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01 luglio 2017

La battaglia che non si combatte


Pubblicato su Pauperclass il 10 febbraio 2017

La geopolitica è interessante, appassionante e ci consente di tifare come juventini e interisti, ma in Italia non esiste che un conflitto: quello del patriziato italiano contro il resto del paese.
Il patriziato, che assomma circa il 20% degli italiani, è assai variegato al suo interno. Ne fanno parte, infatti, personaggi fra loro apparente diversi: Prodi e Monti, capoccia dell’ANM e del CSM, presidenti di Camera e direttori di talent show, i giudici del TAR e i cuochi televisivi, sindacalisti in pantofole ed ex segretari di partiti con fiamma a Montecarlo, appaltagironi e comiche sguaiate di RAI3, mafiosi e archistar, anticamorristi alle vongole e proprietari di yacht, trans e cattedratici, mestatori di gossip col parrucchino e pettegoli al soldo dei servizi segreti, decani del giornalismo e Comandanti delle due Polizie, cravattari e capi di cooperative, attorucoli da prima serata di RAI1 e comandanti degli Stati Maggiori, cardinali alla Carlo Maria Martini e amministratori delegati di aziende private a capitale pubblico, onorevoli animalfemministi e onorevoli destrorsi à la Chiappe d’Oro, i capoccia di MPS e i priori di comunità di cenobiti col wi-fi, giocatori di serie A e ministri colla terza media, sindacalisti in pantofole e assassini devoti al sociale, amministratori delegati di multinazionali delle auto con residenza in Svizzera e magnati di stampa progressista con residenza in Svizzera, grassatori di Iniquitalia e presentatori di Sanremo, ONG lacrimevoli e ONLUS piangine, figli e nipoti di presidenti della sedicente Repubblica Italiana, giudici amministrativi e vallette con la farfallina presso la voliera della fica, statali e parastatali di livello apicale, direttori di ASL, pervertiti e mignottoni assortiti (ognuno può escogitare, per puro divertimento, gli accostamenti più favolosi).
Ciò che lo rende un blocco inscalfibile e solidamente strutturato è il godimento e la difesa di privilegi vasti quanto insindacabili basati sulla spoliazione delle risorse pubbliche.
Chi non rientra nel patriziato è, appunto, “il resto del paese”, una plebaglia informe, litigiosa e inconcludente che può definirsi solo quale negazione del patriziato stesso.
Il patriziato italiano ha un unico scopo: far sopravvivere i propri privilegi e trasmetterli ai propri eredi, agnati e clientes, a qualsiasi costo.
Per far ciò ha sviluppato due diverse armi.
Svendita del proprio Paese in cambio del mantenimento dei privilegi stessi. La distruzione sistematica della Prima Repubblica, l’avvio dell’Italia nella follia dell’Euro, le inchieste accese o soffocate a seconda della convenienza del momento, la riduzione della sovranità, la lenta disgregazione del patrimonio agricolo e industriale italiano sono atti di servaggio che il patriziato italico compie nei riguardi delle entità sovranazionali che li comandano in cambio della salvaguardia dei privilegi suddetti.
L’istinto del branco, secondo cui un patrizio riconosce immediatamente un membro della propria classe e scatta in sua difesa con un meccanismo innato e, ormai, connaturato al proprio animo. È un istinto, appunto, che fa a meno di veri e propri coordinamenti. Di fatto è impossibile da dimostrare oggettivamente. Solo così si spiegano alcune sentenze, alcuni scioperi, alcuni atti amministrativi, alcune dimissioni, alcune promozioni, alcune rinunce, alcuni brucianti successi che, a lume di logica (la logica della plebaglia, ovviamente), appaiono insensati. È l’istinto del branco che scatta immediato e sorgivo nell’animo di un patrizio (o di una corporazione patrizia) quando vede che un altro membro del branco è in pericolo; o è in pericolo il branco stesso nella sua unità e compattezza o è appena messa in discussione la legittimità di un elemento fondante dei giganteschi privilegi di cui gode.
Qualcuno ha soprannominato il branco “Casta”, qualcun altro “Massoneria” et cetera. Sono puri nomi.
Il Blocco Sociale Patrizio (BSP) si riproduce per via endogamica.
Il BSP non ammette deroghe alla trasmissibilità dei privilegi che avviene esclusivamente per via ereditaria o raccomandazione diretta o compravendita di cariche istituzionali o distorsione di concorsi pubblici oppure tramite la creazione giuridica fattuale di un intrico di norme e regolamenti che, interpretati da elementi del patriziato stesso, chissà perché, favoriscono esclusivamente altri membri del patriziato (e i loro parenti, figli, liberti, famuli, zoccoloni).
Un po’ di sangue nuovo (tribuni della plebe) è, a volte, immesso con caute cooptazioni.
Il 20% di italiani di cui si compone il BSP ha, inoltre, il supporto di numerose frange di elettori che, per dabbenaggine o convenienza o conformismo, tendono ad appoggiarlo stolidamente (nostalgici della destrasinistra, timbratori di cartellini in mutande, ex sessantottini, aviatori pindarici, semplici imbecilli).
Il conflitto sotterraneo, costante e a bassa tensione fra il patriziato così concepito e il resto dell’Italia è la Guerra Civile Italiana (GCI).
La struttura omertosa del BSP, quella che sta vendendo l’Italia con tutte le scarpe degli Italiani, è la lente con cui riguardare fatti della storia d’Italia recente, apparentemente eterogenei.
Dopo il 1989 serviva un nuovo assetto politico? Entra in scena il BSP: rapida contrattazione fra esso e i nuovi padroni del vapore: scattano le manette in tutta Italia, s’inabissa il pentapartito, il PCI si dissolve (che liberazione per i nuovi comunisti!), due magistrati vengono vaporizzati, esplode qualche bomba simbolica … l’importante è stendere il red carpet alla globalizzazione a venire … l’Italia è la merce sulla bilancia … in cambio si ottiene il consolidamento del vecchio BSP con qualche new entry a sinistra … la lotta sociale si sgonfia, la concertazione avanza, le industrie strategiche vengono dismesse (leggi: privatizzate) … il profumo dei vitalizî, di prebende lobbistiche e d’una corruzione dolcissima si effonde nell’aria … c’è da entrare in Europa! tuona poi il BSP … tocca fare qualche sacrificio … durerà un pochino, cinque, dieci, vent’anni … poi lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo di più … c’è da sanare lo spread! tuona qualche anno dopo il Vergine Celeste dallo yacht, rappresentante preclare del BSP … sponda Consumismo ed Effrazione … c’è da spalare un po’ di merda, egli intima, con un sorrisetto … cominciate voi, cara plebaglia, che io da rifinire l’abbronzatura …
Oppure: un Politicante Regionale è colto con le chiappe nel sacco e il naso infarinato a casa di una trans (o di un trans … non so decidermi … non sono esperto di terminologia PolCor …) … il BSP non perde tempo … in tempi relativamente rapidi sentenzia che il PolReg è una povera vittima, ricattati da cattivi caramba in combutta con un pusher, e che la farina l’ha portata non lui, ma proprio quei cattivi soggetti … il fatto che la trans (o il trans) sia una spacciatrice (o uno spacciatore) è uno sberleffo del Caso e della Fortuna per i BPS indagatori … d’altra parte, lacrima la trans (o il trans), i soldi il drudo PolReg me li dava perché era un cuor d’oro, mica per scopare … dagli scranni magistratuali BSP si annuisce sempre più convintamente … le gote di qualche giudicessa sono rigate da calde lacrime di perdono … un liquido salso e caritatevole che scioglie il fard BSP acquistato coi soldi della nostra IMU … nell’inchiesta spunta pure un PC birichino … pare contenga una lista di frequentatori BSP amanti dei doppi sensi … ma forse il PC non c’è … o forse c’è ma è illeggibile … macché è leggibile, ma non c’è la lista … il BSP vuol vederci chiaro … purtroppo il pusher complice dei ricattatori tira le cuoia per una overdose (mannaggia: proprio adesso …. eh, ma quando uno è cagionevole di salute …), un altro trans (o un’altra trans), invece, muore inopinatamente soffocato/a per i fumi d’un incendio in casa (quando si dice la jella … si era proprio lì lì per scoperchiare la pentola e guardate cosa succede …). Il tempo, le prescrizioni, i patteggiamenti e la condizionale leniscono le ferite giudiziarie … tutto ingiallisce … il vulnus è sanato … il PolReg torna, un pochino offeso, al vecchio lavoro … stavolta quale inviato in Giudea … come Ponzio Pilato … una narice lava l’altra e tutte aspirano lo stipendio … il BSP, invece, aggiustate le cose, riprende il consueto trans trans … (l’ultima battuta è di Dagospia, non mia).
Anche il caso Raggi-Roma è da vedersi  in tale ottica. I 5S vincono nella capitale d’Italia … temono, giustamente, un fuoco di fila di pomodori da parte del BSP e che fanno? Formano un quadrato di giacche blu dure e pure in attesa del contrattacco? Macché. Varano una giunta gonfia di rappresentanti del BSP: ex funzionari, gerarchi universitari, grand commis comunali, competenti della materia che passano da un incarico all’altro provocando un disastro dopo l’altro … come se un Custer più sciroccato del solito avesse affidato la fucileria di Little Bighorn a Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Da tale comportamento si deduce che i vertici romani dei 5S non hanno la minima idea della battaglia da intraprendere … è proprio il BSP il nemico e quello non ha rappresentanti da cooptare, ma solo da sterminare. Se proprio la battaglia non si riesce a vincere meglio morire all’attacco come i Seicento di Balaclava invece che nelle retrovie, come dorotei pavidi e maneggioni (anche perché al gioco dell’ammuina dorotea il BSP è imbattibile).
Il BSP non ama fare prigionieri … se ti va bene (se proprio sei un leccapiedi di talento) ti compra. Coi soldi pubblici, ovvio.
Il BSP è duro, astuto, insinuante, controlla tutto, altro che Soros. Continuerà a venderci a tranci pur di salvaguardare i propri diritti sardanapaleschi.
Qui c’è da vincere la battaglia delle battaglie … a colpi di intimidazione fisica …
Nessun Donald, nessuna Marine, nessuna Brexit verranno a salvarci. Ho la sensazione che l’analisi geopolitica, assieme a una compulsiva avidità di grafici e informazioni e report, stia degenerando nel tifo da poltrona, pop corn e Coca in mano: ovvero in un inconscio alibi per non fare nulla. E non si fa nulla perché non se ne è più capaci. L’esistenza si srotola davanti senza attesa, in un continuo rifrangersi di rassegnazione, come un beffardo nastro di Möbius. Il suicidio del trentenne friulano, in fondo, vuol dir questo: siamo in un cul-de-sac e ciò che resta è indegno d’esser vissuto. Cosa sperare: che il BSP si suicidi? Che cada come un ramo sociale inutile e secco? Forse questo avveniva una volta quando le nazioni erano compartimenti stagni. La forza del BSP, oltre che nell’oculata distribuzione di risorse a chi può garantire l’indefinita sussistenza, sta nel suo sfacciato riproporsi alle varie forze occupanti. In cambio del potere locale da kapò.
È tempo per teste rotte e nasi insanguinati, insomma.
Prima di debellare il NWO (che, beninteso, esiste) sarebbe il caso d’insaponare qualche capestro in casa nostra.
Peccato che aleggi tutt’altra aria.

2 commenti:

  1. Quel catalogo lombrosiano di rifiuti umani – da Prodi ai mignottoni – si legge con ilare sgomento. Ma ciò che ripugna maggiormente è la natura gassosa del suddetto blocco, non meno informe della plebaglia cui vorrebbe contrapporsi, e la sua moscia costituzione pleromatica, tracimante et sbavazzante, priva di confini solidi, specifici, materiata di ammicchi, di false promesse, di vaghe cooptazioni, in una proliferazione di ipostasi grottesche e potenzialmente infinite, onde chiunque possa illudersi di esserne compreso, o di poterlo essere in futuro.
    Prendiamo una di quelle piccole troie di regime che in televisione, a tutte le ore del giorno, mettono a disposizione dei padroni il loro nulla intellettuale, anche solo per farfugliare un elogio, rilanciare una calunnia, ribadire qualche comica locuzione (Biden «presidente eletto»!). È dentro o è fuori? Nessuno dubita che finirà nel cesso al primo giro di valzer. Ma non lo sa. Si crede davvero partecipe di quest’Uno demenziale. E poi c’è chi è messo anche peggio. Il disoccupato che «appoggia» Monti. Il manzo che approva convintamente la diffusione del barbecue. Che ne facciamo di questi? Sono tanti. Sono quasi tutti.
    No, niente. Mi dispiaceva che questo post, che potrebbe essere stato scritto oggi, andasse disertato. Un saluto.

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    1. Ti ringrazio per avermelo ricordato. A quattro anni di distanza mi rendo conto di aver scritto due volte: "sindacalisti in pantofole" ... per il resto non credo ci siano errori logici, politici, sociali.

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