San Martino al Cimino, 22 marzo 2018
Certo, il mondo quotidiano è avvilente.
La consapevolezza che anche gli uomini più avvertiti non possiedono la minima contezza della vera posta in gioco induce alla depressione.
In assenza di uomini d’azione (e sia!) avanza il dotto alternativo in grado di resecare crini di cavallo in sezioni di minuscolo e fantastico spessore.
Con tale nuova figura di rivoluzionario e combattente il dialogo è impossibile.
O meglio: una qualsiasi base di dialogo pare inesistente o fragile sino alla catastrofe.
Il dotto alternativo o sapiente rivoluzionario conosce ogni branca del sapere tecnico e tecnologico, in modo così profondo rispetto al volgo comune, da riuscire a sbagliare ogni previsione sulla sostanza delle cose o da azzeccarla a babbo morto erigendosi a profeta postumo.
In assenza di uomini d’azione (e sia!) avanza il dotto alternativo in grado di resecare crini di cavallo in sezioni di minuscolo e fantastico spessore.
Con tale nuova figura di rivoluzionario e combattente il dialogo è impossibile.
O meglio: una qualsiasi base di dialogo pare inesistente o fragile sino alla catastrofe.
Il dotto alternativo o sapiente rivoluzionario conosce ogni branca del sapere tecnico e tecnologico, in modo così profondo rispetto al volgo comune, da riuscire a sbagliare ogni previsione sulla sostanza delle cose o da azzeccarla a babbo morto erigendosi a profeta postumo.
Le labbra inferiori inclinate al disprezzo o il maltrattamento del prossimo fanno parte della recita di tali nuove figure intabarrate nella tipica protervia del genio incompreso - un genio la cui genialità è in diretta proporzione con la dimenticanza che i lettori online vantano nei confronti dei più risalenti scritti del genio suddetto.
Jonathan Swift adombrava tali Isaia al silicio nella terza sezione della sua opera immortale:
“Le loro case sono costruite malissimo, le pareti vanno di sghembo e non c’è un angolo retto in nessuna stanza; e questo difetto sorge dal disprezzo ch’essi hanno per la geometria applicata ch’essi disdegnano come cosa volgare e meccanica, dato che l’istruzione che impartiscono è troppo raffinata per l’intelletto dei loro operai, il che dà origine a continui errori. E benché siano assai destri nel maneggiare su un pezzo di carta la riga, la matita e il compasso, nelle attività comuni e nella condotta della vita non ho tuttavia mai visto gente più inetta, goffa e maldestra né così lenta e incerta nei concetti di tutti gli altri argomenti che non siamo quelli della matematica e della musica”.
Queste notazioni sono inerenti, tuttavia, ai dotti rivoluzionari più intelligenti; ci sono poi i cretini di talento (passano la vita a estrarre energia solare dai cetrioli), gli stupidi (amano i sillogismi: “Un rastrello ha trentadue denti; io ho trentadue denti; sono un rastrello”; ci sono anche gli stupidissimi: “Il mio rastrello ha trentadue denti; io ho trentadue denti; io sono il mio rastrello”), i semplici pazzi (li si riconosce subito: anche online sembrano avere uno scolapasta in testa: colpa della loro interpunzione terroristica) e i patetici (sproloquiano di scie chimiche e sbagliano le “h”; il che, en passant, revoca in dubbio l’esistenza delle scie chimiche).
Tutto questo viene in mente quando si è lontani da Dio e dagli uomini, cioè in campagna, d’inverno, per dieci ore, senza l’onore d'un contatto umano in tutta la giornata. Si fatica, si bestemmia, si tagliano frasche, si raccolgono con il rastrello (che non ha, purtroppo, trentadue denti): tutto perché, sul letto di morte, si è data la parola al proprio avo di conservare vive le terre di famiglia.
Dopo qualche ora di tale disciplina, di solito verso le undici o mezzogiorno, infreddolito, bagnato e atterrito dalla desolazione, col rumore della sega e delle forbici e il frastuono incontrollabile dei propri pensieri che ingombrano la coscienza, si entra in una sorta di crisi esistenziale. La futilità della vita risalta agli occhi interiori con una vividezza impreveduta. Si raggruma, in quei momenti, una cholera nigra che rabbuia ogni volontà. Occorre uno sforzo notevole per resistere e superare tale vetta nichilista; una volta scavallato il passo montano della malinconia, però, la giornata si predispone al meglio. Un’oretta la si passa a fatica, quindi si mangia, si aspetta un pochino, si riprende quasi con allegria. Le restanti ore scorrono veloci, i pensieri vengono spazzati da un vento chiarificatore: si vede meglio. Sono reazioni eminentemente fisiche, ovviamente. Fatica, superamento della fatica, disciplina, gioia della reiterazione valgono quali metafore di scariche biochimiche. Non ne faccio certo una questione mistica. Il risultato di tutto questo è un’insolita chiarezza di pensiero (che non coincide con la verità: sono ignorante, infatti).
La sera, perciò, a leggere della questione facebook-Cambridge Analytica-Bannon-Trump si fanno amare risate.
La fatica e la solitudine inducono a tali inverecondi sghignazzi.
Tutto appare semplice, cristallino, lontanissimo. Alcuni affondano il bisturi dell’analisi, avvoltolandosi nella finissima tela delle supposizioni, ma a te vien voglia di ridere: è talmente chiaro!
A certe distanze non si giudicano i fatti bensì gli uomini.
Non m’interessa ciò che dice Wylie, m’interessa Wylie.
I marker tumorali, peraltro, son sotto gli occhi di tutti: gay, vegano, canadese.
La mia non è una constatazione morale, benché ami le costruzioni morali, tali belle menzogne.
Son solo considerazioni di fatto: Wylie è un prodotto della pace e del declino che la pace induce negli esseri umani rendendoli fatui, sciocchi, senza nerbo, ottusi e indifferenti.
L’esser gay è già una parodia dell’omosessualità: di questi tempi, poi, diportarsi da maschi gay ha una coloritura ridicola e arrogante assieme; ridicola poiché scissa dalla tradizione omoerotica, arrogante in quanto enfia del turbine del mondo al contrario (UDW). A ben vedere questo Wylie non è nemmeno omosessuale, non gli piacciono gli uomini, anzi; e neanche le donne; è solo un blando pervertito come ce ne saranno tanti, innocuo, senza lealtà, edonista e privo di bussola, un ammasso di cellule insensato, né felice né disperato, tecnologicamente sapiente e, perciò, sempre meno intelligente. Un pescivendolo di Bisanzio era enormemente più acuto, vivo e scaltro di tale residuato dell’epoca immateriale. Le bizzarrie tricologiche valgono quali sintomi dello sfacelo. Il volto, peraltro, testimonia della vacuità interiore. In ciò assomiglia a Puigdemont (qualcuno ne ha notizie?) o Tsipras, anche loro arroventatori di tastiere su questioni secondarie.
Vegano! Così come l’esser gay è la clownerie di tipizzazioni e ruoli antichi, così il veganesimo è la pagliaccesca esagerazione del vegetarianesimo e del rispetto dei viventi sublimato nel sacrificio e nell’istituzione del capro espiatorio. Un’etica, quella vegana, tipica dei periodi in cui l’umanità vive nelle paludi dell’immobilismo e della disfatta (Giuseppe Parini la deride ne Il giorno ascrivendola ad aristocratici scansafatiche). Wylie, insomma, è un cosetto alla moda, non certo un ammiratore cauto e profondo dell'Esu carnium. Wylie e Carlo Cracco si danno la mano sul palcoscenico dell’avanspettacolo buonista. Astenersi dalle carni o celebrare il fasto idiota del cibo sono facce diverse di un’unica moneta falsa, smerciata da chi anela un’umanità neutra e stazionaria (non che Cracco e Wylie se ne rendano conto). Su questo già mi diffusi (Il sangue delle bestie): tutto ciò che dico ritorna poiché, in realtà, ciancio sempre della stessa cosa, speziandola in maniera diverse: poiché è della stessa, identica, questione che si deve discorrere.
E poi Wylie è canadese. Inevitabile appartenere a una regione del globo affascinante quanto un mobile Ikea. L’assenza di storia è sempre decisiva. Se Wylie fosse stato Irochese o Urone … invece è un goffo e timido esserino del futuro, manipolabile, plasmabile, senza opinioni proprie … argilla a cui assegnare un finto sapere, un monolocale in uno straziante e asettico comprensorio urbano e quelle limitate e dolci dosi di edonismo e pervertimento buone a farlo restar sottomesso finché non stirerà le zampe. Un omiciattolo senza storia, senza contatti con la terra, il passato, la bellezza; vaccinato contro il gusto; latore di una bontà che è rassegnazione al potere; un golem inanimato, un animale che parla una lingua non propria.
Bastavano quelle tre notazioni (gay, vegano, canadese) a dissuadere qualsiasi persona di buon senso dal toccare tale lurida materia da rotocalco. E invece … e qui si torna all’incipit di tale post. In tondo.
Le implicazioni geopolitiche di tale storiella da Sandro Mayer importano poco. Sono scontri interni al potere o cambi di rotta propagandistici (dal Russiagate al facebookgate), da non prendere in minima considerazione se non quali sintomi di una guerra più vasta contro l’umanità.
La pace come guerra all’homo vetus, il mondo pervertito nelle sue antiche diritture, la profilazione degli homunculi come esercito del futuro, da mantenere quale armento stazionario, la guerra quale metodo per dissolvere le ultime regioni dell’ordine in via di sconfitta (Christopher, il portatore di un nuovo Cristo: una noticina esoterica e apocalittica che suggerisco al vecchio Blondet). In fondo Wylie, Zuckerberg, google, Hollywood, le ONG appartengono a una asettica e modaiola Legenda aurea.
Jonathan Swift adombrava tali Isaia al silicio nella terza sezione della sua opera immortale:
“Le loro case sono costruite malissimo, le pareti vanno di sghembo e non c’è un angolo retto in nessuna stanza; e questo difetto sorge dal disprezzo ch’essi hanno per la geometria applicata ch’essi disdegnano come cosa volgare e meccanica, dato che l’istruzione che impartiscono è troppo raffinata per l’intelletto dei loro operai, il che dà origine a continui errori. E benché siano assai destri nel maneggiare su un pezzo di carta la riga, la matita e il compasso, nelle attività comuni e nella condotta della vita non ho tuttavia mai visto gente più inetta, goffa e maldestra né così lenta e incerta nei concetti di tutti gli altri argomenti che non siamo quelli della matematica e della musica”.
Queste notazioni sono inerenti, tuttavia, ai dotti rivoluzionari più intelligenti; ci sono poi i cretini di talento (passano la vita a estrarre energia solare dai cetrioli), gli stupidi (amano i sillogismi: “Un rastrello ha trentadue denti; io ho trentadue denti; sono un rastrello”; ci sono anche gli stupidissimi: “Il mio rastrello ha trentadue denti; io ho trentadue denti; io sono il mio rastrello”), i semplici pazzi (li si riconosce subito: anche online sembrano avere uno scolapasta in testa: colpa della loro interpunzione terroristica) e i patetici (sproloquiano di scie chimiche e sbagliano le “h”; il che, en passant, revoca in dubbio l’esistenza delle scie chimiche).
Tutto questo viene in mente quando si è lontani da Dio e dagli uomini, cioè in campagna, d’inverno, per dieci ore, senza l’onore d'un contatto umano in tutta la giornata. Si fatica, si bestemmia, si tagliano frasche, si raccolgono con il rastrello (che non ha, purtroppo, trentadue denti): tutto perché, sul letto di morte, si è data la parola al proprio avo di conservare vive le terre di famiglia.
Dopo qualche ora di tale disciplina, di solito verso le undici o mezzogiorno, infreddolito, bagnato e atterrito dalla desolazione, col rumore della sega e delle forbici e il frastuono incontrollabile dei propri pensieri che ingombrano la coscienza, si entra in una sorta di crisi esistenziale. La futilità della vita risalta agli occhi interiori con una vividezza impreveduta. Si raggruma, in quei momenti, una cholera nigra che rabbuia ogni volontà. Occorre uno sforzo notevole per resistere e superare tale vetta nichilista; una volta scavallato il passo montano della malinconia, però, la giornata si predispone al meglio. Un’oretta la si passa a fatica, quindi si mangia, si aspetta un pochino, si riprende quasi con allegria. Le restanti ore scorrono veloci, i pensieri vengono spazzati da un vento chiarificatore: si vede meglio. Sono reazioni eminentemente fisiche, ovviamente. Fatica, superamento della fatica, disciplina, gioia della reiterazione valgono quali metafore di scariche biochimiche. Non ne faccio certo una questione mistica. Il risultato di tutto questo è un’insolita chiarezza di pensiero (che non coincide con la verità: sono ignorante, infatti).
La sera, perciò, a leggere della questione facebook-Cambridge Analytica-Bannon-Trump si fanno amare risate.
La fatica e la solitudine inducono a tali inverecondi sghignazzi.
Tutto appare semplice, cristallino, lontanissimo. Alcuni affondano il bisturi dell’analisi, avvoltolandosi nella finissima tela delle supposizioni, ma a te vien voglia di ridere: è talmente chiaro!
A certe distanze non si giudicano i fatti bensì gli uomini.
Non m’interessa ciò che dice Wylie, m’interessa Wylie.
I marker tumorali, peraltro, son sotto gli occhi di tutti: gay, vegano, canadese.
La mia non è una constatazione morale, benché ami le costruzioni morali, tali belle menzogne.
Son solo considerazioni di fatto: Wylie è un prodotto della pace e del declino che la pace induce negli esseri umani rendendoli fatui, sciocchi, senza nerbo, ottusi e indifferenti.
L’esser gay è già una parodia dell’omosessualità: di questi tempi, poi, diportarsi da maschi gay ha una coloritura ridicola e arrogante assieme; ridicola poiché scissa dalla tradizione omoerotica, arrogante in quanto enfia del turbine del mondo al contrario (UDW). A ben vedere questo Wylie non è nemmeno omosessuale, non gli piacciono gli uomini, anzi; e neanche le donne; è solo un blando pervertito come ce ne saranno tanti, innocuo, senza lealtà, edonista e privo di bussola, un ammasso di cellule insensato, né felice né disperato, tecnologicamente sapiente e, perciò, sempre meno intelligente. Un pescivendolo di Bisanzio era enormemente più acuto, vivo e scaltro di tale residuato dell’epoca immateriale. Le bizzarrie tricologiche valgono quali sintomi dello sfacelo. Il volto, peraltro, testimonia della vacuità interiore. In ciò assomiglia a Puigdemont (qualcuno ne ha notizie?) o Tsipras, anche loro arroventatori di tastiere su questioni secondarie.
Vegano! Così come l’esser gay è la clownerie di tipizzazioni e ruoli antichi, così il veganesimo è la pagliaccesca esagerazione del vegetarianesimo e del rispetto dei viventi sublimato nel sacrificio e nell’istituzione del capro espiatorio. Un’etica, quella vegana, tipica dei periodi in cui l’umanità vive nelle paludi dell’immobilismo e della disfatta (Giuseppe Parini la deride ne Il giorno ascrivendola ad aristocratici scansafatiche). Wylie, insomma, è un cosetto alla moda, non certo un ammiratore cauto e profondo dell'Esu carnium. Wylie e Carlo Cracco si danno la mano sul palcoscenico dell’avanspettacolo buonista. Astenersi dalle carni o celebrare il fasto idiota del cibo sono facce diverse di un’unica moneta falsa, smerciata da chi anela un’umanità neutra e stazionaria (non che Cracco e Wylie se ne rendano conto). Su questo già mi diffusi (Il sangue delle bestie): tutto ciò che dico ritorna poiché, in realtà, ciancio sempre della stessa cosa, speziandola in maniera diverse: poiché è della stessa, identica, questione che si deve discorrere.
E poi Wylie è canadese. Inevitabile appartenere a una regione del globo affascinante quanto un mobile Ikea. L’assenza di storia è sempre decisiva. Se Wylie fosse stato Irochese o Urone … invece è un goffo e timido esserino del futuro, manipolabile, plasmabile, senza opinioni proprie … argilla a cui assegnare un finto sapere, un monolocale in uno straziante e asettico comprensorio urbano e quelle limitate e dolci dosi di edonismo e pervertimento buone a farlo restar sottomesso finché non stirerà le zampe. Un omiciattolo senza storia, senza contatti con la terra, il passato, la bellezza; vaccinato contro il gusto; latore di una bontà che è rassegnazione al potere; un golem inanimato, un animale che parla una lingua non propria.
Bastavano quelle tre notazioni (gay, vegano, canadese) a dissuadere qualsiasi persona di buon senso dal toccare tale lurida materia da rotocalco. E invece … e qui si torna all’incipit di tale post. In tondo.
Le implicazioni geopolitiche di tale storiella da Sandro Mayer importano poco. Sono scontri interni al potere o cambi di rotta propagandistici (dal Russiagate al facebookgate), da non prendere in minima considerazione se non quali sintomi di una guerra più vasta contro l’umanità.
La pace come guerra all’homo vetus, il mondo pervertito nelle sue antiche diritture, la profilazione degli homunculi come esercito del futuro, da mantenere quale armento stazionario, la guerra quale metodo per dissolvere le ultime regioni dell’ordine in via di sconfitta (Christopher, il portatore di un nuovo Cristo: una noticina esoterica e apocalittica che suggerisco al vecchio Blondet). In fondo Wylie, Zuckerberg, google, Hollywood, le ONG appartengono a una asettica e modaiola Legenda aurea.
La pace, la pace eterna … milioni di Christopher e Cristofora che cadono dal cielo al contrario, un cielo senza nubi, come in un incubo postborghese ... altro che Golconda, persino Magritte se ne ritrarrebbe inorridito spezzando il pennello.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAh! Ah! Bellissimo Alceste, nel tuo giudicare dai "marker tumorali" mi ricordi il buon Cesco Ciapanna. A proposito: il Christos Phero di cognome fa Liewy.
RispondiEliminaLa sua naturale rifrazione al presentarsi di questi nuovi attori della narrazione occidentali spero le lascerà occasione di osservare come nel upw l'esserino è in grado di far perdere 50 miliardi in borsa e condizionare le opinioni prevedibili di altrettante persone a 1000 euri mensili se non meno..ecce homo novus demens
RispondiEliminaNoto con stupore che Wylie suona come Why lie(?)
RispondiEliminaPer Dragotta:
RispondiEliminaSono davvero inquietanti. Una miscela fra new age e nichilismo spinto. La loro meta è, comunque, evidente: l'inumano.
Puskin:
Wylie mi fa pensare a Wyle E. Coyote.
Solfrizzi:
Anche tali perdite in borsa, però, occorre considerare quanto si perde nel lungo periodo. Zuckerberg non creda che tema grandi rovesci finanziari a breve.
cmq...in borsa non perde mai nessuno, nel senso che se le azioni fb sono precipitate, a fine giornata qualcuno le ha comprate altrimenti la liquidazione borsistica non si sarebbe potuta chiudere e il tizio non avrebbe potuto colore con il martelletto la campana di wall street.
RispondiEliminaLeggo di passaggio su un quotidiano gratuito che le Nazioni Unite compilano ogni anno una lista dei paesi più felici nel mondo. La felicità è data secondo l'ONU da parametri come: PIL, appoggi sociali, vita in salute (e su questo...), generosità (!) e ovviamente assenza di corruzione (ovvio, che poi chiunque nella vita conosca corrotti e corruttori non felici ma felicissimi, poco conta). Una classifica della felicità. Pare che la Finlandia sia quest'anno il paese più felice avendo superato la Norvegia (!!), la Danimarca e l'Islanda (sic!) seguono la Svizzera, l'Olanda, il Canada (chiaro) la Nuova Zelanda, la Svezia e l'Australia. L'articolo poi si ferma alla top 10 e conclude laconicamente: il Burundi è il più infelice.
RispondiEliminaOra io metterei davanti un Finlandese e...un abitante del Burundi, vediamo se è vero poi...
Se si da un'occhiata alla top 10, mi sembra a tema.
Per Solfrizzi:
RispondiEliminaSu Why lie ... non affezioniamoci troppo alle consonanze ... "We lie" mi sembra migliore. Di balle ne sparano parecchie e se ne vantano pure.
Giuseppe:
La torta è sempre quella ... si allarga e si restringe, ma quella è.
Sitka:
Forse mento inconsciamente, ma io in Finlandia non ci vivrei manco per sbaglio. Forse in Svizzera, cioè a Milano. I paesi più felici sono quelli in cui il monumento più significativo è la vecchia scuola del 1940 ... forse mi sbaglio, però ... Le Nazioni Unite? Non sono sondaggi, al solito, ma consigli per gli acquisti.
Ma certo, il punto è questo, chiaro che non sono sondaggi attendibili. Io rimarcavo le aree senza storia appunto. Ma anche volendo lasciare fuori la storia e volendo anche superficialmente definire felicità come spensieratezza...si potrebbe affermare senza vergogna che la Norvegia è più "felice" del Brasile, poniamo? I paesi del sondaggio sono notoriamente i più tristi del mondo, sono mete di emigrazione selezionata, in questo senso i consigli per gli acquisti come giustamente noti sarebbero per quello, ma è la sicumera dei parametri a sconcertare...
RispondiEliminaSitka:
RispondiEliminaIo ricordo come periodo felice gli anni Settanta col terrorismo, la corruzione e le pezze al culo.
Tutti la pensano così superati i quarantacinque anni ...
Il trucco è sempre quello di porre parametri falsi e trarne conclusioni corrette, ma false, viste le false premesse.
io qui non ci ho capito un beneamato "Gioiello": Stano perché precedentemente ti capivo bene ed ero d'accordo con le Tue opinioni. Quello che ho inteso è che ce l'hai coi Vegani ! Imperdonabile reato di Lesa Maestà. In questo campo sono integralista; del resto la mia Evoluzione Ateismo, Veganesimo, rifiuto della competizione al posto delle rivoluzioni armate, tutte fallite nel sangue, me lo detta. Per un chilo di cadavere ci sottraete ben 15.000 litri di acqua potabile. Intollerabile. Per non parlare dei fiumi di sangue e merda che gli allevamenti comportano, oltre la crudeltà, l'assassinio di miliardi di Esseri Senzienti al pari del bruto u-mano, che bagnano di male la Terra. Il male ricade sempre addosso o direttamente o ai discendenti, a meno che non vi chiamate Sor Os...o scudorosso, o fendiroccia, che seppur longevi alla fine dovranno morire come tutti. Giustizia sarà fatta anche se non tootale. Comunque che delusione che mi hai inflitto !
RispondiEliminaAlceste non è contro i vegani - e già la parola solo a scriverla dà un fastidio...-
RispondiEliminaAlceste è contro qualsiasi degenerazione del Vero, che è sempre esistito e sempre ci sarà -
mentre il veganesimo come tutte le altre mode scompariranno nel nulla - con tutti i suoi seguaci -
"« Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia… È il segnale… È infallibile. È con l’amore che comincia».
Il veganesimo non è semplicemente un tipo di dieta, ma una filosofia che, essendo contro l'antropocentrismo (e quindi contro l'umano, visto che, seguendo questa logica, dovremmo asserire che la vita di un gambero e quella di Filippo Brunelleschi siano la stessa cosa), entra in contrasto con lo spirito del blog. Poi, quando si estinguerà l'essere umano, la Terra continuerà il suo ciclo come e meglio di prima, nessuno ne sentirà la mancanza. Qui siamo misantropi umanisti, odiamo l'Umanità proprio per le derive anti-umane che essa sta prendendo.
RispondiEliminaAlceste dovresti chiedere a quelli di "Comedonchisciotte" di non pubblicare più i tuoi articoli su quel sito, perché vengono svalorizzati da un gruppetto di commentatori dementi che ti accusano di razzismo, omofobia e tutto l'armamentario del "linguaggio zombie" politicamente corretto che conosciamo benissimo e che gli stolti hanno interiorizzato in modo irreversibile. Poi c'è pure uno che dice che sei "un Diego Fusaro al femminile" pensando di farti un complimento (robe da matti, Alceste "femmineo").
RispondiEliminaI vegani sono ad alto rischio di ortoressia, grave psicopatologia. Come per tutti i malati di mente il primo segnale patologico è negare la propria patologia; provate a dire ad un cosidetto vegano che è un ortoressico in divenire e osservate la sua reazione (eziologia: chiara patogenesi psichiatrica).
RispondiEliminaAlceste ha scritto sul veganesimo solo come di una "moda" "stile di vita", in realtà è un serio sintomo psicopatologico.
Cordialmente
Federico
Per Stefanov:
RispondiEliminaUn genetista una volta disse che lui non distingueva fra cuccioli di foca e neonati. Liberarsi dell'antropocentrismo è l'ultima fase dell'umano per entrare trionfalmente nell'inumano. Io questo combatto. Tutte queste manifestazioni alla moda sono "modi" di tale degenerazione. L'Inumanesimo travestito da Tecnica Infallibile e Finto Ecumenismo Spiritualista: questo il bersaglio. Chi si offende ... che ci posso fare? Non sono loro i democratici? I liberi?
Per quanto riguarda i commentatori lasciamoli liberi di commentare. Qui l'unico limite è non azzuffarsi e non insultare gli altri blogger (Orso e Il Poliscriba). Lì facciano quel che vogliono ... i trucchetti da quattro soldi per sviare la logica della realtà li conosciamo tutti.
Per Federico:
RispondiEliminaCome ho scritto nell'articolo si possono chiamare le cose con tanti nomi. Puoi chiamare "moda" un disturbo alimentare poiché, a volte, ogni manifestazione sociale è metafora di precise fisicità ... la chiarezza mentale che deriva dall'osservanza di una stretta disciplina, a esempio, avrà la propria corrispondenza biochimica e così via.
È proprio salvando la natura che si salva l'uomo..il gioiello-articolo rimane incompatibile a molti e direi per fortuna.. come se Leopardi nella Ginestra avesse timore di offendere i tulipani.. che c'amma mett a parla' co l'anarcoecoindividualisti?
RispondiEliminaPer Emilio:
RispondiEliminaSono hippie di passaggio. Rispetto tutti, non impongo nulla. Alcune mode svaporeranno nel tempo assieme al potere che le precostituisce.
L’Eterno ha scaricato nell’uomo tutte le proprie imperfezioni, la sua putredine, il suo decadimento. La nostra comparsa sulla terra dovrebbe salvare la perfezione divina. Ciò che nell’Onnipotente era «esistenza», infezione temporale, colpa, si è canalizzato nell’uomo e Dio ha salvato così il proprio nulla. Grazie a noi che gli serviamo da immondezzaio, Egli resta svuotato di tutto… Ecco perché, quando ingiuriamo il cielo, lo facciamo in virtù del diritto di colui che porta sulle spalle il fardello di un altro. Dio non è all’oscuro di quello che ci succede – e se ha mandato il Figlio, affinché ci tolga una parte delle nostre pene, lo ha fatto non per pietà, ma per rimorso.
RispondiEliminaEmil Cioran, Lacrime e santi
Una pietra riceve una certa quantità di moto da una causa esterna che la spinge, in virtù della quale, in seguito, cessando la spinta della causa esterna, continuerà necessariamente a muoversi. Questa permanenza della pietra nel moto è dunque coatta, non perchè è necessaria, ma perchè deve essere definita per l’impulso della causa esterna. […] Ora supponi, per favore, che la pietra, mentre continua a muoversi, pensi e sappia che tende, per quanto può, a continuare a muoversi. Questa pietra, poichè è cosciente soltanto della sua pulsione e a questa non indifferente, crede di essere liberissima e di non perseverare nel moto per nessun’altra causa che non sia la sua volontà. Questa è quell’umana libertà che tutti si vantano di avere e che consiste soltanto nell’essere gli uomini consapevoli del loro appetito e ignari delle cause dalle quali sono determinati. Così il bambino crede di volere liberamente il latte; il fanciullo irato di volere la vendetta e il timido la fuga. L’ubriaco crede di dire per libera decisione della mente quelle cose che poi, da sobrio, vorrebbe aver taciuto. Così, colui che delira, il ciarlatano e molti di questa razza credono di agire per libero decreto della mente, non di essere trasportati dall’impulso.
RispondiEliminaBaruch Spinoza, Lettera 58 a G. H. Schuller
Ah! Le nostre vecchie e care barbe finte!come camperebbero senza i rivoluzionari de noaltri?
RispondiElimina" Ah! Le nostre vecchie e care barbe finte!come camperebbero senza i rivoluzionari de noaltri? "
RispondiElimina= che vor dì? =
Che i potentati dietro molti movimenti sovversivi sono gli stessi organismi eletti alla loro soppressione..su questo sono come scevola e non per fede
RispondiEliminaperdoni l'ingenua risposta, ma sta scoprendo l'acqua calda?
RispondiEliminase io lei ed Alceste non siamo sicuramente i padroni del mondo, per sapere chi è il padrone, basta prendere i nomi dei ceo dei consigli d'amministrazione delle principali banche e dei più importanti fondi d'investimento internazionali, e avremo i suoi potentati .
Ci sei o ci fai? Vedi che non attacca
RispondiEliminae infine...Alceste....scontato che qualsiasi suo pensiero è altamente suggestivo e interessante...ci sarà mai qualcuno tra tutti questi esserini rosa che potrà mai scrivere una cosa così?
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=FcoeSx-iwy0
Come lacrime abbandonate dopo un falso perdono
RispondiEliminache si sciolgono nella pioggia
come lacrime come fiori profumati
cui tocca d'inchinarsi a qualsiasi alito di vento
come fiori, come lacrime come guide sfortunate
cui tocca di cadere per la scemenza
di un ricco incompetente, come gatti isolani
che non conoscono tutti gli odori marci del continente.
Come persone riunite in piccoli gruppi
che guardano su nel cielo trapuntato di stelle
anzi di bombe intelligenti,
come persone, come persone riunite in piccoli gruppi
che non hanno più nessuno a cui rivolgersi
a meno di un Dio che fu anche degli eserciti,
così poco coerente,
come gli aeroplani che si parlano tra di loro
e discutono e non si dicono mai niente
come gli aeroplani,
come gli aeroplani che son sempre rimasti al suolo
perché non li hanno mai aggiustati decentemente.
Come te che fai schifo e non lo sai
mentre inneschi il mercato globale
al posto dell'altruismo
per l'umiliazione della mia gente
come te che fai schifo perché non hai mai provato
nè odio nè amore personalmente,
come te che sei nato morto e vivi vicino a me
e non assomigli neanche ad un aborto abortito capricciosamente
come te che ti riempi di borotalco
ma si capisce che fai schifo
perchè quando passi si sente l' odore di marcio che ti porti dentro
Oh eccone un altro che fa schifo
e gli fan comandare una rete televisiva
e lo fa da prepotente come te che sei arrogante
e se rispondi lo fai sempre malvagiamente,
sgarbatamente perchè in tasca hai la pistola
ma al posto del cervello hai solo merda
hai solo merda che non puzza nemmeno curiosamente.
Enzo Jannacci , Come gli aeroplani
ps. Alceste, c'ho una certa età - il mondo mi fa schifo - l'altra mattina una collega si è gettata dal quinto piano e si è sfracellata ...ha fatto quello che tutti i giorni, come mi alzo, io vorrei fare...
"Sembrava facile, a pensarci. Eppure donnette l'hanno fatto. Ci vuole umiltà, non orgoglio."
Addio Alceste, niente ha senso; neppure leggere questo blog...