Sono agiti ma ci mettono del loro (libero arbitrio), come quegli stregoni che si illudono, evocando forze oscure, di poterle poi addomesticare ed utilizzare per i propri fini senza pagare un prezzo.
    E' sempre uno scambio, le leggi universali non contemplano il furto.

    Alle loro anime varrebbe forse dedicare una preghiera.

    Con il titolo "I demoni" o le allucinazioni di Ivan Karamazov credo che Dostojevskij non parlasse per metafore. Del resto, comunque le si voglia chiamare e qualsiasi cosa siano, queste influenze sono percepibili, aldila' delle rappresentazioni piu' o meno fantastiche. E ne e' immune, app o meno, chi non presta il fianco.

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    1. Dostoevskij, comunque, rimane un genio totale. Faticoso nella lettura, lo ammetto, snervante persino, ma un genio.

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    2. Indubbiamente un genio, ma non uno di quelli a cui il genio atrofizza tutto il resto e che percio' sono, in fondo, nulla. Dostojevskij e' come quell'albero rovesciato, le cui radici prendono il nutrimento dal cielo. La grandezza deriva da questo.

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  2. Ringrazio donna Ise e il Sig. Barabba per l'attenzione (immeritata).
    C'era una volta il dopolavoro, un'edificio con all'interno anche una bibliotecha e c'erano le biblioteche comunali... (Nella mia citta', nell'arco di 10 anni ne hanno chiuse 6).
    Sapete che fine hanno fatto le frequenze radio che servivano a far funzionare i primi (diabolici) televisori analogici? Sono ora occupate dalla telefonia mobile.
    La buonanima di papa' era falegname vecchia scuola, nonché rigattiere, sono abbastanza vecchio da ricordarmi la grande quantità di vere e proprie opere d'arte di mobilia, che veniva abbandonata accanto ai cassonetti della spazzatura, (all'epoca non esisteva la raccolta differenziata), per essere sostituita dal mobiglio scenico di Aiazzone, famoso era il tavolo rotondo finto massiccio con colonna portante cava in trucciolato riempita di cemento, (più massiccio di così).
    Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale: (ci spiano, miii che paura), quando vieni a sapere che degli stronzi (so chi sono), ti hanno hackerato il telefonino, che per tua scelta hai voluto tenere privo di protezioni,(se usi android sono inutili), stronzi che per ben 3 anni hanno ascoltato le tue conversazioni telefoniche e ambientali (attivando il microfono e la CAM da remoto), hanno ficcato il naso nei tuoi SMS e nella rubrica, nonché nella galleria e nei file scaricati, ed il tutto archiviato in un loro server. Persino nella bassa malavita vigeva la regola che se trovavi una porta aperta non dovevi entrare.
    A proposito della app "pecore immuni" si sappia che esistono molti malware in grado di penetrare e installarsi proprio via bluetooth.
    "È tu con noscerai la verità, e la verità ti renderà libero" (vangelo di Giovanni).
    Noi comunque ci siamo superati:
    "pitocchi" che eleggono pidocchi ad infestare quella che fu la camera dei fasci e delle corporazioni.

    Bubba

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    1. Ci caddero anche i miei nonni scambiando, nella provincia profonda, armadi degli anni Trenta con i primi oggetti domestici di plastica. Conchette, vaschette, scolapasta: erano contenti come Pasque e sicuri d'aver fatto un affarone.

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  3. L’impressione ricevuta da quell’immagine di Bentham è inquietante, come la sua “filosofia” e come l’addormentamento di quest’umanità che segue il pifferaio magico … non si riesce a scuotere le persone; l’eccessivo utilizzo dei video sicuramente agisce sui cervelli, contribuendone al sonno, ma di base le persone non vogliono prendere in mano la loro vita.
    Stamane, durante la liturgia, allo spezzare del pane, sono stata l’unica ad inginocchiarmi, almeno così credo perché dietro a me non potevo vedere; insomma, fra le tante regole demenziali, c’è pure il divieto di inginocchiarsi … nessuno mi ha detto niente, e ci mancherebbe! Sarebbe come disconoscere Cristo pubblicamente, magari lo hanno fatto nei loro cuori, ma non possono dirlo apertamente. Il gesto non ha alcun valore, non posso certo cambiare il mondo, ma posso decidere cosa essere: se la legge degli uomini è in contrasto con quella di Dio, scelgo la seconda.
    Hanno diluito la figura di Cristo con un buonismo che non traspare minimamente dalla Rivelazione, perché non conoscono il Cristianesimo, sì perché il pensiero del Cristianesimo è prima di tutto una conoscenza, dalla quale emerge una grande bellezza: la bellezza della verità, tutto il resto è una conseguenza diretta, anche i gesti di bontà o di misericordia non sono assolutamente funzionali, nemmeno la croce lo è.
    Non mi dispero se questo mondo segue il pifferaio magico, ma tengo il mio sguardo fisso su Gesù, pregando che lui non lo distolga da me.

    Anna

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    1. Io mi chiedo come un Cristiano possa accettare, in poche settimane, la sostituzione delle acquasantiere con il dispenser di Amuchina o quel che è. Come può? Semplice, perché non era più cristiano da tempo.

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    2. Io sono una neoconvertita, dopo qualche decennio di allontanamento dalla chiesa e di feroce critica nei suoi confronti, ho scoperto la bellezza della liturgia, così sento la necessità di partecipare alla Messa, ma non frequento l’ambiente cattolico e non so gli altri cosa ne pensino di questa ulteriore diluizione del rito, ma io, forse a causa del mio carattere “polemico” (così mi ha sempre detto chi mi conosce) esprimo, come posso, il mio dissenso e la mia sincera devozione a Gesù. Cerco di non deviare dalla mia strada e di non farmi troppo impressionare dal mondo, soprattutto da quelli come Bentham.
      Anna

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  4. Verissimo, oggi i libri dato che non legge più nessuno, te li tirano dietro. Per dirne una: ho comprato la storia della letteratura italiana di Flora, anni 50/60. Prezzo: 20€ per cinque volumi. Se vai dal giornalaio con 4€ non compri nemmeno il fumetto di paperino. Certe volte i libri usati te li vendono ad un prezzo più basso di quello della carta (che va a 5€ per 500 fogli).

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    1. Guarda, il Flora l'ho preso l'anno scorso da una biblioteca gratuita: a zero euro. La Treccani, invece, l'ho trovata completa a quaranta euro. Venti o trent'anni fa venivano a casa tua i rappresentanti della Treccani a dirti: questa non è una enciclopedia, ma un investimento! Libri dell'Ottocento di buon pregio ormai li regalano se compri cinque Camilleri usati ... Il libro è finito, come il vinile e il CD, il teatro, il cinema ... non è catastrofismo, è così. Se investi sull'utile e il meschino sbagli i calcoli, come se puntassi il capitale sui bond argentini di Tanzi.

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  5. Caro Alceste, la mia tristezza è la resa incondizionata della nostra cultura e del nostro orgoglio.
    Appiattendoci totalmente alla pseudo cultura anglo sassone, sia scientifica che filosofica.
    Ancora oggi per dare legittimazione ad un lavoro devi avere l'approvazione di qualche inglese, canadese o australiano.
    Per non parlare della deriva riformista in ambito religioso.
    La domanda è: riusciremo a risalire la china e ritrovare il primato e il posto che ci spetta nel mondo?
    Un caro saluto a tutti

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    1. Oggi parlavo con una studiosa di topografia antica: era disperata (ma non troppo) perché gli archivi riapriranno, forse, a novembre mandando il dottorato a puttane. L'opinione è che la sua materia sia, di fatto, abolita. Nel dirlo provava una certa sollevazione, come a dire: "Almeno è tutto chiaro, è finita, non mi preoccuperò più di tanto".
      Il problema, però, è bifronte: subiamo la colonizzazione perché abbiamo poco da dire oramai. Basti annusare il livello medio degli insegnanti di elementari e medie. Ciò non toglie che chi ha mezzi per resistere, resisterà.

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  6. Scritto magistrale.
    Si, in Inghiterra si è formata questa ideologia dell'utile, ideologia di successo, soverchiante. Sarebbe interessante scoprire perché proprio li.
    Enzo Pennetta ne ha trattato diffusamente in due libri intetessanti, "l'ultimo uomo" e "il quarto dominio", ripercorrendo storicamente le fasi che hanno condotto al post-modernismo e all'antropologia connessa a partire dal XIX secolo.
    Io penso che all'origine di questa incredibile svolta avvenuta in Inghilterra ci sia Enrico VIII e le vicissitudini (utilitaristiche!) che hanno portato all'anglicanesimo. Potrei spiegare, ma credo sia abvastanza chiaro cosa intendo.

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    1. Fu un distacco dalle radici europee molto netto.
      La svolta avvenne comunque con i migranti inglesi nel Nuovo Mondo: lì l'esperimento ebbe un successo immediato poiché s'inverava in una zona asettica, totalmente al riparo dagli influssi culturali classici.

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    2. Come abbia fatto Pound a nascere in America rimane un mistero.

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    3. Solo in terra ostile nascono i grandi eretici.

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  7. A proposito di "sinite parvulos venire ad me!"

    "Cinquant'anni sono un periodo di tempo sufficientemente lungo a mutare un mondo e la sua popolazione fino a renderli irriconoscibili. Tutto quello che occorre è una profonda conoscenza della tecnica, una veduta molto chiara della mèta che ci si prefigge e potenza."

    Per capire come sta nascendo il mondial-gregge utilitarista, e magari anche come ragionano quelli che se ne ritengono i Padroni, è interessante leggere "Le guide del tramonto" (Childhood's End, 1953) di Arthur C. Clarke. (Titoli alternativi ugualmente validi: quello sopra, oppure, hollywoodianamente, "Lucifero 2: la rivincita").
    A seconda dell'angolatura può essere una favola profetica (e propedeutica: "la resistenza è inutile"), un manifesto programmatico, un avvertimento machiavellico/freudiano. O forse tutte e tre le cose insieme.
    Gli ingredienti della Torta della Felicità sono quelli che ormai ben conosciamo: la riduzione in farina di stati, popoli, culture e tradizioni sotto la macina del Mondo Unico, una marmellata da lavaggio di cervello generazionale, mirato sui bambini, guarnizioni di animalismo-ecologismo (pure l'Amazzonia), ecumenismi bergogliani e altri irenismi, il Progresso come forno, e soprattutto l'opera di pasticcieri Illuminati. Benefattori -per l'occasione dotati di corna- che con le buone (l'Età dell'Oro) o le cattive (neutralizzazione delle opposizioni, perfidamente però evitando di fare martiri) spingono la massa amorfa verso il loro fine: l'Evoluzione Ultima. "Sarete come Dio". Che incidentalmente, per la "vecchia" umanità, è anche Fine.

    (Caro Alceste, l'orrore che ci guarda da quel volto è lo stesso che sta guardando il nostro mondo dall'abisso di Nietzsche: il Nulla. Godi più che puoi, finché puoi: nient'altro ha senso. Non c'è Senso. E non c'è civiltà, ma nemmeno minima comunità umana, che possa reggersi a lungo solo sull'utile per il piacere. Il dubbio di chiunque li veda in faccia è se tutti i Bentham fossero e siano solo dei colossali idioti sapienti, o non invece le nostre guide del tramonto).
    C64

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    1. Di quel romanzo e del pedofilo Clarke ne abbiamo parlato a lungo. Non sono guide del tramonto, solo profeti falsi.

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    2. Caro anonimo, i casi sono solo due: o esiste Dio, oppure no. Se esiste, allora tutto ha un senso. Se non esiste, il "godi finchè vuoi, tanto non c'è alcun senso", è di fatto l'unico senso. Ora, i cuochi che cucinano la torta di cui parli, sono sicuri della seconda ipotesi. E sotto sotto, io sono convinto che propendano per essa tutti i demotivati, stressati, condizionati, atomizzati cittadini di questo occidente.
      Una volta che dentro di noi, nel nostro profondo, si è affermata questa certezza... beh si precipita inevitabilmente nel piacere, unico antidolorifico al male di vivere.
      Altrimenti, per i più coraggiosi e coerenti, una buona dose di piombo nel cervello.

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    3. Non avevo letto. Volevo portare una pezza d'appoggio alla sua/tua riflessione, e spero di non essere stato troppo ripetitivo o frainteso. Riformulo. Causa o effetto, araldi della dissoluzione o vermi della decomposizione, quello che è certo ed evidente a chiunque abbia occhi e cervello è dove ci stanno conducendo. Mentre -quasi- tutti coloro che dovrebbero combatterli all'arma bianca fanno le tre scimmiette, e non da oggi; mancata -o quasi- reazione di autoconservazione che va a confermare la sua/tua tesi che siano soltanto un effetto, un epifenomeno di un processo generale in atto. Restando nella narrativa di anticipazione e sperando di non creare altri echi: come il personaggio di Mardeka -cfr. quello de' noantri: Pannella- in "Nave squalo" (Shark Ship, 1958) di Cyril M. Kornbluth.
      D'altronde, abbiamo davanti un segno dei tempi di un'evidenza tale che solo chi è totalmente anestetizzato dalla tv può non vedere. Senza chiamare in causa avi troppo lontani, ancora i nostri nonni e padri affrontavano guerre, fame e malattie (polio, tubercolosi, influenze con mortalità da sei cifre l'anno in su) e continuavano a vivere, lavorare e allevare figli. Noi... Spengler o il suo tardo e molto moderato epigono Huntington sono argomenti che non si possono nemmeno sfiorare in poche righe. E Vico ancora meno. Andando per simbologie: secondo Toynbee l'Occidente è una costruzione intimamente legata alla Chiesa. Nel bene e nel male, per ispirazione, contrasto, conflitto ma comunque relazione vitale. Bergoglio è la personificazione del "Not with a bang" di Eliot.

      Quanto a Clarke. Personaggi come lui, punte dell'Iceberg per cui vale la bis-morale del polcor, lasciano interdetti. Per la spudoratezza e lucidità con cui dichiarano il punto prima di metterlo a segno. Personalmente, se avessi letto il suo libro nel 1953 sarei stato incerto tra un'operazione di propaganda, un avvertimento su ciò che stava fermentando lì sotto, e la classica beffa oltre il danno. Perciò mi resta un dubbio residuo su una qualche, magari molto inconscia, intenzione positiva. Il risultato dell'opera di costoro però, come esemplificato nel racconto più famoso di Clarke ("La stella", 1955) è stato di negare, abbattere, precipitare l'immaginario umano dall'Alto sulla terra del qui e ora. Mirando in primo luogo, e scientemente, proprio al passaggio del testimone, alla traditio attraverso le generazioni senza la quale non può esservi rinnovamento nella continuità (so che questi adesso sembrano discorsi banali, ripetitivi o da senno di poi, ma è sulla soglia delle scuole che le tre scimmiette avrebbero dovuto far le barricate. Invece...). Diciamo che ai falsi profeti piace "nobilitarsi" come guide del tramonto.
      C64

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    4. Interessante il tuo accenno allo scritto di Kornbluth (che non ho mai letto).
      Clarke, per il rispetto che ingenera, addirittura superiore a quello di Asimov, va considerata una delle figure centrali del postmoderno (anche se come prosatore vale poco).
      Ma chi dovrebbe fare le barricate?
      Persino anziane signore ottantenni, da sempre beghine, oggi si rilasciano sulla poltrona dicendo: "Non ne ho voglia. Ho fede, perché mi commuovo lla telenovela di Padre Pio, ma non ho voglia di andare in chiesa, pregare, non ne ho più voglia!". Ciò significa che il Potere non si limita al bombardamento meccanico, totalitario, ma evidentemente è riuscito a sabotare intere regioni della spiritualità.

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    5. Condivido il giudizio su Clarke, nel merito e nella sostanza.
      Un'ultima nota su di lui: "2001" andrebbe rivisto e riletto, per l'influenza che ha avuto e ha tuttora. L'incipit, il monolito nero, la ribellione di Hal, la "trasfigurazione" di Bowman, il seguito in "2010-L'anno del contatto" (non ricordo nel film, ma nel romanzo la stella che nascendo da Giove salva l'umanità dalla guerra si chiama "Lucifero"). La collaborazione con Kubrick.

      Kornbluth prende delle topiche mostruose (come sulla sessuofobia, ma eravamo alla fine degli anni '50, e forse era lo scotto da pagare ai suoi editori liberal). Però quel racconto, oltre che di tendenze emergenti già allora, rende perfettamente l'idea dell'uomo "agito dalle forze della dissoluzione inevitabile". Anche se finisce per darne una interpretazione quasi-positiva di tipo malthusiano. Vedi parentesi precedente.
      http://www.mondourania.com/urania/u1041-1060/urania1056.htm
      (mi dispiace, in questo momento non ho la possibilità di scannerizzare)

      Le barricate qualcuno le sta facendo, eccome. Ma non chi ora, come giustamente dici, può difendere solo la trincea della poltrona, bensì gli eredi glob-cor di quelli che ottennero le scuole in cambio di quarant'anni di poltrone. L'affare del secolo. E che se le tengono ben strette e sigillate ai diversamente pensanti. Nonostante, anzi, tramite le belle frasi che cominciano con "multiqualcosa" e finiscono con "inclusione".

      La Chiesa -senza offesa per i credenti- con il Vaticano II è riuscita a fare due peccati mortali in uno: si è suicidata e ha venduto l'anima al mondo. Che già stava facendo tabula rasa di tutto il resto. Trattando di argomenti soprannaturali, tutto è possibile. Anche che possa risorgere. Umanamente e laicamente, però, c'è solo da vedere se faranno prima i tedeschi a vendicare Lutero o Bergoglio a sbolognarla al mercato di Abu Dhabi.
      (I semplici fedeli? Tanti hanno fatto come i nostri vecchi che, come racconti altrove, hanno preso la plastica senza rendersi conto di cos'era il legno a cui rinunciavano. Ma la responsabilità vera è di chi ha detto loro che Pierluigi da Palestrina e l'ultimo strimpellatore, Tommaso d'Aquino e Karl Rahner, la fede della nonna e quella di Jovanotti pari sono).

      PS. Di solito cerco di evitare la retorica come la peste. Ma permettimi di darti un piccolo incoraggiamento: in mezzo al buio un prospero vale più di una stella.
      C64

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    6. Caro Alan Ford, hai ragione.
      In particolare sul piacere come antidolorifico al mal di vivere senza Senso. Tieni conto però che quando "fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro", "spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate", e si dovrà combattere per ricordare l'evidenza, cioè che l'essere umano non vive di solo pane né di solo piacere animale, ci saranno agnostici e addirittura atei che si ritroveranno dalla tua parte. Che già si ritrovano dalla tua parte. Misteri della (non)fede.
      C64

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    7. Il seguito di 2001 voglio rileggermelo ... Che la stella si chiamasse Lucifero non lo ricordavo.

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    8. Concordo sui "misteri della (non) fede".
      La linea di demarcazione tra credenti e atei puo' essere molto sottile. Alceste lo ha gia’ rimarcato un poco nel testo. In certi casi, secondo me, si tratta di “trovatori” da una parte e “cercatori” o “inquisitori” dall’altra; spesso gli atei sono superbi filosofi, segno che hanno interesse nella metafisica e nelle domande (e idealmente le risposte) sul senso del loro essere al mondo e del loro rapporto con cio’ che li circonda, solo ci vogliono arrivare coi loro mezzi (vanno giustamente alla ricerca del “loro” senso), e cominciano dalla negazione di Dio. Tempo fa dicevo che anche nel taoismo ad esempio, l’affermazione del Dao (che segna l’inizio del mondo, o creazione in termini nostri) non e’ altro che il modo “positivo” di conoscerlo, mentre la sua negazione (che e’ il mistero che precede l’inizio di tutte le cose o creazione, ma sempre di Dao si tratta, solo di quello di cui e' impossibile parlare) puo’ essere comunque un modo complementare, negativo, per arrivare alla stessa conoscenza. Come dicevamo altrove, gli opposti spesso agli estremi s’incontrano. Senza tralasciare che il divino di per se’, in ultima istanza, e’ inconoscibile in termini umani, tramite la ragione s’intende, quindi… sensibilita’ diverse rilevano questa esistenza o presenza, altre no e coerentemente (anche piu' di tanti credenti) lo riconoscono. Se poi, chi parte dalla negazione, arriva o meno alla conoscenza e affermazione, non credo sia affar nostro. Il rapporto col divino e’ cosi’ intimo e personale che non sta a noi giudicarlo, infatti spetta solo a chi sta in alto, non agli uomini. Concordo poi sul fatto che il Vaticano II ha contribuito ad allontanare tantissimi, anche i semplici “cercatori”.
      Esempio pratico: la persona atea a me piu’ vicina era dotata di una rettitudine, umilta’ e rispetto per chi non la pensava come lui da fare invidia, direi, a molti sedicenti credenti. Inoltre, si e’ sempre barcamenato negli affanni della vita, anche quelli piu’ sofferti, senza mai tirare in ballo Dio, con dignita’ esemplare, segno che non gli mancavano punti di riferimento. Se gli atei fossero tutti come alcuni di quelli da me conosciuti, allora direi: magari ce ne fossero di piu’. A un certo punto pero' l’ateismo e’ stato “pubblicizzato” tra i giovani, come mezzo per avere la licenza di fare quel che si vuole (la liberta’!), per deresponsabilizzarsi e divenire infine indifferenti alle conseguenze delle proprie azioni, e chi l’ha adottato in quel senso, si e’ reso un “agito dalle forze della dissoluzione”. Quindi d’accordo parlare della negazione di Dio come causa, ma meglio distinguere negazione… per quale fine, con quale approccio. Secondo me siamo sempre al solito discorso del condizionamento esterno, che ti spinge ad adottare un determinato modo di relazionarti con quel che ti circonda, che, essendo senza radici o basi profonde (perche’ non parte da te ma ti viene inculcato senza che tu lo elabori con consapevolezza), diviene distruttivo e autodistruttivo. Questa e' solo la mia versione (work in progress) naturalmente.
      Ise

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    9. Per Ise.
      (Mi permetto di darti del tu. Ti seguo da tempo e trovo sempre molto interessanti i tuoi interventi).
      Dovrei forse, ma sinceramente non ho voglia di entrare nella vecchia querelle sulla salvezza per sola fede, per fede e opere, o sole opere (la versione di cattolicesimo oggi dominante è andata ancora oltre: basta volesse bbene. E comunque l'inferno è vuoto. Anzi nemmeno esiste, come il diavolo). Sono d'accordo con te che le azioni sono la sola cosa che noi possiamo vedere -e giudicare- degli altri. Quello che c'è a monte -l'intenzione, la coscienza, il rapporto con il divino- non ci compete. Attraverso la profezia (senza virgolette) di Chesterton è proprio questo che volevo dire.

      La religiosità è qualcosa su cui potremmo parlare per delle ore. Alceste usa i termini "Vecchio" e "Nuovo" Ordine per indicare il passaggio da un paradigma -distillato di migliaia di anni di Vita- ad un altro, inventato dagli apprendisti stregoni della Modernità. A livello di comportamenti e di persone, secondo me, la distinzione basilare è tra chi, se non proprio di vedere le cose sub specie aeternitatis, cerca almeno di alzare gli occhi dalla punta delle scarpe e dalla lancetta dell'orologio, e chi non ci prova nemmeno. Tra chi crede che c'è "un" Ordine, qualunque etichetta vi apponga sopra, che lo trascende e al quale aderire, e chi invece aderisce solo al carpe diem. Gli appartenenti al primo gruppo possono essere religiosi in senso "canonico", agnostici e "cercatori", ma anche atei di quel genere che non ha tolto Dio soltanto per fare spazio a se stessi. Per onestà, va aggiunto che in questo amplissimo perimetro di "religiosità" rischiano di entrare anche le ideologie. Che infatti, non a caso, anche quando sono iper-laiche hanno sempre aspetti paradevozionali e liturgici. Spirito critico, e un po' di sana misantropia, riducono di molto il rischio di ritrovarsi a costruire "Paradisi" in terra. E anche quello di ritrovarsi atei prodotti con lo stesso stampino degli oggetti che sono finalizzati ad acquistare. Hai ragione: questa di massa non è la libera negazione di Dio di persone libere. E' allevamento di polli in batteria.

      La mia è una impostazione forse troppo "romana" e pragmatica se vuoi, rispetto a cosmologie che sono affascinanti per la loro visione capace di spaziare sugli estremi e addirittura conciliarli. Mi domando però se non sia anche questo, il conflitto spirituale, l'idea di Male presente e operante e da combattere, di sguardo sull'orizzonte epico della Storia fino all'Armageddon e alla Gerusalemme Celeste, ad aver fatto sì che a suo tempo Roma sia stata un punto di partenza e non di arrivo. Se anche dalla privazione di questo stimolo non venga il ripiegamento e la rinuncia dei nostri giorni. Clarke si è inventato il sole Lucifero. Bernanos aveva intitolato il suo primo romanzo "Sotto il sole di Satana".
      (Work in progress anche per me, naturalmente).
      C64

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    10. C64,
      anch'io ho letto con molto interesse i tuoi commenti. L'impostazione romana e pragmatica mi fa piu' che piacere, del resto e' uno dei motivi per cui leggo blog come questo. Io gioco con la cosmologia taoista perche' lo permette, e' uno dei pochi pensieri (fatico a definirla religione) che non taccia di eresia altri pensieri (tanto anche quando lo si nega, sempre di Dao si tratta!). Sembra scomparso, ma ha penetrato tutto, i suoi messaggi a volte fanno da chiave per aprire tutte le serrature. Lo trovo un buon artificio per parlare di cio' che attiene al sacro, senza profanarlo, e viceversa per sottolineare il sacro nelle piccole cose. Sulla religiosita' si puo' davvero parlare per ore, per fortuna poi si tace ahah, nel rapporto intimo che, come dicevamo, gli umani non possono regolare e giudicare; questo e' di per se' un miracolo, non avremo nessuna intrusione li'.

      Hai riassunto perfettamente quel che volevo dire sulla negazione (di massa) di Dio. Sembra che il Maligno voglia farsi Dio in terra, portandoci al caos, uno stato di pre-creazione da cui forgiare il nuovo mondo a sua immagine e somiglianza. L' oblio di massa di Dio, della natura umana, della virtu'… sono le condizioni desiderate. Certe involuzioni andrebbero fermate dal loro incipit, con precauzioni e prevenzioni -o tabu' come diceva Alceste- che oggi ci sono negate, perche' dobbiamo tutti viaggiare ingannevolmente verso la Modernita', ed agire solo sui suoi effetti, indesiderati, mentre quelli desiderati sono sempre fuffa. Una volta aperto il vaso di Pandora, si passa all'inevitabile, non nella vittoria finale, ma sicuramente nella decadenza.

      Il Maligno c'e' sempre, anche se fa credere di no, quindi va contrastato. Sul come forse la risposta non e' la stessa nel tempo. Tanto per continuare a parlare per il tramite delle dottrine orientali, esse non invitano mai alla rinuncia come rassegnazione, mai sentirsi vittime del proprio tempo. La rinuncia al massimo e' una strategia temporanea, perche' a fare altro si fa peggio. L'importante e' persistere nel realizzare la propria unica natura (diversa per ciascuno), e nel tendere verso la virtu'; queste sono le qualita' innate nell'uomo, e sono cio' tramite cui il Dao agisce in noi. Il cuore, paragonato alla stella polare della volta celeste, e' la bussola, ed e' bene restargli fedeli. 
      Fatta questa premessa, credo che se un taoista fosse vissuto in Italia, soprattutto se Santo, a quest'ora stava coltivando patate; non perche' rassegnato, ma perche', proprio grazie a quanto premesso, avrebbe scorto dall'incipit i sintomi del declino a venire, e non si sarebbe fatto sfuggire l'attimo esatto in cui agire sarebbe servito a evitare il disordine o a riportare l'ordine. Se invece venisse ora un taoista a vivere in Italia, credo pure che si metterebbe a coltivare patate, perche' a fare altro ormai ahime' si fa solo peggio! Credo che lo stimolo ci sia sempre, e' la bussola di troppi che e' stata manomessa; vale cosi' anche in Oriente, l'Occidente secondo me pero' ha il peggiorativo che se ne deve sentire in colpa e deve essere particolarmente punito per cio'.
      Ise

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    11. Per Ise.
      Punti di vista diversi sono chiavi utilissime per serrature arrugginite. Oltre che antidoti contro miopia e arteriosclerosi del pensiero (parlo per me, ovviamente). Anche questo è pragmatismo romano. :)

      Sull'inaccessibilità della nostra sfera più intima alle intrusioni del Potere comincio ad avere seri timori. La Trasfigurazione Transumana a cui mirano Bill and c. ha delle pretese totalizzanti mai viste prima. Che vanno molto oltre il corpo (come da sempre per gli schiavi) e perfino la psiche (i totalitarismi, vecchi e nuovi). Con i mezzi di cui dispone e disporrà, al Padrone ormai non basta più essere servito, e nemmeno amato. Vuole essere adorato dalle -sue- creature.
      E mi ricollego a quanto giustamente dici; la pretesa comune a tutti gli autonominati Demiurghi è sempre la stessa: distruggere l'Uomo "vecchio" per rifarlo ex novo a immagine e somiglianza... loro. Con una tecnologia pervasiva fin nella carne e poi la genetica potrebbero farlo davvero. Provarci almeno. "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò". E la Scimmia di Dio non può che impastare golem.

      Il tuo Santo taoista somiglia moltissimo a san Benedetto. E un po' ricorda anche il castello interiore di Teresa d'Avila. Salvare, "mettere da parte le sementi buone" per quando sarà possibile seminare di nuovo (nota sulle coincidenze e le corrispondenze: lo scrive anche Kornbluth nel racconto che ho citato). E' l'unica strategia possibile quando il caos diventa imperante. Resta però la domanda che fa la differenza: questo che viviamo oggi è solo "un" passaggio epocale, oppure si sta realizzando la metafora -intesa in senso laico- della Grande Babilonia?
      (Chiarisco cosa intendo per "laico". A mio parere l'antica Grecia è stata la più grande speculazione filosofico-antropologica sull'umanità mai realizzata. -in occidente: tanto per non essere, come dicono taluni, "eurocentrico"- Per una straordinaria combinazione di fattori, lì si creò una lente che riuscì a mettere a fuoco l'umano come mai prima. Tutto ciò che è seguito è stato sviluppo, rilettura, negazione o sublimazione. Il cristianesimo potrebbe essere -condizionale scaramantico- un analogo per la visione escatologica del futuro).

      Detto in altri termini (perdona l'enfasi da sunto finale): dobbiamo trovarci un eremo in attesa che passi la barbarie, o prepararci a una sortita dalla cittadella assediata?
      Quelle i cui difensori, quando esaurivano le scorte, avevano solo due scelte: arrendersi -rischiando la fine di Marcantonio Bragadin- o spalancare le porte e combattere l'ultima battaglia in campo aperto.
      Il tempo ci darà la risposta.
      C64

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    12. Caro C64,
      riesci a indovinare e ridefinire il mio pensiero meglio di quanto faccia io quando provo ad esprimerlo. Santa Teresa d’Avila, non ci avevo mai pensato! E grazie per la dritta su san Benedetto.
      In sostanza, se il Dao e’ assente, non si puo’ vivere seguendo le proprie inclinazioni nel sistema sociale gestito in sua assenza, poiche’ si verrebbe da esso snaturati e se ne diverrebbe complici; meglio coltivare la propria natura lontano da cio’, non necessariamente in un eremo, ma distaccati quanto basta per non farsi coinvolgere nel caos e nello snaturamento.
      Il transumanesimo, sebbene diffuso in molti circoli e potentati, non credo possa imporsi su tutti con tanta facilita’ e rapidita’, e’ probabile che porti piu’ rapidamente all’autodistruzione chi lo promuove, che alla distruzione umana che costoro auspicano, tuttavia capisco i tuoi timori.
      La domanda che fa la differenza me la chiedo anch’io; naturalmente non ho risposta certa, credo che neanche ci sia ancora, dipendera’ da tanti fattori, tutti in evoluzione. Intanto pero’ per i prossimi anni saremo nel caos, quindi e’ bene prepararsi ad affrontarlo. Tuttavia la sortita dalla cittadella la trovo improbabile, poiche’ la Grande Babilonia, in senso metaforico o meno, ama nascondersi, usa la politica ed i governi per il controllo di massa, difficile che vi sia mai uno scontro frontale di qualche tipo. Personalmente propendo a vederla come solo “un” passaggio epocale, non in senso escatologico, per ragioni troppo lunghe da trattare qui.
      Cari saluti,
      Ise

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    13. Per Ise.
      Spero sinceramente tu abbia ragione. Sia sul transumanesimo che sul passaggio epocale.
      Cari saluti anche a te, e alla prossima.
      C64

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  8. "La bellezza è l’incompresa sommatoria di infiniti atti d’amore verso l’umanità, inconsapevoli forse, ma reali."
    Solo per questa definizione varrebbe la pena pagare il prezzo del biglietto, foss'anche esorbitante.

    Urge però una precisazione, non alla farina del sacco alcestiano, sempre puntuale, ma al pressapochismo dei dueduequattro di Wiki, specialisti nel confondere il grano col loglio:
    John Stuart Mill non c'entra una cippa con Bentham; forse il di lui padre, James, che ebbe il solo merito nella vita di costringere il figliolo a parlare greco antico all'età di tre anni, rovinandogli per sempre il carattere, ma non il cervello che era di altra levatura. Una specie di Monaldo anglicano.
    John, benché precoce allievo di Ricardo, il più cerebrale degli economisti classici inglesi, nonché di Say (quello della celebre Legge), seppe presto intuire e riconoscere la deriva inevitabile dell'Utilitarismo: l'omologazione dell'io individuale europeo.
    Da cui trasse originalissime profezie.
    " L'Europa sta avanzando risolutamente verso l'ideale cinese di rendere simili tutte le persone. La tendenza all'omologazione è tendenza generale ma ancora in fase."

    Del resto "On Liberty", nel 1859, suscitò grandi discussioni e fu capace di ferire i sentimenti di quelle classi medie che avevano applaudito i suoi "Principles of Political Economy" e ai quali doveva il suo successo. Era proprio il recente evolversi di queste classi a preoccuparlo; disapprovava il soddisfatto conformarsi della borghesia al benessere. E la grande attenzione al "free speech" con la sua scoraggiante previsione non tanto legata alla pluralità delle opinioni chiamate a darsi, quanto la loro espressione. La parola non è meno preziosa della libertà; è lei che precede, per logica, qualunque libertà di opinione ma alla moltitudine di notizie e divulgazioni corrisponde un diminuire di parole e un loro veloce disindividuarsi.
    La libertà d'opinione, reclamata dal mercato, è vanificata dalla distruzione in atto della parola, del logos.
    Altro che Bentham!
    L'omologazione in atto produce noia, atrofia, un io che si debilita in perdita di presenza, parla di "assimilation", una nuova forma di schiavitù; fu l'unico a capire, tra gli economisti, in quella che era ai suoi tempi la più capitalistica delle nazioni ciò che neanche Markx si sognò mai: il declino equalizzante della civiltà occidentale.

    "Manca ancora molto al completamento dell'omologazione forzata. Solo negli stadi iniziali è possibile opporsi ai soprusi. La pretesa che tutti gli uomini debbano somigliarsi si ingrandisce grazie a ciò di cui si nutre. Se la opposizione attende che la vita sia ridotta quasi ad un solo modello uniforme, allora ogni deviazione da tale modello verrà considerata empia, immorale, persino mostruosa e contraria alla natura".

    "Facendo un raffronto oggi gli uomini leggono le stesse cose, ascoltano le stesse cose, vedono le stesse cose, frequentano gli stessi posti, dirigono speranze e paure verso gli stessi oggetti, hanno gli stessi diritti e le stesse libertà e gli stessi mezzi per affermarle."
    Inducendo la medesima carestia, quella morale.

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    1. Ottima precisazione.
      Di Inglesi dissidenti consigliamo, poi, Chesterton e Oscar Wilde. "L'anima dell'uomo sotto il socialismo" fece discutere qualcuno circa quarant'anni fa (cioè il sottoscritto e un paio di compagni komunisti). Lo consiglio a tutti.

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  9. Grazie Alceste, come sempre, per i riferimenti d'insieme, anche storici e letterari.
    Ormai sembra di essere nella Cecita' di Saramago. Sara' almeno dai tempi di Bentham che viviamo sulla schiena della Bestia senza neanche accorgercene. Da quando esiste la tratta dei bambini? Da quando accettiamo, chiudendo un occhio, di vivere in una societa' che mira solo a snaturare l'individuo e indottrinarlo al punto che "ho solo fatto quello che mi hanno ordinato", senza coscienza circa l'aberrazione, l'ingiustizia, anche la piu' piccola? Questa realta' prima occultata, e' emersa e si sta espandendo: la Cecita' divenuta normalita', le permette di uscire alla luce del sole e rendersi  visibile.
    Si continua a scendere la spirale dell'insensato: si vieta d'inginocchiarsi davanti ai tradizionali riti sacri ma ci s'inginocchia, nel parlamento italiano, per un fatto avvenuto dall'altra parte del mondo, facendo apostasia della propria "razza" (RIP ai Bianchi). Si protesta in supporto dell'antifa di un altro paese, mentre madri italiane lanciano grida di dolore per quanto avviene ai figli nel nostro fascismo legalizzato.
    Intanto il potere ci provoca, crisi ed abusi da tutto il mondo che ci chiedono di schierarci, di tifare, e quindi di diventare sempre piu' ciechi.
    Giorni fa discutevo con conoscenti sui fatti di Hong Kong e subito mi han detto: Ah ma allora sei filocinese! Ahah, ho sempre amato la Cina vera, meglio che essere anti- basandosi sulle vostre premesse; e' come andare al massacro con idee fallaci e raffazzonate che mai colpiranno il cuore del problema.
    L' antispecismo, come tante altre cose, mira ad acuire il senso di colpa e l'apostasia da se stessi. Significa sradicare l'uomo dal suo rapporto privilegiato con l'Assoluto, quello sempre avuto tramite la coscienza proprio di quegli "astratti valori" che Bentham voleva eliminare, ed equipararlo all'animale, poi a mero oggetto della scienza in continuo bisogno di controllo e miglioramento dall'esterno (anche il russo Yuri Bezmenov aveva spiegato bene il processo!). Da dove viene la bellezza se non dal sentimento di quel rapporto privilegiato?
    Dunque cosa fare ora? Il Vecchio Saggio, mio compagno di viaggio, dice:
    "Quando il Dao (Dio, Principio Assoluto, ma anche Virtu'...) prevale sotto al cielo, il saggio gioisce della prosperita' con tutte le cose; quando il Dao e' assente sotto al cielo, il saggio coltiva le sue qualita' umane nell' ozio." Il significato si estrae tramite analogia e simbologia, come le poesie di Donne, quindi a ognuno il suo!
    La mia esegesi personale: viviamo in una fase in cui il Dao e' assente, quindi ogni nostra azione non puo' contribuire alla prosperita' in sintonia con altri ma solo a un maggiore declino. Non siamo noi a poter risvegliare dall'oblio del Dao, deve terminare il suo ciclo discendente, possiamo pero' evitare di essere coinvolti (agire nell'ozio, che non e' certo pigrizia) e perseverare nel raffinare le nostre qualita' umane.
    Saluti, Ise

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    1. L'apostasia da sé stessi, hai detto bene, infatti l'uomo non si sopporta, si sputa allo specchio, specie l'occidentale ...
      Lo chiedo all'esperta: Dao significa anche Spada?

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    2. Un grazie ad Alceste e una domanda più generica a Ise: ieri ho visto un servizio in tv dove pare che in Cina il governo centrale stia reintroducendo l'idea che è ora di recuperare qualcosa dal passato, inteso come tradizioni a partire dall'architettura delle città e questo dopo aver ammesso lo scempio attuale riconoscendo una sorta di impersonalità delle città cinesi. Stop anche alle copie del mondo occidentale, tour Eiffel, quartieri italiani o inglesi, ecc...Mi ha incuriosito come notizia...ballon d'essai? fuffa? hai notizie in tal senso? grazie, anche dei tuoi commenti.

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    3. Dao in cinese significa anche coltello per la precisione, per spada si usa un altro carattere: coltello Dāo 刀; spada Jiàn 劍.
      Pero' in giapponese, per indicare il katana (non le altre spade, dette ken 剣, solo il katana), si usa lo stesso carattere usato per indicare il coltello in cinese 刀, pronunciato katana. Non so se mi son fatta capire.
      Ise

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    4. Volevo poi spiegare il mio accenno a Yuri Bezmenov.
      Era in riferimento a: "Cinquant'anni sono un periodo di tempo sufficientemente lungo a mutare un mondo e la sua popolazione fino a renderli irriconoscibili. Tutto quello che occorre è una profonda conoscenza della tecnica, una veduta molto chiara della mèta che ci si prefigge e potenza."
      Qui un link in italiano su Bezmenov: https://neovitruvian.wordpress.com/tag/bezmenov/

      Ora cio' e' riferito al comunismo, ma possiamo ben considerarla una strategia del potere in generale. 
      Notare il primo punto, la "demoralizzazione", che ben si addice a come ci siamo ridotti (incluso antispecismo, ambientalismo, razzismo e via dicendo). Ottenuta quella si ottiene il fatto che la gente possa credere piu' alla percezione della realta' piuttosto che alla realta' stessa (beh, l'abbiamo visto). 
      Poi la "destabilizzazione", in cui si ottiene che la sempre piu' invasiva presenza dello stato nella vita delle persone sia ben accolta se non auspicata.
      Il terzo punto e' la "crisi", con un evento che divide il paese creando panico. Infine la "normalizzazione" del comunismo, o qualunque cosa si voglia.
      Ise

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    5. Il "fascismo legalizzato"? Cioè i figli delle madri italiane hanno a che fare con la riforma Gentile? Non lo sapevo, mi era sfuggita questa cosa. Tra poco anche il bombardamento di Montecassino sarà definito "fascista". So che questo linguaggio è dovuto ad un autore che qui viene idolatrato (Pasolini) ma francamente trovo che si collochi proprio nella linea di ribaltamento della realtà che viviamo tutti i giorni (e che qui viene stigmatizzato)

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    6. Alceste avevo commentato, ma preferisco che cancelli il commento sopra (credo che sia una causa persa questa questione. Mi sono seccato di discutere sul web di questo, ma proprio non ce la faccio a non intervenire)

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    7. TI ho risposto sotto su Pasolini ... ti do ragione sul Fascismo, però occorre dire che ormai per fascismo si intende poco e nulla. SIamo dalle parti del modo di dire. E credo che, almeno qui, di piddini antifa e compagnia cantante ci siano zero esponenti.

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    8. Paolo: interessante la notizia, se fosse vera ...

      Per Ise: sul coltello e la spada ti seguo. Un film di Hong Kong di qualche decennio fa si intitolava, però, Dao e parlava sicuramente di una spada (spezzata). Solo una curiosità.
      Su Bezmenov: la crisi che, risolta, ci fa accettare il nuovo status è tesi ormai ben provata. Per de-moralizzazione si può intendere il sottrarre una forma morale all'individuo che è preda poi di tutti i venti (anzi: di una solo). Sull'invasività sono d'accordo, ma è efficace perché vi è la de-moralizzazione che porta all'individualismo e al controllo inevitabile dell'uno sull'altro.

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    9. Per Paolo: nom ho notizie in tal senso, ma puo' essere. Il patriottismo e l'orgoglio di essere cinesi li' e' sempre ben sponsorizzato dallo stato, a differenza di noi. In sintesi mi sembra che stiano dicendo che vogliono liberarsi dell'influenza occidentale, quella finora sfruttata per assurgere a potenza mondiale, mi sembra in linea coi piani. Comunque per l'architettura, se lo fanno, saranno surrogati che non risolveranno lo scempio ormai compiuto con l'abbattimento di tutti i quartieri antichi; poi ora dovrebbero prima ridurre la popolazione un pochito, se vogliono che l'architettura tradizionale sia sostenibile nelle loro citta'. Credo sara' giusto un ritocco orientaleggiante a grattacieli e vie. Le tradizioni, certo, vanno rinsaldate, soprattutto se funzionali al regime; vuole tornare al vecchio splendore, e' una bella cosa, magari riabiliteranno anche le danze della Falun gong… non credo pero' che cio' possa aver un minimo impatto sulla qualita' della vita (e degli esseri umani), ormai sono sempre scettica sui loro proclami roboanti di facciata, ma vedremo.

      Per Alceste: ho controllato. E' un tipo di spada a lama singola usata nelle arti marziali e un tempo in ambito militare, simile al katana. Del resto il fatto che il katana si scrivesse cosi' faceva pensare che anche in Cina anticamente il carattere dovesse indicare un qualche tipo di spada. In pratica il termine Dao si applica a tutte le lame singole, non solo i coltelli.

      Per Stefanov: ma certo non ti preoccupare! Io poi con Pasolini non ho mai avuto nessun rapporto stretto.
      Il mio uso del termine fascismo era speculare a quello di antifa, intendendo proprio il "fascismo" che applicano gli antifa quando dicono di voler combattere il fascismo. Insomma volevo proprio sottolineare che loro applicano quel "fascismo" che dicono di voler combattere, tutto qui, avrei dovuto metterlo tra virgolette. Mai pensato che il totalitarismo odierno sia semplice fascismo, ma volevo sottolineare la loro contraddizione, non crearne una io.
      Saluti,
      Ise

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    10. Grazie Ise anch'io ascoltando la notizia ho pensato in automatico a qualcosa di funzionale al governo (sempre che sia vero poi)...quello che mi incuriosisce è la tempistica mediatica del cambio di passo...ma naturalmente bisognerà aspettare per capire. Saluti.

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  10. PS: per quanto riguarda il punto H., dopo gli attori e i protagonisti di intrattenimento con quiz di massa, credo che ora dobbiamo aggiornarci: abbiamo un Rocco nazionale direttamente dal Grande Fratello...sara' mica lui il trait d'union con Orwell che in Italia piu' che altrove ha realizzato la Massima Felicita'? Leggevo la biografia: GF, MBA smentito, Lele Mora, programmi sul gioco d'azzardo, M5s, compagno cubano davanti a cui inginocchiarsi, faccia da struzzo...non manca piu' nessuno, solo non si vedono i due (leo)corni.
    Ise

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    1. Un vero Helzapoppin' al ribasso. Certe volte mi sveglio di notte dicendo "I can't breathe".

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    2. Originale, come slogan (vivendo fuori dal mondo sono dovuto andare a cercarmelo!).
      Mi viene quasi il sospetto che si vogliano dirottare le ricerche google per "I can't breathe"... with my mask on. Dite di no?

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    3. Tutto è possibile ... ex falso sequitur quel che ti pare.

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    4. Hai ragione, del resto ripensandoci la presa in giro in se' stessa sarebbe gia' motivo sufficiente: immaginatevi milioni di persone con la mascherina che dicono che non riescono a respirare. Ah, sta gia' succedendo?
      Io a volte provo persino ammirazione per questi "superiori ignoti".

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    5. Nachtigall anche io sono spesso fuori dal mondo, pensa che Casalino l'ho scoperto solo molto recentemente, e quando l'ho fatto mi sono detta: Ehh?...Aaah!

      Alceste, tu lo sai si' che quando dormi la mascherina la puoi togliere?! Altrimenti mi chiedo come fai/facevi anche di giorno, a respirare...
      Ise

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    6. Non sapevo di questa libertà. La sposterò sugli occhi, allora, a evitare gli inestetici calamari.

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    7. Alceste, ti accettiamo anche coi calamari, basta che siano saporiti! Ahaha

      "Se indossi una maschera troppo a lungo, essa crescera' sulla tua faccia. Quando vorrai togliertela di nuovo, dovrai strapparti la pelle e romperti le ossa."
      Diario di un Pazzo, Lu Xun (1881-1936)

      Ise

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    8. Ahah! Grazie Ise, sto facendo una raccolta di citazioni di questo genere.

      Volevo raccontarvi una cosa, mi direte poi se e' tutto normale.

      Stanotte e' tornata la mia ragazza, avendo varcato il confine ha vinto due settimane pagate di domiciliari (pagate... da lei).
      Prima di tutto il contesto: qui a Danzica ormai la mascherina non se la mette piu' nessuno, eccetto qualche fanatico, nessuno rispetta le distanze, solo nei posti chiusi, specie negli uffici della burocrazia statale qualcuno si ostina ancora anacronisticamente ad imporre disinfezioni e museruola. Ebbene anche qui lo fanno con scarsa convinzione (una signora mi ha persino confidato che le hanno ordinato di crederci e lei fa finta di farlo), eccetto qualche donna particolarmente sensibile a causa del mestruo. Insistendo (ed eventualmente aspettando un turno diverso, o mentendo spudoratamente - tipo "mi sono gia' disinfettato mentre era girata!", "il dottore mi ha detto di non metter niente per via dell'asma...") sono riuscito a sbrigare sempre tutte le pratiche anche negli uffici, senza ledere troppo alla mia dignita' (non piu' di quanto succedeva nel mondo pre-coglionavirus per intenderci).
      Il climax l'ho raggiunto all'ufficio immigrazione, avendo appuntamento con la responsabile pensavo che sarebbe finita male, e invece vedendomi entrare senza mascherina se l'e' tolta pure lei commentando qualcosa come: "E sia...!".
      Questo per farvi capire l'atmosfera, da quello che sento abbastanza differente da quella che si respira in Lombardia e Piemonte. Qui il virus lo si ricorda piu' come una burla, ma ormai appunto al passato.
      Pero' la Legge e' Legge! Specie contro gli indifesi. Se varchi il confine, 14 giorni. E vabbe'!
      Ma quindi anche nachtigall dovra' stare chiuso in casa 14 giorni?
      Qui ho fatto una scoperta interessante: no. Non solo io non devo starmene chiuso in casa ma posso invitare a casa mia tutta la gente che voglio!
      E che dire delle compagne di viaggio della mia ragazza, che andranno a passare la quarantena in qualche ostello?

      Ora gia' le panzane sul contagio erano ridicole, ma anche secondo quelle e' impossibile spiegare la logica dietro la regola della quarantena obbligatoria che non vincola in alcun modo i coinquilini. A meno che la logica non sia quella che si sospettava dall'inizio: quella cioe' della presa per il culo.

      I conti tornerebbero perfettamente.


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    9. Nachtigall, la citazione era anche per te. Quel libro tra l'altro mi colpi' piu' di 20 anni fa, ma credo che se lo rileggessi ora proverei ancor piu' meraviglia. 

      Questa farsa (ma non le sue conseguenze nefaste), come evidenzia il tuo racconto, secondo me finira' come nel film Rashomon di Kurosawa: quando tutti i testimoni saranno raccolti davanti a un misterioso tribunale, ognuno raccontera' la sua versione dei fatti e nessuna coincidera' con quella degli altri. Persino i morti torneranno a dire la loro, e neanche questa sara' necessariamente la versione veritiera, perche' tutti avranno parlato solo tramite la loro maschera e non tramite loro stessi, quindi la visione della realta' che danno era gia' falsata e filtrata irrimediabilmente in partenza. Non si raggiungera' mai una concordata versione di cosa sia successo, quale sia il problema e cosa sia bene fare.

      Potremmo anche dire che quelli che oggi sono corsi a mascherarsi ed hanno creduto a tutte le panzane dei media, erano quelli che gia' da tempo vivevano mascherati, un tempo forse troppo lungo per poter poi togliersi rapidamente la maschera senza sentire il dolore di pelle e ossa che si strappavano.

      Ise

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    10. Solo attenzione a leggere diari di pazzi in tempi di TSO...
      Se sui tuoi reati di vent'anni fa si potra' forse chiudere un occhio, non sarei cosi' ottimista per quanto riguarda una eventuale rilettura.

      Non ho visto il film che citi ma la versione di un morto e' proprio l'ultima che prenderei in considerazione. Fortuna che non parlano (ancora), perche' come dici parlerebbero solo tramite la loro maschera, con l'aggravante di avere quell'aureola di autorita' conferita loro dalla Morte che molti scambierebbero per argomento scientifico (bisogna anche capirli, essendosi ormai la scienza ridotta a gazzetta ufficiale dell'Autorita').

      Per esempio discutevate di Fede. Ora a meno che qualcuno non abbia un microscopio elettronico e abbia potuto osservare il virus (che NON e' un organismo vivente, essendo fra le altre cose privo di metabolismo - secondo le stesse fonti ufficiali) riprodursi, penetrando quindi la logica e il mistero del "contagio"... a meno di tutto questo, che cosa compie, in fondo, se non un atto di Fede?
      A meno che la scienza non sia anche lei democratica, e allora basta che in tanti ripetono una cosa a pappagallo affinche' questa diventi vera... Un atteggiamento un po' superstizioso per gente che, se glielo chiedi, idealmente si ispira all'Illuminismo.

      Molti anni fa ho letto una frase che mi ha molto colpito, e che cito a memoria, anche se la formulazione esatta era piu' efficace:
      "Nel Medio Evo c'erano i demoni, oggi ci sono i batteri."
      L'oggi era riferito ad inizio Novecento, e i batteri almeno sono organismi viventi. Lo stesso non si puo' dire di una tossina o di un veleno (questo risulta essere il significato di virus), che oggi Wikipedia definisce ENTITA'.
      Se non e' metafisica questa...




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  11. Mi permetto due modeste glosse al suggestivo zibaldone alcestiano.
    Sul punto M: i cani erano già i protagonisti dell'era post-moderna, in quella post-umana minacciano di esserlo ancora di più; recentemente, oltre alle boutique, hanno aperto anche pasticcerie e negozi di alimentazione biologica per gli eroi a quattro zampe del nostro tempo.
    I tempi sono maturi per una compiuta cinocrazia: mentre i padroni sfoggiano convinti le loro museruole di regime, ai cani non mettono neanche più le museruole di sicurezza, rendendoli simbolicamente esseri superiori sia alle blande leggi dello stato sia alle inesorabili leggi del letale contagio.
    Un cane alla guida del PD: può essere un'idea in vista del prossimo congresso.
    Sui punti V e Z: più che alla fine del libro, direi che stiamo assistendo alla fine dell'industria editoriale, essendo ormai lo smercio di tomi assai poco remunerativo; inoltre, essa subirà processi di accumulazione monopolistica analoghi a quelle di industrie consorelle: alla fine, Amazon diverrà anche casa editrice e resterà l'unico attore sulla piazza globale.
    Per quel che riguarda i libri già esistenti, invece, credo che per constatarne l'estinzione bisognerà attendere la scomparsa di tutti quelli nati negli anni '70 del secolo scorso; se dovesse andare peggio, potremmo sempre trasformarci in uomini-libro.
    Una domanda per Alceste: ti ricordi mica in calce a quale articolo si parla del romanzo "Le guide del tramonto"?
    Saluti, Moravagine.

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    1. MI sembra sia un cane a consigliare la migliore assicurazione sul mercato.
      La cinolatria (non lo dico per te, ma per qualche fesso che potrebbe leggere queste note) non riguarda l'amore per gli animali, questo sia chiaro.
      Ho accennato a Clarke in Lucifer rising e La paranza dei bambini.

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    2. Finalmente qualcuno sottolinea ciò che vado dicendo da quando è iniziata questa buffonata: i padroni con la mascherina, i cani senza museruola. Da notare che l'idolatria del loppide è trasversale ai partiti politici, non c'è modo di venirne a capo. Io sono nato negli anni '90, eppure ricordo che fino ai primi anni 2000 il cartello "io non posso entrare" vi era in tantissimi ristoranti. Oggi invece non lo trovo quasi più da nessuna parte (anzi, talvolta vi è ubicato quello con l'immagine del cane e la scritta "io sono il benvenuto"). Gente che si tiene in casa pitbull e rottweiler con i bambini piccoli (poi succedono i fattacci e le bestie "volevano solo giocare"). Ragazze che rifiutano decine di spasimanti per poi ritrovarsi da sole a passeggio con la bestiona pelosa (e pericolosa). Se poi provi a dire qualcosa, ti scatenano addosso l'inferno.

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    3. No, per carità! Mai contrastare. Devi tacere come Fantozzi mentre Ivan XXXII lo riduce a brandelli ... Un rincoglionimento così istantaneo non si è mai visto in nessuna civiltà.

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    4. “La maschera me la metto solamente per le mascherate e non tutti i giorni davanti alla gente.” [Il sosia]

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    5. Una volta il cane era per l'uomo: guardiano, pastore, compagno di caccia e di guerra, cercatore, ecc. Ora è diventato il compagno di pervertite/i, insozzatore di marciapiedi e parti comuni condominiali, animale da compagnia per single geneticamente falliti, guardia del corpo per mentecatti che vedono ladri e assassini ovunque, guardaspalle per guappi di quartiere e spacciatori, ma anche per infamoni di ogni risma e classe come: presta soldi legalizzati, usurai, capireparto carogne, consulenti di tribunale, esercenti che assumono in nero e poi liquidano il dipendente senza pagarlo, malversatori, ecc.
      Infine gli insulti e i modi di dire (in disuso) legati ai cani:
      Sei un cane/una cagna, tua madre è una cagna, neanche i cani, cane rognoso, fare cagnara, puzza di cane morto, ammazzato come un cane, vita da cani, menare il can per l'aia, fa un freddo cane, porco cane, non svegliare il cane che dorme.
      P.S. Secondo il mio modesto parere, questa zoofilia-zoorastia eterodiretta di massa è una psiop che coincide anche con riti occulti legati a questa bestia (e al lupo?).

      Bubba, cave canem...

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    6. A Roma il cane serve a tutto tranne a fargli fare il cane. Sui riti occulti non saprei, cos'hai in mente?

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    7. Menomale che non ho cani altrimenti bubba mi disintegra , comunque questa la rigiro a freeanimals" animale per single geneticamente falliti"ah ah ah questo e'un concentrato di pura cattiveria che solo al genio italico puo'passare per la testa, freeanimals ha 2 bulldog che adora, comunque sto bubba e'scomodo mamma mia

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    8. Alceste e Sed Vaste grazie per l'attenzione, ma ora stacco per un po' perché già mi fuma il cervello.

      Bubba

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  12. Siamo alla summa del tuo pensiero...Curioso osservare come il sentiero logico che é alla base della tua difesa della parola su carta sia alla base anche del pensiero dell'arcinemico: in fin dei conti non ci viene continuamente ripetuto dai sacerdoti del mercato che una comunocazione efficace si basa sul modo e non sul contenuto (Con tecniche abbiette a seguire)? Se é dunque vero questo, come si può affermare al tempo stesso che il mezzo sia neutrale e che quindi un supporto elettronico per la lettura o un libro non faccia una sostanziale differenza? Hai colto un punto fondamentale...

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    1. A proposito di punti fondamentali: il mezzo non è solo il messaggio, ma ciò che rende possibili o impossibili certi messaggi.
      A esempio, in musica: sono convinto che il passaggio al digitale abbia distrutto il progressive e, gradatamente, gran parte della musica leggera. Non si potevano più ricreare certi timbri e un pezzo di creatività è andato in vacca. Lo stesso Richards dirà con prosa colorita: prima con l'analogico una rullata di batteria era nitida, ora sembra di sentire qualcuno che caca su una lamiera ... Dal digitale ecco la distruzione del vinile, poi il CD, l'ascoltatore si disabitua a certi suoni, arriva l'MP3 ... si sente solo il ritornello ... le cuffie da due euro ti permettono di ascoltare un cicaleccio di fondo indistinto ... tutto è pronto per il rap ... rime baciate e ritmo basico ... divenuto raffinato il rap, ecco il trap ... e pensare che negli anni Ottanta venivo rimproverato perché ascoltavo vinili pur con amplificatore e casse di prim'ordine ... mi dicevano: la musica si ascolta dal vivo, non dal morto!

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    2. Ultimamente ho letto un libro di Antonello Cresti "La Scomparsa della Musica" il cui tema fondamentale è proprio il fatto che oggi la musica pur essendo ovunque (negli ascensori, in un centro commerciale, al supermercato, nei negozi) è in realtà la grande assente perchè non viene ascoltata nè, il più delle volte, minimamente percepita.

      Senz'altro il passaggio al digitale ha fatto un lavoro sporco, ma a volere essere onesti e tentare di guardare il mondo di oggi come uno dell'800 potrebbe averlo fatto anche il vinile, anche se all'epoca fu una scoperta sensazionale (il fonografo in principio), ma una volta che cominci...in questo senso ci sarebbe da chiedersi se veramente tutte le scoperte di quel periodo (intendo quelle in campo musicale) furono salutate con tanto entusiasmo, o se semplicemente questo era il verbo, e questo è passato ai posteri...tuttavia era senz'altro un'epoca con più fermento e conflitto di questa...dunque non le paragonerei neanche lontanamente...e tuttavia, se fosse, perdono l'entusiasmo di un mondo che faticava (davvero) per vivere, di fronte a certe possibilità.

      Si è andati oltre, oggi il minuto di instagram funziona così: in pratica conta solo l'immagine (così clicchi per sentire il suono) e il minuto limitato, che ovviamente passa rapido. Una certa resistenza da parte del pubblico deve esserci stata perchè ultimamente sono stati costretti a mettere anche la possibilità di creare video più lunghi...costretti, nel senso...hanno capito che tirava...
      In questo senso è legittima e sacrosanta una nostalgia dei concept album, e ovviamente del vinile, ma se pensiamo a quando non esistevano neanche quelli, possiamo solo immaginare la magia e il grado di attenzione e partecipazione che si aveva non dico solo quando veniva dato un concerto barocco, ma financo quando uno zio cacciava un organetto o un coro qualsiasi intonava una melodia...

      Questa percezione negli anni 80, sia pure con una musica completamente diversa, ancora esisteva. O R-esisteva...

      Chiudo con un'aneddoto: quando Bela Bartok nei primi del 900 andava in Turchia col fonografo a registrare i canti dei contadini turchi per documentarli, una volta un ragazzino di questi, un pastorello, non voleva cantarci dentro, per paura che una volta registrata, il fonografo a gli rubasse la voce...

      Uno scemo ci riderebbe...io lo trovo un'esempio bellissimo di purezza.

      La realtà è che i costi non vengono mai presi in considerazione, si osannano i benefici in un primo momento, poi li si dà per dovuti e scontati.

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    3. Il vinile ci piaceva per il ri-ascolto e la bellezza di certe copertine, spesso migliori degli album.
      Il nostro fine, a quel tempo, era però il concerto: i musicisti dovevi sentirli e vederli. In tale anelito mistico dissipai numerosi biglietti da diecimila ... Oggi i concerti sono divenuti superflui a testimoniare la qualità aerea-digitale della ex musica

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    4. Ma che scherzi...a me non dispiacciono neanche le copertine con le donne alla Fausto Papetti, e non dispiace neanche Fausto Papetti, a dirla tutta...

      Rogauardo all'industria discografica mi viene in mente, sempre su quel libro di Cresti, leggevo che Frank Zappa ha dato una spiegazione a tutto questo. In pratica lui dice che il discografico di una volta, quello dei suoi esordi, era sostanzialmente un "businessman", ossia a lui non importava nulla di cosa si trattasse, era poi privo di pregiudizi, se la cosa "tirava", a lui andava bene, era una questione di soldi. Questo ha permesso a molta musica di carattere e con contenuti anche molto particolari di venir fuori, in realtà in quegli anni praticamente tutto andava così. Poi sono arrivati i giovani "rampanti" laureati alle università, che avevano studiato cosa secondo loro piaceva al pubblico, e quindi avevano un'arroganza e una supponenza che i loro predecessori (più "empirici") non avevano affatto, e quindi sapevano tutto loro, cosa piaceva al pubblico, come andava il mercato, come girava il mondo etc.

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  13. [...] Questa “spiritualità alla rovescia”, per la verità, è dunque solo una falsa spiritualità, falsa all’estremo limite del concepibile; ma si può anche parlare di falsa spiritualità tutte le volte che, per esempio, lo psichico viene scambiato per lo spirituale, anche senza andare necessariamente fino a questa sovversione totale; perciò l’espressione “spiritualità alla rovescia” è quella che meglio serve a definirla, a condizione naturalmente di spiegare con precisione in che modo va intesa. Ecco cos’è in realtà il “rinnovamento spirituale” di cui taluni, talvolta molto inconsapevolmente, annunciano con insistenza il prossimo avvento, o anche la “nuova èra” in cui si tenta con tutti i mezzi di introdurre l’umanità attuale (1), e che la condizione d’ “attesa” generale, creata mediante la diffusione delle predizioni di cui abbiamo parlato, può contribuire effettivamente ad affrettare.
    L’attrazione per il “fenomeno”, già da noi segnalata come uno dei fattori determinanti la confusione tra psichico e spirituale, può ugualmente svolgere a questo proposito una funzione molto importante, poiché è per tramite suo che la maggior parte degli uomini verranno conquistati e ingannati al tempo della “contro-tradizione”, in quanto è detto che i “falsi profeti” che sorgeranno allora “faranno grandi prodigi e cose stupefacenti fino a sedurre, se fosse possibile, gli stessi eletti” (2). E’ soprattutto sotto questo rapporto che le manifestazioni della “metapsichica” e delle diverse forme di “neospiritualismo” possono apparire già come una specie di “prefigurazione” di quanto dovrà verificarsi in seguito, benché ne diano solo una pallida idea; in fondo saranno sempre in gioco le stesse forze sottili inferiori, ma che a quel momento verranno messe in azione con una potenza incomparabilmente maggiore; e quando si vede come la gente sia sempre disposta ad accordare ad occhi chiusi la più completa fiducia a tutte le divagazioni di un semplice “medium”, soltanto perché convalidate da “fenomeni”, come stupirsi se la seduzione dovrà essere pressoché generale? E’ per questa ragione che non si ripeterà mai abbastanza come i “fenomeni”, in sé stessi, non provino assolutamente niente quanto alla verità di una dottrina o d’un qualsiasi insegnamento, e come sia proprio questo il campo per eccellenza della “grande illusione”, ove tutto ciò che appare a certa gente come segno di “spiritualità” può essere sempre simulato e contraffatto dal gioco delle forze inferiori in questione; questo è anche forse il solo caso in cui l’imitazione possa essere veramente perfetta, perché sono esattamente gli stessi “fenomeni”, intesi nel loro significato specifico di apparenze esteriori, che si producono in entrambi i casi: la differenza risiede esclusivamente nella natura delle cause che rispettivamente intervengono in essi; e poiché la gran maggioranza degli uomini è necessariamente incapace di determinare queste cause, la miglior cosa da farsi è in definitiva di non attribuire la benché minima importanza a tutto ciò che è “fenomeno”, anzi di vedervi piuttosto a priori un segno sfavorevole; ma come farlo capire alla mentalità “sperimentale” dei nostri contemporanei, mentalità la quale, dopo esser stata manipolata dal punto di vista “scientistico” dell’ “antitradizione”, diventa finalmente uno dei fattori che possono contribuire nel modo più efficace al successo della “contro-tradizione”? [...]
    René Guénon

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    1. Nach la leggevo e dicevo ma questo parlare e'da massoni tutto contorto senza uscita d'emergenza un labirinto di parole vuote capziose ecc dopo leggo "rene guenon" ah ecco xche'!

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    2. Ahah! C'e' da dire che ho tagliato per brevita' prendendo da un discorso piu' ampio.
      Comunque su La Vita Italiana, del Preziosi, venivano pubblicate posizioni affini.

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  14. Scrivo solo una cosa qui perché francamente non se ne può più di certe fesserie fantastoriche: qui vi sono commentatori che continuano a definire qualsiasi sistema di potere come "fascista". La gente chiusa in casa? è fascismo! Il consumismo? "Fascismo dei consumi" (questa l'ha detta Pasolini, più bravo con la Poesia che con la Storia). Soros? Fascista finanziario. Stalin e i GULAG? "Il VERO fascismo, non certo il paradiso in Terra comunista". Ci scaricano il Terzo Mondo in Europa e zittiscono chi ha da ribattere? "Governo fascista". E così via. Spesso ribatto facendo notare che questo linguaggio è assurdo e spesso ribaltante la realtà, ma ormai mi sono arreso, inutile combattere contro i mulini a vento (oltretutto a me non interessa difendere nessuna ideologia Novecentesca, ma speravo che almeno qui si potessero leggere commenti un po' diversi da quelli che si trovano su "Repubblica").

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    1. Calma. Pasolini è morto nel 1976, lasciamolo stare. Non "santinifico" Pasolini che ha i suoi pregi e i suoi difetti nonché contraddizioni. Visse in un periodo preciso della storia italiana e lui stesso ha una parabola assai complessa e tormentata dal 1950 alla morte. Sul fascismo come peperoncino o cannella ti do pienamente ragione, anzi, te la dà pure Pasolini in molti luoghi dei suoi scritti.

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    2. Sono d'accordo con Stefanov anche se ha un nickname che mi ricorda gli slavi preferisco i camerati crucchi, comunque Stefanov non si deve incaponire contro sto pensiero unico Dominante che si ostina nel volere Dipingere i Fascisti responsabili di tutti i Mali della terra e perciò di tutte le iatture che accadono, "guai ai vinti" niente e'cambiato in 2000 anni e chi perde e'sempre condannato a portarsi dietro tutte le colpe di tutto cio'che avviene, su pasolini non metto bocca gia'sono uno scocciature conclamato se poi dico quello che penso di bello di Pasolini il padrone di casa mi chiude la porta in faccia ad eternum

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    3. E' vero, spesso "fascista" è l'epitomo dell'insulto specie nei blog di autori attempati come Kelebek nella striscia qui a lato, o Goofynomics che insiste sul "fascismo degli antifascisti", e sulla "sinistra fascista".

      Ancora più indicativo della bontà di questa mia nota "anagrafica" è il fatto che chi faccia notare la fastidiosità dell'uso del fascismo come insulto ultimo sia Stefanov, lettore non ancora trentenne.

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    4. Mi permetto di intromettermi per dire che secondo me non e' il caso di dare troppo peso alle parole, dal momento che hanno perso ogni significato. Personalmente come dispregiativo uso "bolscevico", ma sono gusti.
      Pensate che c'e' chi da' un connotato positivo a parole come "democrazia", "uguaglianza"... l'importante e' mettersi d'accordo sui termini e capirsi.
      Per fascismo quindi cosa si intende, dal momento che ognuno ne ha un'idea sua (e cosi' era pure ai tempi di Mussolini)?

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    5. Nachtigall hai ragione, era un regime con tante correnti, quindi è sicuramente difficile la definizione (nel Portogallo dell'Estado Novo, regime decisamente più coerente, per esempio uno come Evola non avrebbe potuto scrivere, in quanto anticristiano). Tuttavia esistono dei limiti: non si può definire "fascista" chi vuole i confini aperti, non ha senso definire "fascista" chi chiude in casa l'intera popolazione (cosa che non ha mai fatto nessun regime prima del 2020), non ha senso chiamare "fascista" il consumismo. Per lo stesso motivo mi incazzo quando si dice che la setta arcobaleno (LGBT) sarebbe "La nuova Inquisizione", come se il problema fosse la libertà di parola (questione spinosa questa che meriterebbe un capitolo a parte) e non il fatto che i pazzi che governano l'Occidente ci hanno ridotto ad un letamaio dove le Drag Queen si esibiscono nelle scuole elementari.

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    6. Ho risposto sopra a Stefanov.
      Il mio fascismo non voleva essere un insulto al fascismo ma a chi si ritiene antifa mentre giudica il fascismo esattamente alla stregua della dittatura di cui lui stesso e' complice e sostenitore… implicitamente gli antifa stanno operando proprio una deviazione di percezione della realta'. Spero di essermi spiegata. D' altronde se si guardano miei precedenti commenti non credo di averlo mai usato per insultare.
      Oggi tale termine e' inapplicabile in qualsiasi ambito, mon dieu siamo gia' in tutt'altra dimensione, piu' androidi che umani, piu' zombie che viventi... del fascismo che fu o non fu poco m'importa perche' non ritornera' piu'!
      Saluti,
      Ise

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    7. Caro Stefanov,
      Il punto non e' l'esattezza storica, su cui siamo d'accordo senz'altro.
      Il fatto e' che lo fanno apposta, per suscitare determinate reazioni, come ad esempio la tua. Se vai bene a guardare, non troverai logica in niente di quello che fanno o dicono. Essendo invertiti, hanno invertito anche la logica e considerano alla stregua di una iettatura l'affermare, anche per sbaglio, qualcosa che abbia non dico un senso ma quanto meno una coerenza interna (almeno sul Canale Unico). Creano divisione, ci campano sulla divisione.

      La Santa Inquisizione non era questione pero' di liberta' di parola. Si trattava di ricacciare nell'altro mondo, con le buone o le cattive, influenze di infimo grado, in un periodo storico in cui evidentemente ancora si riteneva possibile arginarle. Il paragone e' azzeccato perche' e' proprio quello che succede oggi, con la differenza che oggi si vuole ricacciare nell'altro mondo le influenze dai piani alti, per lasciare il campo sgombro a quelle influenze infime di cui sopra.

      Anche sull'Evola anticristiano non sono d'accordo. L'Evola di Imperialismo Pagano era sicuramente polemico, ma giovane e in un periodo in cui fascismo e Vaticano stavano negoziando.
      L'Evola di qualche anno dopo e' semplicemente non-cristiano, in moltissime occasioni prese le parti della Chiesa o del Cristianesimo contro cio' che rappresentava il neospiritualismo dilagante. Lo fece per altro in maniera a mio giudizio piu' netta e convinta di buona parte della gerarchia vaticana, come dimostra il fatto che siamo arrivati a chiudere Lourdes in tempi di "pandemia" (sempre a proposito di logica invertita).

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    8. Aggiungo solo una cosa, per ridere.
      C'e' chi pensa che Salvino sia fascista! Non dico tra gli "oppositori", intendo proprio tra chi lo vota.
      Ahahah

      Un'infamia maggiore per denigrare il fascismo non era possibile concepirla.

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    9. Ise ho sempre letto i tuoi commenti con piacere, condividendone quasi sempre e quasi del tutto i contenuti, per questo sono intervenuto (ma questo mio commento qua sopra era riferito non tanto al tuo commento, ma ad una somma di espressioni che ho trovato anche su questo blog (non da parte di Alceste specifico) e che provengono dalla controinformazione post-comunista).

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  15. Oggi mi sono reso conto che sono tornati i vu'cumpra. Gli stanziali davanti ai pochi locali riaperti e gli itineranti. Tantissimi , più di prima ( pure aggressivi). Sarà il segnale del ritorno alla normalità?! Tutto è ripartito, la crisi alle spalle... O no?
    Gli statali fanno capolino dopo il duro smart work casalingo. Il cinese ha riaperto, ma solo cibo da asporto. Il parco lungo la linea del tram pullula nuovamente di spacciatori "africani lives matter". I turisti forestieri ancora latitano. Sarà sereno l'orizzonte o arriverà una tempesta di merda?
    Mi sovviene la canzone di Battiato :" Povera patria".
    Boh... staremo a vedere. Intanto devo procurarmi i moduli per fare il 730. Conte conta su di noi caro Alceste.

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  16. Conte l’ha detto più volte durante le sue ultime comparsate in tv: vogliono l’Italia più green e più digitale. Trasformeranno il paese in un parco vacanze e noi, gli autoctoni, vivremo in una cartolina. Le borse vanno giù, l’antirazzismo va su. I soldoni vengono radunati per i prossimi investimenti. Gli antifa si radunano per essere investiti. Ci vorranno una manciata d’anni e poi avremo un boom economico: uno stupidissimo boom economico che ci ringalluzzirà tutti. La patria green chiama! La sovrastruttura ecologico/digitale promette, almeno per un po’, lavoro e danari per tutti! Ci saranno conversioni e bonifiche, adattamenti e riadattamenti. Stiamo calmi e lasciamo fare. Niente paura. Anche la paura è materia da robivecchi. E qui lo stesso robivecchi va smaltito. La destra governerà un poco: il contentino per la da molti presunta rabbia sociale, sennò le partite iva fanno una seconda marcia su Roma. Allora è meglio che Roma marci verso le partite iva. 600.000 stranieri regolarizzati per il lavoro agricolo: la destra terra’ già il bandolo della matassa sviluppato. Ci sarà soltanto da brontolare un po’, e basta. Almeno ci saremo tolti i bavagli dal muso? Questo è da vedere. Il virus scende e sale, nasce muore e risorge ogni apertura di tg. Occhio!!! Crumbo

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  17. Questo è un semplice copia/incolla.

    “Punto D - In realtà l’utilitarismo ci ha donato l’autentica definizione del male che viene dai Lumi, da Lucifero: la dissoluzione, il deserto, la piattezza.”

    “I miei critici hanno ragione quando mi chiamano un “Outside Agitator”. Quando una comunità è disperata c’è bisogno di qualcuno che venga ad agitare le acque. Questo è il mio compito” (S.Alinsky). Saul Alinsky fu uno dei più influenti capiscuola dell’estrema sinistra americana, ideologo di Barack Obama e di Hillary Clinton, attivista e scrittore statunitense, teorico della rivoluzione radicale di massa finalizzata alla distruzione dei valori della società occidentale. “Per operare un concreto cambiamento, demoliremo la comune visione morale umana degli ultimi millenni”. Egli concepì un modello organizzativo modulato sul concetto Gramsciano della “lunga marcia attraverso le istituzioni, per cambiare la cultura Occidentale”. Sostenne come orizzonte valoriale un assoluto relativismo etico, sconvolgendo le masse affinché rinuncino all’autodeterminazione e all’indipendenza per subire il controllo in una società plasmata secondo la visione delle elite.Teorico delle “nobili bugie”, atto a ottenere il successo tramite disinformazione e depistaggio, segretezza e inganno al fine di garantire l’egemonia culturale di un “Globalismo Elitarista”. “Stiamo lavorando con discrezione, E per tutto il tempo neghiamo con la voce ciò che facciamo con le mani.” A suo avviso i cittadini non avrebbero capacità di comprensione, ignorando il quadro globale politico e sociale, così da ritenere necessario “non dare alla gente ciò che vuole, ma ciò che noi decidiamo che debba volere”, attraverso “l’uso della bugia per raggiungere un fine elevato. Alinsky fu uno dei guru più influenti del Sessantotto, un profeta di quella “controcultura” che influenzò tutti i dirigenti del Partito Democratico e i leader dei movimenti di sinistra. Il suo obiettivo fu di addestrare “agitprop” o “agitatori-propagandisti”, sobillatori sociali che incitassero a compiere azioni di rivolta e di ribellione “In particolare – sottolinea – in quartieri poveri, nei quartieri urbani più degradati e nelle comunità più difficili” Tra loro molti nomi noti oltre, come vedremo, Barack Obama e Hillary Clinton.
    Alinsky vedeva in Lucifero “il primo vero radical–comunista della storia”, dedicò quindi il suo famoso libro “Regole per i radicali” a Lucifero:
    “Lest we forget at least an over-the-shoulder acknowledgment to the very
    first radical: from all our legends, mythology, and history (and who is to
    know where mythology leaves off and history begins—or which is which),
    the first radical known to man who rebelled against the establishment and
    did it so effectively that he at least won his own kingdom—Lucifer.”


    Diceva il buon cardinal Biffi a proposito del diavolo: “Il grande avversario comincia a essere sconfitto non nel momento in cui lo si relega tra le favole ma nel momento in cui lo si prende sul serio, in modo da prendere sul serio la vittoria ottenuta su di lui dalla morte e dalla risurrezione del Figlio di Dio”.

    Anna

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    1. La tua preziosa notazione conferma il consueto modus operandi: l'Ebreo, antropologicamente sovvertitore, preso a modello per la sovversione continua. Il mio post sulla controcultura si titola "Lucifer rising": e così è.
      Prendo Lucifero molto sul serio, tanto da non attribuirgli le corna.

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  18. Sì, sono andata a leggerlo … è proprio così, come dici tu, il satanismo che ha pervaso la società, non è altro che alta politica delle masse e quel Saul Alinsky è stato un ispiratore di tale politica.

    Anna

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  19. Scusate la digressione.
    Sopra si e' parlato di fascismo, un movimento sopravvalutato, in un senso o nell'altro, e per cui secondo me non vale la pena spendere troppe energie, aldila' del legittimo interesse storico. Ho ritrovato un testo che mette le cose nella giusta prospettiva. Si tratta dell'autodifesa di Evola al processo ai F.A.R., al link per intero: https://www.rigenerazionevola.it/julius-evola-al-processo-ai-f-a-r-lautodifesa/

    In particolare:
    [...] Una volta precisato tutto questo, e tolto ogni contorno tendenzioso, passo alla questione di fatto, quanto all’imputazione di aver difeso "idee proprie al fascismo". Ma qui mi trovo in perplessità, perché l’Accusa né nomina gli articoli di cui si tratta, né – come si usa – indica dei passi specifici che corrisponderebbero agli estremi del reato, né infine, più in genere, indica quali sarebbero queste "idee proprie al fascismo".

    (Qui il Pubblico Ministero – dott. Sangiorgi – dichiara che non si tratta di passi specifici degli scritti di Evola, ma dello spirito generale di essi. Quanto alle "idee proprie del fascismo", egli aggiunge che nei suoi riguardi esse possono riferirsi alla monocrazia, al gerarchismo, e al concetto di aristocrazia o elitismo. Dopo che, a richiesta, tutto ciò vien messo a verbale, Evola riprende)

    Bene. Quanto a monocrazia, ciò non è che un nome diverso per dire monarchia, nel senso originario, non necessariamente dinastico, del termine. Quanto a gerarchismo, dirò subito: io difendo l’idea di gerarchia, e non di gerarchismo. Ciò precisato, devo dire che, se tali sono i termini di accusa, allo stesso banco degli accusati, avrei l’onore di vedere sedere persone come Aristotele, Platone, il Dante di "De Monarchia" e cosi via, fino a un Metternich e a un Bismarck. Respingo l’accusa di difendere idee proprie al fascismo, perche l’espressione "proprie" contenuta nell’art. 7 vuol dire specifiche, vuol dire idee che non siano state semplicemente presenti nel fascismo, bensì idee che solo nel fascismo, e non altrove, possono essere ritrovate. Ora, di ciò nei miei riguardi non e assolutamente il caso. Io ho difeso e difendo "idee fasciste" non in quanto sono "fasciste", ma nella misura in cui riprendono una tradizione superiore e anteriore al fascismo, in quanto appartengono al retaggio della concezione gerarchica, aristocratica e tradizionale dello Stato, concezione avente carattere universale e mantenutasi in Europa fino alla Rivoluzione francese.

    In realtà le posizioni che ho difeso e che difendo, da uomo indipendente – perche non sono mai stato iscritto a nessun partito, ne al P.N.F. né al P.R.F., ne al M.S.I. – non sono da dirsi "fasciste" bensì tradizionali e controrivoluzionarie. Nello stesso spirito di un Metternich, di un Bismarck o dei grandi filosofi cattolici del principio di autorità, De Maistre e Donoso Cortes, io nego tutto ciò che, direttamente o indirettamente, deriva dalla Rivoluzione francese e che secondo me ha per estrema conseguenza il bolscevismo, a ciò contrapponendo il "Mondo della Tradizione". [...]

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    1. Nachtigall,
      il bello e' che sull' uso della parola fascismo non c'era nessun distinguo da fare, in quanto voleva far notare l'abuso del termine nei gruppi definiti antifa, dove viene appunto a volte applicato, anche a fenomeni che non hanno a che vedere con le idee "proprie" del fascismo.
      Mi aspettavo che qualcuno notasse questo, al massimo, invece… neanche le truppe cammellate del sudest asiatico, ahah.
      Ad ogni modo resto sempre ammirata di fronte alla puntualita' esplicativa di Evola, quindi ti ringrazio della citazione.
      Saluti,
      Ise

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    2. Ise,
      devi sapere che oltre a provocatore sono anche divagatore!
      Il gioco della propaganda consiste nello stimolare reazioni emotive (alla faccia della razionalita' tanto elogiata). Ci sono parole quasi "magiche", che a questo gioco si prestano benissimo, grazie anche ad un egregio lavoro dietro le quinte per "caricarle". Io ne approfittavo per sgonfiarle un po'.
      Sono parole che non significano (piu'?) niente e che quindi assumono significato in base ai connotati che uno gli da'. Il bello o il dramma di questo e' che due persone che sono fondamentalmente d'accordo su una questione possono scannarsi all'infinito perche' chiamano la stessa cosa in due modi diversi e non se ne rendono conto.
      Non mi riferisco ne' a te, ne a Stefanov, ne' a nessuno dei presenti. La discussione che si e' creata mi ha semplicemente stimolato una volta di piu' queste riflessioni (magari anche a sproposito), che ho voluto condividere. Si tratta appunto di digressioni.
      Mi sono ricordato di questa storica autodifesa (che consiglio di leggere per intero al link se non l'avevi gia' letta tutta), dove una persona, che mai era stata iscritta al partito fascista quando questo esisteva non solo nella fantasia di qualcuno, ma che durante gli anni del fascismo veniva persino censurato (chiusura de "La Torre"), si difende dall'accusa di voler ricostituire il disciolto partito fascista! Pianificava forse di ricostituirlo apposta per non reiscriversi?
      Quando appunto i significati delle parole vengono recepiti con la parte emotiva e non con quella razionale, si arriva ad assurdita' come questa: come quella cioe' che per ritenere demenziale il principio di uguaglianza (uno vale uno) bisogni essere fascisti. Con un pizzico di demenza in piu' ci si potrebbe spingere a definire fascista anche la romanita'... Sono sicuro che molti non coglierebbero neanche il ridicolo.
      Ora sto divagando persino nella divagazione per cui la chiudo qui xD
      Brevemente volevo dire che ammiro l'atteggiamento di Alceste, che e' poi quello che ammiro in Dostojevskij: quello di scavare a fondo nell'uomo, Pasolini o chiunque altro, aldila' delle etichette che questi puo' essersi appiccicato addosso anche da solo!

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  20. Nachtigall,

    Grazie per la divagazione.
    Tanto per non essere fraintesa, con Stefanov era gia' tutto chiarito.
    Volevo solo ribadire a te, che e' inutile cercare la giusta sfumatura di fascismo che vada bene a tutti; avevo avuto l'impressione che te lo stessi ancora chiedendo ahah. Sarebbe invece curioso chiederlo agli antifa cosa significhi, visto che per loro e' qualcosa di ancora vivo e minaccioso.

    Ne approfitto per divagare anche io, in aggiunta a quanto da te sopra commentato, sul virus come fede; e'proprio vero. Tutta la faccenda inoltre e' stata trattata come una guerra, si potrebbe dire una guerra di religione, tra chi voleva ancora dare priorita' ai vecchi Diritti e chi invece alla nuova versione della Salute che ha cancellato tutto il resto: diritti, economia, stile di vita. La gente si e' chiusa nei rifugi come fosse sotto bombardamento- di quello delle news dentro casa pero', non si e' accorta. Gente mandata a combattere il nemico (invisibile e sconosciuto, neanche le autopsie per conoscerlo meglio) con mezzi raffazzonati, e la propaganda a ripetere: andra' tutto bene, siamo un modello esemplare… per poi arrivare all'armistizio. Ora attendiamo il nuovo piano Marshall!
    Mi hai fatto anche capire meglio perche' alla metafisica ho sempre preferito la cosmologia.
    Saluti,
    Ise

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  21. Non c'ho capito un cazzo! Troppe parole per i miei gusti. Concentratevi sui calibri, studiate la balistica, le cariche, il tipo di polvere ecc. La storia l'ha fatta la guerra: sono giunto a questa conclusione. Tutta la cultura e' un accrocchio di balle e la verita' e' ben nascosta. Il banco e' truccato cari, e qualsiasi puntata facciamo con le parole e' perdente. Tranne forse una, ma per questa ci vogliono "palle". E' un discorso tra me e me, ovvio. Non voglio scombinare nessuno. Pensieri in liberta', astratti. Forse la procreazione e l'omicidio sono l'unica verita' del mondo.
    Antione Deborde De La Guillotine, parente lontano dell'anatomo-patologo Uguccione Bistur-bistrot

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    1. Carl Schmitt, riprendendo ed interpretando un'antica dottrina secondo cui l'intera storia dell'umanita' sarebbe solo un viaggio attraverso i quattro elementi, notava, nel suo "Terra e Mare", come, nel periodo successivo alla scoperta dell'America, la geopolitica, e quindi la guerra, si spostava dall'elemento terra all'elemento acqua.
      Si direbbe, seguendo il filo logico, che con la comparsa dell'aeroplano e delle comunicazioni radio arrivava il turno dell'elemento aria, ma e' lo stesso Schmitt a raffreddare questa ipotesi, concentrando l'attenzione sui motori a scoppio, quindi sull'elemento fuoco.
      Il Novecento, con il senno di poi, sembra infatti essere finito sotto il segno del fuoco, forse devastatore piu' che purificatore.
      Per esclusione rimane da "attraversare" solo l'elemento aria, che nei tarocchi si identifica con la spada, che a sua volta e' una metafora della parola (la parola sta sopra alla spada, la spada e' l'immagine con cui possiamo figurarci la parola); cosi' si torna all'aria e il cerchio si chiude.

      Si armi chi vuole e puo', ma credo che la guerra di oggi si vincera' o si perdera' nelle coscienze, e del resto non collettivamente ma ognuno per se'.

      A margine si puo' notare come il tempo sembri scorrere sempre piu' veloce.

      Senza nulla togliere alla verita' della procreazione o dell'omicidio.

      Un saluto a Deborde e parenti lontani, un vostro estimatore.
      P.S. Se come nell'"Isola del tesoro" di Stevenson servira' qualcuno che faccia la guardia di notte, o che lavi i piatti, sono senz'altro disponibile.

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Siate gentili ...