Decifrare il passato (e il presente)

Racconti e improvvisazioni

Novità sconsigliate ai puri di cuore

28 dicembre 2018

I Gilet Gialli, questa lieve increspatura dell’Inevitabile


Roma, 28 dicembre 2018

La stampa nazionale scorreggia a indignazione unificata: maledetta violenza negli stadi! Chiede punizioni esemplari contro la bestialità dei tifosi, delle bande, dei supporter! Maledetti hooligans che insidiano la santità del calcio benevolo! Il signor Questore di Milano (“Il signori e quistori”, direbbe Catarella) batte i pugni sul tavolo: “Basta!”; è arrabbiato, non ne può più, vuole vietare tutto, chiudere tutto ciò che si può chiudere (“Maria, che scanto che mi piglia ogni volta ca parla!”): la goccia ha fatto traboccare il vasino della pazienza.

E poi i fischi a Koulibaly, questo milionario intristito dal razzismo. Concetto Lo Bello, Chinaglia, Causio e Falcão (quello del 1982) venivano insultati sanguinosamente ogni domenica, ma non c’era nessuno a porgergli fazzolettini ecumenici per tergere le salse lacrime: che nemmeno spandevano. I giocatori erano personaggi comuni, allenati con regolarità, certo, ma le insinuazioni sulla paternità dei figli o sulla fedeltà di madri, mogli e fidanzate o, in generale, sulla virilità, li facevano ridere assai. Cosa fregava dei cori a tipi come Bellugi, Calloni o Cuccureddu? O a Pruzzo, che scompariva dallo sguardo placido di Nils Liedholm per farsi una fumatina in pace, magari assieme a Nela o Bruno Conti da Nettuno, al secolo MaraZico? Calciatori di colore, di ogni razza e risma, sono divenuti idoli: qualcuno, col ciglio umido, ricorda ancora Socrates e Cerezo, persino qualche scarpone come Barbadillo o lo sfortunato Eneas, oppure Juary, Juary Jorges do Santos Filho, simpatico circumnavigatore di bandierine, uno che, dopo 13 gol per l’Avellino e altri spiccioli per Inter, Ascoli e Cremonese, andò a vincere, segnando, una rocambolesca finale di Coppa dei Campioni contro i crucchi del Bayern Monaco.



Anche Dante Alighieri rinfaccia a Forese Donati, cugino della moglie e fratello di Piccarda e Corso Donati, la scarsa virilità:

Chi udisse tossir la mal fatata
moglie di Bicci vocato Forese,
potrebbe dir ch’ell’ha forse vernata
ove si fa ’l cristallo ’n quel paese.
Di mezzo agosto la truovi infreddata;
or sappi che de’ far d’ogn’altro mese!
E no lle val perché dorma calzata,
merzé del copertoio c’ha cortonese …


La moglie di Forese ha la tosse, è infreddata pure ad agosto. Perché? Perché, a letto, egli non la copre abbastanza spesso, generando il giusto calore durante i propri doveri maritali.

23 morti in 55 anni (1964-2018): a tanto assomma la carneficina nel calcio italiano. 9 in meno dei 32 morti del quadrimestre gennaio-aprile 2018: settore edilizia. Fare i muratori è rischioso: sempre meno rischioso che fare i muratori in Bolivia o in Cina, certo, ma la buccia è la buccia. Si possono, poi, perdere mani, piedi, rimanere paralizzati o, incredibile, essere licenziati. E però è doveroso battere i pugnetti questoriali sul tavolo; ripeto: lo trovo giusto. Se si possiedono le mani, i pugni da qualche parte occorre batterli. Io, a esempio, se una undicenne mi scrive “Qual’è la differenza fra un mammifero e un rettile?” oppure “hg. 2,37 = dg 237” i pugnetti glieli batto sulla testa.

Il calcio, questa rilassante liturgia che esauriva le proprie intemperanze la domenica pomeriggio, in circa due ore, non è abbastanza liofilizzato. Lo si deve diluire e mercificare ancora un pochino. La chiusura integrale degli stadi sarebbe una buona idea. Prima o poi ci si arriverà: l’importante è eliminare ogni tratto umano, digitalizzare la passione, appaltare alle scommesse le probabilità, tagliare via le società che non hanno un fondo nero per le tangenti ai dirigenti sportivi internazionali, schiantare il calcio dilettantistico, pompare a livello pubblicitario dei modelli (soccer fashion top models, debitamente dopati) sino ad arrivare all’utopia finale: l’eliminazione del calcio giocato.

Bioy Casares, l’amicone di Borges, ci era già arrivato in Esse est percipi: perché dilapidare soldi e investirli a caso (ecco il caso: il Verona che vince lo scudetto) quando si può programmare lo sport secondo i desideri degli utenti? O meglio: i desideri (indotti) surrettiziamente negli utenti? E programmarlo, in assenza di competizioni sportive ovviamente? Simulare un Liverpool - Real Madrid 4-3, giocato da alcune comparse, con striscioni e trombette posticci, i volumi di scommesse regolati a favore del banco, i flussi di prenotazioni degli olovisori ripartiti fra le società di calcio (quotate in Borsa), gli sponsor di bevande, scarpe e maglioni, le piattaforme web e i capataz mondialisti della FIFA … questa l’utopia.

Sarebbero tutti contenti, nessun incidente a turbare gli animi; il top model Cristobal Munéra, decamilionario al mese, in realtà nemmeno capace di un palleggio, segna una doppietta come Holly e Benji, con una rovesciata dal limite dell’area! Un altro modello simula un dribbling fra tre avversari mercé una veronica con hesitation; oppure, stuzzichiamo il PolCor, un top model trans (un uomo intrappolato nel corpo di una donna che, poi, diventa uomo e, a prezzo di sacrifici, si trasforma in un intelligente centromediano), salva sulla linea il risultato: al 94’! E poi altre storielle, continue invenzioni, come nel wrestling; altri personaggi, astutamente lottizzati secondo le tipizzazioni che piacciono tanto al pubblico: il Combattente Generoso, l’Ala Sfuggente, il Difensore Roccioso, il Centrocampista Melinante con Classe, il Velocista da Contropiede e via imbonendo.

Globalizzare significa eliminare le ali della curva di Gauss e niente altro. Per convenienza e per il dominio. Ridurre la multiforme varietà degli uomini e dei loro desideri multicolori a una sola pulsione, spesso estranea alla volontà degli uomini stessi. Ambire una cosa che non piace, gettarsi all’arma bianca negli opifici seriali del Black Friday per acquistare a tutti i costi ciò che nemmeno si userà o si indosserà poiché, spesso, tale ciarpame seriale non serve, oppure provare voglia per un oggetto che si lascia come un balocco usurato dopo pochi attimi, lasciarsi prendere dalla fregola o dal feticismo per cose di cui, a mente fredda, ci si vergogna addirittura. Ho visto, con questi occhi, persone struggersi per un'automobile orrenda, costosissima, inutile: la pubblicità agiva, la si doveva comprare! Magari la potessi comprare, sospirava il fregnone, giorno dopo giorno, rimirando depliant, autosaloni nichilisti, gazzette patinate! E la si acquistava, poi, dopo aver statuito con qualche finanziaria di usurai le debite rate ... convenientissime, certo, cosa sono 17000 euri a fronte di un gioiellino simile? E la si prendeva sul groppone, indebitandosi sino agli occhi, nonostante stipendi da fame; si entrava al posto di guida, che profumava di nuovo, di vittoria; i gadget, ragazzi! I nuovi gadget! L’auto si spegne da sola ai semafori! Per risparmiare! Ha la cam per le retromarce difficoltose! Così non hai da volgerti indietro! La cam, signori, la cam che borbotta se ti avvicini troppo al paraurti del belinone retrostante! Un gran coglione come te, in fondo, uno che si è rovinato per far suo un ammasso di plastica assemblato a casa del diavolo! E poi, dopo i primi mesi, in cui giri tronfio, e lucidi, e aspiri i tappetini, e sfreghi e lustri con attenzione il cruscotto da tre soldi con un costoso spray comprato su Amazon, i primi guai … un pezzetto ti rimane in mano, un semplice urto dello sportello si porta via la vernice, l’alzacristalli fa i capricci. Il tempo passa (un annetto, in fondo, o poco più), la martellante pubblicità dell’automobile, esornata dai guaiti di qualche international singer che, magari, strapazza un classico del passato, svapora via, la magia dell’acquisto si perde … leopardianamente, incosciamente, l’esaudire un ghiribizzo reca l’infelicità … si desidera, ancora, qualcosa d’altro … le rate incombono, tuttavia … e si è insoddisfatti, anche se non lo si ammetterà mai … specie quando si scende al garage, si alza la saracinesca e appare, giorno dopo giorno, la consueta ferraglia: la linea aerodinamica, che tanto appagò l’occhio, sembra, ora, banale … i fascioni decorativi da sciocco parvenue … intanto sulle strade ecco altre auto; altri aneliti alla felicità ci sfrecciano accanto … si inghiotte, malcelata, la delusione; la finanziaria, invece, aspira le sostanze con voluttà implacabile; e poi ci sono le bollette, le ripetizioni di Giacomino .. e già, perché Giacomino a scuola è un asino e gli si devono pagare le ripetizioni … al solo pensiero di sborsare quindici euro all’ora per far entrare in quella zucca fradicia il mistero delle tabelline il nostro eroe è preso da un rancore sordo e per cui, alternativamente, prova gioia dissoluta e un profondo e squallido senso di disgusto … eppure tale è il sentimento mentre il nuovo modello d’una Logan 456 sorpassa, con irrisoria facilità, il catorcio vecchio di ben dodici mesi.

Le ali vanno tagliate. E dove sono le ali? Dove residua l’antico ordine. Nella provincia, a volte. O nelle periferie metropolitane. Io, per fare un altro esempio, sono un Gilet Giallo naturale. I miei traslochi disegnano, sulla mappa della Capitale, un progressivo slittamento dal centro al suburbio. Gentrificazione? E chi lo sa. Non che mi lamenti. Però, ricordo con vividezza che, sino a circa trent’anni fa, giravo Roma in tutta tranquillità: in auto. Parcheggiavo a piazza Venezia, andavo per negozi a via del Corso, mi fermavo presso la libreria comunista Rinascita a Via delle Botteghe Oscure, di fianco al palazzo del Partito. Piazza Navona, Fontana di Trevi, i burattini del Gianicolo, il Colosseo e Colle Oppio. Poi arrivò il primo sindaco verde di Roma e cominciai a subire una lenta persecuzione in nome della bontà universale: che, in tale caso, aveva assunto le verdi tinte dell’ecologismo. L’auto non andava bene, inquinava, ci voleva la benzina particolare, i parcheggi si dovevano pagare, alcuni orari erano storti, le domeniche a piedi, la fascia verde (pure lei!), l’anello ferroviario, le multe seriali. Il cittadino Alceste, Gilet Giallo a sua insaputa, veniva respinto dalle prime avvisaglie della plutocrazia; non era benvenuto in centro, doveva adattarsi, normalizzarsi; e spingersi un po’ più lontano, verso le periferie, e poi ancora oltre, nei suburbi, poiché le aree pregiate di Roma, così recuperate all’ecologismo, salivano di prezzo vertiginosamente, rese ora appetibili ai palazzinari e alle mafie italiane e straniere, le uniche a disporre della liquidità necessaria. Finché, alle soglie del 2019, Alceste, il Gilet Giallo che non sapeva d’esserlo, e tanti suoi pari, hanno persino paura a spingersi verso il centro la domenica pomeriggio; gli pare un’impresa da Argonauti prendere un autobus fatiscente e spendere dodici euri (sei all’andata, sei al ritorno) e tre ore di vita per farsi trasportare nei luoghi in cui è nato, oggi preda di un turismo straccione, di migranti con anello a brillocco, di finti legionari e gladiatori, in un’orgia di vetrine immonde, tavolini che ingombrano i marciapiedi, prezzi altissimi, kebabberie, bar luridi, fannulloni miliardari, alti dirigenti statali, papponi, monnezzari a cielo aperto, mendicanti, zingarame da suburra: una Calcutta quotidiana da cui il Gilet Giallo romano (o il Gilet Giallo milanese a Milano) pare essere respinto come un estraneo. Come si permette di essere giunto sin qui? E allora l’ex romano, oggi migrante dal suburbio, si adatta alla propria emarginazione (nonostante paghi imposte e tasse micidiali per mantenere proprio ciò che una volta gli apparteneva), e vaga per la sua ex città, rassegnandosi a comprare dei gelatini di plastica alla famigliola, presso un franchising di nome, i cui sapori sono eguali a ogni latitudine, carissimi anch’essi - gelatini da leccare mestamente a largo Argentina, magari proprio dove fu assassinato Giulio Cesare, presso la Curia Pompeia; perché lì, a largo Argentina, che si chiama così non certo in omaggio alla nazione sudamericana, residuano alcuni ruderi, stratificazioni di cinque secoli almeno, oggi, ovviamente, negletti e ridotti a gattara; vieppiù accerchiati da street artist, giocolieri, barboni, turisti idioti: oltre che dall’indifferenza dei curatori, forse Gilet Gialli pure loro, rassegnati a veder scomparire anche queste tracce di noi stessi: la storia, infatti, e la cultura di un popolo, appartengono alle ali della curva da sopprimere.

In certe zone di Roma si assiste al commercio della carne: prostitute, prostituti, transessuali, minorenni, bambini, sono oggetto di una caccia frenetica per soddisfare gli impulsi più bestiali. Privati di un’etica ci si sfoga e ci si sfinisce alla ricerca del piacere dis-soluto; slegato da ogni regola, disperato, folle: quello che anela il proprio annientamento. Sì, l’annientamento; e ve lo porgono sul piatto d’argento, assieme alla testa di Giovanni Battista. Non è volontà di potenza, ma la somma impotenza. Il nulla di troppo, lo si capisce ora? Il limite. Senza il limite si precipita nell’abisso: tale è l’apocalisse.

Bambini in vendita, neonati in vendita, pervertiti che schiferebbero De Sade: non vedo nessuno battere i pugnetti su un tavolo, pur improvvisato, a via Palmiro Togliatti o alla stazione Termini o, dietro la tenda nera, ai Parioli. Perché le perversioni, tutte, sono, di fatto, legalizzate; come l’Usura bancaria o le droghe per cui i pugni più non battonsi; o, più modestamente, le rapine, i furti negli appartamenti o gli scippi, ormai derubricati a nota di colore. 

Quindici anni fa persino il mio nonno materno, novantacinquenne, fu scippato: del proprio avito orologio da panciotto, acquistato negli anni Trenta; un bel manufatto, “lucido per tante mani”, a cui teneva moltissimo e che si era portato appresso tutta la vita, durante la guerra e le tribolazioni successive da Gilet Giallo: da Gorizia a Mestre, da Fano a Viterbo. Cadde per strada. Qualche piccola escoriazione, per carità, ma, lo sentivo a pelle, l’umiliazione patita durante quel crimine insignificante non sarebbe mai stata più sanata. Un ex militare che si fa sbattere a terra da un delinquente qualsiasi! Un uomo che aveva difeso i confini orientali della Patria nelle nevi perenni! Alla stazione dei Carabinieri, per la denuncia, un sottufficiale prese le cose alla leggera, ridendo e scherzando come fosse a una festa aziendale. Ah ah ah, nonno, come va, una brutta avventura! Su con la vita, nonno! Andiamo, nonno! Ah ah ah, dai, non è successo niente! Ah, il “tu”, rivolto da un trentenne a chi poteva essergli bisavolo. Fu una delle rare volte in cui m’incazzai di brutto. Quella rabbia sorda e cieca che mai esplode veramente e si insinua malignamente nelle fibre a covare tumori e risentimento. Uscimmo. Mio nonno morì l’anno dopo. Da allora setaccio mercatini reali e mercatini online, alla ricerca di quel maledetto orologio.

Anche il “tu”, l’onnipresente “tu” è un cedimento alla dissoluzione. Come lo sfascio dell’ortografia e della grammatica.

L’altro mio nonno, quello paterno, un’altra pellaccia contadina, me lo ricordo alla fine, sul catafalco a cui tutti dovremo un tributo. I figli lo andavano a trovare, aspettando l’inevitabile. Si avvicendavano peritosi nella camera, in punta di piedi, uno alla volta, per sorvegliare l’origine dei loro giorni appeso al filo d’un affannoso respiro. Mio nonno, che amava i nipoti sopra ogni altra cosa; a modo suo, naturalmente; aveva una stretta ferrea che si divertiva a esercitare sui polsi dei pargoli maschi; li stringeva in quella morsa e diceva: “Pappamolla”, e poi rideva, piano. Non gli ho visto mai offendere qualcuno. Sino ai sessant’anni almeno ha vissuto senza soldi. Mio padre si avvicinò al capezzale, quando la fine sembrava prossima. Gli rivolgeva parole esitanti: “Come state?”, più dirette a sé stesso che a quel possente simulacro di cui portava, indegno, il nome. “Come state?”, ripeteva. Mio zio, allora, si avvicinò pure lui. “Come state?”, prese a dire, all'unisono col fratello, da pappagallo qual era; “Come state”, sottintendendo il “voi”, l’onnipresente “voi”, che sempre i due usarono nei suoi riguardi. La maschera mortuaria, bianchissima e lievemente smagrita, ebbe un fremito impercettibile; le palpebre si schiusero di qualche millimetro. Sicuramente il padre non riconobbe i figli, ma i figli avvertirono in quella luce smorta l’antica autorità, incistata nei precordi del Super Io, ed ebbero paura; forse di una maledizione estrema; timore del padre che giudica, di quell’uomo che, senza alzare la voce, col semplice gesto d’una mano, come a scacciare un insetto molesto, liquidava ogni dissenso dalla tradizione di famiglia: “Non voglio sentire, via da me, non se ne parla“.

Il fuoco della ribellione si ciba sempre dell’albero della tradizione. Giusto riconoscergli tale ruolo. Le fiamme che divampano, spesso roghi, si nutrono di ciò che distruggono. Il calore e la luce non vivono di vita propria, bensì dei riflessi del legno maestoso che non ha mai da essere intaccato. Solo le frasche inessenziali e le storte ramaglie possono essere sacrificate al furore; il tronco deve vivere, a ogni costo, per fruttificare ancora. In quel gesto, una mano che liquidava intemperanze e alzate d’ingegno, era riassunto l’istinto dell’umanità migliore.

Prometeo ruba il fuoco e lo dona agli uomini. Ma gli dei devono vivere, sopra gli uomini. Per il suo delitto egli paga un supplizio eterno, eternamente rinnovantesi. In ciò consiste il ciclo della giustizia; in ciò è simbolizzata l’eterna forza creatrice. Gli dei regnano e trovano un limite in Prometeo, Prometeo ferisce l’ordine olimpico, gli sottrare l'imperio del fuoco, ma deve necessariamente fallire nel suo assalto celeste: questa è la civiltà.

Su change.org, in ordine sulla main page:
-    quattro ginecologhe non obiettrici per la legge 194
-    info point su migranti (Baobab Experience)
-    immigrazione: diamo una possibilità a chi la merita
-    appello di una associazione a favore dell’Europa e dei diritti civili
-    appello per la salvezza di un cane.
Questo lo stato delle cose.

La vuole smettere di divagare? Ci parli dei Gilet Gialli! Ma se li ha messi nel titolo! Ma se ne parlo da sempre! Sono un Gilet Giallo d’elezione! I Gilet Gialli; li guardo con distaccata bonomia e senza speranza. Sono lì da decenni, finalmente si sono materializzati. Sono le ali della curva, assieme alla morale, al Cristianesimo, a Roberto Pruzzo e Juary, alla radiolina a pile che rimandava “Scusa Ameri, scusa Ciotti”, ai partiti, al catechismo e all’oratorio, alla scuola che cercava di insegnare qualcosa, alle camerate col cubo, ai giornaletti scollacciati, alle auto che potevi riparare da solo (svitare candele, ripulire carburatori, cambiare filtri e olio), alle cene con la famiglia agnatizia, al fumo nei cinema, ai parcheggi davanti alle stazioni, alle case popolari, alle cedole per i libri delle elementari, ai sussidiari con le storie evangeliche, mai a doppio fondo, alle pallonate sotto casa, alle scazzottate, al picchetto, al bigliettaio gallonato che incuteva timore, come i maestri e i presidi, ai medici che visitavano i malati, alle dichiarazioni dei redditi da cinque pagine, al profumo dei refettori, all’ago e al filo, ai cappotti che duravano cinquant’anni e che si ereditavano dai padri, ai padri e alle madri, ovviamente, alle nonne che decapitavano galline e spezzavano il collo ai conigli, alle pizze profumate da cento lire, ai cantanti che cantavano, agli attori con giacca e cravatta, dilavati da decenni di insulti e sberleffi sui palchi, davanti a una plebaglia rissosa ed esigente, alle attrici naturalmente eleganti, pur se nate in qualche buco di provincia, ai frantoi e ai vini in bottiglia fatti da soli, per tutta la famiglia, ai bambini che si comportavano da bambini, alle sculacciate, agli innamoramenti formidabili, nati per lo sbirciare di un ginocchio, ai vinili, ai negri che erano negri, ai giapponesi e cinesi limoncini e ai musi rossi di Tex o ai frocioni di Lino Banfi.

L’insurrezione dei Gilet Gialli, tagliati via dalla storia glaciale dell’eterno presente, verrà placata dall’Inevitabile. In quanto Gilet Giallo, per naturale predisposizione psicologica, lo presento. L’emarginazione si vive giorno dopo giorno; ogni mia attitudine ha una propria corrispondenza nel dileggio quotidiano dei media e degli estenuanti difensori dell’immorale: lavoro, casa, scuola, famiglia, cultura, Patria: ciò che penso va necessariamente in retromarcia rispetto al corso delle cose. Controcorrente, à rebours. Si può vivere così, pur se faticosamente, e lo faccio ogni giorno: quanto si può resistere, però, non solo alla propaganda, ma alla devastazione continua della tecnica e del mondo al contrario?

La Francia profonda, si dice; ma l’Italia è ancora più profonda. L’Italia è la Fossa delle Marianne dell’intero globo terracqueo e sta cedendo anch’essa. Non scambiamo, di grazia, i sussulti e i brevi strepiti per un’inversione. Cerchiamo di comprendere: qui, grazie all’Usura e al Politicamente Corretto, si complotta per mansuefare l’intera umanità. È logico, e addirittura auspicabile dal potere, che una resistenza vi sia: per dare l’impressione di un ecumenico progresso. E tuttavia cosa reclamano Les Gilets? Un po’ di granaglia in più. Cerchiamo di comprendere: l’Europa ha già detto di sì; gli Europei, intendo; essi non hanno mai detto: “No!”; un “No!” che è un “No!”; queste sono scosse d’assestamento, pur fragorose, di un crollo che nessuno cerca o ha la voglia di impedire. Supponiamo, è un esempio da ateo, che vi fossero fiumane che si fanno randellare e ammazzare per appendere il crocifisso in classe, nella patria dell’idiota Voltaire: questa sarebbe un’inversione. O legioni di Gilets che vogliano l’abrogazione della legge sull’aborto in nome della vita: per impedire un omicidio. Altra inversione. Un’inversione dell’inversione: la retta via, insomma. O che ci fosse qualcuno disposto a farsi spaccare i denti per una scuola che sia vera scuola, ordinata e gerarchica; o una vera sanità pubblica, à la Celine, il Porco che metteva le mani nelle budella purulente per nulla. C’è, questo tipo di uomo? Non lo vedo. Io scorgo solo la disperata volontà di rimettersi in carreggiata, di condividere o strappare un boccone a un banchetto immondo, già prestabilito. Le pezze al culo non sono il problema, purtroppo bensì l’indottrinamento coatto al nulla; le toppe ai pantaloni, i maglioni sbrindellati sono un fastidio, da risolvere, come ambisce a risolverli il buon padre di famiglia, ma l’autentico problema è il pensiero predominante e amorale: la resa all’Indifferenziato in ogni campo dell’umano, sino alla sconfitta dell’umano.

Giulio Cesare cade sotto i colpi dei repubblicani nei pressi della statua di Pompeo. Ottaviano Augusto, qualche decennio più tardi, dopo un bagno di sangue fratricida, farà murare la Curia Pompeia trasformandola in latrina. Cambio epocale, cambio di stato: il ghiaccio diviene acqua. Un mondo svanisce, eccone un altro.

Chioserà un apocalittico Giacomo Leopardi, quasi due millenni dopo, nel Dialogo di un folletto e di uno gnomo, presagendo la fine di un’umanità inutile: “[Ora che l’umanità è sparita] la terra non sente che le manchi nulla, e i fiumi non sono stanchi di correre … e le stelle e i pianeti non mancano di nascere e tramontare, e non hanno preso le gramaglie [del lutto]… e il sole non s’ha intonacato il viso di ruggine; come fece, secondo Virgilio, per la morte di Cesare: della quale io credo ch’ei si pigliasse tanto affanno quanto ne pigliò la statua di Pompeo”.

43 commenti:

  1. Cosa significa essere sul pezzo! Per poi, per giunta, salire fino agli Universali! Perdona Alceste gli esclamativi abusati ma quando ci vuole ci vuole.
    Quale commento può permettersi un illetterato gilet giallo di provincia a fronte di tale lucidità e compiutezza? Vorrei solo, oltre che attendere con fregola il Tuo prossimo parto, averti amichevole vicino di casa, invitarti a prendere un caffè in salotto ogni sabato mattina ed ascoltarti in silenzio, a bocca aperta.

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  2. Grazie a Paolo e a Loris.
    Il caffé basya non prenderlo al centro di Roma: voglio dimenticarlo il centro di Roma: ormai appartengo alle periferie, urbanistiche e psicologiche.

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  3. Caro Alceste,
    come sempre una lucida esegesi e totalmente condivisibile. Per me, che ho vissuto a Roma per sei anni, nei '60, desolante e deprimente. Aggiungo che non ho mai amato lo sport, ed il calcio in particolare, pur avendo praticato scherma dall'età di otto anni ai venti per compiacere mio padre, vecchio olimpionico di fioretto (in realtà spesso marinavo gli allenamenti per imbucarmi in un Circolo Scacchistico), anche illuminante: finalmente ho compreso lo pseudonimo di un simpatico tuo corrispondente, BomberPruzzo!
    Al di là della celia (vanitas vanitatum, ennesimo "péché de vieillesse") ti ringrazio per avermi fatto tornare in mente Leopardi: devo assolutamente rileggerlo prima che suonino le trombe o riemerga Godzilla!
    Buon anno da Hermannus Contractus

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    1. Medici e scacchi li vedo bene al pari di medici e fioretto (un giorno indagheremo perché gli Italiani sono bravi col fioretto); medici e Roma, però, male si accordano.
      Il bomber Pruzzo, che segnava quando i difensori tiravano cazzotti, fu un giocatore indimenticabile: baffoni, eloquio borbottato e tagliente, grande colpitore di testa. Il tempo passa, la nostalgia aumenta, persino per me che lo sport, ormai, non lo sopporto più.

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    2. Scrivo solo per augurare Buon 2019 a tutti quanti, ringraziare Alceste per l'ennesimo articolo illuminante ed al contempo "devastante" per chi, praticamente da sempre, nuota in stile rana nella depressione e nella nostalgia ed infine ringraziare Hermannus per il gentile pensiero nei miei confronti.
      Che ricordi il Bomber! Campione eppure persona tanto comune da permettere ancora a un bambino di idealizzare in lui il padre che gli assomigliava tanto e che lui adorava.

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    3. Buon 2019 anche a te.
      Roberto Pruzzo fu un ottimo centravanti. Quello che mi premeva dire è che lui verrà ricordato nonostante i suoi gol. Così come, incredibile, molti giocatori saranno ricordati con sommo affetto nonostante i loro non-gol e la loro mediocrità. Non voglio fare nomi: il semplice attaccamento alla maglia, lo sputare l'anima in campo, la semplicità nel porsi verso i tifosi ne fecero degli idoli assoluti. Questo è sport e questo (era) il calcio.

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    4. Capisco quello che volevi dire anche se per mantenerci onesti intellettualmente dobbiamo sempre ripeterci che erano gli stessi anni del calcio scommesse e dei magheggi favoriti all'ennesima potenza dall'assenza della televisione nel calcio. Per estendere ancor di più il tuo concetto e sapendo tu mi possa comprendere da romano e romanista faccio l'esempio di Agostino Di Bartolomei che non era un fuoriclasse nel significato stretto del termine ma che rappresentava all'ennesima potenza tutte le qualità che hai ricordato e tante altre che lo hanno portato prima a rifiutare questa vita e poi a diventare una specie di quei semidei dell'antichità che finivano per impersonare un determinato Valore o Qualità agli occhi di chi non lo avesse conosciuto in vita

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  4. Ecco un altro modo ancora:

    Il fuoco della ribellione si ciba sempre dell’albero della tradizione. Giusto riconoscergli tale ruolo. Le fiamme che divampano, spesso roghi, si nutrono di ciò che distruggono. Il calore e la luce non vivono di vita propria, bensì dei riflessi del legno maestoso che non ha mai da essere intaccato. Solo le frasche inessenziali e le storte ramaglie possono essere sacrificate al furore; il tronco deve vivere, a ogni costo, per fruttificare ancora. In quel gesto, una mano che liquidava intemperanze e alzate d’ingegno, era riassunto l’istinto dell’umanità migliore.

    Questo è il nucleo della tua visione antropologica; mi piace moltissimo

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    1. Con tali parole interpreto, fra l'altro, l'intero fenomeno dell'arte moderna e postmoderna. I prossimi giorni andrò al Maxxi e resoconterò ...

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    2. Attendiamo con ansia. Buon anno Alceste.

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  5. Si mira a sterilizzare istinti e sentimenti umani che anticamente trovavano sfogo nelle guerre, nelle lotte e nei bordelli.
    Demonizzare sentimenti quali la rabbia, l'odio, la gelosia, la diffidenza verso tutto ciò che rappresenta un pericolo per la tua cultura e tradizione, così da neutralizzare l'essere umano, renderdolo nevrotico e in continuo contrasto con se stesso e la sua natura.
    Si finisce così con lo sfogare questi istinti in patetici scontri di piazza tra tifosi....a questo ci siamo ridotti....un pò come i miei poveri gatti che si azzuffano inutilmente tra loro

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  6. Grazie Alceste. Momenti di vera poesia nel racconto sui nonni. Un abbraccio.

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  7. È incredibile ho subito la sua stessa sorte e nello stesso periodo, appartamento di 5 camere
    e doppi servizi in centro storico
    a Torino ed ora camera e tinello
    in zona "barca" estrema periferia
    vicino al campo nomadi.

    Antonino

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    1. La stessa sorte l'hanno subita centinaia di migliaia di Gilet Gialli che non sanno d'esserlo ... Alcuni la chiamano gentrificazione; io impoverimento coatto.

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  8. PS. Quello che racconti sta già accadendo, ecco un' impressionante esempio di intelligenza artificiale:

    https://youtu.be/SZQaZsu4Tys

    Antonino

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  9. anch'io non ci vado più al "centro". Io sto vicino al pappa, dove i semafori che portano verso il vatic durano di più al verde...capito mi avete? Troppo furbi per essere credibili questi pedocravattari...Siamo Gatti...miao miao miao miao maio miao mia oooo... Mi tengo gli stracci che ho che sono meglio dei loro ferragnazziami dim. Requiescant...RIP in Italiano, e RIP in anglocazzone..Buone Feste Atee Vegane Non competitive. Scienza e Coscienza a Tutti Voi e tutti Noi

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  10. Di Piazza Argentina l'ho saputo soltanto da poco, lo ammetto...
    Invece Juary non conoscevo proprio, grande!

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  11. E' tutto un teatrino per instupidire ed impoverire la massa. La massa non serve piu'! Nell'attesa di sopprimerla (senza che si ribelli veramente, ovvio) la si instupidisce ancor di piu', cosi' da poter sottrarle anche gli ultimi risparmi, la casa faticosamente pagata, il respirare ecc. E i guitti al finto potere di cartapesta, sempre piu' ributtanti ed improbabili: fanno pena nelle loro esternazioni da imperatori del nulla.
    Tutto sommato, viva i gilet gialli!
    Bel pezzo Alceste, mi ricorda un Requiem.
    Un caro saluto.
    Anonimo R

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    1. Viva i Gilet, prima che li infiltrino, anche percgé ne faccio parte ...

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  12. Al mio paese si diceva "meglio avere il culo gelato che un gelato nel culo".
    Buon Anno
    HC

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  13. L'unico beneficio del dubbio sui Gilet Gialli (più o meno autentici) è:

    1) speriamo che non vengano infiltrati
    2) speriamo che non inizino le solite divisioni, diaspore e frazionismi
    3) speriamo che non ci sia dietro qualche mente sopraffina che si mette alla testa di una nuova rivolta che poi si rivelerà magari tarocca e fasulla.

    Intanto ecco una vera buffonata a 24 carati: Farsa Italia fa indossare i Gilet Azzurri ai suoi a libro paga del Gano di Arcore.

    Buon 2019!

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  14. Cara Nessie,
    ti auguro un ottimo 2019 e faccio due considerazioni:
    il fenomeno dei Gilets ha, ovviamente, radici autentiche poiché la gran parte della ex classe media, soprattutto quella a partita IVA, è in condizioni economiche precarie.
    Se i Gilets non rivendicheranno, però, una parallela azione culturale (di restaurazione) tutta la rivolta non avrà senso e sbocco esponendosi a infiltrazioni e divisioni.
    La buffonata di Forza Italia è senza commento: la stessa parabola di Forza Italia lo è, da venticinque anni. Tempo perso.

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  15. Volevo fare un intervento serio invece, cari Alceste e Nessie, voi mi obbligate a buttarla in caciara! Come non riconoscere il "genius morituri" di B? Quale altro leader italiano, ma che dico, europeo, ma che dico, euroasiatico, planetario, galattico avrebbe avuto un tale lampo di neuro-intelligenza?
    Nessuno! A B dobbiamo riconoscere almeno la vitalita' di Lazzaro. B: il Maestro indiscusso e la vera icona italiana! Tutti gli altri ridicole copie taroccate al photoshop!
    Torniamo con serio contegno alla questione "gilet gialli".
    Vorrei ricordare, oggi che l'anno se ne va, una particolare categoria di g.g.: i papa'! E poi una loro sottocategoria: i papa' separati. Mediamente e dopo i feti, la categoria piu' oppressa, ostracizzata e perseguitata del continente! Nel silenzio generale tombale! Dov'e' Amnesty International?
    Stasera mi son visto per la decima volta un film che amo moltissimo: REVENANT di Inarritu.
    Non so se l'ha gia' messo nei film consigliati Alceste (dal tel. non vedo la barra). Racconta la vicenda di un padre che... I bonus? Paesaggi mozzafiato e la colonna sonora di Sakamoto.
    Non sono molti i film di oggi che raccontano i padri. Certo, anche qui, scava scava, il messaggio Globalista viene consegnato al mittente, in questo caso dal sempre bravissimo Di Caprio. Per una volta, sovranamente, sorvoliamo!
    Buon anno e buon gilet (non arancione, mi raccomando) a tutti, e diffidare anche del "grembiulino", ovviamente!
    Anonimo R

    PS: Pero', non sarebbe male una protesta popolare con il grmbiulino giallo... Mi sa che sono "piu' meglio" io di B...

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    1. I papà, certo, ma quali papà? I papà bianchi e battezzati. Quelli considerati: mostri, oppressivi, femminicidi, evasori fiscali, razzisti, pedofili ... insomma, abbiamo capito tutti chi è il bersaglio, spero.
      Berlusconi sarà vitale, ma ha rotto le scatole, crepasse una buona volta e con lui tutte le speranze in lui riposte. Trent'anni a credere che era la destra! L'antisistema! E c'è ancora chi ci crede: Berluska voleva uscire dall'euro! Lasciamo stare e buon anno.

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  16. Molto meglio! L'eliminazione chirurgica del padre è un disastro, i ragazzini e le ragazzine non smetteranno mai di cercarlo anche senza rendersi conto. Un dolore atroce. Ciao e buon anno, Ser.

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  17. Caro Alceste,
    buon anno 2019 a te e a tutti gli amici del blog.
    Ti auguro di ritrovare l'orologio del nonno e l'orgoglio di famiglia (orologgio perfetto anagramma di orgooglio), non necessariamente in questo ordine temporale.
    Un caro saluto,
    Ise

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    1. Altrettanti auguri di un ottimo 2019.
      L'orologio chissà in quale collezione privata è finito ...

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    2. Buongiorno Alceste e Buon Fine Anno,
      sono Crumbo, din tanto in tanto mi faccio vivo.
      Ultimamente ho trovato alcuni suoi ultimi post poco coinvolgenti ma la seguo e leggo. Ciò che più mi piace in questo blog è l'esser problematico, il non dare risposte. Un atteggiamento molto classico, con l'eleganza del pensiero e non dell'informazione e soprattutto, controinformazione, che è coatta anche quando è libera. Dal mio canto ho sempre vissuto in cittadine di provincia e sono sempre stato un tipo periferico, a tutto tondo. Sono nato a Torino ma da piccolo i miei si trasferirono a Gubbio, essendo mio padre eugubino. Vivo da trentacinque anni in una cittadina piemontese non distante da Torino. Spesso leggendo il blog mi viene in mente Gubbio, l'averci abitato negli anni dell'infanzia per me è un onore. E tutta l'Umbria. In un post di diversi mesi fa ti chiedevi perché la gente preferisse fare il weekend a Barcellona piuttosto che andare a Gubbio o altre località ma è un mistero, non c'è un criterio logico sano che risponda alla domanda. Comunque questo preambolo biografico per dire che mi sono sempre sentito periferico rispetto alla maggior parte degli ambiti sociali che si prospettavano durante la crescita, quelli che venivano prospettati negli anni ottanta, dai primi agli ultimi. A viaggiar di pari passo alla distruzione del passato, ma sottotraccia, è la continua presentazione del futuro che diviene immediato presente. Ci sono spot pubblicitari televisivi straordinari in questo, ove la commercializazione del prodotto appare secondaria alla presentazione del futuro/presente. Idem le notizie/gossip di cui anche i telegiornali si occupano: matrimoni di fabrifibra, nuova informatica etc... ecco come è il mondo, questo dicono. E questi messaggi sono suadenti, solari, placidi. E' proprio come dici: con qualsiasi governo, il programma va comunque avanti. Il programma non ha nulla di plateale, non si presenta in una volta sola ma arriva, ondata dopo ondata.
      Uno stesso Salvini è nel programma, quando parla sempre e soltanto della ripresa e del rilancio dell'industria, come se l'Italia fosse solo questo. In campagna elettorale enfatizzò il patrimonio artistico in quanto propalante posti di lavoro e entrate fiscali. E non ce l'ho in particolare con Salvini o Di Maio e compagnia.

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    3. Il rifiuto del programma per ora è una scelta individuale, non è organizzabile socialmente. Il richiamo del possente passato è labile, pallidissimo ma non morto, non ancora.

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    4. Neanch'io ce l'ho con Di Maio e Salvini ... avere in odio qualcuno significa poco quando questi non è cosciente davvero di ciò che fa. Il programma va avanti, speditamente, lo si ritrova in ogni ambito, pur ridicolo e minuscolo, con forza pervasiva: il che mi induce a pensare che la cabina di regia sia unica.
      Il rifiuto è necessariamente individuale, come tale blog che, un giorno, chiuderò.
      Buon 2019.

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  18. La mattina del 2 gennaio del 2009 fu l'ultima volta che la vidi: dinanzi al suo negozio. ripartivo per l'Italia per casa. avevo passato il capodanno da lei. non mi aveva dato neppure un bacio non s'era fatta sfiorare neppure lontanamente; eppure io l'amavo cos disperatamente come nessun'altra nella mia vita. sono passati dieci anni da quel mattino. il caso più assoluto l'aveva fatta entrare nella mia vita. conobbi per puro caso la donna, la vera donna, l'angelo e la puttana più scatenata- la donna sposata da più di vengano con e figli e il marito che non la considerava più seppure fosse 47 enne ancora meravigliosa. mi dette retta mi fece andare da lei venne a letto un paio di volte con me - ma scoprii che ero la riserva sulla panchina, che aveva l'amante, che lo raggiungeva appena poteva liberarsi. a me dava qualche briciola d'attenzione quando ne aveva voglia...purtroppo non era una situazione sostenibile per la folle gelosia che provavo e così me ne andai e da quel giorno non l'ho più cercata ma sono tremilaseicentocinquanta giorni che non ho fatto altro che pensare a lei ai suoi occhi alla sua voce al suo corpo al suo sorriso e dal quel momento mi sono perso irrimediabilmente.
    Per questo, carissimo Alceste, possiamo parlare di qualsiasi cosa e nella maniera più luminosa, ma non c'è sovranità, passato, rudere che tenga; senza una donna accanto che riconosca e dia senso al nostro essere al mondo, niente ha senso.
    Ormai non ho più parole per esprimere la mia angoscia e la mia vergogna.
    "Il dolore è costante, oscuro e buio e ha la natura dell' Infinità".
    Andiamo avanti, ancora.

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    1. LASCIATE OGNI SPERANZA...
      La donna e' un'illusione, anche se necessaria. Ma pur sempre un'illusione. Il giorno che e' tua non e' piu' tua e viceversa. Lanciarsi tra le cosce della prossima senza troppi riguardi, rimpianti e smancerie: lei sara' ben felice di farsi arricciare il pelo, di farsi "sbattere", di farsi trattare da "poco di buono"... La santarellina! Alla fine l'amore e' animale. Ed il ricordo sbiadisce. Tutto se ne va. Godiamoci l'ora e la fregola: anche una prostituta puo' dare moltissimo. L'amore e' solo per gli adolescenti (e le donne). A noi i conti da pagare e, solo se siamo abbastanza stronzi, anche ruvide scopate tra geografie sconosciute. Alla fine nessuna donna condividera' mai le nostre nature. E viceversa. La donna ha sempre un progetto oscuro. Noi siamo solo sue pedine sacrificabili. Il giorno che te ne stacchi, sono loro a reclamarti. A reclamare per te lo stato di succube pedina. Il giorno che cominci a trattarle per quel che sono e che scopri il trucco, impazziscono. E' li che comincia il bello! Nessuna donna vale un rimorso: siamo uomini o caporali?
      Eppure, il nostro e' un trucco. Miserrimo. Come il baro a cui gli va dritta, ma che sa che non gli andra' sempre dritta.
      E' una vita difficile...
      Anonimo R

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    2. Anonimo di nome E, anche alle donne piace fare all'amore, e la nostra sfortuna, e' che il desiderio aumenta con l'eta. Tanti auguri, Serena

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    3. Lo sospettavo da tempo: non c'e' da preoccuparsi!
      Il mio punto di vista rasenta l'anatema biblico: "andate e moltiplicatevi" (ma senza troppo lancio di stracci e lacrime di coccodrillo, che poi finiscono sempre nel conto corrente)!
      E ovviamente nonche' dunquemente, senza superflui romanticismo, rimpianti, ecc.: e' tutto un fatto ormonale!
      Segnalo un sito divertente: "lamoglieofferta".
      Eh si, i tempi son proprio cambiati, ed i sogni naufragati.
      Con rispetto che travalica la parita', consapevole di aver troppo amato e, quel che e' peggio, troppo ricambiato...
      Anonimo R

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    4. Molto divertente il sito.
      Ora capisco perche' B. ha venduto il Milan, sta reinvestendo nel business non piu' maschio-centrico che tornera' a fare grande l'Italia. Come suggerisce tale sito, punto di riferimento nel Bel Paese e presto anche nel resto del mondo... Campionesse del mondo, campionesse del mondo! Ci sentiremo dire in mondovisione. Gia' immagino la faccia soddisfatta di quel che sara' il nostro presidente, un tipo probabilmente piu' rubicondo dell'austero Pertini, e forse anche piu' anziano e vitale, uno che guarda la vita dal lato B. senza dubbio. Anche le risorse almeno quel lato dell'Italia lo apprezzano, ci faranno buona pubblicita' e training gratuito.
      Ora capisco l'insistente propaganda femminista de 'il corpo e' mio... ', e' servita egregiamente per farlo diventare di tutti, un dominio pubblico www con il consenso unanime, mariti compresi. Che dire, l'unica crisi che c'e' in Italia e' quella dei neuroni e degli ormoni, le altre sono solo una conseguenza. Il mio consiglio e' andate e non moltiplicatevi, o se lo fate, premunitevi di restare chiusi nelle stalle insieme ai vostri tori.
      L'unico ad avere un progetto oscuro gia' da tempo bello che realizzato e' Saitan!
      A bientot,
      Ise

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  19. La tribolazione sta per terminare.
    Noi baciati dall'oroscopo dell'anno 2019 abbiamo deciso di mettere questa botta di fortuna a disposizione dell'umanita' e ci siamo dati appuntamento su change.org per organizzare quella che sara' la rivoluzione finale e globale che tutti aspettano. Si chiama la rivolta dei boxer rossi, in onore del 119esimo anniversario della rivolta dei boxer in Cina.
    119 la cui somma e' undici, perfetto amuleto alchemico per noi boxer invulnerabili che vogliamo spingerci oltre le colonne, non solo quelle del tempio di Salomone, ma soprattutto quelle d'Ercole, oltre il mondo conosciuto. Naturalmente in questa versione moderna i boxer non sono i praticanti di arti marziali ma delle semplici mutande, rigorosamente unisex e gender-free, oltre che rigorosamente rosse, diffidate delle arancioni.

    La rivolta dei boxer rossi e' partita la notte del 31 dicembre 2018 da Pechino. Percorrera' la via della seta, appena asfaltata per noi per l'occasione, e raccogliera' tutto quel che incontra per strada, incluse femen, fancazzisti, fratelli musulmani e chiunque vorra' unirsi a noi, basta firmare su change.org e i boxer rossi da indossare per l'occazione vi saranno recapitati a casa. La meta naturalmente e' Roma e Francesco il gesuita.
    Per l'occasione abbiamo chiesto la consulenza e la partecipazione degli eredi di Gengis Khan. Questi hanno deciso di prestarci i loro cavalli. Tuttavia, loro preferiscono seguire lo sviluppo dell'iniziativa dalla loro poltrona di casa sul cellulare, quindi hanno mandato dei droni al posto loro che stanno riprendendo la rivolta 24h su 24h. Le immagini sono disponibili in tempo reale globale da qualsiasi dispositivo online 4G. Altro che quei nazionalisti di francesi sempre con la puzza sotto il naso che pensano solo all'orticello loro. La nostra rivolta e' globale e godra' di una visibilita' mai vista!
    Per chi usufruisce dell' avanzato 5G, le immagini arriveranno in tempo pre-reale, ossia con circa 5 minuti di anticipo, prima che esse diventino fattualmente reali in questo mondo 3D. Per questa ragione, per evitare che si verifichino episodi di diserzione nella fase finale, a causa della conoscenza anticipata dell'esito delle operazioni, saremo costretti a censurare gli ultimi 90 minuti di video degli amici che usufruiscono del 5G. Essi potranno comunque continuare a seguire la rivolta da qualsiasi dispositivo 4G. Il motivo per cui censuriamo 90 minuti anziche' solo i 5 che anticipano la realta' e' che, essendo il 5G ancora in fase sperimentale, a volte per errore potrebbe mandare immagini con un anticipo fino a 90 minuti sulla realta' e ci rendiamo conto che cio' sarebbe troppo scioccante per la popolazione, la quale va abituata gradualmente a tali cambiamenti, come si fa con le rane nella pentola d'acqua fredda, infine bollente.
    ...
    Ise

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  20. Prima di dirigerci a Roma faremo un salto a Bruxelles dove infileremo i boxer a Junker in modo che diventi subito dei nostri. Cosi' avremo il consenso europeo per proseguire la difficile operazione ed anche Salvini accettera' di aprire le frontiere alla nostra orda. Naturalmente per Junker abbiamo creato dei boxer speciali, rivestiti di materiale assorbente high-tech (senza bisogno di cambio) e sistema antincendio per l'incontinenza alcolica.
    Francesco ha gia' espresso la sua esigenza di indossare dei boxer lgbt anziche' anonimamente unisex. Quindi abbiamo dovuto ingaggiare gli stilisti Volta(&)gabbana, giusto in tempo riabilitati nel Celeste Impero, e ora finalmente pronti per disegnare boxer speciali drago-queen.
    Abbiamo incontrato un ostacolo nel mattacchione Mattarella che non ha dato la sua disponibilita' ai nostri boxer ma e' rimasto misteriosamente in silenzio. Abbiamo cosi' pensato di fare anche per lui dei boxer speciali muniti di grembiulino frontale ricamato a mano dall'amico Macron. Siamo sicuri che cosi' non potra' rifiutare la nostra offerta. Per questo motivo da Bruxelles dovremo fare una sosta anche a Parigi per coinvolgere il presidente. Sara' dura fargli capire dove deve infilarsi i nostri boxer ma non importa perche' abbiamo calcolato tutto. Il nostro olgaritmo ha calcolato che, inclusi tutti gli inconvenienti del caso, arriveremo in Vaticano il giorno 3 marzo 2019. Fatalita' ha voluto che tale giorno coincida con il giorno di carnevale. Sara' dura far capire a Francesco che la marcia non e' stata organizzata come parade carnevalesca, e ancor piu' difficile sara' fargli capire che marcia e parade non sono il gay-pride. Ma non importa, perche' noi siamo molto aperti mentalmente, tolleranti e pronti a soddisfare tutte le esigenze.
    Abbiamo quindi deciso che per quel giorno organizzeremo 3 parades in Vaticano: i boxer rossi, la carnevalata e il gay-pride. Nessuno restera' deluso, questa e' una vera rivoluzione di portata globale. Inoltre, in tale occasione, mentre tutti sono impegnati in Vaticano, i romani veri, o meglio gli ex-romani, potranno finalmente invadere il centro di Roma, passeggiare e saccheggiare tutto quello che apparteneva loro. Basta che indossiate i nostri boxer rossi e la polizia non vi tocchera'.
    Dovrete perdonare giusto un piccolo dettaglio. Non abbiamo piu' la forza degli antichi guerrieri, per attraversare parte della Siberia e le Alpi abbiamo bisogno di temperature umanamente sostenibili. A tal fine i nostri droni saranno muniti di dispositivi che rilasciano scie chimiche in grado di sciogliere i ghiacci e regalarci temperature intorno ai 21 gradi, in modo che possiamo affrontare il viaggio a maniche corte. La maggioranza di voi credera' che si tratti dell'effetto del riscaldamento globale. Quei pochi complottisti che porelli da vent'anni denunciano le scie chimiche dovranno mettersi l'animo in pace perche' finalmente capiranno che tali esperimenti erano per noi, per il nostro e vostro bene! Certo sara' un duro colpo per loro che credevano di avere un nemico, ma non c'e' problema, il nostro team di psicologi e' pronto a loro disposizione con un kit di antidepressivi di ultima (de)generazione.
    Quindi abbiate fede, resistete, il Kali Yuga sta per terminare, tra due mesi sarete liberi nella nuova orda mondiale.
    Ise

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Siate gentili ...