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10 giugno 2017

Son tutte belle le signore dell'Occidente



Pubblicato su Pauperclass il 3 febbraio 2016

La propaganda occidentale e filo-Nato è potente e pervasiva, ma alquanto riconoscibile (ognuno la appelli come vuole: massonica, illuminata, postmoderna).
Quando trovate una bella signora o una ragazza carina (piacenti, empatiche) che rivendicano i diritti civili; o che denunciano l'impossibilità del godimento dei diritti civili (poiché non ancora in essere); o a cui è momentaneamente o in parte impedito il libero, liberissimo, fruire dei diritti civili (a causa di paesi canaglia o gruppi ideologici retrogradi), allora lì vi è propaganda.
Aritmetico.
Fotogenia + diritto civile impedito o negato vs stato canaglia o gruppo retrogrado = propaganda Nato (occidentale, massonica, illuminata et cetera).
La bellezza e la fotogenia sono condizioni necessarie.
Facciamola breve, a costo di sacrificare qualche dettaglio teorico.
Se c'è una bella signora a cui negano o impediscono: il divorzio, il libero concubinato, il libero amore, il libero aborto, la libera sessualità, la libertà di studio, la libertà di stampa e associazione, la libertà di emigrare dove le piace, la libertà di mettersi le calze a rete e la minigonna in chiesa, la libertà dalla famiglia tradizionale, dalla pena di morte, dalla religione, allora, siatene certi, li rivendicherà, nell'ordine, contro:
1. paesi canaglia (Iran, Russia Corea, Sudamerica …)
2. la malvagia e criminogena società patriarcale premoderna
3. società strutturate secondo un'etica forte, positiva, tradizionale (residui di cattolicesimo, Islam non connivente et cetera).

Facebook, twitter, instagram e tutta la paccottiglia social, le congreghe internazionali (Onu, Unicef, Save the Children, Save the World, Greenpeace) nonché i vari giornaloni stercorari (NYT, Guardian, Le Monde e i loro squallidi ricaschi italioti: Repubblica, Corriere, e via così) orchestreranno su tale denuncia (più o meno credibile, più o meno inventata) le loro campagne strappalacrime: poiché loro, e con essi le belle sirenette di cui sopra, sono l'epitome della libertà, della democrazia e della fratellanza.
La bellezza della signora o della ragazza-esca dovrà esser però non procace, e nemmeno volgare, bensì sommessa, leggermente sofferta (ella lotta contro l'ingiustizia!); a volte rigogliosa di timida giovinezza, in altri ricca di una delicatezza un po' sfiorita: si varia, insomma, a seconda del target da raggirare o dell'effetto che si vuole ottenere o della causa che si vuole sostenere; in ogni caso, nulla di troppo: il consumatore di menzogne (maschio o femmina, anziano o maturo) ha da essere irretito, blandito, commosso, ma non disturbato.
Se la vittima non è abbastanza piacente la si imbelletta per la bisogna.
Preclare, da tal punto di vista, il caso di Sakineh, una sedicente vittima del regime illiberale di Teheran (che la voleva lapidare, nientemeno).
Non solo i media mentirono spudoratamente, facendo passare per vittima una assassina e una volgare fedifraga, ma, poiché la Sakineh reale non era efficace dal punto di vista propagandistico, ne smerciarono un'immagine falsa in cui posava con la composta bellezza e serenità di una Madonna di Antonello da Messina. L'icona (è il caso di dirlo) fece il giro del mondo, compresa l'Italia (una sua gigantografia, venerata a camere riunite da destra e sinistra, campeggiò per mesi sul Campidoglio di Roma, sede del Comune). Tutti i giornali e le TV ecumenicamente schierate spararono a palle incatenate contro il “regime” di Teheran, allora uno dei vertici dell'Asse del Male.
Quando si scoprì che il caso era stato montato ad arte (era giuridicamente inconsistente) e che la tizia, colpevole come la morte, fosse, in realtà, una vecchia megera, il messaggio era già stato recapitato urbi et orbi: l'Iran sanguinario, teocratico e totalitario è una minaccia per il mondo libero natoamericano.
Un caso simile fu quello di Neda, vittima anch'essa del feroce regime della rivoluzione islamica. Anche lì il volto da modella diffuso dai media fu un falso, ma fa niente: la scarica di fucileria era partita. Neda fu uccisa (pur indirettamente) su ordine di Ahmadinejad e tanto bastava. Le prefiche del dolore, alzando compatte il santino della vittima della libertà, si stracciarono le vesti, le suffraggette del 'siamo tanto oppresse' levarono lamenti strappacuore, i corifei della democrazia tuonarono con tutti i pezzi a disposizione (titolo cubitale di Repubblica: “Neda: la ragazza uccisa a Teheran diventa il simbolo della rivolta”).
Che tale morte fosse altamente sospetta (un false flag per istigare l’ennesima rivoluzione colorata?); che in un video la presunta vittima, morente, occhieggiasse all'obiettivo; che si fosse ricorsi, come sempre, alla falsificazione iconica per la maggiore commerciabilità dell'evento; tutto ciò era secondario.
L'importante era alimentare un frastuono di sottofondo da cui far erompere non la verità dei fatti, che abbisogna di razionalità, freddezza e discernimento, ma solo un’emozionalità generica in grado di riprodurre, inconsciamente, la consueta divisione manichea da western: noi liberi, loro oppressori.
E l'immagine (l'icona) è il modo più efficace per suscitare tale istintiva scelta di campo, specie in un mondo informativo eterodiretto dove tutti spizzicano le notizie, e le danno per buone alimentandole coi loro pregiudizi.
Ragazza carina (Neda) + diritto civile negato (libertà) = Iran stato canaglia.
Ma questi sono casi con un minimo aggancio alla realtà.
Quelli con attrici vere e proprie sono più gustosi. In questo eccellono le Femen, vere e proprie peripatetiche dell'indignazione occidentale. Bionde, snelle, aggraziate: graziose lo sono davvero. Soros e compagni avranno rotto almeno un paio di salvadanai milionari per lo scouting di queste bathing beauties, ma il gioco vale la candela: gli spettacoli allestiti sono d’impareggiabile leggiadria. A loro non si sfugge: Russia, Cina, Iran, Corea, Libia, Egitto, Ucraina, quel che resta del Vaticano: tutto ciò che resiste al Nuovo Ordine ha da essere sbeffeggiato, insolentito, provocato; e costituirsi quale oggetto del loro eroico disdoro: a petto nudo, ovviamente, perché l'occhio, e non solo quello, esige la sua parte.
A latere di tali irresistibili cat women abbiamo inoltre una serie di modelle e bonazze di primissima scelta: attrici hollywoodiane, spogliarelliste, prostitute, cantanti, filosofe, perseguitate di mestiere, immigrate, esiliate, filantrope, femministe con l'occhio umido, lesbiche d'assalto: tutte piacenti, e tutte col cipiglio a senso unico (quando i diritti civili sono conculcati, ahi!, in Occidente le signore accusano, invece, curiose distrazioni, e ancor più curiose défaillance). Ogni loro dichiarazione, protesta, provocazione, spetezzo, flash mob viene, da subito, ingigantita, e sbattuta in faccia ai cattivi del mondo a social unificati (facebook, MTV, twitter, change.org, avaaz ...): l’ottusità degli spettatori della società dello spettacolo contribuisce vieppiù all'ingrossarsi di tali palle di neve grazie a fiumane di commenti, notazioni, rilanci, flame; troll professionisti contribuiscono, invece, a riattizzare la polemica ogniqualvolta la vedono languire.
E la propaganda va, col minimo sforzo, peraltro.
Le signore e signorine che si battono per la Libertà contro l'Asse del Male (che varia nel tempo: la Libia, ad esempio non è più quello stato canaglia del puttaniere Gheddafi e, infatti, le proteste si son tacitate), vengono talvolta sostituite nel loro ruolo di vittime e accusatrici da altre categorie affini, proprie alla propaganda lacrimosa e politicamente corretta (occorre variare il target per accalappiare un maggior numero di gonzi):

Bambini. Quando affonda una carretta del mare la prima cosa che vien detta: c'erano 8, 11, 14, 22 bambini: e giù col piagnisteo. Come facciano a stabilire, a poche ore dai disastri, chi sia morto oppure no rimane un mistero. Il messaggio sotteso è: accoglienza, a ogni costo.
Le bambine, invece, vanno bene per le denunce contro l'infibulazione, allo scopo di destabilizzare qualche regime africano birichino (la circoncisione maschile, invece, va tollerata: in caso contrario Israele e compagnia potrebbero infastidirsi).
Le bambine vanno bene anche per le denunce contro i matrimoni precoci. Ciclicamente su facebook: a nove anni sposa un cinquantenne, muore la prima notte di nozze. Oppure: partorisce a dodici anni il figlio d'un sessantenne: muore d'emorragia. Il format è collaudato: si cambia solo l'età e qualche circostanza minore. Ovviamente tali orribili tradizioni sono vantate esclusivamente da paesi non allineati col blocco atlantico (islamici, indiani ...).

Trans e omosessuali. Gli omosessuali vengono perseguitati in Russia, in Iran, in Corea (divertenti, quanto falsi, gli aneddoti contro un presunta serie di leggi liberticide varate da Putin): nazioni brutali che, infatti, rifiutano la democrazia.
I trans, invece, sono picchiati in Brasile (famosa un'immagine in tal senso) e perseguitati, ferocemente perseguitati, in tutti quei paesi che, curiosamente, coincidono col blocco non allineato.
Gli omosessuali che adottano bimbi e si amano sono sempre gradevoli e di bell'aspetto, sereni come la pubblicità di una banca (sull’ultimo numero di Internazionale vi segnalo un articolo su una tenera coppia di gay cinesi). Emanano calore, sicurezza. Amore. Chi contrasta tale tendenza è un retrogrado, un paleolitico sociale, un cerebroleso, un ignorante e un mafioso (uso qualche aggettivo mutuato dai progressisti di facebook).
La casistica di trans mostruosi e criminali o di omosessuali urtanti e ambigui non viene mai contemplata nella vetrina pubblicitaria del Nuovo Ordine (fra cui spiccano gli inserti sbarazzini di Corriere e Repubblica, D e Io Donna).

Anziani. Poco allettanti visualmente, gli anziani vengono usati soprattutto per la questione migranti. Il caso della centenaria siriana che fugge dal malvagio Assad ed è costretta a dormire all'addiaccio in un campo profughi è roba di appena ieri. E tutti su facebook: povera nonnina! Maledetti razzisti! Maledetto Assad! Accogliamoli tutti!

L'unico soggetto non contemplato nella propaganda filo-Nato è il maschio (a meno che non diventi un femminiello di regime, o faccia parte dell'élite della menzogna politicamente corretta).
Il maschio sano, relativamente giovane, con un ideale nella capoccia, risulta al potere estremamente pericoloso (non si lascia infinocchiare e sa menar le mani).
Per questo è sempre rappresentato quale carnefice: omofobo, razzista, retrogrado, femminicida, terrorista.
La propaganda come l'abbiamo appena delineata (delle belle signore dell'Occidente) ha un fondo programmatico comune: l'assenza totale di qualsivoglia rivendicazione sociale.
Vi ricordate il motto dei tessili durante lo sciopero di Lawrence: Noi vogliamo il pane, e anche le rose (ovvero: dateci di che vivere con dignità, e solo dopo penseremo al resto)?
Ora ha subito una piccola modifica. Suona pressappoco così: noi vogliamo le rose, e ancora più rose, solo le rose. Per il pane si può discutere in seguito, con calma.
Le belle signore dell'occidente che denunciano i miscredenti e i non allineati al Nuovo Ordine lo fanno esclusivamente sul piano dei diritti civili, ossia delle rose. Del pane non gliene frega niente. Banche, salari, disoccupazione: nessuna Carla Bruni, nessuna Angelina Jolie e nessuna Femen col davanzale in esposizione presterà il suo bel volto (e il proprio davanzale) alla causa del pane.
Per carità. A tutto c'è un limite. E il limite è quello: i diritti veri, fondativi, della persona.
Il pane.
Perché il vero potere, a differenza di noi, possiede un'utopia: quella che auspica l’inverarsi di una società feudale, plutocratica, verticistica, in cui la massa stracciona, depressa e schiantata in monadi non comunicanti, godrà di una libertà fittizia e falsamente ecumenica; e in cui il pane verrà dispensato in briciole, come elemosina (i 320 euro di Poletti).
Le belle signore della propaganda occidentale sono dee Kali avvolte nel velo di Maia, le sirene a doppio taglio di questa progressiva ridiscesa negli scantinati della storia.

1 commento:

Siate gentili ...