Parliamo
di triage, ma non di quella ospedaliera.
Immaginiamo
di trovarci ad affrontare un’emergenza politica nella nostra “cara” Europa.
Stiamo
parlando dell’Europa Unita di popoli mai chiamati alle urne per sceglierla; un’
unione forzata di genti, calata dall’alto; milioni di umani che non
parlano la stessa lingua e che per
alcune radici storiche, sembrano affini.
Ma
non è vero che si considerano tali, ad eccezione delle accolite universitarie
imbevute di viaggi e soggiorni Erasmus, anche perché, dopo secoli di
spietati e maschi conflitti, in mezzo a questo ultrasettantenne simulacro di
pace post bellica, ancora si detestano cordialmente; e per cordialmente
s’intende una serqua di imposizioni giuridiche emanate dagli Stati del centro
contro le periferie, dardi avvelenati scagliati da una sofisticata, soffocante
arma tecno-burocratico-finanziaria.
Vi
chiederete che cosa significhi un’emergenza politica in seno alle cosiddette
democrazie mature, nel cuore repubblicano quasi infartuato all’interno dei
geografici confini di terra e di mare, isole e penisole comprese, che definiamo
Europa … Russia esclusa.
Significa
questo: quando i popoli di siffatte repubbliche, in risposta al loro grave malessere
socio-economico e identitario, fregandosene delle sirene del politicamente corretto, bramano di
eleggere leader appartenenti a partiti che s’ispirano alla sovranità popolare,
scattano le medesime regole di salvaguardia applicate alle distorsioni del
mercato.
Conoscete
i colori: bianco, verde, giallo e rosso, decisi al momento della registrazione,
all’ingresso ospedaliero del paziente da visitare.
Bene.
Osserviamo
la storia.
Risalendo
indietro di 230 anni, ci troviamo nel 1789, data che, alla maggioranza dei
politici assisi sugli scranni parlamentari italiani, per lo più scippati
evitando libere e democratiche elezioni, non dice nulla.
Non
basta ricordare, approssimativamente, che il 14 luglio 1789 ci fu la presa
della Bastiglia a Parigi, perché non è quella la data che sancisce l’incipit
del male di cui paliamo.
Fu la
strage al Campo di Marte a siglare il vero inizio della Rivoluzione Francese,
il 17 luglio 1791.
Da
quel momento si avvierà un processo nefasto, un cancro che divorerà la
rivoluzione stessa e per poco non farà crollare l’intera impalcatura nazionale.
L’unico
medico che lo diagnosticò, fu un politico di intelligenza e lungimiranza, il
conte di Mirabeau, che si fece promotore e mediatore tra la monarchia in
procinto di cedere il suo potere al Terzo Stato e la neonata Assemblea
Costituente.
Egli
credeva che il processo avviatosi con la ridicola presa della Bastiglia - la
prigione destinata ai dissidenti politici e a quattro cialtroni, praticamente
vuota di carcerati, simbolo della dittatura di Luigi XVI che non ci fu, ma che
fu creata ad arte dai libelli giornalistici di Desmoulins e affini, che
formarono il primo nucleo di quella che diverrà nei secoli successivi l’Opinione Pubblica (prodotto culturale interamente
borghese) - poteva ancora ascriversi a
un moto di ribellione parigino, metropolitano, che si sarebbe potuto certo
estendere al resto della Francia contadina, ma che poteva essere ancora
ricondotto nell’alveo dell’equilibrio socio-politico, se il re avesse accettato
una monarchia costituzionale.
Sappiamo
che il suo tentativo di ricomporre i tre stati sociali, popolo, nobiltà e
clero, andò a vuoto.
Gli avvocati, i giudici e gli intellettuali che incendiarono Parigi e la Francia tra il 1789 e il 1795, non poterono prevedere la nascita del Terrore e non seppero evitare l’ascesa di Marat, Hébert, Saint-Just e di Robespierre.
Gli avvocati, i giudici e gli intellettuali che incendiarono Parigi e la Francia tra il 1789 e il 1795, non poterono prevedere la nascita del Terrore e non seppero evitare l’ascesa di Marat, Hébert, Saint-Just e di Robespierre.
Ovviamente,
Robespierre non fu l’unico tiranno della storia, ma il primo sorto dalle ceneri
di una “dittatura monarchica” che il popolo aveva decapitato, e non in senso
metaforico, e che quasi inspiegabilmente, potremmo affermare, misticamente, si
ritrovò, peggiore della precedente, resuscitata
sotto le mentite spoglie di una sadica fenice politica che,
democraticamente, gli avrebbe dovuto assicurare libertà, uguaglianza e il
rispetto di quella Carta, ancora oggi presa ad esempio, consciuta come
Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo.
La
Rivoluzione Francese attraversò, in meno di un quinquennio, tutte le fasi della
degenerazione del potere politico, quella che Mirabeau definiva, “eccesso di
democrazia”, passando dalla liberazione all’uso selettivo e poi indiscriminato
della ghigliottina e dei campi di lavoro forzato.
Non
vi ricorda qualcosa?
Questa
è la patologia che colpì a morte il popolo di Francia, convinto di essersi
scrollato di dosso il giogo delle vessazioni nobiliari, clericali e ricco
borghesi (il protocapitalismo in formazione), solo per aver dato fiducia
illimitata ai suoi rappresentanti liberamente eletti, uscendo definitivamente
dalla logica dei privilegi.
Vi
domanderete che cosa intendeva Mirabeau per eccesso di democrazia?
Diciamo
che Mirabeau si espresse in maniera del tutto moderata, perché non avrebbe
potuto chiamarlo totalitarismo; termine che ai suoi tempi non era ancora stato
coniato, ma che sicuramente ha i suoi prodromi nella nascita del Tribunale del
Popolo creato da Danton e nel Comitato di Salute Pubblica ideato dall’ala
estremista dei Giacobini in netta contraddizione con i principi repubblicani e
democratici.
Si
istituì una dittatura per sconfiggerne e prevenirne un’altra e la si chiamò
candidamente: governo del popolo per il popolo. (archetipo del populismo).
Ecco spiegato il motivo per cui alla Sorbonne, ormai da un decennio, i docenti di storia e scienze politiche prendono debitamente le distanze dal seme nazionalista che germogliò in quel lustro rivoluzionario, rimettendo al centro la questione revisionista, riportando involontariamente in auge storici non allineati che criticarono - e per tale posizione antidisciplinare furono ingiustamente ostracizzati - l’approccio politicizzato alla Rivoluzione Francese durante e dopo il 1968.
Ecco spiegato il motivo per cui alla Sorbonne, ormai da un decennio, i docenti di storia e scienze politiche prendono debitamente le distanze dal seme nazionalista che germogliò in quel lustro rivoluzionario, rimettendo al centro la questione revisionista, riportando involontariamente in auge storici non allineati che criticarono - e per tale posizione antidisciplinare furono ingiustamente ostracizzati - l’approccio politicizzato alla Rivoluzione Francese durante e dopo il 1968.
In
tal senso, l’Unione Europea non fa eccezione: non usa i cannoni, ma le
stringenti regole ed i flagelli dei parametri che l’asse franco-germanico
regolarmente vìola, ergendosi a conservatore dell’integrità e della moralità
dell’Unione stessa, imponendone l’onere del rispetto agli altri Stati membri.
Torniamo
ai nostri giorni, alla triage e al muro del 35% che titola questa nostra
riflessione.
I
padri delle Costituzioni europee, in special modo dopo la fine dei
totalitarismi di stampo nazionalsocialista, hanno inserito delle clausule di
salvaguardia, degli ostacoli alla formazione di due elementi destabilizzanti la
liberal-democrazia: l’uomo massa e il partito unico di massa alla guida di uno
Stato.
In
altre parole, non sono più ammessi nazionalismi, tanto meno una forte figura
presidenziale, a patto che quest’ultima non imponga accordi tra parti che
vogliano difendere l’impianto costituzionale dall’ascesa pericolosa degli
anzidetti cattivi elementi.
Apro
una parentesi lessicale.
Il
termine sovranismo, che trae il suo etimo dal sovrano, oggi utilizzato con il
medesimo intento denigratorio dai pensatori illuminati e unionisti, è l’unica
voce del linguaggio politico ammissibile, tollerata, semplicemente per evitare la tanto
disprezzata parola nazionalismo che per certa sinistra, rimanda inopinatamente
al nazionalsocialismo tedesco hitleriano, dispregiativamente contratto in
nazismo.
L’altro
termine è “statalismo” che i fautori del libero scambio di merci e il
capitalismo globale vorrebbero definitivamente abbattere; piaga politica che,
generalmente e non correttamente, si fa risalire alla figura dell’altro mostro
da tirare fuori dal cassetto ogni qual volta ce ne sia necessità
propagandistica: Stalin.
La
cura non può che essere la prevenzione, in quanto, la pax universalis
deve essere garantita a dispetto del proliferare degli arsenali militari che,
in tal senso, si configurerebbero come
deterrenti anti-bellici, che arricchiscono banche e organismi
transnazionali interessati più alla speculazione finanziaria che non alla
distruzione del pianeta per via nucleare … per ora.
Diciamo
che la Guerra Fredda, dopo la dissoluzione del polo sovietico come nemico degli
USA e dei suoi alleati, si è raffreddata ulteriormente; è ora un monologo
americano-atlantista che da seguito a guerre di controllo per le risorse e
all’espugnazione delle ultime sacche di resistenza alla liberal-democrazia
(leggi, liberismo turbocapitalista) dove effettivamente esistono ancora germi
di nazionalismo: Corea del Nord, Iran, Venezuela, Filippine, etc.
La
prevenzione è un gioco parlamentare che si attiva nel momento in cui la forza
politica nazionalstatalista, incomincia a insediarsi, tramite elezioni
democratiche, negli emicicli.
Ci
sono livelli accettabili di consenso popolare che corrispondono ai colori della
triage, l’importante è non superare il livello di guardia, indicato dal colore
rosso, ovvero il 35% delle preferenze degli aventi diritto al voto.
Ecco
spiegato questo continuo martellare di statistiche di voto: si tratta del
monitoraggio della febbre della paziente, la liberal-democrazia.
L’antipiretico
da far assumere ai parlamenti è tendenzialmente l’alleanza dei partiti di
centro-sinistra con quelli di centro-destra, anche se i loro programmi sono
diametralmente opposti, con l’utilizzo di sistemi elettorali meno aderenti alla
rappresentatività e più sbilanciati verso la governabilità, o stabilità di
governo con applicazione del sistema maggioritario e del premio di maggioranza.
Lo
scopo è isolare il nemico, il nazionalismo, dargli il contentino delle vittorie
elettorali da tenere debitamente sotto il muro del 35%, con tutti i mezzi possibili,
anche quelli illeciti come l’impedimento dell’elezioni e l’abuso istituzionale
dei governi di legislatura o tecnici.
Ripetiamolo,
stiamo parlando di partiti sovranisti, né la DC, che superò il 40%, né il PCI o
le sue metamorfosi, né Il Popolo della Libertà, lo sono stati.
In
Italia, abbiamo assistito in questi giorni all’attivazione delle misure
sanitarie attraverso il cordone giallo-rosso, sistema di sicurezza che si è
attivato anche in Germania per contenere l’ascesa dell’ultra-destra dell’AfD e in
Francia contro Marine LePen che si arrestò al 34% alle elezioni del 2017.
Un
intervento igienico, come è stato definito da alcuni esponenti di sinistra,
impiegato per isolare l’unico partito e
uomo partito, potenzialmente pericolosi; reazione fobica alle statistiche delle
intenzioni di voto che davano la Lega, negli ultimi mesi di governo
giallo-verde, quasi al 40%, livello di criticità elettorale non più
accettabile.
Ora,
qualcuno si chiede se anche i leader di questi partiti “sovranisti” sono dentro
a questo meccanismo e se sono consapevoli agenti di depotenziamento della
protesta sociale che recitano l’unico ruolo ammissibile dai produttori e
protettori delle costituzioni anti-nazionaliste: quello di guardiani del
malcontento popolare, ma non di rivoluzionari,
perché il loro peso politico non
può e non deve superare la soglia elettorale del 35%. (Un’altra spiegazione
delle dimissioni di Farage e di Salvini?).
Il
loro alto stipendio, rispetto agli standard della gente comune, sostengono i
dubbiosi, alimenta un doveroso sospetto.
Così
come il loro posare come star nel circo
mediatico o sui social-media, affermano, odora di narcisismo che alimenta
ulteriormente quel fine decadente fatalmente perseguito dagli appartenenti alla Società dello
spettacolo (Guy Debord), inglobante ogni evento umano privato o pubblico che sia.
Molti
sperano che non sia così e l’apparenza, almeno nel caso di Salvini, per adesso
non trae in inganno, almeno non nel medesimo inganno nel quale sono caduti i
milioni di sostenitori del Movimento5stelle.
Purtroppo, chi nel passato non ha interpretato questo
ruolo di gatekeepers, come certa accademia politologica anglosassone
insegna, cercando sinceramente e coraggiosamente di scardinare determinati processi deleteri per
la società, ha trovato la sua fine, degna o indecorosa che sia, nel suicidio,
nell’omicidio o nel martirio politico.
Staremo a vedere i prossimi
sviluppi della questione italiana, tedesca e francese, come la vicenda spinosa
della Brexit, anche se all’orizzonte si profilano nubi oscure che non
presagiscono nulla che non sia una sudditanza rassegnata al dissolvimento delle
nazioni, propedeutica al lancio in pompa magna dei prossimi Stati Uniti
d’Europa.
"Stiamo parlando dell’Europa Unita di popoli mai chiamati alle urne per sceglierla"...sta tutto in questa frase la tragedia che stiamo vivendo. Ai posteri l'analisi e la spiegazione? Probabilmente, ma staremo tutti seduti sulle macerie ad ascoltarla.
RispondiEliminaAnalisi lucida e precisa da anatomopatologo navigato delle umane cose.
RispondiEliminaMi viene in mente quella parola orribile che è "normalizzazione"; qualcuno ricorderà la fissa di D'alema del paese normale, ecco che ci stiamo avviando proprio a questo.
Notizia di ieri la chiusura dei profili social di Casapound, di Marco Mori e di Metapolitics...segnali di sterilizzazione o di purga staliniana in salsa moderna.
Il buon vecchio Hoover insegnava, nessuna migliore arma che sapere tutto di tutti, vita, morte e debolezze da utilizzare alla bisogna.
Estraggo un bel dossier e trovo una multa non pagata nel '85, qualche perversione o alla peggio se il soggetto interessato appare miracolosamente immacolato mi attacco a qualche famigliare molto meno virtuoso (vero Renzi e vero Grillo?);
Si sa, uno scandalo, una macchia, un'inchiesta, danno sempre fastidio e in ogni caso rappresentano un minaccia non sia mai che la cosa diventi davvero seria.
Questi pseudo leader sono dentro al meccanismo?
A mio avviso questi sono niente più che polli da allevamento, allenati all'obbedienza e al farsi da parte appena non c'è più bisogno dei loro servigi.
Il programma deve (sottolineato) andare avanti, così è deciso, non ci sono e non ci saranno ostacoli o "democrazie" che tengano, anche perché coloro che non si adeguano sono dei trogloditi, ignoranti, superstiziosi, revanscisti e immeritevoli di far parte di questa meravigliosa e splendente modernità che ci aspetta
Analisi impeccabile.
RispondiEliminaIn Italia l'unico vero tabù politico è, chiamiamolo col suo vero nome, il nazionalismo; ai tempi della prima repubblica l'unico partito dichiaratamente nazionalista era il Movimento Sociale, successivamente sdoganato in versione neoliberista con AN.
Correttamente si può affermare che un partito come il PCI ebbe a suo tempo "licenza" si sforare la quota critica, non perché non fosse ritenuto pericoloso ma perché capace di polarizzare l'agone politico nella dicotomia filoatlantisti (DC + centristi laici) contro filosovietici (PCI) relegando la destra nazionalista nell'irrilevanza politica. con la seconda repubblica né FI, né AN, né tantomeno le trasformazioni di un PCI ideologicamente zombificato diedero preoccupazioni ai padroni del vapore e mentre il popolo italiota osservava ebete il teatrino del pro o contro il Berluska, dietro le quinte i burattinai facevano quel che volevano all'insaputa di tutti. Ah, dimenticavo la Lega 1.0, quella del senatùr... forse fu l'unica voce a cantare fuori dal coro ma ci volle poco per neutralizzarla, un paio di ministeri, la presidenza della Camera poi al resto ci pensò il Trota...
poi venne il tempo dei vaffa day. con i pentastellati abbiamo avuto un esempio magistrale di gatekeeping: presero i famosi quattro amici al bar che volevano cambiare bar e li mandarono in parlamento armati di apriscatole ma per aprire la scatoletta di tonno si fecero tonni perché dall'interno la scatola si apre meglio. o no? Quindi da no euro, no EU, no TAV etc... divennero pro euro, pro EU, pro TAV... perché se vuoi cambiare l'UE lo devi fare dall'interno, giusto? e cosa c'è di meglio per realizzare ciò che un bel governo giallo-fucsia con i più europeisti presenti sul mercato!
Il prossimo passo potrebbe essere, di questo andazzo, Grillo Papa col nome di Beppe I per cambiare la chiesa ma, ovviamente, dall'interno. perché no?
E il Capitano? qualcuno lo ha già ribattezzato il Kapitone e, per restare in tema, è tornato a flirtare col Biscione. Similes cum similibus facillime congregantur.
epilogo: prima poi si tornerà a votare per esercitare l'opzione di scelta tra due liberismi perfettamente compatibili ed interscambiabili, uno in salsa rosa polcor per i palati più delicati, l'altro in salsa verde, gusto forte, aromatizzato alle erbe alpine.
The show must go on.
Platypus
Le do quasi ragione: sa, al netto del "gomblottismo" (al netto intendo), ovvero al livello di profondita' marina pari a circa 7/8 metri visibilita' social (posto che, pare, il mare arrivi a fantasmagorici 11 km di profondita' massima), direi che la soglia del 35% e' tabu'. Mi spiego meglio: "dividi et impera"! Quindi? Kapitone o Capitano o Salvini (che non ho votato) piu' il suo stato maggiore, secondo me un po' di paura la fanno, se non altro perche' lo stato maggiore della Lega risponde al territorio, che e' un territorio sia contadino che di piccole imprese: oggi incazzatissime! In qualche modo la Lega e' legata (ovvio) al territorio, e questo crea qualche mal di pancia agli squali (per es. UE) che nuotano diciamo a profondita' medie di 50/70/100 metri. Quindi? Quindi eccoti dal cilindro del prestigiatore il Fusaro marxista ma sovranista, cioe'la novella supercazzola con scappellamento a sinistra (e' evidente che lo scappellamento del sovranista filosofo, pure hegheliano, sia di sinistra).
EliminaDividi et impera. L'impero, che nuota famelico a profondita' abissali e che tutto (dico tutto) controlla, sta osservando l'evolversi della situazione. Come veniva chiamato il mostro degli abissi? Il Kraken ci osserva.
Uguccione detto il pescatore, mitico marinaio folle che compare, come fantasma di notte, nelle notti di tempesta nel lungomare di Yalta
Gli INGSOC hanno perfettamente compreso che, mantenere viva la speranza delle masse, non in grado di ribellarsi in armi alla Monarchia o Oligarchia Universale, in un prossimo cambiamento (quel 35% che non diventerà mai maggioranza e governo del popolo per il popolo), vale molto di più di uno schiacciamento con la forza. Troppo caos, troppo sangue, potrebbero coinvolgere anche i dominatori, i delicati esserini "pacifisti", ecologisti, pansessuali che sono. Qualche randellata qua e là, un po' di turbolenza - Gillet Gialli, Forconi, fascistelli, neonazisti o irriducibili comunisti - si possono tranquillamente arginare come il tifo violento negli stadi è stato placato.Il G8 di Genova ha permesso di affinare i tempi e i modi per infiltrare frange violente e stipendiate per convincere l'Opinione Pubblica che la violenza e la distruzione di beni pubblici e privati, deve essere disciplinata, incanalata in sit-in in salsa Gandhi, più satyagraha che vendetta. Sanno, gli INGSOC che la gggente è conservatrice una volta superata una certa soglia d'età: figli, mogli, divorzi, lavoro miraggio o schiavistico, vecchi da accudire, mantengono in piedi gli argini dell'insofferenza sociale.Loro hanno tempo, molto tempo e la possibilità di rieducare, fin dalla culla le prossime generazioni, al mellifluo controllo dei loro istinti primordiali di sesso, passione, libertà, fame e rabbia.
RispondiEliminaArticolo raffinatissimo, quasi bizantino…
RispondiEliminaMa dove va a parare? Diciamo chiaramente che esistono élite, come sempre sono esistite ed esisteranno, capaci (bravi loro) di rendere inutile, ridicolo il circo della "Democrazia". Punto. Non mi pare gran cosa l'averlo capito solo ora.
Le multinazionali fanno il loro lavoro: fare profitti.
Gli Stati il loro: ammazzare la gente di tasse e balzelli.
Vanno perfettamente a braccetto, si dividono la preda. Le prime, senza appoggio politico, potrebbero anche fallire e chiudere bottega.
Lo Stato siamo noi, ci dicono. Quindi, se ci credete, pagate. Col denaro e con la vostra libertà.
Confindustria vuole abolire il contante…
Altro che liberismo vs statalismo.
Sono solo nuove religioni. Per i polli.
Su Wikipedia ho scoperto con stupore che nel 1989 ci fu in Italia un referendum "di indirizzo" sull'Unione Europea. Io non lo ricordo assolutamente.
RispondiElimina