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23 ottobre 2018

La mossetta di Civati


Essersi occupati di Pippo Civati, lo riconosco, è ignominioso.
Tale lo scotto da pagarsi quando si affondano le mani nella melma dell'attualità (che diviene inattuale la sera a cena).
Per rinverdire tali fruste considerazioni si può operare in tal modo:
1. riconoscere che la mossa attuata da Civati è strutturale: l'inossidabile, inaffondabile, finta di Garrincha.
2. Sapere che Civati può essere sostituito da chiunque. Prima o poi, a esempio, torneranno in scena Scalfarotto o Landini o altri figuri. Basta, perciò, cancellare Civati e inserire il nuovo nome come in una equazione della vergogna politica e rileggere il post con occhi nuovi.
La signora in foto è Monica Vitti come Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa.

Pubblicato su Pauperclass il 29 maggio 2015 

E così il coraggioso Civati, dopo appena due anni di infruttuosi tira e molla nel peggior partito d’Occidente (sedicente di sinistra), ha deciso il grande passo.
Si è staccato dalla casa madre.
E chi si è portato appresso? Nessuno. Neanche una Puppato.
Come trascinatore di folle non c’è male. D’altronde la faccia testimonia per lui: è una nullità. Resta da stabilire se tale insuccesso carismatico è dovuto al motivo anzidetto (è una nullità) o, più probabilmente, alla sua estrema delicatezza: quella che impone di non disturbare il manovratore, ovvero il subcomandante Matteo, il Poroshenko del Lungarno, ex quizzarolo e presidente di provincia, ex sindaco, e ora segretario PD e felice premier dell’attuale governo fantoccio.
Lo schema dell’addio è il consueto, ormai usurato ma assolutamente vincente, almeno presso l’elettorato più sprovveduto (la parte che vota PD e si crede ancora a sinistra; con una certa arroganza, peraltro).
Più che uno schema Ponzi abbiamo uno schema Gonzi: la cellula metastatica si distacca dal tumore primario (il PD) e va ad allignare altrove, producendo una autonoma entità maligna, di sicura aggressività, che va a sostituire altre entità simili, ormai sfiorite (Cofferati, Bertinotti, Cossutta, Vendola), in vista di una futura alleanza (che verrà sancita dopo i consueti tira e molla a uso dei Gonzi predetti).
Il nuovo partito ingloberà i culi di piombo di SEL e le varie realtà disperse a sinistra (SEL che, a suo tempo, ebbe a cooptare rifondatori, verdi, comunisti et cetera; so di che parlo: ero presente all’atto di nascita del partito a Roma): una base di maneggioni locali, portatori d’acqua, di tessere e di pacchi di voti confezionati è, infatti, necessaria, come un massetto di cemento è necessario alla stesura d’un pavimento.
Necessaria, ma non sufficiente.
Occorre, infatti, oltre alle truppe cammellate, il carburante dell’inganno: Landini. Landini assicurerà, oltre all’ingrediente maneggione e all’allure da bravo ragazzo di Civati (buono per mamme, pensionati, nerd e zitelle assortite), la dose barricadera, ottima da spendere nei vari talk show di regime della serata, calibrati (come si ama dire) per il brand piddin-sinistro; già immagino le sfuriate (turgide le vene al collo) contro i tagli alle pensioni, i tagli FIAT, i tagli et cetera.
Completeranno ideologicamente il quadro del nuovo partito cocchiero alcune immancabili figurine di contorno che avranno il compito di coprire, nell’offerta da discount, il target degli orfani dei diritti civili; ecologisti riciclati, pacifisti, sostenitori LGBT, filoimmigrati, e quant’altro offre di effervescente il panorama del buonismo sarà gettato nella fornace del piagnisteo, magari chez Berlinguer Bianca che adotterà, a corredo di tanta bontà, graziosi quadretti edificanti di sicuro effetto:

Esempio 1: insofferenza verso gli zingari. Ed ecco il civatian-landiniano al TG3 col bastone e la carota: bastone per i cattivacci fascio-leghisti o chi per loro (“Stanno tornando, all’erta!”; “Risorgenza dei fascismi europei”; “Non bisogna abbassare la guardia”) e la carota (“Occorre integrare, non respingere”; “Occorre finanziare le cooperative sociali”; “Accoglienza nel rigore” e via cicalando).

Esempio 2: disoccupazione alle stelle. Ed ecco il nostro col bastone (“Occorre una mobilitazione”; “Ci vuole uno sciopero generale con corteo incorporato”; “Via con le agitazioni dei sindacati di base” e via amenità consimili) e la carota (“Il governo attui le politiche di solidarietà”; “Nuove politiche del lavoro”; “L’Europa deve unirsi in uno sforzo comune”; “Ritoccare le norme sul jobs act”).

La mira è quella di incanalare eventuali uscite di consensi dal partito guida (il PD), consolidarle, e quindi spingerle, con somma accortezza, verso una nuova unificazione a sinistra (se no vince Belluccone Grillo Salvini i fascisti i nazisti Putin e via così).
Un’operazione mediatica già messa in atto con successo, e di cui è evidente la malafede.
Sin dal colore del nuovo simbolo (il violetto del popolo viola, il colore riservato alle rivoluzioni colorate italiche; ricordiamoci del No-B Day); e sin dal nome del nuovo partito: ‘Possibile’, un richiamo furbesco e neanche velato ai movimenti di sinistra spagnoli (‘Podemos’, possiamo’; quelli greci son già stati sfruttati) nonché ai refrain pubblicitari già in uso alla sinistra perbenista, cosmopolita e filoamericana (l’obamiano ‘Yes, we can’, il veltroniano ‘Si può fare’).
L’obiettivo del 4-6% pare alla portata dei Nostri.
Non è necessario, peraltro, che i landin-civatiani confluiscano nella lista madre (benché i Nostri abbian fatto ingoiare rospi ben più formidabili ai propri elettori): l’importante è NON far vincere gli altri, ramazzando i voti dei delusi, degli irriducibili, dei nostalgici, dei movimentisti, degli anti-populisti e degli anti-leghisti, magari tentati dall’astensionismo.
Poiché una tale operazione ha bisogno, per consolidarsi nella psicologia di massa, di un anno di vita circa, possiamo calcolare i tempi di sopravvivenza del governo Renzi: fra i dodici e i diciotto mesi.
A meno che una disfatta alle amministrative (poco probabile, ma i timori non mancano) o una pressione insostenibile dall’esterno (più ragionevole: crolli di borsa, guerre al confine, spread …) portino a una decisa e incontrollabile accelerazione degli eventi.

1 commento:

  1. Ah ah ah (rirido di gusto)! Civati Pippo: infatti che fine ha fatto questo delicato flaneur, che del condottiero non ha nemmeno il risvolto della calzamaglia?
    La collana "Fantasciolta" ha trovato un'altra perla, un'altro guitto da avanspettacolo di bordello per la soldataglia!
    Bene! Su Marte c'e' acqua e passera a volonta' e con la "Deloren" della Leopolda 9 ci ritorneranno in un batter balenen: all'attacco Prodi (intesi come Romano Prodi)!
    Anonimo di nome R

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