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28 novembre 2017

L'estinzione dell'Italia. Una cronaca


Pubblicato il 13 settembre 2014 

Estinzione del passato, dell’Italia.
Una chiesa medioevale del centro Italia. 1200 circa.
Affreschi più tardi, di scuola umbra, fra Quattrocento e Cinquecento.
Nella figura in alto una foto degli anni Ottanta.
Cristo al Sepolcro fra S. Antonio, S. Leonardo e S. Benedetto da Norcia.
Dopo mezzo millennio, nonostante le incurie e il menefreghismo, erano ancora visibili.


Ecco gli stessi affreschi oggi.
Trafugati, svaniti, annientati.
Il tetto della chiesa ha ceduto, l'altare è in macerie, l'acquasantiera è stata estirpata dalla parete, i fregi rubati; l'entrata è ostacolata da un enorme fico selvatico, l'intero vano è invaso da cespi d’erba vetriola.
Il passato svanisce, svanisce il popolo che il passato teneva unito e in vita.


“Devastato il giardino, profanati i calici e gli altari, gli Unni entrarono a cavallo nella biblioteca del monastero e lacerarono i libri incomprensibili, li oltraggiarono e li dettero alle fiamme, temendo forse che le pagine accogliessero bestemmie contro il loro dio, che era una scimitarra di ferro”.


Ogni epoca vanta i propri Unni.
“Vennero gli invisibili uomini bianchi e distribuirono la morte da lontano”.
Il terrore dei colonizzati africani: la morte da lontano: pistole, fucili, cannoni.
Neanche il valore può qualcosa contro la morte invisibile.
Il capitalismo invisibile: digitale, usuraio, profumato, impalpabile, insondabile.
Il suo centro è in nessun luogo e dappertutto.


“Ma io scorgo un pauroso segno a cui gli occhi dell’uomo bianco son ciechi: anche la sua razza potrà svanire da qui come la mia e non lasciar traccia, salvo sparse rovine e bianche pietre sui morti”.
Ed ecco Walter Kurtz/Brando: "Drop the bomb. Exterminate them all". E Walter Kurtz/Conrad: "Exterminate all the brutes".
Stavolta siamo noi i selvaggi.
Siamo messi a morte.


Lettera di Charles Darwin a Charles Lyell, 1859: “In qualche periodo futuro, non molto distante se misurato nei secoli, le razze civilizzate dell'uomo stermineranno e rimpiazzeranno le razze selvagge in ogni parte del mondo … Le razze intellettualmente più deboli vengono [infatti] sterminate …” (The less intellectual races being exterminated).
We, the brutes.


Mi chiedo quale fine faranno l'Italiano e gli Italiani, a cui mi sento ormai estraneo come un Cincinnato voglioso di aratro più che di impegno pubblico.
La fine degli Incas, ridotti a dar nome a una marca di articoli da trekking (quechua)?
O magari quella delle stirpi iraniche (Nissan Qasqai)? O degli indiani Cherokee (Jeep Grand Cherokee)?
Vanishing people.
 

Somabulano, capo dei Matabele dello Zimbabwe, chiede cibo per la sua gente.
Il primo magistrato britannico risponde che lui e i suoi possono catturare e mangiare i numerosi cani randagi che scorrazzano nei dintorni; ammesso che riescano a prenderli.
Somabulano ha uno scatto d'orgoglio, risponde: “Voi non potete fare dei Matabele dei cani. Potete anche sterminarli. Ma i figli delle stelle non saranno mai dei cani”.
E invece lo diventarono.
Devastati dalle fatiche e dalle malattie (British South Africa Company), annientati dalla superiorità tecnologica dei fucili inglesi (nella repressione si distinse Baden Powell, futuro fondatore dei boy scout), essi s'incamminarono docili per l'unico sentiero che resta da percorrere a chi ha perso la terra e il sangue e la lingua.
A differenza della feccia nostrana, però, Somabulano possedeva un po' d'orgoglio residuo, certamente patetico, e buono per la poesia postuma.

Mai avrei immaginato una resa così veloce così umiliante e definitiva, gli stendardi nella polvere, i comandanti che bivaccano nelle tende nemiche.
Inferno, canto trentadue.
Traditori della Patria: Bocca degli Abati, Buoso da Duera, Tesauro Beccaria, Gianni de' Soldanieri, Ganellone e Tebaldello.

"Va via", rispuose, "e ciò che tu vuoi conta;
ma non tacer, se tu di qua entro eschi,
di quel ch’ebbe or così la lingua pronta.

El piange qui l’argento de’ Franceschi:
"Io vidi", potrai dir, "quel da Duera
là dove i peccatori stanno freschi".

Se fossi domandato "Altri chi v’era?",
tu hai dallato quel di Beccheria
di cui segò Fiorenza la gorgiera.

Gianni de’ Soldanier credo che sia
più là con Ganellone e Tebaldello,
ch’aprì Faenza quando si dormia".

Spianate le colline, dissipati i confini, sbriciolati i fianchi delle montagne, oltrepassati i fiumi, resi innocui i marosi dell'oceano, domati il caldo ardente e il gelo che rende secche le membra, ogni uomo - un servo eguale all'altro - si congiunge mano nella mano, nell'estasi dell'ebetudine.

La Storia è finita.
Abbiamo perso.

13 commenti:

  1. Tutti aneliamo all'aratro di Cincinnato senza però aver risposto alla "chiamata alle armi". Una volta hai scritto un meraviglioso articolo a proposito del "troppo" (Plutarco, veganesimo ecc.), ecco, ciò che sgomenta dell'oggi è l'ordine delle cose, la quantità impressionante di fronti aperti, da cosa cominciare? Si parla di generazioni perdute e si allude al mondo del lavoro, alla fruizione dei benefit assistenziali, la realtà è che le generazioni sono perdute "culturalmente", sono perdute nella consapevolezza di sé, nelle proprie radici recise, nei propri sciocchi aneliti esistenziali. Cincinnato si è fatto "dittatore" a tempo determinato proprio per poter tornare all'aratro, alla terra, un progetto meraviglioso, oggi impensabile, incomprensibile. Le "radici" oggi sono baluardo delle destre, rozze e retoriche, inconsapevoli a loro modo; molte persone che ti leggono intravedono in te il razzista che non sei, quando ho condiviso i tuoi scritti su Facebook (perdonami!) mi si è chiesto il conto di alcune tue affermazioni, è impossibile oggi ragionare, siamo al culmine storico della mentalità ideologica, all'instupidimento più bieco.

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    1. Le destre italiane, te lo dico da ex comunista, sono inservibili.
      Casapound stessa stenta a capire la posta in gioco poiché, tale il suo peccato, continua a tenere alto il vessillo di valori di destra ...
      Qui, invece, si ha bisogno di vivere valori tout court ... senza riandare ad appartenenze muffite .. l'unica appartenenza possibile è l'Italia e la testimonianza quotidiana del suo grandioso passato.
      È una battaglia di intelligenza e cultura, durissima. I soldi contano poco.

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  2. Passavo ieri sera da Recanati. Bel borgo medievale, di storia antica, non solo fasti letterari, ricordo di scuola. Per strade e vicoli, su casupole e palazzi campeggiano un po' ovunque cartelli con scritto "vendesi". È evidente che gli eredi, vivendo altrove, non ce la possono fare a mantenere le avite dimore, gravate di tasse e balzelli alla stregua di lussuose seconde case. Fuori dalle mura, chi non ce la fa ... abbatte. Ho saputo di pratiche edilizie di sola demolizione. Fra poco, nei nostri antichi borghi, camperanno solo le pantegane.

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    1. È così dappertutto.
      Possedere la casa dei nonni è considerato lusso.
      L'intento non è quello di racimolare quattrini, ma di interrompere la linea di tradizione.
      Il soldo non è importante; lo è l'omologazione.

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  3. Alceste, non so cosa rispondere -
    "È una battaglia di intelligenza e cultura, durissima"
    come si combatte questa battaglia?
    Scrive Barnard, che ritengo fonte alquanto affidabile, che "quasi un miliardo di esseri umani, particolarmente nel mondo ricco, perderanno il lavoro entro 13 anni. e si tratta di insegnati, infermiere, operai, avvocati, bancari, medici..."
    mi sembra veramente di capirci molto poco -
    che battaglia dovremmo combattere, se qui è tutto perso?

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    1. Come spesso ripeto i soldi non sono il problema. Il problema è l'acculturazione coatta che ci ha ridotto a smidollati impotenti. Occorre dire no, a quasi tutto.

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  4. da Razionalità strategica e razionalità strumentale
    di Gianfranco La Grassa
    " Non esiste intanto alcuna classe, in via di omogeneizzazione e compattamento, da cui emerga uno strato di élite in grado di avere una visione complessiva e ben delineata della necessaria prassi trasformativa del capitalismo; per di più nella direzione di una determinata società altra del tipo del comunismo. Nemmeno è più possibile pensare ancora alla formazione, pur in qualche modo artificiale, di avanguardie “di classe”, che presuppongono pur sempre la sussistenza dell’in sé di quest’ultima, dunque di un movimento oggettivo verso la suddetta sua omogeneizzazione e compattamento, che faccia da supporto alla soggettiva azione rivoluzionaria delle avanguardie in questione.

    Esistono sempre, in ogni epoca e in numero maggiore o minore, singoli gruppi di soggetti (individui) – per null’affatto caratterizzati in maggioranza da una determinata collocazione “di classe”, anzi provenienti dai più svariati comparti in cui si frammenta vieppiù la società del capitale – che si pongono criticamente rispetto ai caratteri di prepotenza, sopraffazione (e certo inganno, raggiro, ecc.), tipici del conflitto in questa (come in precedenti) forma di società."

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    1. La mancanza di scetticismo, autoironia e distacco è la qualità negativa di alcuni controinformatori ... Anche Barnard non sfugge al demone, al di là dei meriti indubbi.

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