Roma, 5 gennaio 2018
Il commentatore Stefanov mi fa notare un articolo natalizio: Buon Natale dalle multinazionali, in cui ci si fa beffe della decrescita e si ammannisce, dal proprio desco, qualche indicazione ai propri utenti: non fatevi ingannare, questo rischia di essere un mondo felice, meglio un panettone di plastica che niente, ruttate le bollicine della Sprite in faccia ai lugubri sostenitori dell'austerità e così via.
Questo non sorprende.
Già il ruvido Eugenio Orso ebbe qualcosa da dire in merito.
Io, per me, da ignorante qual sono, non ho che da esprimere due cose (le sole due che mi vengono in mente; la terza è sottintesa: abbiamo perso):
1. in fondo, a ben raschiare, il marxismo condivide col capitalismo la identica speranza nel sol dell'avvenire. Anche l'operaio russo celebrava, in carne, la mano che muove il telaio o il braccio che forgia l'acciaio. La propaganda sovietica dice tutto a tal proposito. Le magnifiche sorti e progressive. Strappare alla terra, alle pietre, al cielo, al passato e all'inferno, trasformare, sbriciolare, spianare, e poi l'industria, la chimica, la scienza la scienza .... la catena di montaggio, le merci, mio Dio ... le merci le merci! E la circolazione delle merci, l'utopia internazionalista, il crollo degli Stati nazionali, l'incasellamento, la definizione continua, la devastazione del privato e della spiritualità (oppio, signori miei ... nepente! ... il Lete del proletariato!), i bulloni, il fordismo, gli stivali in marcia ... Fratelli a un tempo stesso ... cosa divide Ford da Marx, in fondo ... forse il maledetto contadino ... il contadino espropriato da tutto, il contadino reso miserabile e inurbato a forza, lì alla stanga negli opifici londinesi della Rivoluzione industriale, stritolato dagli ingranaggi ... E Marx va lì, ma poi le sue creature continuano a massacrare i contadini ... perché? Perché non sono produttivi, sono piccoli borghesi in erba, sono legati alla terra da rapporti ancestrali, magici, ciclici ... facciamoli fuori ... la linea retta della produzione non s'ha da fermare per tali pinzellacchere ... un comunista postmoderno e un globalizzatore oggi, infatti, la pensano allo stesso modo ... da tale pulpito desolato ... il loro orgasmo storico fu incontrarsi fra le rovine di Berlino nel 1945 e preparare l'Europa futura ... la stessa che stanno cucinando oggi ... complimenti a tutti ... e diffondete la voce! ... questo è un sito nazista ...
2. L'altra cosa che mi viene in mente è la povertà eccezionale di tali personaggi. Non li ho mai sentiti (attenzione! ... tutti! ... dal primo all'ultimo: scientisti, globalizzatori, comunisti di ritorno, comunisti pentiti, forzisti, populisti, liberisti, austriaci, radicali, piddaruoli, neocon, evangelici, socialisti rosati) .. tutti, per Dio, tutti! ... non li ho mai sorpresi a dire o pensare o alludere a qualcosa di profondo. Come se il passato non esistesse. Mai sentiti gemere o fare gli occhi dolci o commuoversi di fronte a qualcosa di bello. Sono uomini di paglia, piatti, deserti, desolati. Non gli dice nulla un casale sbrecciato, la Flagellazione di Piero della Francesca, il moto delle stelle, l'abisso del mito ... nulla ... troppo intenti a ruttare le bolle cancerose dell'opulenza ... non ci arrivano proprio ... Bertinotti, Bonino, Trump, Obama, Casaleggio, Merkel, Monti, Draghi, ONU, FAO, le Femen, Bergoglio ... costituiscono il circolo inesauribile e fungibile degli uomini vuoti. Forse perché non sono contadini? Certo volte viene il dubbio. Mai si è ha avuta una tale sorprendente chiarità: il depauperamento morale, spirituale e interiore esiste ... è lo spegnimento progressivo dell'umano ... ve lo dico a gola spiegata, da ex comunista: esiste il diavolo, il diavolo è questo, la rarefazione inarrestabile di esseri con un cuore, giusti, distaccati e magnanimi assieme ... il diavolo, questa azzeccata metafora storica e psicologica, è fra noi, vincente, inevitabile, mediocre, di cattivo gusto, piccolo, di una piccineria morale accecante, abile a invertire i poli dell'umanità sino a ridurci al deliquio dell'insignificanza.
Una dimensione? Anche meno, signora mia, anche meno ...
E saranno accontentati, per carità, anche se presto non ci sarà nulla da eruttare ... ognuno avrà la pillola energetica statale, o la barretta con farina di cicale, da pagare con la propria scheda digitale (su cui versare 100 pezzi mensili di paghetta: reddito di sudditanza), felice, senza patemi, poiché liberato finalmente dal bisogno, e da quelle fonti terribili che originano il bisogno ... finalmente liberi dal passato ... e poi dal futuro! E non ho dubbi che lo saranno, felici! La felicità di Zamjatin ... di Huxley ... è fra noi, son tutti d'accordo ... il sol dell'avvenire è a picco sul cranio ... si rutti in coro ...
Quand'ombra non rendono gli alberi ... lo zenit della gioia ... le merci ... la Sprite ...
A Firenze stanno per rappresentare una "Carmen" di Bizet in cui Carmen, nel finale, sfila la pistola del suo "femminicida" e gli spara, dopodiché grida: "contro ogni forma di violenza sulle donne"... sipario!
RispondiEliminaUno scherzo?
EliminaNo, ho controllato ... è vero ...
EliminaVerissimo, si parla di "intuizione del regista". Hahahahahahaha
EliminaGrazie, hai una velocità di scrittura notevole. Ci tengo comunque a sottolineare che la mia perplessità non riguardava il proprietario del blog, l'ottimo professor Gianfranco La Grassa (che leggo con frequenza e che stimo molto), il quale si è sempre dichiarato favorevole allo sviluppo per motivazioni tecniche (che parzialmente condivido) ma mai se ne è uscito (a differenza del suo allievo) con un articolo così intriso di scientismo positivista e addirittura di americanismo (non basta schierarsi contro geopoliticamente se sei un idolatra di fast food e coca cola ).
RispondiEliminaComunque non sono così sicuro sul fatto del Mondo Nuovo prossimo venturo: i conflitti a vari livelli (geopolitico, politico, economico, sociale...) potrebbero generare una situazione caotica e incontrollabile (se non attraverso l'uso di una violenza che escluderebbe lo "stato di diritto" in cui si regge la farsa del "soft power"). Del resto basta ricordare la Russia degli anni '90, dove, sfilato il tappeto del collettivismo da parte di un personaggio inqualificabile come Eltsin (ce ne sono parecchi di questo tipo in Italia e nel resto d'Europa, anche se bevono di meno), buona parte della popolazione di Mosca si è trovata a crepare nelle strade per freddo e mancanza di alimenti. Ora il mondo è ancora più complesso e in caso di tracollo (che come sappiamo colpirà solo i dominati) potrebbero esserci conseguenze addirittura peggiori. Chissà se a quel punto i cantori delle "magnifiche sorti progressive" si accorgeranno che i pomodori non crescono negli ipermercati.
Stavo per dare la notizia della Carmen ma noto che Adriano mi ha preceduto.
RispondiEliminache dire... ormai espressioni come "abbiamo toccato il fondo" hanno perso qualunque significato.
Hahaha...Il fondo tragicomico!
EliminaSuggerirei di prendere in esame la possibilità che il diavolo non sia solo una metafora. Comunque, a parte questo, direi due cose: a) che sul piano politico, non è possibile rinunciare alla potenza tecnologica senza suicidarsi b) però, in guerra l''ordine di importanza dei fattori è il seguente: 1 uomini 2 idee 3 materiali. Il teorico militare che argomenta meglio questa gerarchia è il maggiore tra i contemporanei, il col. John Boyd, USAF. Lo scontro in corso sarà probabilmente deciso sul Kampfplatz filosofico-antropologico. I fattori decisivi saranno a) la proposta umana che si offre ai possibili alleati b) la qualità del modello umano che si promuove nel proprio campo. Sono cose che contano moltissimo. Es. recente: la Russia post-implosione, nel fondo del caos, affrontò la I guerra cecena con FFAA catastrofiche e direzione politica peggio. Vi si registrano episodi di incompetenza abissale degli ufficiali sul campo. Vi si registrano però, a volte proprio da parte degli stessi ufficiali incompetenti, episodi di straordinario coraggio e abnegazione (posizione travolta per errori blu nello schieramento difensivo, gli ufficiali chiedono il fuoco amico sulla posizione). Poi si sono dati una regolata, e al coraggio hanno aggiunto l'ordine e la competenza, la II guerra cecena fu tutt'altra musica, la guerra siriana un esempio da manuale. LA Russia ha il PIL dell'Italia. Il politecnico è importante, ma non la cosa più importante.
RispondiEliminaÈ il materiale umano che mi preoccupa. Il 95% è roba di scarto. In Italia. Certo, una guerra sarebbe la soluzione.
EliminaGli italiani non sono al loro meglio storico. Una guerra, ora come ora, sarebbe la soluzione, ma finale. Purtroppo penso che nel futuro non immediato (prossima generazione), salvo cambi di rotta sull'immigrazione, il conflitto civile diventerà endemico e salirà, lentamente o meno, di temperatura. Quando ti buttano a mare e non tocchi, o nuoti o affoghi.
RispondiEliminaAffogheranno.
EliminaPer me non è questione di prossima generazione il problema guerra civile ci toccherà già tra qualche anno basta vedere cosa succede in Francia
EliminaGuerra civile fra chi? Fra noi e gli immigrati? Fra noi e il patriziato? E chi la combatterà, quelli con gli orecchini, i tatuaggi e le sopracciglia disegnate? Questo il busillis.
EliminaConcordo con Roberto Buffagni che la rinuncia alla potenza tecnologica provocherebbe un tracollo certo. I discorsi sulla decrescita sono solo chiacchiere irrealizzabili su vasta scala (del resto, come ha scritto anche Alceste: il potere ha un'utopia. Noi no). Quello che proprio non riesco a digerire è che mi si dica che tutto sommato viviamo in un'epoca migliore rispetto a quelle preindustriali per via della quantità delle merci prodotte e della loro circolazione. Anche guardando solo agli "alambicchi della ragione" (e tralasciando i "palpiti del cuore" che pure hanno la loro importanza) vi sono disastri evidenti anche dal punto di vista materiale: in quella che ancora oggi è la più grande superpotenza del mondo vi è più di mezzo milione di senzatetto (fenomeno del tutto moderno: persino i servi della gleba avevano vitto e alloggio). Nemmeno accetto che si scriva che ora che il "benessere" sta arrivando a popoli non occidentali sarebbe da egoisti considerare ciò una iattura perché non vedevano l'ora di goderne: lo si racconti ai contadini indiani suicidi o espropriati della terra (non lo dico certo per "dirittoumanismo" o "terzomondismo". qui la questione è tutt'altra). In India la popolazione rurale è ancora maggioritaria, si trasformeranno tutti in programmatori informatici? L'unica cosa della quale sono certo è che avrebbero fatto volentieri a meno di tutto ciò (esattamente come i contadini inglesi della rivoluzione industriale). Nemmeno i cinesi che vivono nelle megalopoli penso siano così eccitati dal "fumo del progresso" (ma magari mi sbaglio io). Questo tralasciando gli aspetti non immediatamente materiali (sui quali Alceste si è espresso benissimo con le capacità letterarie che lo contraddistinguono), pur essi fondamentali (non di solo pane vive l'uomo, né tanto meno di sole bibite gassate. Ma capisco che per certuni nascere a Firenze o a Kansas City non faccia differenza...). In definitiva occorre quindi distinguere tra il desiderabile e l'inevitabile: chi ha un minimo di senso della misura sa che le due cose hanno preso strade diverse da parecchio tempo. Chi non ce l'ha potrà fregarsene (lo invidio) e ruttarci in faccia. Solo che anch'esso, come tutti noi dominati di un paese sottomesso, a breve non solo non conterà un cazzo ma avrà ben poco da ruttare.
RispondiEliminaCon il ben-essere dovresti stare bene ... invece qui la malattia mentale è regola. Ma ti risponderó a breve sul ben-essere delle masse.
EliminaFoto: La bonino abbraccia soros, ormai non hanno più ritegno...
RispondiEliminaStoria declino Italia = Storia Partito Radicale Italiano.
EliminaQuesta è comunque una questione importante. Parlando con un esperto informatico mi viene detto che le nuove tecnologie saranno talmente devastanti che rimanerne totalmente al di fuori è assai pericoloso. Non conosco a fondo gli argomenti dei sostenitori della decrescita e quindi non so come possono rispondere ad alcuni quesiti importanti per esempio su come spiegarlo ai paesi emergenti. Però c'è da dire una cosa: se si rinuncia a un'idea, giustamente pensando e analizzando le conseguenze, si è già perso in partenza. Se non riteniamo attuabile un ripensamento del sistema di crescita logaritmica manca non tanto l'utopia, ma financo un'idea, forse sbagliata, ma almeno nelle intenzioni buona. Quanto costa questo sistema? In termini di vita, impatto ambientale e sociale etc. Non è semplicemente un discorso da anima bella... dico solo che il nemico, se lo onoriamo di questo titolo, ha molta più fantasia e sta meno coi piedi per terra di noi, perchè si preoccupa assai poco delle conseguenze di rimando (utopia, come detto prima) realizzando progetti a forte impatto sociale per un fine preciso. L'unico cuscinetto a questo sfacelo è il ritorno dello stato-nazione (possibilmente non isolatamente) in una compattezza di difesa economica e militare, non è una garanzia ma solo dopo di questo di può parlare di ripensare il concetto di crescita, un cuscinetto allo sfacelo serve. La domanda è questa: se si prende una parte (tecnologia di difesa etc.) non si è poi tentati e insieme costretti, a prendere tutto il pacchetto? (vedi URSS e considerazione di Fini sul peccato originale della rivoluzione industriale)
RispondiEliminaNon credo d'aver capito.
EliminaPuoi spiegare meglio?
Riguardo le tecnologie devastanti che intendi, a esempio?
Pongo una questione simile al tuo articolo. Parlo dell'AI, e altro, e delle sue applicazioni in campo militare ad esempio, ma non solo (Blockchain, criptovalute). La portata sembrerebbe avere la potenza della rivoluzione industriale, che fu accettata, come ricordato, univocamente da marxismo e capitalismo-liberismo. Il mondo sta andando da quella parte, pare. E questo avrà tutta una serie di implicazioni. Si obietta ai teorici della decrescita (o comunque a chi porta avanti un certo pensiero rivolto al passato, valutando costi e benefici portati dalla storia) di non avere un programma attuabile se non a costo di enormi sacrifici umani e materiali, ma dall'altra parte non mi pare venga usata questa "premura"... per così dire. A questo punto si sarebbe tentati di considerare il fatto che ci sono stati e stati, culture e culture, ma in fondo la tecnologia non è mai neutrale, il discorso "dipende come la usi" è falso sia in piccolo che in grande. Quindi la questione è questa: qual'è il limite? Non c'è, a mio avviso si può solo tentare di prendere una parte del pacchetto, ma alla fine il pacchetto te lo becchi intero. Ovvero, succederà come la rivoluzione industriale, le ideologie in fondo perseguivano un fine comune. Dunque i decrescisti, o comunque chi valuta costi e benefici del presente e del futuro, con un occhio rivolto al passato, sono poi così tonti? Almeno pongono una questione, io non ci sputerei, la storia è fatta di questioni.
RispondiEliminaLa rivoluzione è qui, noi siamo luddisti che lottano contro i telai meccanici.
EliminaLa tecnica non è neutrale, prenderemo tutto il pacchetto e perderemo.
Mi sembra di averlo scritto ... le conseguenze saranno incalcolabili ... nessuno può prevederle ... cambierá tutto, avremo l'oltreuomo e non sará un bel vedere.
Tuttavia, di fronte allo sfacelo, che coinvolgerà tutti, progressisti e teorici della decrescita, si deve prendere posizione.
Non sono un decrescista. Mi disturba solo chi, dopo cent'anni, si ritrova sulle stesse posizioni del nemico ...
E questo perché comunisti e capitalisti hanno utopie simili e credono allo sviluppo come bene in sé.
Cosa di cui dubito.
Ned Ludd non era un fesso, lo so che tu la pensi cosi, ma comunisti a parte se gratti bene questo è un argomento spinoso e poco toccato perfino nella cosiddetta controinformazione. Eppure è cruciale.
RispondiEliminaVeramente ho già scritto che siamo luddisti o viviamo come tali.
EliminaPoi bisogna tirare le somme e dire che si perderà poiché la tecnica è vincente, ammaliante, decisiva.
Sitka sono assolutamente d'accordo con te (ma pure Alceste non mi pare la pensi diversamente): Ludd aveva le sue ragioni, eccome se ce le aveva. Anche camionisti, autisti e tassisti si riscopriranno luddisti di fronte ad automezzi autoguidati (altro che Uber...), così come moltissime altre professioni potranno essere svolte dall'AI. Quando vi sono cambiamenti tecnologici di tale portata è chiaro che si è costretti al pacchetto completo, nel nostro (ma direi in tutti) sistema di produzione economica e riproduzione sociale "tout se tient". Quando mi dicono che la tecnologia è neutra e "dipende da come la si usa" mi verrebbe voglia di tirare un pugno sul naso del fesso che racconta tale scemenza e dirli "visto? col pugno ti ho solo rotto il naso, se avessi avuto un'arma da fuoco...".
RispondiEliminaIo comunque non ce l'ho con chi si è trovato a gestire i nuovi mezzi di produzione dati dalla rivoluzione industriale (liberisti e, successivamente e in altri Stati, marxisti): ce l'ho con chi va cianciando oggi che ciò abbia fatto progredire il genere umano, senza tenere conto (o negandoli addirittura) dei danni socio-antropologici causati. La differenza con Ludd e i suoi seguaci è che questa nuova rivoluzione taglierà fuori buona parte dell'umanità dal sistema produttivo e, non essendoci più bisogno della forza lavoro, non conteremo un cazzo (http://alcesteilblog.blogspot.it/2017/06/per-il-potere-lumanita-e-ormai-inutile.html). Questa poi può essere una visione semplicistica, dato che non siamo in grado di capire come evolverà nel complesso la situazione e che i gruppi di potere a livello mondiale sono costantemente in lotta tra di loro per l'egemonia, ma è chiaro che il dato di fatto è nella perdita di utilità di buona parte della forza lavoro che può garantire un essere umano medio. Questi temi non sono però quasi mai toccati non solo dai politicanti e dal mainstream (che preferiscono nascondere la polvere sotto il tappeto per convenienza: loro sono solo parassiti che hanno come ruolo quello di mandare avanti il teatrino e il chiacchiericcio,non certo di trattare o risolvere problemi), ma stranamente anche dalla controinformazione (qui è difficile capirne i motivi).
è quello che dico, a parte Alceste, Fini e pochi altri è un'argomento su cui ci si scontra, ma più volentieri si glissa. Dov'è il limite? Ti si da del passatista, nostalgico, forse illuso nel caso dei decrescisti, ma la domanda è questa, dov'è il limite? Ogni uomo deve vivere il proprio tempo e non può restarne fuori, ma nessun tempo ha negato il passato come il nostro. Questo è il punto.
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