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09 agosto 2017

I poveri sono bestie. Parola di Eugenio Scalfari


Pubblicato su Pauperclass il 23 febbraio 2016

I tempi attuali hanno questo di particolare: dovremo viverli sino in fondo e berne la coppa sino alla feccia.
Uno dei maestri residui del pensiero italiano (un altro, celebratissimo, è crepato recentemente), il nababbo Eugenio Scalfari, nei giorni scorsi se ne è uscito con tale argomentazione: i poveri soddisfano esclusivamente i loro istinti e voglie primari; non ne hanno di secondari: la ricerca di Dio, ad esempio; collezionare ceramiche Ming; leggere trattati di socialisti tedeschi dell’Ottocento; scrivere per il teatro; occuparsi di lirica et cetera.
Il loro mondo (il mondo dei poveri) è chiuso, basico, animale.
I poveri, ne consegue, dei bruti.
Ovviamente Scalfari ha ragione. Tutta la mia famiglia, ad esempio, in particolar modo i miei ascendenti diretti (nonni materni e paterni), son lì a confermare le sue tesi.
Aggiungo di più.
I poveri, quelli veri, quelli che ben presto popoleranno la nazione, sono pure brutti, sporchi e cattivi.
Brutti poiché le privazioni imbruttiscono; e un lavoro non intellettuale (lavoro intellettuale: scrivere articoli da quattro soldi con l’aria condizionata, i piedi sul tavolo e le sfogliatelle alla propria destra, ad esempio) non regala tempo per curarsi la barba come un orticello (altro esempio).
In quanto brutti i poveri attirano altri brutti: ne nascono, a meno di un terno secco cromosomico, figli brutti.

I poveri sono sporchi, poi, perché quando si è brutti, con un lavoro di merda, e la mattina ci si sveglia con una donna laida, grassa e sboccata al fianco (è un esempio pure questo) si va in depressione, e, in depressione, come tutti sanno, non si ha mica voglia di farsi la doccia, profumarsi con essenze che nemmeno si è in grado di comprare o tagliarsi i baffi in maniera cool.
Va da sè che un tizio che è brutto, con una moglie brutta, e figli brutti, senza una lira, con un lavoro merdoso e le ascelle che gli puzzano, si incattivisca ogni giorno che passa.
Queste mie considerazioni sembrano facili e posticce, ma non è così: si basano su una osservazione costante, empirica, trentennale, degli Italiani.
Quando dico che i poveri sono brutti intendo proprio questo: che esiste una relazione diretta, scientifica, causale, fra la mancanza di pecunia e le fattezze umane (le gambe delle donne: basta osservare le gambe delle nostre nonne e le gambe delle loro nipoti; la bellezza delle gambe delle donne è questione di censo. Le belle nipoti però non hanno da illudersi: le gambe delle loro figlie torneranno presto a incurvarsi).
Ed esiste una relazione diretta tra povertà e moralità umana (sempre dei poveri: ignoranti, zotici e maleducati).
Insomma Scalfari ha ragione: i poveri sono bestie.
Tuttavia oserei rivolgergli una domanda: com’è che i nababbi suoi pari (De Benedetti, Tronchetti Provera, Montezemolo, gli Agnelli et cetera) e tutti gli intellettuali che secolui intrattengono altissimi discorsi e pensose meditazioni (con una ruga sulla fronte), e tutti i dotti che ha il privilegio di interrogare con quesiti celesti sulla vita e sulla morte (vescovi illuminati, rabbini illuminatissimi, premi Nobel) – insomma tutta la sceltissima pletora di menti eccelse che i bisogni primari non sanno manco cosa siano, e vantano, invece, bisogni secondari, terziari, quaternari … come mai tutti questi eletti sono, alla fine della fiera, delle micidiali nullità?
È una semplice domanda, non altro.
Insomma, ragazzi miei, se l’italia è in declino da trent’anni almeno, tanto che la sua classe media è ormai in putrefazione culturale, a chi addebitare la colpa?
Non ai poveri, che pensano solo a magnà’, a beve e a scopà’ (i bisogni primari).
Cos’ha dato alla nazione De Benedetti? E Montezemolo? E il cardinal Martini, a ben pensarci, cosa ha fatto per impedire l’agonia dell’Italia? Hanno mai detto qualcosa, questi venerati maestri un tanto al chilo, contro la trasformazione d’un Paese geniale e bello in un mattatoio sociale (son solo tre esempi, potrei continuare per decine di pagine)?
Sorgono altre domande. Se i poveri sono come porci in calore, il cui unico scopo è guazzare nel tiepido brago della propria limitatezza, quali bisogni secondari aveva uno come Lapo Elkann? Privo di vere urgenze (proprie ai brutti, sporchi e cattivi), in realtà cosa cercava?
Son curiosità.
Che fanno sorgere altre curiosità. Esempio: cos’ha dato alla nazione Eugenio Scalfari? Come si son inverati i suoi bisogni secondari, terziari?
Mentre è sprofondato sui velluti della redazione di Repubblica meditando le superne cose de l’etternal gloria, insomma, che gli passa per la capoccia? Lui che è una delle punte più acuminate del genio nazionale.
Che gli passa per la testa a queste flebili increspature della storia della mediocrità, a parte tali sbocchi di boria suprematista, dopo decenni e decenni di chiacchiere, pontificazioni, giri di valzer, tradimenti? Quale debito vantano verso la comunità e il nostro futuro questi tronfi massoni del nulla?

10 commenti:

  1. Non conoscevo il blog. Apprezzo.
    Vien da pensare: a questa decadenza che ci circonda e ci condanna, esiste una soluzione o dobbiam già gettare la spugna?

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    1. Dipende da noi e solo da noi dire no, rifiutandola ogni giorno. Nessuna delega ci salverá.

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  2. Dipende da noi e solo da noi dire no, rifiutandola ogni giorno. Nessuna delega ci salverá"
    Mi sa che solo un intervento divino potrà salvarci.

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  3. Questo vecchio scritto mi era sfuggito. Lo leggo solo ora, durante la "feria d'agoste", che è un breve momento dell'anno in cui posso trascurare un pò di più il mio lavoro.
    Bellissimo!! Ho provato una gioia inesprimibile (come Aroldo in Stiffelio!)nel
    leggere così sonoramente bastonati il solone Barbapapà e tutti i suoi sodali: sono cose che penso da anni ma tu hai saputo dargli le parole (anzi, le "pietre" giuste!).
    Un saluto da Hermannus Contractus.

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    1. Caro Hermannus, viviamo in un mondo di cartapesta e al contrario. Sta a noi rinfacciare a queste nullità la loro inettitudine e i loro tradimenti. E soprattutto sta a noi avere le giuste reverenze e smetterla di inchinarci alle mezze calzette.

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  4. Mi piacerebbe leggere l'articolo di Scalfari...Da anni non ne leggo più. Mi sono abbrutita troppo?

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    1. Come cambia il tempo ... Quando assolsi i doveri militari, nel 1990, compravo Repubblica (per gli editoriali di Scalfari) e L'Unità. In caserma non ero visto bene, si viveva in tempi democristiani se non apertamente fascisti. Sono passati pochi decenni per rivoltare la frittata, o meglio: per rinsavire (come te). Ora il fascistone sono io, e i militari sindacalizzati, gaudenti e sinistrini. Sic transit et cetera

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  5. Ma la disinformazione ha colpito tutti sopratutto gli intellettuali ,esempio ho visto il video " le 100 opere del duce " e chi se lo immaginava ,ho let to Celine " LA scuola dei cadaveri" e chi se lo immaginava ecc ecc I vincitori Della 2 guerra mondiale quelli con la kippah in testa hanno occultato o contraffatto tutta LA storia ,Scalfari era un fascista montanelli pure bocca pure ecc tutte persone che lo specchio incasa e'meglio che non lo tengano altrimenti sai quanti sputi

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  6. Non trovo nulla di strano che Scalfari abbia potuto dire una cosa simile: in fondo è ciò che pensano tutti i ricconi (o per lo meno la stragrande maggioranza). Quelli intelligenti, quindi non Scalfari, non lo dicono apertis verbis...lui invece...
    In ogni caso non c'è da stupirsi: Scalfari eticamente è allo stesso livello di Briatore, Berlusconi o se si preferisce della Lamborghini o della Hilton.
    Nullità umane la cui unica nota "positiva" è il conto in banca...

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  7. Ma perché stupirsi di queste parole?
    Scalfari è il tipico pseudo-intellettuale sinistroide che crede di possedere la Scienza infusa, e che quindi considera chi non appartiene alla sua schiera come un animale.
    Nella sua mente si considera superiore a Platone ed Aristotele fusi insieme...
    Inutile dire che in realtà si tratta di una nullità all'ennesima potenza...

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