Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

16 dicembre 2018

Einstein on the beach


Roma, 16 dicembre 2018

Ho recentemente riletto, per merito di Massimo Fini, che l’ha riproposta, la famigerata “Lettera su Dio” di Albert Einstein.
Non intendo certo parlare della multiforme grandezza di Einstein come fisico né inoltrarmi nell’attento soppesamento delle benemerenze (gli apporti della moglie e dei predecessori) bensì esaminare un limitatissimo campo della sua azione di pensiero.
Come “politico” e “uomo dell’ordine civile”, a esempio, Einstein è, concettualmente, un mio nemico.
Egli, infatti, è un pacifista; un pacifista che vuole assicurare la pace tramite un governo mondiale:
L'unica speranza di protezione sta nell'assicurare la pace mediante organi sovranazionali … Occorre creare un governo mondiale che sia in grado di risolvere i contrasti fra le nazioni con decisioni vincolanti: un governo fondato su una costituzione non ambigua che sia approvata da tutti gli Stati e che conferisca solo ad esso la disponibilità di armi d'offesa. Si è davvero amanti della pace solo se si è disposti a cedere la propria forza militare alle autorità internazionali e a rinunciare ad ogni tentativo o addirittura ai mezzi per far valere i propri interessi con la forza”.
Lo scienziato auspica, quindi, un accordo fra potenze; Stati Uniti e Gran Bretagna da una parte (ovvero l’Impero che domina incontrastato dalla Rivoluzione Industriale in poi), Russia dall’altra:
Dopo che le tre grandi potenze avessero steso la costituzione e l'avessero approvata, le nazioni minori dovrebbero essere invitate a partecipare al governo mondiale. Esse dovrebbero essere libere di restarne fuori, e per quanto garantite anche in questo caso, sono certo che desidererebbero farne parte. Naturalmente dovrebbero disporre del diritto di proporre emendamenti alla costituzione elaborata dai Tre Grandi che, comunque, dovrebbero procedere oltre e organizzare il governo mondiale, vi entrino o meno a farne parte le nazioni minori”.
Si dovrebbe, perciò, “intervenire … nei paesi in cui una minoranza opprime una maggioranza creando così un tipo di instabilità che porta alla guerra. Andrebbero affrontate situazioni come quelle esistenti in Argentina e in Spagna. È tempo di porre fine al concetto di non intervento: abolirlo contribuisce al mantenimento della pace”.
Qui, nobilitata dal genio e dalla canizie, abbiamo la stessa identica propensione dei neocon e affini: dove è il fascismo, la dittatura, la negazione dei diritti civili (vera o supposta) deve intervenire il Moloch mondialista: onde schiacciare la testa risorgente dell’idra illiberale.
Sul tema delle minoranze, poi, Einstein è in linea con qualunque articolo di un qualunque blogger immigrazioni sta (Il problema negro, 1946). Sempre in nome della libertà e della pace, questi concetti assai poco stringenti ch’egli usa con dovizia da hippie.
E sulla religione?
[Appare] … chiaro che la conoscenza di ciò che è [la scienza] non apre direttamente la porta alla conoscenza di ciò che dovrebbe essere. Si può avere la conoscenza più chiara e più completa di ciò che è, e tuttavia non riuscire a dedurne quale dovrebbe essere la meta delle aspirazioni umane. La conoscenza ci fornisce strumenti validi per il conseguimento di certe mete, ma il fine ultimo e il desiderio di raggiungerlo devono nascere da un' altra fonte. Si deve quindi riconoscere che la nostra esistenza e le nostre attività acquistano significato in esclusiva dipendenza dalla determinazione di una tale meta e dai valori che le sono collegati.
La conoscenza della verità è di per sé meravigliosa, ma la sua capacità di guida è così modesta che essa non può fornire giustificazione e valore neppure alla stessa aspirazione alla conoscenza della verità. Ci troviamo qui di fronte, così, ai limiti della concezione puramente razionale della nostra esistenza. Non si deve però supporre che il pensiero non possa avere alcuna funzione nella formazione del fine e dei giudizi etici … chiarire questi fini e questi valori fondamentali nel quadro della vita emotiva dell'individuo, questa mi sembra sia proprio la funzione più importante che la religione deve svolgere nella vita sociale dell'uomo … I principi più alti che stanno alla base delle nostre aspirazioni e dei nostri giudizi ci sono indicati dalla tradizione religiosa ebraica e cristiana”.
Ciò scriveva nel 1939; quindici anni dopo, nella lettera a Eric Gutkind (una sorta di mistico pacifista) - missiva su cui si effonde Massimo Fini - la riconoscenza verso la tradizione ebraico-cristiana si affievolisce assai.
Nella “Lettera su Dio” trova posto solo una paternalistica degnazione verso i grandi monoteismi, visti come un gomitolo di miti dettati dalla superstizione. Niente di più, niente di meno, a parte l’afflato bonario, rispetto alle derisioni di un Odifreddi.
È, la sua, la concezione di un Dio avvolgente e universale: quella che, oggi, va di gran moda.
Dio come essere senza forma, impersonale; Dio come totalità il cui Logos si risolve interamente nelle leggi fisiche che l’uomo è in grado di scoprire. Einstein, quindi, che ne ha disvelate alcune, non ha fatto altro che rendere l’umanità partecipe di Dio: comprendere le leggi eterne e immutabili che regolano il cosmo, infatti, equivale a immedesimarsi progressivamente con la sapienza divina.
La bellezza dell’universo risiede nella piena comprensibilità da parte dell’uomo.
Il sacro e l’ineffabile, da tal punto di vista, scompaiono.
O meglio: il mistero sacro è in ciò che non abbiamo ancora svelato con la nostra mente. Prima o poi, tuttavia, in un futuro indefinito, uomo e Dio coincideranno.
E Fini approva. Ma cosa approva?
Non si rende conto che qui sono vergate le sentenze della decadenza occidentale?
Einstein non ha religioni o credenze; cerca solo di “trattenere”. La sua è l’ultima interpretazione possibile prima di sprofondare nella cieca casualità, nell’eterna notte dell’insensato. La morte di Dio, a qualsiasi livello, ha “liberato” l’uomo nel deserto; i grumi di senso che lo facevano vivere sono disciolti; nulla rimane a giustificarlo, in realtà; credere in un Dio trascendente o immanente o materialista voleva dire trattenersi nel senso della vita, difendere la vita: l’entropia morale era contrastata, argini si edificavano, punti di riferimento venivano scolpiti a ogni angolo, sentieri erano ripuliti per attraversare foreste oscure.
Il deicidio “libera”, necessariamente, le forze della dissoluzione. L’indifferenziato, il mostro che dorme dentro di noi, non più controllato, risale dall’abisso; impossibilitato a creare forme illusioni e miraggi salvifici, l’uomo vaga senza scopo: non gli resta che una lenta agonia, fra lazzi e puerili grossolanità edoniste, prima di una quieta apocalisse.
Einstein lo sa? Forse. Per questo rabbercia l’estrema forma di spiritualità. Invano. Poiché tale spiritualità da beverone new age appare subito quel che è, un trucco meschino, che, non a caso, si trova in sintonia con le pratiche buddiste e yogi e i drink pulviscolari dei nuovi credi.
Che uno stanco Einstein settantaquattrenne, un ebreo aniconico, influenzato dai massacri della Seconda Guerra, concepisca tale resa, lo trovo storicamente logico; che Massimo Fini, elogiatore della guerra e del mondo che abbiamo perduto, ormai privo dell’ardire di un tempo, sino a una rassegnazione un po’ scipita e adagiata sugli avvenimenti, la approvi, con spreco di aggettivi liceali, mi sembra desolante.
Dio come niente, come nulla, rarefatto sino alla vacuità.
La forza dell’Occidente consisteva nel pieno; ora Esso si getta nel nulla in un furia orgiastica d’annientamento.
Sempre la vita, la ricerca e la pienezza della vita si sostanziarono della “definizione”, del contorno, del limite, di ciò che è peculiare, antico, aborrendo il vuoto: horror vacui.
“Nulla di troppo”, la “hybris”, “conosci te stesso”.
Si credeva in Dio (e qui parlo da battezzato, altri trovino i loro esempi) poiché si credeva in un Cristo preciso, o in un atto magnanimo legato alla propria morale. La bellezza che spingeva alla vita risiedeva proprio nella mancanza d’astrazione. L’uomo, quale Prometeo, strappava una particola di metallo incandescente dal crogiolo infernale di sé stesso e, subito, lo gettava nell’acqua ghiacciata e lustrale della tradizione: quel metallo, dapprima informe, si raggrumava allora in un simbolo vivissimo, preciso, di potenza adamantina incalcolabile.
Il Cristo dei poemi anglosassoni (The fates of Apostles, opera, forse, di Cynewulf) è un comandante guerriero e gli apostoli soldati che lottano per il Vangelo, a prezzo della vita, nelle ore più buie, lontano dalla patria: “Some, valiant and brave as soldiers …”: Pietro e Paolo cadono a Roma; Tommaso in India; Giacomo muore a Gerusalemme; Filippo si addentra nell’Asia; Andrea nell’Acaia; Bartolomeo, “a soldier strong in his strife” nell’Illiria, ad Albanapolis, ove è decapitato per aver negato gli idoli; Giovanni è a Efeso. Il duro Fato dei popoli germanici (Wyrd) si piega dolcemente al Cristianesimo, ma il nuovo credo ingloba in sé ciò che si è stati, l’eroismo e la lealtà.

I primi versi di Cynewulf
Il Cristo anglosassone di Cynewulf è altro rispetto a Quello dal Volto fermo e impassibile di Piero della Francesca o all’imberbe Buon Pastore catacombale del tardo Impero; altro ancora rispetto al Volto sublime e amico che travalica il trascendente per giungere sino a noi: il Cristo di Zvenigorod di Andrej Rüblev.
Tutte queste fedi sono una eppure, come in una lorica catafratta, si moltiplicano replicando l’incredibile ricchezza di genti e colori e convinzioni: è l’umanità, rigogliosa, terribile.
Il Cristo nelle Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, stretto tra Alpha e Omega, non è una immagine qualunque, ma la concrezione precisa di una storia, evidente nella posa, nella mano benedicente, nella barba, nei tratti severi e giusti e magnanimi; quel Cristo distilla intere epoche e luoghi: in Lui si rivela non un popolo qualunque, ma proprio quello che modella quel Volto: lo dettano in tal modo, e non in un altro, terrori e lotte sanguinose e atti celesti; la gente vi scruta il proprio destino indefettibile, inconcusso, e Gli rende grazie.
Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro Ad Duas Laros
Il Dio di Einstein, invece, è solo uno stratagemma intellettualistico: la sua concezione non induce venerazione, né muove alla vita e nemmeno ratifica un’etica che valga la pena di condividere. Come possiamo pregare, pur da atei, sotto questo cielo? Si crede, forse, che, in ogni tempo, l’essere umano abbia escogitato la musica delle sfere, l’armonia celeste, le dominazioni, i troni, la geometria minuziosa dell’intangibile per ché era ignorante? E noi, invece, tanto intelligenti? Essi erigevano le difese all’entropia, all’indifferenziato. La religione cristiana inglobò l’età classica e permise all’Occidente la vita per duemila anni. E che anni! Il mondo intero venne plasmato da quelle categorie mentali.
E ora siamo alla trovata da prestigiatore. Ma ogni spettatore accorto vede l’asso nella manica sdrucita, il coniglio che occhieggia dal cilindro impataccato. Per il Dio di Einstein vale il bilioso crescendo dell’Anticristo: “[I metafisici] tesserono le loro trame così a lungo intorno a lui che, ipnotizzato dai loro movimenti, divenne lui stesso un ragno, un metafisico. Tornò allora a tessere il mondo traendolo da sé stesso - sub specie Spinozae - ormai si trasfigurava in qualcosa di sempre più sottile ed esangue, divenne ‘ideale’, divenne ‘puro spirito’, divenne ‘absolutum’, divenne ‘’cosa in sé’ … Decadimento di un Dio: Dio divenne ‘cosa in sé’ …”.
Divenne, cioè, niente, una speculazione, “freddo il senso e perduto il motivo dell’azione”, “vuoto nel vuoto”, “nei vuoti spazi interstellari” come scrisse l’Americano in East Coker; in Einstein la sterile immedesimazione in un’ipotesi scientifica. Il Dio, in ultima analisi, di un’attitudine, quella occidentale odierna, ormai ridotta allo stato larvale, impossibilitata alla creazione e costretta alla parodia o al dileggio di ciò che fu creato da coloro che veramente ebbero fede.
Il Dio pervasivo di Einstein, il Dio-niente, è perfetto per l’orgia nichilista a venire: di qui il suo successo, pari a quello del poster con l’Albert linguacciuto, icona pacifista e pop, libertaria, da società spalancata: da Occidente a gambe larghe. Questo spiritualismo generico e inconcludente per la vita ha già soggiogato un’epoca e si ripresenta, oggi, vincente, nella poltiglia globalizzatrice dei signori del mondo attraverso gli strumenti di dominio e persuasione al nulla: ONU, Unicef, Europa, Food Program.
Il bergoglianesimo decadente, dal canto suo, cede larghe porzioni della propria storia e della propria peculiarità alla dissoluzione. L’universalizzazione coatta della Chiesa non è che un progressivo scioglimento nell’acido ecumenico di una sfinitezza dei sensi e del cuore: essi preludono alla disfatta terminale: l’adesione incontrastata al Mondo Nuovo, desertico, grossolano, apocalittico, ridanciano, profondamente disperato.
Su tale resa Guido Morselli compose un capolavoro: Roma senza Papa.
Lo stesso, però, vale per ogni monoteismo. L’Islam è già morente; l’Ebraismo lo seguirà a ruota.
Questo il destino, implacabile.

O dark dark dark. They all go into the dark,
the vacant interstellar spaces, the vacant into the vacant,
the captains, merchant bankers, eminent men of letters,
the generous patrons of art, the statesmen and the rulers.
Distinguished civil servants, chairmen of many committees,
industrial lords and petty contractors, all go into the dark,
and dark the Sun and Moon, and the Almanach de Gotha.
And the Stock Exchange Gazette, the Directory of Directors,
and cold the sense and lost the motive of action.

34 commenti:

  1. Fini è stato ed è un fine analista...figlio dei suoi tempi, ma discordo su molto, oltre alla Ue anche su Craxi non condivido affatto la sua opinione, è un liberale, di fondo...Detto questo ho letto il suo articolo e non ho avuto esattamente le tue stesse sensazioni. Ho letto con interesse il tuo (bello assai) e trovo che anche l'Italia sia: "Una eppure, si moltiplica replicando l'incredibile ricchezza di genti e colori e convinzioni".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Era innamorato della figlia di Craxi ...
      La sensazione che ho ricevuto io è che lui non voglia più tante grane.

      Elimina
    2. C'è un certo "giovanilismo" che frega molti che vanno forte, penso a un Barnard...

      Elimina
  2. Esprimo la mia personalità a Massimo Fini, anch'io come lui mi sono fatto abbindolare dalle icone del '900...personaggi deificati e mitizzari dalla grancassa mediatica, propagandistica che dalla scuola alla televisione ci ha manipolato e ci sta manipolando senza scrupolo alcuno.
    Fortunatamente e faticosamente, anche grazie ad Alceste, cerco di risalire la china, ricalcolando la rotta.
    Dopo John Lennon arriva il turno di Einstein....faccio pulizia, per Natale mi sono regalato il Novellino.
    Buone feste Alceste e a tutti i commentatori

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se c'è una cosa che non sopporto sono i santini.
      Il santino di Gaber, di Pasolini, di De André, di Einstein, come se tutti fossero dispensatori di carte da cioccolatino, di sentenze da Baci Perugina.
      Non è così. Li hanno trasformati in personaggi innocui, da cerimonia ONU. Invece sono pensatori e, come tali, vanno interpretati e criticati.
      Ovviamente non è detto che io ne sia all'altezza.

      Elimina
  3. Caro Alceste,
    sono ormai certo (ci ho messo una vita a percepirlo e a capirlo!) che verrà il "Dies illa, teste David cum Sibilla", in cui "Tuba mirum spargens sonum, per sepulchra regionum, coget omnes ante thronum": e allora saranno "cavoli" (termine PolCor!) amari per tutti.
    Sono ormai parecchi giorni che Tommaso da Celano mi frulla in testa, e continuo ad ascoltare Mozart, Verdi, Berlioz, Fauré e i loro sublimi Requiem con rapimento (ed anche conforto): sarà certo la mia vecchiaia, ma tu sei sempre sul vero punto della situazione odierna: se Dick fosse ancora in vita (e in fondo avrebbe intorno ai 90 anni!) vedrebbe come è stato profetico!
    Un saluto da Hermannus Contractus

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me non accadrà nulla di tutto questo ... sarà una placida dissoluzione. Non escludiamo niente, comunque ... magari dalle acque sorgerà Godzilla.

      Elimina
  4. "Se l’Italia si trova nei gravi problemi in cui si trova non è responsabilità dell’Unione monetaria, che peraltro fu decisa dai Paesi che hanno creato la Ue e accettata da quelli che vi sono entrati dopo (e non è certo per masochismo che altri Paesi bussino alle nostre porte), ma dalla politica dissennata fatta dai dirigenti del nostro Paese che, come cicale senza nessuna visione del futuro, a partire almeno da metà degli anni 80 hanno sperperato per motivi clientelari un patrimonio enorme che ci ha portato a quel debito pubblico che oggi è il nostro vero e grande problema. Quando l’Italia si è trovata sull’orlo del baratro, tipo Grecia, sono ricorsi a Mario Monti che ha dovuto fare il lavoro sporco al loro posto sollevandoli dalle proprie responsabilità."

    da http://www.massimofini.it/articoli-recenti/1806-la-germania-comanda-mi-fido-piu-di-loro-che-dei-nostri-bulletti-incoscienti

    perché perdere tempo a leggere costui? Padoa Schioppa non avrebbe potuto essere più icastico...
    anche se qualcosa di apprezzabile l'ha scritta, sebbene alla fine si tratti di banalità ben conosciute, bisogna avere il coraggio di dirle:
    https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=31561

    mi chiedo se valga la pena di raccattare la sua biografia del mullah Omar

    RispondiElimina
  5. Per Barabba:
    Personalmente non direi che si tratta di banalità ben conosciute la bibliografia di Fini, soprattutto scrivere certi libri negli anni 80 era una posizione senz'altro isolata e arrischiata...a criticare certe cose nell'83 ti beccavi alla meglio la patente di eccentrico e alla peggio quella di fesso...a reti unificate...
    Però sul suo pensiero soprattutto in politica economica e storia italiana è assai approssimativo e errato e anche io non concordo affatto. Anche per me è una delusione...Del resto i suoi tempi hanno fatto scuola...e nessuno è perfetto.
    Certo se mi si chiede se preferisco lui alla valanga di sovranisti fai da te della prima e dell'ultim'ora (che nella prima ora erano assai pochi, ma assai assai pochi, e anche assai cauti...) non ho dubbi, vista la caratura del personaggio...non basta dire certe cose (soprattutto quando le dicono in tanti, visto che c'è la possibilità di dirle senza rischiare di doverle mettere in pratica) per valere qualcosa davvero, bisogna valutare l'insieme, e anche quante volte hai detto NO.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un uomo non va giudicato solo per la verità (e Fini ne ha scritte), maper ciò che mette in discussione nel pensiero dominante. Il suo "La ragione aveva torto" è una bella impresa anticonformista e suscita domande.
      Ha avuto i suoi innamoramenti politici e ideologici, come tutti; alcuni dei suoi li reputo incomprensibili, ma va bene così.
      Certo, è stato pur sempre un giornalista, ovvero uno che appartenenva a una corporazione potente e non un povero Cristo che rischia la buccia.

      Elimina
    2. Riguardo alla ultima frase si stavo pensando esattamente la stessa cosa, questo spiegherebbe molte sue tendenze peraltro...

      Elimina
  6. Nel senso: Se mi si chiedesse se valga la pena di leggere i suoi libri, come ad esempio quelli su Nerone e Catilina, "La ragione aveva torto" o "Il vizio oscuro dell'occidente" e quindi non ultima la sua disamina sul personaggio del Mullah Omar la mia risposta sarebbe un secco: Si.

    Su politica e quindi conseguente interpretazione del nostro tempo e luogo circoscritto, specialmente sulle minutaglie, temi ai quali è ovviamente avvezzo, da giornalista, a mio avviso purtroppo toppa, soprattutto negli ultimi anni, quasi sempre...

    RispondiElimina
  7. Caro Alceste,
    io quel che Einstein pensa dei monoteismi lo vorrei dire di certa "scienza" (monoteista e pure piu' dogmatica) = "un gomitolo di miti dettati dalla superstizione".
    Per quanto riguarda tutto quel che dici sulla morte di Dio, a mio umile parere, uno dei fattori decisivi per arrivare a questo e' stata la plateale uscita di scena dell'umilta' (money, money, money! Cantavano gli Abba) dalla vita di tutti (non so per voi, ma per me gia' ben percepibile nei mitici anni 80). Umilta' che e' il presupposto per tutta una serie di sentimenti virtuosi, dal timore di Dio al senso di gratitudine per quel (poco che sia) che si ha, fino all'attiva volonta' di aiutare chi e' in difficolta' e vi includerei anche la semplice ed essenziale capacita' di amare (senza pretendere nulla in cambio, altrimenti si tratta di altro), solo per fare alcuni esempi; gia' solo con uno di questi sentimenti si riempie tutto il vuoto del nichilismo ora imperante.
    L'arroganza, la tracotanza, l'insolenza dell'Occidente (tanto per usare questo termine ormai senza confini e a breve privo del suo opposto) sono state e sono talmente oltraggiose verso qualsiasi legge naturale, divina o umana, chiamatela come vi pare, che non ci si puo' stupire del risultato, una volta raggiunte certe vette d'incontinenza. Inoltre, la morte di Dio e' giocoforza riflessa ad ogni livello in qualita' di morte dell'autorita' e della guida: in politica, tra gli intellettuali, in chiesa, in famiglia...

    Per quanto riguarda la spiritualita' ora in voga, che dire! Regna una tale confusione, soprattutto in Occidente. Un'accozzaglia di "prodotti" (si, tutto monetizzabile!) pseudo-orientali o pseudo-religiosi, ogni anno che torno in Italia ne trovo una nuova. E lo so bene perche' ho un'amica che si aggiorna continuamente, poi mi chiede entusiasta e mi vede come un guru solo perche' conosco un po' l'Oriente ma io non so neanche di che cosa stia parlando! Su questo sono del pensiero di Terzani che disse che se uno vuole fare un percorso spirituale, e' bene che faccia quello che appartiene alla sua cultura. Se la trovo la citazione completa di Terzani la posto domani.
    Ise

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi ricordo un libretto di Cecilia Gatto Trocchi sull'occultismo, il satanismo e altri culti sotterranei. La Trocchi, in un'intervista, disse, più o meno, che se questo (l'occultismo etc) rappresentava l'alternativa al Cristianesimo era giusto, doveroso e sano professare il Cristianesimo. Anch'io, pur alla lontana, ritengo i nuovi culti dei ripieghi disperati, superficiali. Stupidi.

      Elimina
    2. Volevo scrivere un Ahiku sull'Eremo di Poggio conte di Ischia di Castro, ma non si fa in tempo ad introdurre il riferimento che l'Ahiku è finito - forse un madrigale.

      https://i1.wp.com/blog.zingarate.com/guidaintergalattica/wp-content/uploads/2017/02/la-serratura-di-poggio-conte.jpg

      Elimina
    3. Che bello l'eremo!
      Saluti,
      Ise

      Elimina
    4. si trova sulle rive del fiume Fiora; uscendo da San Gimignano, percorrendo la via Francigena verso Roma, s'incontra il monte Amiata; lo si può superare ad Arcidosso; nel punto più alto del valico s'incrociano due strade, una porta ad una valle nella quale Lama Norbu (Piccolo Budda ... l'addetto alle riprese era un seguace di Lama Norbu) ha creato un importante centro buddista, l'altra a Santa Fiora ("e vedrai Santafior com'è oscura" Dante - Purgatorio - Canto VI); lungo le mura a valle c'è la peschiera e una chiesetta, dedicata alla Madonna della Neve, costruita sopra una polla d'acqua, le croci dei pellegrini ancora visibili sulla roccia; li nasce il fiume Fiora; sfociando nei pressi di Montalto di Castro, veniva percorso da chi volesse giungere rapidamente a mare.
      Nei dintorni Castel del Piano, Abbadia San Salvatore, Piancastagnaio, Castell'Azzara, Sorano, Manciano, Pitigliano, Ischia di Castro, Canino, Vulci

      Elimina
  8. La citazione di Tiziano Terzani viene da qui www.italialibri.net/arretratis/novita0502.html
    Intervista con i suoi limiti, e' stato figlio dei suoi tempi anche lui, un po' piu' onesto degli altri pero'.

    "D. Qual è la sua visione religiosa della realtà?

    Sono nato in una famiglia metà cattolica e metà comunista. Ho servito messa fino a che avevo dodici anni. Sono diventato “mangiapreti”, non ho battezzato i miei figli, me ne rammarico. Ho scoperto in India la grande dimensione del divino. Credo che le religioni siano una cosa importante nella civiltà dell’uomo, perché sono come gli ascensori che portano all’ultimo piano del palazzo della vita. Ritengo che una religione valga l’altra, ognuno segua la sua.
    Io non sono seguace di nessuno, nonostante il mio orologio buddhista, la mia barba musulmana, il mio vestito buddhista, non sono né buddhista, né induista, né musulmano. Sento la presenza del divino, perché sto dinnanzi ad una montagna, dove dico che Dio abita, è di casa, anche se in Europa ha perso tutti gli indirizzi. Sono uno che crede che chi vuole prendere la via dello spirito la deve cercare nella sua cultura. Cito sempre il Dalai Lama che una volta mi disse: «Ma come sono strani questi occidentali che vengono qui e vogliono diventare buddhisti, ma perché cambiano religione?» Io lo trovo giustissimo, ha ragione… Vadano nella chiesa accanto: dicono che la chiesa è morta, la facciano rivivere.
    Qui c’è una tradizione: ogni stanza ha un crocefisso, ogni chiesa ha una pittura, la nostra cultura è quella. Vuoi uno spirito? Cerchi un santone? Ma perché andate da Saibaba che è uno che frega la gente facendogli il trucco della polverina? Vada a ricercarsi Sant’Antonio, San Francesco, che grandezza che abbiamo!
    Io sono un esploratore e vado a esplorare. A Firenze che dovevo esplorare? Hanno già scoperto tutto trecento anni fa e hanno chiuso bottega. Non hanno curiosità, non hanno niente e allora sono scappato come un ladro. Ma non è che la mia vita deve essere indice che si va a cercare l’altro per scoprire se stessi. Scoprire se stessi, lei può chiudersi nel gabinetto tre ore e scopre se stesso. Non c’è bisogno di andare in India. Io ci sono andato per ragioni mie, con ragioni che hanno a che fare con il mio essere di professione un evaso. Io evado da tutto, tranne che dal mio matrimonio. Per cui credo, anzi, sempre di più insisto — lei mi avrà sentito parlare — che chi sa pregare, preghi, perché la dimensione del divino, che noi abbiamo eliminato eliminando, fra l’altro, la morte dalla nostra vita, è orripilante, orribile, perché toglie all’uomo questa bella dimensione dell’altro.
    Quel poco che avevo da dire l’ho detto in quelle 160 paginette. E quello che ho detto in quelle 160 paginette è quello che “la mi nonna” avrebbe detto ogni giorno. Questa è acqua calda, ho scoperto l’acqua calda. Quello che è interessante è che l’acqua calda vende e la gente viene a sentirmi, perché tutti hanno dentro questo, lo sanno, ma non ha il coraggio di dirlo. Ci vuole uno con l’aria da pazzo, che non ha paura di essere preso per un grullo."

    In effetti, nelle citta' italiane c'e' una chiesa ogni cento-duecento metri (almeno nella mia citta' medievale), invece di andare ad affittare una palestra o un locale per fare meditazione, perche' non si va a farla seduti nella chiesa dietro casa? Non occorre contorcere le gambe attorno al collo per comunicare con Dio.
    E' il piu' bel dono che l'Italia ancora puo' darci, li' c'e' la nostra eredita' e la catena di trasmissione non spezzata. Molto di quel che viene da fonti lontane e' manipolato a nostro uso e consumo, la catena di trasmissione compromessa o sconosciuta, non c'e' l'imprinting, non c'e' confronto.
    PS1. Guarda non caso Terzani cita Sant’Antonio e San Francesco, XIII secolo.
    Saluti,
    Ise

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ottima citazione Ise.
      Sul perchè non si vada a farla dentro la chiesa ci sono molte ragioni alcune delle quali le ha citate già Terzani...
      Non ultima la grande funzione potente e contraddittoria che ha avuto la Chiesa da noi...parla con uno straniero e crederà che i romani vadano a vedere il "papa"...

      Comunque su questo argomento e soprattutto sul cristianesimo più "puro" ti consiglio il libro di Ignazio Silone "L'avventura di un povero cristiano" che è in pratica la storia, romanzata ma fedele alle vicende storiche, di Celestino V, l'unico papa che abbia mai abiurato (era un frate dell'ordine dei celestiniani) dopo di lui c'è stato Ratzinger...e anche su quella vicenda...ci sarebbe da ragionare...

      Elimina
    2. Ovviamente quelle da me citate sono le motivazioni storiche profonde, al netto della paccottiglia new age, che come è stato da voi precedentemente e giustamente notato, è moda usa e getta, attraente perchè poco impegnativa, ma pur essendo di cruciale importanza, è questione relativamente recente...che si innesta su un terreno probabilmente già dissestato.

      Elimina
    3. Caro Sitka,
      ti ringrazio per il consiglio di lettura, lo cerchero' quel libro in Italia, devo riempire molte lacune al riguardo.
      Sono lontana anni luce da quella-questa "C"hiesa, che ha contribuito non poco a farci vergognare anche di questa nostra tradizione.
      Intendevo l'andare in chiesa cone semplice momento di raccoglimento dedicato alla contemplazione o alla preghiera o all'introspezione. E' uno dei luoghi migliori, soprattutto le chiese antiche: il silenzio, le pietre consumate, l'odore antico, i dipinti, la frescura, la luce soffusa e gli spazi racchiusi verso l'alto. Alla fine sono luoghi che racchiudono il sacro, sono forgiati dalla devozione di generazioni e di santi, hanno un poco del genius loci di cui parla spesso Alceste. Ed e' il nostro genius loci. Per non parlare di certi santuari, non a caso vicino a sorgenti benefiche o luoghi particolarmente ameni o eremi come quello postato da Sandro.
      Queste cose bisognerebbe apprezzarle indipendentemente da cio' che è stata ed e' la Chiesa. Anche gli atei irriducibili della mia famiglia le hanno sempre apprezzate.
      Il terreno e' dissestato sicuramente e il disimpegno, quello in cui non devi fare piu' alcun sforzo personale se non pagare una quota d'iscrizione ha vinto su tutto. Ed anche la cultura della visibilita' e del bisogno di attenzione, la moda e' anche questo.
      Un saluto,
      Ise

      Elimina
    4. anche io voglio cercare quel libro! e poi Terzani sarà stato più sincero di altri? la sua prosa resta roba di plastica...mi sembrava che non fossimo in cerca di argomenti condivisibili, ma di qualcosa che prenda fuoco. ciao, S.

      Elimina
    5. Certo, sono d'accordo con te.

      Elimina
    6. Parole sante,e non è una battuta eheheh Cari saluti

      Elimina
    7. Per Ise,
      Lama Norbu, oltre a far costruire nella valle alcuni stupa, aveva recuperato alcune casette abbandonate, nelle quali potevi ritirarti in perfetta solitudine a meditare, proprio come avevano fatto i frati cistercense alcuni chilometri più a valle un migliaio di anni prima; ho provato per un mese; nella solitudine più completa si dissolve la ricostruzione del mondo - Tizio mi fatto ... allora io ... Lei mi ha detto ... anche se io ... - che si fa ininterrottamente giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, si ricostruiscono i legami come li conosciamo, come ci piacerebbe che fossero, come ci fanno meno male e nulla può cambiare perché abbiamo costruito in modo che tutto non cambi; poi la ricostruzione del mondo diventa inessenziale, Tizio Caio Lei Lui svaniscono, Tu svanisci e puoi essere ciò che vuoi; i frati cistercensi dicevano di cercare l'Uno, i monaci zen il vuoto, lo Zero.

      Elimina
    8. Ciao S.,
      Terzani fu un buon cronista dall'Asia. L'ultimo Terzani, la polemica con la Fallaci ecc., non l'ho seguito, m'interessava il conoscitore dell'Asia.
      L'intervista a leggerla adesso e' stucchevole. Ma ricordavo la parte citata perche' mi trovai a condividerla in un tempo in cui si ammiravano ciecamente le dottrine e la spiritualita' dell'Asia. E chi era nella sua posizione, quale esperto, spesso faceva altrettanto e cavalcava l'onda della notorieta'. Il suo messaggio, che trovo onesto, e' che restare se stessi paga di piu'.
      Come esploratore invece, se vuoi un bel focherello, prova a cercare qualcosa di o su Sven Hedin, altri tempi, altri Uomini, altro Coraggio!
      Saluti,
      Ise

      Elimina
  9. Dedico ad Alceste e ai lettori di questo blog un'illuminante uscita del filosofo Jacques Derrida che forse ci chiarirà le idee ... :)


    "La presenza si decostruisce nel momento in cui se ne ridefinisce la portata: non scompare, ma gioca nell'antinomia tra la rivendicazione di una sua pienezza forte - da ridurre invece e affermare solo come pretesa idealizzante, ma appellativa e dunque imprescindibile - e la sfuggente ma essenziale complessità della sua struttura fondante."

    Jacques Derrida

    RispondiElimina
  10. Un poco di Sano Ateismo nel Reale della Realtà? L'Ateo tende al Bene perche non ha paura di punizioni Fa il Bene perché è Giusto farlo
    Bambilu

    RispondiElimina
  11. Mannoni gente,Mannoni.....una volta compreso questo essere hai compreso tutto di come è andato il mondo romano e quindi italico.Ci vorrebbe una bella fenomenologia di questo personaggio altro che Mike Bongiorno.

    RispondiElimina
  12. Hai letto Morselli? Mi fa piacere trovare di tanto in tanto dei suoi lettori. Notevole anche "Un dramma borghese" e "Dissipatio HG".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uno dei miei autori novecenteschi preferiti. "Roma senza Papa" il capolavoro, notevoli anche quelli da te citati.

      Elimina

Siate gentili ...