Roma, 6 dicembre 2018
Cosa
fare di questo mirabile mondo nuovo che, fra mille strepiti inutili, avanza
ogni giorno?
Osteggiarlo?
Non se ne ha certo la forza.
Ritardarlo?
E come? E, poi, perché? Certe agonie sono patetiche.
Disprezzarlo?
Questo è troppo facile.
Riderci
sopra? Ciò mi si attaglia di buon grado; ed è pure gratis.
Il
potere dell’amore. Dell’amore universale. Imagine.
Imagine, ideata da John Lennon, su
istigazione ideologica della strega Yoko Ono, giapponese per caso, la Marina
Abramovich del tramonto del rock. Imagine
mette d’accordo tutti, è sempre in testa alle più stupide classifiche, ai
sondaggi più cretini: “La canzone più bella di tutti i tempi”, “L’inno della
pace”, “L’abbraccio cantato della fratellanza planetaria”. Il Papa, il
Presidente degli Stati Uniti, Angelina Jolie, Moscovici, Laura Boldrini, il
Dalai Lama, Bono Vox potrebbero cantarla in coro su un palco ecumenico; e non
escludo che lo faranno! Al coretto, inoltre, presto o tardi, si uniranno tutti:
iraniani, russi; persino i musulmani dovranno bofonchiarla; pure i rabbini. Non
escludo, del pari, ch’essa possa assurgere a sigla funebre dei tempi a venire.
Potreste dire che sono un sognatore, eppure … l’avete mai letto a fondo il
testo? Ve lo propongo, oggi, in vena di barzellette, perché, a volte, le verità
più segrete son esposte in evidenza.
Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
no hell below us
above us only sky
imagine all the people living for today
Qui
il Nostro si libera, in un colpo solo, di paradiso e inferno; perciò della
colpa, ovvero d’ogni morale; lui riconosce il cielo sopra di lui, e null’altro,
ma non è proprio a Kant che pensa. Forse a qualche evento hippy in cui ci si
ammucchia, più o meno freneticamente, senza stare troppo a considerare il sesso
del paziente. Un’umanità sublimata a livello erotico, finalmente innocua,
androgina, con un fiore in mano, senza memoria, con qualche dolce retrogusto da
LSD, libera dagli impacci della storia e del progetto del futuro: un ammasso di
carne che vive, appunto, per l’oggi. Lennon, forse inconsciamente, collocava i
nuovi terrestri su un prato, tipo Woodstock; io, più modestamente, su di una
poltrona.
Imagine there’s no countries
it isn’t hard to do
nothing to kill or die for
and no religion too
imagine all the people living life in peace
The
power of love in tutta la sua intensità, libero il mondo dalla guerra e dalla
religione: ecco la pace. La pace: un’ammucchiata gnostica.
You may say I’m a dreamer
but I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one
Una
catena di uomini e donne, un girotondo equatoriale di gialli e negri, biondi e
latini, giudei e gentili, maomettani e siberiani. “You’ll join us”, prima o poi … questo è il popolo novello, tutte le
distanze si affievoliscono. Un
mondo. Uno. Solo.
Imagine no possessions
I wonder if you can
no need for greed or hunger
a brotherhood of man
imagine all the people sharing all the world
Lennon
passa alla seconda ganascia della tenaglia: dopo il PolCor, l’Usura. E cosa
prevede? L’abolizione della proprietà privata! E non certo in nome del
socialismo anticapitalista! Giusto. Non bisogna avere niente poiché avere
qualcosa significa denotare sé stessi come individui. Non bisogna avere
desideri (greed) e nemmeno, però, essere poveri (hunger): un reddito garantito
dalla Monarchia Universale locupleterà ciascun gaglioffo di una sommetta da
spendere per le proprie esigenze da oltreuomo: olotelevisione, realtà virtuale,
gioco, qualche spuntino. Non ci sarà rapacità poiché verranno aboliti i
commerci, i confini, le istituzioni: le regole, insomma, la voglia di fare.
Sarà tutto sul piatto, già pronto; mediocrissimo, anonimo, squallido, ma
garantito vita natural durante: una bazza. I cretini da seicento talleri al
mese erediteranno la terra.
Il
potere dell’amore travalica ogni limite!
Se
non è un programma questo!
L’unico
programma vien da dire!
Osservo
le copertine (cinque) esposte in una emeroteca comunale: da sinistra a destra
gl’inserti di “Repubblica” e “Corriere della Sera”. Se c’è qualcuno che pensa
al caso
1.
Un tal Cosmo, un ballerino, pare, dichiara: “Il ballo è molto più di un gioco. È una presa di coscienza di sé e del
proprio corpo, il superamento delle inibizioni”. Una vera rivelazione.
Parole originali, mai ascoltate prima. La rivelazione di sé, poi. Uno crede di
essere qualcosa, poi balla e crede di essere qualcosa d’altro. Come Billy
Elliott. E maledette siano poi le inibizioni! Guai avere inibizioni! Solo
Franco Battiato se le tiene strette le inibizioni in Sentimento nuevo: “Le tue
strane inibizioni che scatenano il piacere”. Nessuna inibizione nessun
piacere. Eliminate le inibizioni la gente si addormenta davanti ai film
pornografici. C’è sempre il rifugio delle perversioni. Ma anche quelle, ormai
merce comune, stancano. Il Nostro Ballerino è vestito da Dolce e Gabbana, già
Pulce e Poiana in una parodia Aldo, Giovanni e Giacomo.
2.
E chi si ha, quindi: Camilla Läckberg, scrittrice di gialli. Titolo: “Vita da
strega”. Il suo ultimo libro, infatti, è La
strega.
3.
Abbiamo poi la Bellucci: “Le donne
italiane sono sempre le più toste”. Specie in tribunale. Femmine, mai: è
sessismo. Sono toste. Le solite stupidaggini.
4.
Il prossimo? Ecco un “Le donne e i
giovani salveranno l’America”, una foto in cui non c’è un maschio, ma in compenso
ci sono numerose corna: avanti c’è posto.
5.
Da ultima, Naomi Osaka. E chi è la Osaka per meritarsi la copertina? Una
tennista, di successo presumo, mezza giapponese mezza haitiana, ma con duplice
cittadinanza: giapponese e statunitense. Del giapponese, leggo, ha una
padronanza stenta; simile alla mia, chissà. Lei, infatti, parla l’esperanto del
mondo: l’inglese. La famiglia della madre l’ha osteggiata per anni, a causa
della birazzialità, poi, forse, la riconciliazione. La Osaka è un sacco di carne
distillato in vitro: alta 1.80, spara randellate da 200 all’ora; un passo
avanti deciso e sicuro della propaganda rispetto all’energumena Serena Williams:
il viso di Naomi è più sbarazzino, i capelli lasciano presagire un personaggio
alla Agassi che piace tanto ai bimbi, alle mamme e ai poltronari. La Osaka è stata scelta per quel ruolo,
la-giovane-tennista-ecumenica-che-rompe-le-differenze-di-razza; i suoi muscoli
(“la sua rinnovata forma fisica”,
cicala Wikipedia) sono dovuti sicuramente
all’assunzione di formaggini disciolti nel semolino; la Sharapova,
bionda e russa, invece, si dopa.
Lennon
aveva ragione. Non ci saranno più guerre. La forza dell’amore vince tutto.
Vince persino sul femminicidio: secondo un rapporto ufficiale della Polizia di
Stato (Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica
Sicurezza; lo Stato è l’Italia), pur benevolente (è intitolato “Questo non è amore”), i femminicidi in
Italia, nel 2018, si limitano alla cifra di 32. Le streghe, che son tornate (“Stupite, critiche, indignate” rileva il
Fatto Quotidiano), han subito eruttato il magma del proprio fermo dissenso: ma
quale 32! Son molte di più! Quante? Non si sa. Poiché sono 94 le donne morte
per omicidio nella Penisola, il numero dello sdegno si dovrebbe aggirare, per
rispetto dell’aritmetica, fra il poliziesco 32 e il non plus ultra 94.
“L’Osservatorio sulla violenza sulle donne” e “La Casa delle Donne per Non
Subire Violenza” ha le idee chiare: son almeno cinquanta in più! Almeno! Qui si
sottostima! La Polizia conta male, noi utilizziamo altre definizioni di
femminicidio, quello delle Nazioni Unite! Alla faccia del bicarbonato di sodio!
L’articolo del “Fatto Quotidiano”, uno spasso, prosegue poi col consueto
garbuglio di nomi, associazioni apolidi, Convenzioni di Istanbul … un gliummero
da cui si capisce poco o nulla se non che la Polizia l’ha fatta grossa. 32!
Inaccettabile! Ma se, in accordo con i dati delle occhiute associazioni di cui
sopra, si femminicidizzano, in media, 120 donne l’anno! Cosa vuol fare la
Polizia, abbassare la media? Già 82 son pochine … siamo a dicembre … come si fa
a farne secche altre 38 per rimanere in linea? La Polizia si vergogni! Ne metta
almeno altre cinquanta e pace!
Certo,
negli anni passati, dal rapporto cinque a uno (cinque maschi uccisi, una
femmina uccisa) si è passati a due a uno (due maschi una femmina). E sapete
perché? Sono crollati i morti delle guerre criminali. Lupare, acidificazioni, picciotti
sepolti nel cemento. La criminalità organizzata si riassesta nel mondo prossimo
dell’amore: legalizzandosi. Basta incaprettamenti, inutili violenze. Si investa
nei campi di marijuana, in Borsa, nei bar, in Parlamento. Basta sangue.
L’arresto
della nuova cupola mafiosa (comandata, pare, dall’ottuagenario Mineo) è una
barzelletta, l’ennesima, la cui rilevanza è pura nostalgia: da decima replica
de La Piovra.
Purtroppo
il mondo diviene sempre più pacioso e ringalluzzire certi allarmi risulta una
fatica improba. La violenza cala, cala in ogni settore. Questo è il mondo di
pace di Lennon, lo volete capire sì o no? The power of love.
A
latere, estendo un moto di pietà all’istituzione italiana denominata Polizia di
Stato. Avere alle spalle il peso (storico) di Joe Petrosino e Vatel oppure quello
(immaginifico) di Callaghan e Nico Giraldi non è facile quando si deve
presentare al pubblico il rapporto “Questo non è amore”.
The power of love
o Love power è l’esilarante
canzoncina cantata da Dick Shawn in Per
favore non toccate le vecchiette (The
producers, 1967), di Mel Brooks. Un impresario di Broadway fallito, Max Bialystock,
coinvolge un complessato ragioniere del fisco, Leo Bloom, in una truffa
spettacolare: sfruttando le donazioni di alcune vecchiette (a cui promettono
percentuali stellari di utili) allestiranno uno spettacolo da far cadere alla
prima serata: in modo da tenersi il resto dell’investimento e fuggire col
malloppo. I due cercano, perciò, il copione più idiota (Springtime for Hitler, opera di un nostalgico nazista), gli
scenografi più stupidi, i coreografi più tronfi, gli attori più disastrosi (il
fricchettone Lorenzo St. DuBois ovvero LSD): la miscela, però, invece di creare
un disastro critico, produrrà un successo clamoroso: impossibilitati a pagare i
mostruosi interessi da contratto, Bialystock e Bloom finiranno al gabbio.
Questa
impagabile farsa è tutta farina del sacco dell’umorismo ebraico (newyorchese).
Brooks è ebreo, Wilder, Mostel, Shawn sono ebrei, il produttore (del vero film:
Joseph Levine) pure; le stoccate anche (il nazista macchietta); le dissacrazioni
idem (la gerontofilia, il coreografo drag queen, il suo aiutante checchina,
l’odio per il romanticume, la simpatica venalità, la fluidità delle bugie).
I
dieci minuti di confronto fra attori in cui Mostel riesce a irretire il timido
contabile Wilder sono un bel vertice comico: Wilder se la gioca su registro a
mezzo tra isterico e puerile; Mostel alterna, da guitto straordinario qual è,
un repertorio cangiante di sorrisi, indurimenti burberi, bofonchiamenti a
parte, seduzioni melliflue, studiati rimbrotti.
La
comicità ebrea (l’arte ebrea) si basa sull’inversione del senso comune e
naturale: per questo piace. Si può riassumere in una battuta, ideata da un
altro ebreo, Woody Allen: “Ero solito
portare una pallottola nel taschino, all’altezza del cuore. Un giorno un tizio
mi tirò addosso una Bibbia, ma la pallottola mi salvò la vita”. Tale
inversione è una volontà di potenza: ribaltare il naturale nel campo del nemico
onde gettarlo nel caos. Gli Ebrei sono sempre sovvertitori: della morale, del
costume, dell’etica. Altrui. In casa, invece, dove si è tutti Ebrei, si
rispetta la tradizione. È la tecnica di sopravvivenza, antichissima, di un
intero popolo. Forzare i limiti, invertire la normalità, glorificare il
bizzarro e l’innaturale è, per loro, naturale. La tecnica è talmente semplice
ed efficace che, opportunamente riadattata dal potere, ha servito egregiamente
a distruggere una civiltà. La nostra. Da tale punto di vista si capisce la
radice del postmoderno: Freud, Einstein, Marx. E i pogrom scatenati laddove
l’ebreo compariva. L’antisemitismo, come scrissi, non è un sentimento sorgivo:
è l’ombra stessa degli Ebrei. Tacito (Annali,
XV, 44) definirà i protocristiani, fra cui erano, ovviamente, numerosissimi ebrei,
“odiatori dell’uman genere”: in
realtà essi odiavano non l’uomo, ma il ius romano, l’ordine romano, la pax
giulio-claudia. Il fanatismo e il vittimismo ecumenico affascinarono le plebi e
abbatterono, come oggi, un Impero: poi il Cristianesimo abiurerà parte delle
radici riacquistando gli abiti classici; l’Impero, dal canto suo, prolungherà
la propria vita, a Costantinopoli; quindi a Mosca, la terza Roma, dove verrà
spento (dopo due millenni e una lunga fuga a Est, in accordo con la rotazione
terrestre) assieme agli ultimi Romanov. Zar. Romanov. I Cesari di Roma, insomma.
Cosa
rimane da dissolvere? A parte l’islamismo morente, solo l’Ebraismo. Il Golem
del mondo al contrario, l’inversione come dissoluzione, si ritorcerà contro la
patria ritrovata degli Ebrei stessi. È inevitabile e storicamente logico che Israele,
per sopravvivere, s’indurisca ancor di più nel razzismo, nella protervia
unilaterale, nel massacro degli inermi; e che eriga muri fisici e di sangue
contro chiunque voglia penetrare la propria tradizione: esclusiva, come tutte le autentiche tradizioni. Israele sa cosa significherebbe aprirsi. Eppure, proprio la tecnica di
dominazione e difesa che ha sempre adottato, ormai mutuata dal potere
oltrecapitalista, prima o poi dissolverà Israele stessa: chi potrà resistere al
potere dell’amore, della pace universale? A un europeo non è più permesso
disprezzare l’altro in nome di sé stesso; a un ebreo ancora sì: ma per quanto?
La
capigliatura di Ahed Tamimi, cittadina del mondo (à la page come quella della
Osaka), presagisce un trattamento sudafricano per gli oltranzisti vecchia
maniera; Benjamin Netanyahu, o i successori e i difensori del purissimo sangue
ebreo dovranno, prima o poi, cedere il passo, anche loro, alla pace; alla
Monarchia.
Mirai le mura della
patria mia,
ben salde un tempo, e
oggi sgretolate,
dalla furia del tempo
devastate,
che ne ha stremato ogni
valentia …
Notevole. Nel tuo scritto precedente avevo commentato con un articolo che parlava dell'ultima traduzione inglese dell'Odissea; fatta da una donna, in cui "polytropon", tradotto tradizionalmente "dal multiforme ingegno" (Rosa Calzecchi Onesti), 'sta tipa lo traduce "complicated", ossia Omero chiede alla Musa di aiutarlo a descrivere "un uomo complicato". Mi sembra emblematico.
RispondiEliminaLennon si puo' parafrasare in "Lemon", limone, fregatura.
RispondiEliminaCosi' Bono Vox in "Banana Vox" (da Banana Joe).
Sulla rotazione terrestre c'e' molto da ridire, quindi sui motivi della nascita di "Mosca terza Roma", divenuta poi, ad accoppamento dei Romanov e del popolo russo, la quarta -quinta, terza?- Israele.
Riguardo all'ebraismo: studiate gente, studiate: non sara' un mondo di "amore".
Anonimo R
Dies irae, dies illa solvet saeclum in favilla...quantus tremor est futurus quando judex est venturus, cuncta stricte discussurus.
RispondiEliminaHermannus Contractus
Qualche tempo fa avevo fatto gli stessi pensieri sulla canzone di John Lennon.
RispondiEliminaLennon era un profeta? Non credo, piuttosto era un cantore dello spirito dei tempi; era una delle tante fiammelle accese e ispirate dallo spirito dei tempi a venire; quelle su cui soffiare per preparare il terreno al reset necessario al nuovo paradigma.
Il potere, o meglio il meccanismo, gioca in anticipo, ha un enorme vantaggio temporale e manda sempre i segnali d'inizio giochi/gioghi. Non era prevedibile la diffusione virale della droga ad esempio? O la zombificazione sociale? Dai film-libri-canzoni cultpop di 40 anni fa, c'era la trama dell'odierna quotidianita'. E non si puo' dire che gia' sappiamo cosa ci sara' di virale (e nocivo) tra 40 anni? Credo proprio di si, ma nessuno riesce a fermare le fiammelle che gia' divampano e profetizzano il nostro futuro; anzi, sempre piu' complici partecipiamo al meccanismo portando olio agli ingranaggi.
Il tapis roulant e' certamente significativo dell'attuale condizione umana, senza passato ne' futuro, che si muove di continuo pur restando sempre dov'e', in un eterno presente (in fondo anche il non fare figli, abbandonare gli anziani, o il volere un corpo perennemente da ventenne e' un segno di eterno presente). Ma anche chi non si sente parte di questa rotellina da criceto, e' comunque gia' parte di quella piu' grande, di cui non si vedono i confini ora, perche' ne avremo prova solo tra qualche decennio. Come noi ora colpevolizziamo il '68, chi colpevolizzeranno i nostri figli tra 40 anni per quello che sara' il loro Nuovo Mondo da schiavi? Anche loro diranno che ci siamo tutti fatti ammaliare da quello che sembrava un progresso, un miglioramento, piu' comodita', meno malattia-sofferenza (tanto alla coscienza di massa si fanno sempre recepire come cose per il nostro bene, anche le piu' inutili, scomode o aberranti), e invece...
Ma poi pian piano la memoria verra' rimossa, la storia insegnera' loro che si sono evoluti, ecc. ecc. fino ad avere una popolazione che senza saperlo vive sotto l'effetto e con i sintomi da disturbo post-traumatico.
La verita' e' che noi e la nostra cultura siamo fatti a obsolescenza programmata, tutti prodotti con la data di scadenza, magari pur sempre riciclabili, ma a un certo punto obsoleti; l'unica cosa che non soggiace a questa triste realta' l'abbiamo dentro di noi (per fortuna) ma ce ne curiamo/ricordiamo sempre meno. Almeno per questo pero' (ma non solo) non c'e' spazio per la rassegnazione, IMHO naturalmente!
Un caro saluto,
Ise
Ti quoto: "...O la zombificazione sociale? Dai film-libri-canzoni cultpop di 40 anni fa, c'era la trama dell'odierna quotidianita'. E non si puo' dire che gia' sappiamo cosa ci sara' di virale (e nocivo) tra 40 anni? "
EliminaAd esempio la trama dei film di zombie, nei quali i morti viventi si moltiplicano contagiando la popolazione normale fino a farla contrarre ad un ristretto numero di superstiti, è una velata analogia della invasione dal terzo mondo al primo a cui si è assistito più o meno dai tempi di Romero in poi? Essi si moltiplicano di più, e i mulatti accrescono le loro fila, non le nostre.
Che sia, che gli ultimi superstiti che in questi film si trovano a fronteggiare le orde di nonmorti, siano metafora della condizione in cui Israele si troverà invischiato tra 40 anni, come ultimo stato razzialmente e culturalmente omogeneo?
Ciao Ise, come tu dici, il presente in cui vogliono farci vivere e' totalmente sterile, come il criceto in gabbia, distaccati dal nostro mondo corriamo su tapis roulant digitali, circondati da schermi; non costruiremo nulla, non arriveremo a nulla, non lasceremo alcun retaggio, neanche piu' i figli o le memorie di chi se n'e' andato, "amusing ourself to death" come nel libro del 1985 di Neil Postmam. La nostra storia di esseri umani sara' scritta da altri, da pallide figure, forse non piu' umane, con i volti illuminati dalla luce fredda di schermi digitali, seduti sui loro troni negli alti castelli.
EliminaQuesto sembra sia quello che "loro" vogliono per noi.
Che fare? Si puo' sempre dire No! Un no individuale, un terminus romano, un confine sacro che non puo' essere violato, soprattutto da noi stessi. Fare figli, inventarsi cose, costruire piccole opere in armonia con la bellezza e la natura, coltivare la memoria e il proprio campo, se si ha la fortuna di averlo, e le amicizie. Dare l'esempio.
Non so se c'entra, ma rimasi colpito dalla definizione che lo storico Carroll Quigley, un grande apologeta della Civilta' Occidentale, ha dato della concezione o percezione che i popoli africani avevano del tempo: Presente Espanso. Contrapponeva questa definizione alla concezione del tempo di noi occidentali, impregnata di storia, radicata nel passato e proiettata nel futuro, che naturalmente considerava "superiore". Tuttavia questa immagine di un "presente espanso", che generalizzando ulteriormente potrebbe essere applicata a tutti i popoli che non conoscono la scrittura, e quindi la storia come la intendiamo noi, a me e' parsa assolutamente affascinante. E' una specie di stato di grazia, dove questo presente abbraccia sia la memoria degli anziani depositari delle tradizioni e delle storie mitiche, e per questo riveriti, che l'innocenza dei bambini, il futuro di quella stessa tradizione e per questo anch'essi riveriti, e la natura stessa espansa come tutto in quell'infinito presente ciclico, rispettata e riverita. Va bene, ho esagerato, ma questo e' quello che mi viene in mente quando penso ad un presente espanso, un presente non sterile, ma ricco di messi e vita.
un caro saluto
Sono d'accordo con Quigley.
EliminaAnche io. Per Riccardo Pompili: è esattamente la riflessione che ho fatto leggendo lo scritto di Alceste...io l'avevo riportata agli "hippies" cristiani (le congreghe di frati del medioevo) poi Alceste mi ha superato ricordandomi le origini del cristianesimo...il dilemma fra il bene e il male nella storia fa a cazzotti col vero e il falso...il problema non è che questa società ideale (il mondo al contrario) è cattiva o buona ma che è falsa, il "buon" selvaggio non era buono (come nessuno sulla faccia della terra, del resto), era vero. L'aggettivo buono è sbagliato, potevasi dire "innocente" e non "buono". Innocente perche privo della parola "peccato". Il linguaggio è tutto, è la forma-mentis, in questo non sono forse d'accordo del tutto con Alceste, non conta cioè solo il numero delle parole disponibili ma la qualità il senso il peso...Pasolini non era affascinato dai ragazzi di vita perché buoni ma perché innocenti, infatti loro certe parole non le conoscevano. Poi le hanno conosciute, avranno perso quell'innocenza, ma buoni non lo sono mai stati e giustamente...quando si sente la parola buono o cattivo oggi, nel mondo al contrario, è sempre una truffa. Sono parole che prima avevano un significato e ora ne hanno un altro. C'è da dire poi che il "presente espanso" delle società tribali era sicuramente regolato da leggi immutabili e forse antichissime, da parole magari non scritte ma forse millenarie...vecchie come il mondo...
EliminaI ragazzi di vita ne conoscevano molte altre ... alcune talmente complesse da valere per dieci parole oggi dette da un giornalista o intellettuale.
Elimina"Appizzare", "a sguazzo", "tonnarello": complesse perché servivano diversi stati d'animo e, nell'usarle, le si poteva volgere in senso sarcastico o brutale o più dolce. Tutto il mondo era dominato da quelle parole.
Certo, assolutamente sì...quello che volevo dire è proprio questo, non è infatti che un lessico ridotto sia un bene di per sè, ma che appunto quelle erano parole ricche di senso di significato, che dominavano il mondo. Quel mondo. Che era il mondo. La lingua italiana ha molte più parole di alcune fra le lingue più parlate al mondo, se ci metti i dialetti insieme, non si finisce più...se la si guarda da fuori la nostra lingua infatti il numero pesa conta...questo vuol dire tante cose...siamo d'accordo.
EliminaPerò, come ben sai, succede che oggi (ma in realtà pure ieri) vengono introdotte nel lessico continuamente parole vacue prive di senso, in gran numero, oltre a sovvertire il senso di quelle che un tempo avevano significato. Non hanno senso neanche per chi le proferisce, non hanno nè sarcasmo nè brutalità nè dolcezza...niente. Si dicono perchè si devono dire.
Guardando la tele in questo periodo non posso che constatare che i nostri politici sembrano non fare altro che "organizzare tavoli" per "fare la quadra", tanto che ho pensato: Dev'esse bona 'sta quadra...
per Sitka. Giusto, il mondo che sti stando imbandendo e' mondo falso, perche' credo, come piu' volte ho fatto notare, e' fondato sul principio dell'irrealta'. Una proporzione vero:falso=reale:irreale da cui procedendo a ritroso, reale:irreale=numeri reali:numeri immaginari; apparentemente una forzatura. Ma no! Se ci si pensa: tutto il mondo cibernetico, che governa e sempre piu' governera' il nostro mondo, e' fondato su codici numerici. Ma quali sono questi numeri immaginari: le radici quadrate di numeri negativi. Un'altra proporzione: numeri reali:numeri immaginari=economia:finanza. La finanza si nutre di numeri immaginari, che sopravanzano enormemente l'aritmetica economica, numeri che descrivono debiti, numeri negativi che non hanno alcuna corrispondenza con i valori economici reali. Come e' potuto accadere tutto questo? Grazie all'interesse sul debito: una violazione del principio di realta'. Come puo' un simbolo, il denaro, riprodurre se stesso? Sicuramente esagero, ma credo che buona parte della falsita'/irrealta' che imperversa ora sia il frutto di questa crepa ontologica. Se si accetta e si ratifica, come hanno fatto diversi papi, che il denaro puo' riprodurre se stesso, come fosse un essere vivente reale, allora non c'e' piu' da stupirsi se nei passaporti Australiani uno puo' scegliere tra 30 generi diversi, o le invasioni barbariche vengano accolte come doni del cielo. Il mondo al contrario per ora si sta svolgendo come un ribaltamento del mondo reale, un'inversione, ma presto credo sviluppera' la sua propria ontologia (immaginaria s'intende) e da li' andra' oltre, molto oltre; del resto l'immaginazione non ha limiti.
EliminaCiao barabba,
Eliminasulla trama di film odierni che presagiscono il prossimo paradigma mi riferivo in particolare a quelli che hanno per protagonisti robot, macchine all'apparenza umane o di cui l'uomo non puo' piu' fare a meno, ibridi, OGM, guerre e combattimenti fatti a suon di tecnologie sempre piu' strabilianti in cui l'uomo ha un ruolo ormai nullo, AI di tutti i tipi, mondi virtuali in cui si passa piu' tempo che nel 'reale' ecc. E' tutto gia' anche nelle news, in alcuni romanzi o in alcune band (guarda anche solo i titoli delle canzoni di una band che si chiama cervello elettronico).
Ho visto World war Z, credo sia questo il film zombie a cui ti riferisci. E' davvero oribbilee!
Non so se hai notato la morale della favola: per sopravvivere dobbiamo innanzitutto ammalarci, solo cosi' si riesce a non essere preda degli zombi che fiutano e cercano solo organismi sani! Non e' gia' in atto una cosa del genere? Ormai se sei etero non sei piu' tanto sano, se non sei vaccinato men che meno, se rifiuti un poco la realta' fittizia sei depresso e vai curato, se non hai un profilo facebook sei un fallimento totale e devi essere aggiornato, ecc...insomma piu' si vuole restare sani e piu' si viene perseguitati.
Nel film Israele e' l'ultimo bastione di umanita', erige mura altissime per non far entrare gli zombi ma poi soccombe anche lui. In effetti mi ha sorpresa l'ambientazione a Gerusalemme di una tematica cosi... come dire, dissacrante!
Ise
Per Riccardo Pompili:
Elimina"Che fare? Si puo' sempre dire No! Un no individuale, un terminus romano, un confine sacro che non puo' essere violato, soprattutto da noi stessi"
Si, credo queste siano tra le cose piu' utili che possiamo fare al momento. Certo a tagliare le teste di chi crea ogni volta le regole del gioco (truccato) non ci si riesce molto, e non credo neanche che risolverebbe il problema, visto che chi ci ha provato ha fallito miseramente e, anzi, rafforzato quel potere. Poi comunque verrebbe qualcun altro a prendere il loro posto, con sempre piu' candidati, visto quanto siamo stati imbevuti di certi (dis)valori. Pero', come diceva Alceste in un suo vecchio post, si puo' cercare di depotenziare il meccanismo con cui veniamo soggiogati. Alla fine e' molto più accessibile anche se molto più potente della singola testa contemporanea che ne ha ereditato il funzionamento.
Presente Espanso e' una bella definizione che non avevo mai sentito, il nostro invece e' un presente sempre piu' ristretto!
Stiamo perdendo 'spessore', comunque la si voglia mettere, come uomini e come artefici del nostro destino, se mai lo siamo stati.
Parli del denaro che si riproduce come un essere a se' stante, senza piu' bisogno del suo creatore. Sembra che la stessa cosa la stiamo facendo con le AI, in grado di riprodursi, ripararsi e auto-imparare tutto in maniera autonoma. Mi sa che la realta' non sara' piu' dominata e decisa dall'uomo.
P.S. In tema di linguaggio e altro, c'e' l'ultimo post "L'invasione degli ultratabu'" sul blog Il Pedante, accessibile anche da questo blog.
Un caro saluto a te e a tutti
Ise
Ise anche io vedendo quel film ho fatto caso a questo particolare. Al contrario tuo però l'ho letto come un "messaggio subliminale" da parte dell'industria cinematografica (ebraica) sulla realtà odierna.
EliminaInconsciamente, una mente magari poco allenata o meno paranoica, vede quella scena e pensa a quelli che stanno dentro Gerusalemme (ebrei) come umani ed eroi mentre quelli che stanno fuori e vogliono entrare (palestinesi, siriani, iraniani ecc.) come mostri devastatori
In un tempo
RispondiEliminadi rassegnata decadenza
serpeggia la paura
nascosta dall'indifferenza.
In un tempo così caotico e corrotto
in cui da un giorno all'altro
ci può succedere di tutto.
In un tempo dove milioni di persone
si massacrano tra loro
e non sappiamo la ragione.
In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.
In un tempo
dove il mito occidentale
nel momento in cui stravince
è nella crisi più totale.
In un tempo
indaffarato e inconcludente
dove si alza minaccioso
il sole rosso dell’oriente.
In un tempo
sempre più ostile allo straniero
dove pian piano tutti i popoli
stanno premendo sull'impero.
In un tempo tremendo in ogni parte del mondo.
In un tempo
dove tutto ti sovrasta
e qualsiasi decisione
passa sopra la tua testa.
In un tempo
dove il nostro contributo
la nostra vera colpa
è solamente un voto.
In un tempo
che non ti lascia via d'uscita
dove il destino o qualcuno
ha nelle mani la tua vita.
Io come persona io come persona
io come persona
completamente fuori dalla scena
io come donna o uomo
che non avverte più nessun richiamo.
Io che non capisco
e che non riesco a valutare e a credere
io confuso e vuoto e rassegnato
a non schierarmi mai a non schierarmi mai
a non schierarmi mai
In un tempo tremendo, piano piano ti allontani da tutto, ma con fatica senza arroganza, come un uomo sconfitto che riesce a vivere solo, rifugiandosi nel suo piccolo mondo. Ma la salvezza personale non basta a nessuno. E la sconfitta è proprio quella, di avere ancora la voglia di fare qualcosa, e di sapere con chiarezza che non puoi fare niente. È lì che si muore. Fuori e dentro di noi.
Sei come un individuo innocuo, senza giudizi e senza idee. Un individuo sempre più smarrito e più impotente. Un uomo al termine del mondo ai confini del più niente.
G.Gaber
Sono d'accordo.
EliminaNon avevo dubbi... Anch'io sono d'accordo con lui. Il problema delle societa' che vivono nel Presente Espanso (che tuttavia esercita su di me un notevole fascino), e' che basta un soffio di vento per spazzarle via. La nostra sta in grave crisi, ma c'e' voluto qualche secolo per arrivare a questo punto di desolazione... anche se c'e' da dire il processo e' in costante accelerazione. Gli zombi che arrivano da quei lidi, completamente nudi culturalmente, si ritrovano in una societa', la nostra, che si sta sgretolando, in stato avanzato di zombificazione, e non c'e' verso che qualcosa di buono ne nasca.
EliminaAlceste in questi articoli dimostra di avere fegato (o forse e'davvero cosi'disperato...): Noi tutti ci rendiamo conto che non puo'scrivere tutto quello che pensa, eppure in qualche modo, di riffa o di raffa, lo fa.
RispondiEliminaBravo.
Quanto scritto qui lo ha più volte ripetuto in commenti precedenti Ettore Sva dei manganelli; Alceste ci ha solo aggiunto la punteggiatura.
RispondiEliminaDevo contraddirti, non è così.
EliminaSezionare con ferrivecchi inservibili porta, inevitabilmente, alla morte del paziente (il ragionamento).
Bisturi originali e scintillanti no.
Non leggere ciò che si critica poiché la verità è già in tasca, pure.
Spizzicare ciò che scrivo (la verità è in tasca: a che servirebbe?) e procedere, nei commenti seriali, rilasciati con quattro nomignoli, ad arruffati rabberciamenti della memorialistica e della trattastica antisemita più sciocca, pure.
La punteggiatura è importante, almeno quanto il testo. Lo sapeva Aristotele, a esempio, quando commentò (cercando di comprendere ciò che commentava) un passo di Eraclito: "Di questo Logos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza". Aristotele si macerava, indeciso fra "Di questo Logos che è, sempre gli uomini non hanno intelligenza" e "Di questo Logos che è sempre, gli uomini non hanno intelligenza".
E si macerava perchè il ben intendere e le trappole dialettiche, in Grecia, fra gli uomini più intelligenti di sempre, erano sfide importanti come la vita e la morte.
Che vi devo dire? Un po' di esprit de finesse, cribbio!
Ciao Alceste, l'accostamento fatto tra Ettore Sva ecc ed Eraclito lo trovo molto pertinente, e rispettoso dello spessore culturale del primo.
EliminaGlisso sul resto perche' anch'io preferisco leggere selettivamente: i lettori qui, siamo gente spiccia ma con la consapevolezza della verita' delle cose. Facciamo quindi commenti grevi, azzardiamo analogie approssimative. La clasa discutadora immagino affolli il sito di Micromega.
Ma aspettiamo pure il fuso orario delle Filippine, acche' il diretto interessato intervenga, e rivendichi la paternita' ideale di questo scritto.
Mi inserisco polemicamente ed oltre sulla diatriba.
EliminaPer Barabba: non vedo paternita' alcuna dell'asiatico nello scritto di Alceste. Sia nel senso che, ovvio, nello stile! Soprattutto nel senso!
Per Alceste: in fondo, tutto (quasi tutto) il discettare umano basa su "ferrivecchi". Che siano stati bollati come "antisemiti" (ormai lo spartiacque culturale cretino e' l'antisemitismo, come se esistesse solo la "razza presunta eletta", oggetto di presunte persecuzioni non oggettivamente studiabili, quindi dogmaticamente "eletta" a spartiacque, dei cui -presunti- misfatti pero' e' vietato fiatare) o no, poco cambia. Certo, il guizzo personale, la visione nuova, quella si e'il vero "oro". Ma chi riesce ad estrarlo? Forse chi entra profondamente nelle questioni scientifiche, astronomiche, religiose, quindi, sulla base di esperienza propria unita ad osservazione del mondo, interviene sugli assunti di base (dei ferrivecchi) e li trasforma in "bisturi scintillanti" o meglio, in spade antiche restaurate, affilate, pronte all'uso.
Quindi buon ferrovecchio a tutti ma soprattutto buona spada a tutti. Se antica e restaurata correttamente, in se portera' sia lo spirito dei guerrieri che la possedettero e usarono in campo di battaglia, quello delle famiglie che la preservarono e tramandarono di generazione in generazione, infine l'abilita' metallurgica dell'artigiano-artista-sacerdote che la forgio' con le sole mani nude usando la forza delle braccia, la terra ed il fuoco, infondendogli lo spirito suo proprio, unico e misterioso. Che e' e sara' sempre qualcosa che va oltre l'umano. Se mai diverrete possessori di una spada antica (ferrovecchio?) ricordatevi di questo: sara' lei ad aver scelto voi, e non viceversa. Io adoro i "ferrivecchi": l'acciaio antico, il libro antico, il quadro antico: tutti possiedono segreti che aprono le porte della coscienza umana a qualcosa che sta oltre.
Anonimo R
Ciao Ise se un giorno aprirai un blog ( non che te lo auguri: sempre meglio sporcarsi le mani con la vita reale!) Faccelo sapere voglio essere la prima dei tuoi follower! E mi scuso e ringrazio sempre Alceste che ci dà la possibilità di questi scambi... Ricordate se trovate un libro interessante, mettete giù il titolo. Serena
RispondiEliminaCiao Serena,
Eliminagrazie ma non credo proprio che apriro' un blog, non credo neanche di avere cose da aggiungere o da dire meglio rispetto ai blog che gia' esistono. Tuttavia mi fa piacere condividere il mio pensiero, soprattutto quando e' ispirato da quel che scrivono altri. Anche perche' certi pensieri sta diventando praticamente quasi impossibile condividerli, a causa di censura o autocensura!
I lettori/commentatori di Alceste di buona volonta' che sono in Italia potrebbero fare un passo in piu' e incontrarsi secondo me, se sono interessati ad avere un confronto piu' proficuo e diretto, tanto per rompere gli schemi (e gli schermi!).
Un caro saluto,
Ise
Mah certo l'alceste fa parte di di quel codazzo corposo di bloggers che non vuole tra I propri commentatori dei piantagrane che possano minare il suo blog ,a dire il vero e' stato fin gentile Alceste rispetto agli altri che manco un commento mi lasciavano passare ,finche' si tratta di starnazzare le piu inservibili elucubrazioni di una vuotezza da gara dei rutti da bar va bene quando invece si tratta di fare I Nomi tutti che se la fanno sotto eludono svicolano barano cercano LA prima foglia di fico che trovano ,trovano le scuse Della punteggiatura del pensiero Angus to incongruo ripetitivo fatuo inane stucchevole ,andatelo a dire a chi dorme sui cartoni agli incroci che e' stucchevole accusare I circoncisi
RispondiEliminaE' LA solitudine che misura LA forza di un uomo ,di questi tempi per voi deve essere una corrazza questa frase ,invasi e abbandonati da tutti deve essere un mantra da ripetere giornalmente ,I vari gigioni da tastiera nei vari siti capaci solo di deridere soon messi li apposta per far naufragare ogni discorso in un mare di luoghi comuni scoglionanti che hanno come Unico scopo farvi venire I complessi di colpa su tutto in Modo da rammollirvi nello spirito e nel corpo ,l'alceste che mi ha in odio mentre io no CE l'ha con me , Farebbe come schettino vi abbandonerebbe su di uno scoglio di trichechi in amore che sluinguano piuttosto di ammettere l'evidenza sugli ebrei e I massoni vostri padroni ,e' l' istinto di morte ecco LA malattia che ha colpito tanti Italiani ecco il guaio
RispondiEliminaAh ah ah! Sempre escatologico Max! Si la solitudine l'unica cura per i malati terminali italioti! Quella sui trichechi in amore: mitica!
RispondiEliminaSono in una piazza di una favolosa citta' veneta medioevale: un coro di bimbi (italioti?) canta canzoni natalizie! Ovviamente in idioma nazionale? Nooo. L'idioma e' l'anglosassone! Tutti sorridono ebete ma si capisce che ci capiscono poco dei testi, tranne "oh happy day...."
Pero' adesso arrivano i Queen! Il Natale e' salvo!
Anonimo R
Ieri ho comprato un po di "ferrivecchi" in vecchie edizioni: uno complottista, antisemita e omofobo (la Bibbia, antico e vecchio Testamento, Curcio editore), un'altro complottista, omofobo e smaccatamente anti scientifico (la Divina Commedia illustata dai capolavori dell'arte, Editrice Italiana di Cultura) e poi il modernissimo "I fratelli Karamazov", un polpettone scritto da un troll russo che inneggia al sacrosanto sterminio dei padri. Ero anche tentato di prendere un vecchio trattato sulla vita e pensiero politico del Guicciardini. Poi ho desistito: e' molto piu' "alla page" studiare il pensiero politico di fiorentini leopoldianamente moderni e capaci.
RispondiEliminaAvevo quasi finito gli Euri made in BCE che di BCE non ha niente, che ecco incappossi nel ferrovecchio piu' inutile nella bancarella: Rilke, liriche e prose, ed Sansoni (trad Vincenzo Errante). Confesso il misfatto: non ho resistito! Per ripagare di questo abominio commesso, ricopio una poesia (che ben si accomoda con il suggerimento del video finale).
MORGUE
Giacciono, proni, li: come in attesa
di un atto estremo, che li riconcili
tutti fra loro e che li avvinca, uniti,
con palpito concorde a questo gelo.
Qui, senza fine e' il tempo. E non pronuncia,
la Morte, un nome. Attorno a quelle bocche
esperte mani hanno lavato il tedio.
Ma la traccia resto'. Profondamente.
Solo, si e' fatta tutta quanto pura.
Le barbe, stanno. Solo un po' piu' dure:
ravvivate dall'occhio dei custodi,
perche' non respingessero chi cerca.
Sotto le chiuse palpebre, stravolte
or le palpebre guardano all'interno.
https://youtu.be/jJH44KNBfxE
Aplanetruth
Sugli "incendi in California".
Anonimo R
E' iniziato il conto alla rovescia anche per il Giappone.
RispondiEliminaApprovata sabato dal Parlamento la nuova legge per l'immigrazione che prevede un regalo di almeno 340,000 stranieri-lavoratori a basso costo entro 5 anni, non nikkei, chiunque.
https://www.japantimes.co.jp/news/2018/12/07/national/politics-diplomacy/japan-set-enact-controversial-immigration-bill-paving-way-foreign-worker-influx/#.XA3XEvZuLtQ
Ieri, appena saputo, sono corsa a fare le condoglianze al mio amico giapponese.
"Vi hanno messo il cappio al collo", gli dico.
"Perche'?"
"Hanno approvato la nuova legge sull'immigrazione."
"Lo so. I nostri governanti sono stupidi."
"Sarete invasi da lavoratori stranieri a basso costo che si prenderanno i lavori che non volete piu' fare, o non vorrete piu' fare i lavori a basso costo che si saranno presi gli immigrati... non so quale sia buona, i soiologi ci stanno lavorando, presto lo sapremo..."
"Mmm..."
"Sarete invasi dai cartelloni della United Colors of Benetton. Rischiate che vi comprino le autostrade e vi facciano crollare i ponti..."
"Mmm?!"
"Va beh, comunque comincerete a mangiare kebab..."
"Mmm!"
"Diventerete grassocci, flaccidi e pigri."
"Oh."
"Le vostre donne preferiranno loro a voi. Sarete costretti a sposarvi all'estero o ad importare mogli straniere!"
"Uh, Mmm."
"Le vostre barriere linguistiche e culturali sono quasi insormontabili. Gli immigrati non s'integreranno mai, soffriranno come cani e poi vi si rivolteranno contro. Ci sara' piu' criminalita', piu' droga per i vostri giovani. Ci saranno per la prima volta scioperi e proteste, chiederanno piu' diritti, e non potrete che darglieli..."
"Mmmff..."
"I vostri giovani saranno chiamati bamboccioni e iniziera' il bullismo di stato. Non riuscirete piu' a trasmettere l'unicita' della vostra cultura alle nuove generazioni. Per loro diventera' indifferente essere giapponese o australiano, essere un giapponese che vive a Tokyo o uno che vive a Sidney...
Desidereranno sempre piu' espatriare, i vostri anziani saranno abbandonati, avrete sempre piu' bisogno di badanti e lavoratori stranieri. Aumenteranno gli harakiri, i suicidi, e..."
"Ah!"
"Siete fottuti, oserei dire."
"Mmmm...aspetta un attimo" (Finalmente! Stavo per finire gli argomenti a mio favore).
E mi fa: "Guarda la Francia. Hanno avuto immigrati dai tempi delle colonie, quanto tempo e' passato? Anni, decenni, secoli? Prima di giungere a certi estremi anche da noi, arrivera' sicuramente la fine del mondo."
"E' vero, ora che me lo dici, mi sento piu' tranquilla. Passa da noi stasera se ti va, che brindiamo a questa nuova speranza!"
"Mmm..."
Ise
È vera la notizia?
EliminaSe è così ecco spiegata Naomi Osaka.
Si Alceste, notizia passata su tutti i tg nazionali.
RispondiEliminaProprio ieri anche un bel programmino con protagonisti fratello e sorella nippo-autraliani campioni di non-so-quale sport in biciclettina. Due giovanissimi super belli e sicuri di se'. Ho pensato subito a Naomi Osaka.
Ise
Cara Ise, agall
Eliminala fine del mondo, quantomeno del mondo che ho conosciuto come essere senziente e "cogitante", è già in atto! Questo significava il commento che ho fatto all'attuale post di Alceste che mi ha, per chissà quale associazione mentale dal subconscio, fatto venire a galla le parole del Requiem di Tommaso da Celano.
Vale!
Hermannus Contractus
Due o tre anni fa, in aereo sulla tratta Parigi-Venezia mi ritrovo in un gruppo vacanze di sessantenni giap. Attacco bottone e parto subito col pippone delle katane antiche, del loro restauro, della storia del Giap, del Katori Shinto ecc. Loro sbalorditi ascoltano e mi dicono che ormai sono pochi i giap che hanno idea di cosa sto loro raccontando.
RispondiEliminaBreve parabola per dire che un piccolo pezzo di storia e cultura giap risiede in me, che mai son stato in Giap. In qualche modo e per affinita' elettive, qualcosa si salvera'. Un pezzo di Italia in Giap. Un pezzo di Giap in Russia, un pezzo di Africa in Italia ecc, tanto per fare un esempio. Da me risiedono, oltre che pezzi di Giap e di Russia, anche (semiclandestinamente) di Africa.
Dal mio punto di vista ognuno deve essere casa privilegiata per la propria cultura, ma puo' anche essere casa per altre culture, alte e fiammeggianti.
Fermo restando che ogni cultura si basa sulla "differenza", sulla "alterita", che implica il concetto di razza, confini, Nazione, difesa del suolo patrio, storia. La ferocia per la difesa della propria stirpe accoglie anche la bellezza di altre stirpi antagoniste. Un mondo omogeneo sara' un inferno.
Per quel che vale sta parabola.
Anonimo R
ciao che piacere leggervi (a volte l'Alceste è così difficile...). ma come si fa, anonimo di nome R, a scoprirlo se una cultura straniera in una parte ci appartiene? si deve fare un viaggio? un saluto a tutti con la mia simpatia Serena (non nel senso di essere io quella simpatica..)
EliminaCaro Anonimo R,
RispondiEliminala parabola vale ed e' significativa, buon per te che sei in grado di accogliere e custodire cosi' tanto. Quasi sicuramente in te risiede piu' Giappone che in me che risiedo in Giappone. So per certo che in Giappone risiede piu' di quanto immaginiamo anche della nostra cultura, dato l'amore certosino e profondo che hanno per la bellezza.
Sono stata in qualche modo "casa" di due culture diverse che ho visto scomparire nel giro di un decennio o poco piu', non trovo piu' persone con cui condividere la bellezza che furono e che ora non sono assolutamente capaci di trasmettere. Tutto cio' e' ormai per me solo un fardello doloroso.
Il Giappone mi ha mostrato inaspettatamente di avere tanta bellezza intatta. Ora hanno predisposto tutto per la loro fine. Bugie sulle pensioni o i giovani che non vogliono fare certi lavori (non e' vero! La verita' e' chiara e molto diversa), gli avvocati gia' pronti a redigere leggi contro la discriminazione verso gli stranieri (che e' comunemente accettata e praticata quando necessario). Arrivera' il PolCor anche qui e tutti gli inutili diritti autoreplicanti dal regno minerale in su, gia' mi vengono i conati; la gran maggioranza di loro e' completamente all'oscuro di quello che l' aspetta, non ha neanche idea di come sia realmente messa l'Europa attualmente. Stavolta non sono molto in grado di accogliere i loro resti, gia' e' tanto se riesco a salvare qualcosa della mia cultura, che sbadatamente ritenevo eterna e immortale. L'unica cosa di cui sono grata, dai pezzi di culture altrui estinte che ho in parte incorporato, e' che sono stata vicina agli ultimi "ribelli" di tale estinzione, spontaneamente attratta da loro, e forse non era un caso!
Ise