27 dicembre 2021

Salir per l'altrui scale

Roma, 27 dicembre 2021

Tutti i grandi sconfitti della postmodernità, da Jünger a Evola, dai protosocialisti ai cristiani preconciliari, tutti, nessuno escluso, godettero del privilegio dell’esilio.
Solo a noi ciò non è concesso; se proprio ripugna, ad alcuni, questo “noi”, che manda, lo ammetto, un bel tanfo da latrina digitale, dirò: a me non è concesso.
Persino le esecuzioni sommarie o la damnatio riconoscevano al vinto una rilevanza, quasi ad annichilire l’ultimo ansimo di spiritualità che s’avvertiva irriducibile in quel nemico, pur ferito, impotente, senza scampo.
Ma non oggi.
Allo sconfitto è impedito non solo di gettare nell’arengo della discussione la forza delle argomentazioni contrarie, ma, e questo rappresenta un unicum, anche la serenità della prigionia, il ruolo di contestatore e d’oppositore; in una parola: il limite santo dei luoghi d’espiazione come l’esilio.
Qui si anela la capitolazione totale, la desertificazione dell’anima, una reificazione definitiva. Nessuna distopia ci ha preparato a questo, né il pluricitato Orwell, né Huxley. Solo Zamjatin: solo in quel finale la felicità coincide assolutamente con il conformismo totalitario benché il risultato si ottenga nel romanzo con una castrazione cerebrale, puramente fisica.

19 dicembre 2021

Una vita miserabile


Roma, 19 dicembre 2021

Dizionario etimologico di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli: “miseràbile, agg. ‘che è da commiserare per estrema povertà o infelicità’ (av. 1342, Domenico Cavalca), ‘che è da disprezzare per meschinità e bassezza morale’ (secolo XIV, Cassiano volgar.), ‘che ha scarsissimo valore’ (av. 1642, Galileo Galilei) ...
Il dizionario riunisce mirabilmente le tre accezioni della miseria che nel Nuovo Mondo in molti avranno patire: le infelicità e la povertà di coloro che sono destinati ad aver consuetudine, vita natural durante, solo con oggetti, sentimenti e orizzonti di scarsissimo valore, angusti e anonimi, per ordine di individui disprezzabili per meschinità e bassezza morale.
Le parole racchiudono il senso preciso dei millenni: per questo il potere ama svilirle o limitarle a un pidgin tecnico formato da pochi vocaboli; per il medesimo motivo il potere ha in odio l’umanesimo: grammatica, musica, storia, filosofia, arte, religione: qui, infatti, si cela una polisemia rivelatrice e pericolosa, migliaia di coloriture espressive, una ricchezza debordante di opinioni, logiche, intuizioni. Nelle parole, rettamente intese, è la libertà.

Mario Draghi, che biascica un Italiano di base, scolorito e banale, a tratti persino incespicante, è lo chef perfetto per i tempi nuovi: a cuocerli e prepararli con cura. Gli è stata ordinata la distruzione; lui esegue. Non credo si renda conto di quello che veramente fa; alla fine è solo un tecnico, come il pilota dell’Enola Gay o il killer digitale che dal satellite inquadra i bersagli dei resistenti afghani. E però egli, come i compari d’ascendenza anglossassone, ha il pregio dell’efficienza; perciò distruzione sarà. Ci sarà da alzare il volume per coprire i belati del mattatoio? Non troppo, dato che larga parte degli armenti, alla vista del sangue altrui, gioiscono con lunghi muggiti di approvazione.

Il patriziato italiano, prezzolato per tradire l’Italia che amministra, assomma a qualche milione di cinghiali; le odierne grufolanti assemblee delle provinciali italiane - vedere per credere - in cui ogni minuscolo partito, senza nemmeno l’assillo della campagna elettorale, si divide le residue spoglie dell’ex grasso italiano; lo stato e il parastato più torpido; le magistrature, gli alti dirigenti pubblici e semipubblici, eserciti e gendarmerie varie, i plotoni d’esecuzioni delle agenzie nazionali, le aziende sanitarie, scuole e università d’ogni sfumatura e grado … tutti compongono legioni variegate, ma sostanzialmente conniventi, attentissime a non far aprire brecce di dissenso al loro interno, oculatissime nel boicottare chiunque possa mettere in dubbio il monopolio della loro lucrosa inefficienza. Tale blocco lo si ritrova operativamente e ideologicamente compatto  nel recare il proprio paese al default, alla micragna, all’inessenzialità … purché un bottino, pur miserabile, venga assegnato loro. Trenta denari, d’oro o nichel, ma che trenta denari siano.

Un politico di altissimo rango briga per pagare alcuni lavori in nero; insulta, offende, disprezza; alla fine liquida il poveraccio come un accattone qualsiasi. Una scena già vista negli ambienti romani. Hai voglia a raccontarla: nessuno ci crede. Ognuno, nel suo piccolo, è abituato a rispettare l’autorità, qualsiasi autorità, ad accettare il verbo dal piedistallo. Il patriziato del New World, ormai privo d’ogni remora di ordine morale, sicuro entro la cintura poliziesca a lui fedele, si rivela per ciò che è: una poltiglia di ignoranza ottusa, arroganza e risentimento di classe. Di classe? Certo. Se i veri Dominanti, infatti, operano in vista della coercizione spirituale (per mutare la struttura stessa dell’anima umana e assoggettarla nell’eternità, una volta per tutte), i loro succubi (chi, una volta, con goffo linguaggio brigatistico, si appellava come sub-dominanti) non sono che individui perduti, incapaci di concepire altro che il guadagno mondano e lo squallore che deriva dall’esibizione d’una manciata di lenticchie. La guerra totale, devastante, che subiamo da decenni mira ai nostri cuori; i soldati infernali delle battaglie, però, quelli che cianciano sui visori televisivi e digitali, non risaltano che quali comuni mercenari con la sacchetta dei sesterzi assicurata alla cintura. Lanzichenecchi, edaci, spietati, deprivati sensorialmente; garzoni di bottega; in alcuni casi, proprio per questo, addirittura sacrificabili.

11 dicembre 2021

Palle eoliche [Il Poliscriba]

Il Poliscriba

"E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
Non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
E questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
Proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini ...
"

Francesco Guccini, Don Chisciotte

3 dicembre 2021
Cronaca dal bordo dell’Impero

L’insonnia, di questi dannati tempi, è un sintomo vitale.
A tappe forzate, la notte s’inabissa nell’oltremondano ed io, misurando poche stanze a passi lenti, medito sul da farsi - ad esempio, riguardo alla follia scientista ammantata di sadiche buone intenzioni - fino al primo annuncio d’alba di corvidi nerogrigi com’esuli pensieri all’uscita dalle tenebre urbane.
"Craaak! Craaak! Craaak!", i piumati affermano la presa di possesso sui faggi dietro al parcheggio,  dove verranno costruiti i nidi in primavera; con emissioni di tonalità opportune, esprimono un’etologica sequenza di avvertimenti ordinati sulla loro presenza, sull’eventualità di una difesa, di un attacco o di una fuga.
Durante l’inverno, pazientemente, spinti da una previdenza quasi affine a un’ultraterrena Provvidenza, in coppie, maschio e femmina, osserveranno poscia il cader di foglie, ogni biforcazione lignea scoperta dal Grecale che muta in Tramontana; studieranno pesi, misure, luci e ombre, destinate ad accogliere il cesto da loro meticolosamente costruito per la prossima covata, a continuità della specie.
Sapienza di saurischi aviani che seppero evitare l’estinzione del Cretaceo per impatto astronomico.
Dalle finestre affacciate sul mondocomio, invece, osservo l’estinzione del bipede umano, l’essere caduco e carnale, orfano di spirito, creatore e schiavo di macchine senz’anima, eredità genetica di minuscoli roditori notturni, anch’essi vissuti all’ombra di enormi sauri, scampati al devastante limite K-T, ma dei quali, evidentemente, l’ultimo mammifero della ridicola progressione darwiniana, non ha appreso  l’arte della ruvida soppravvivenza, sospinto passivamente da un desolante  e insensato andirivieni.

30 novembre 2021

Il bivio [Il Poliscriba]

 

Il Poliscriba

Non vi è più Vandea, cittadini repubblicani. È morta sotto la nostra libera sciabola, con le sue donne e i suoi bambini … Secondo gli ordini che mi avete dato: ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli e massacrato le donne, così che, almeno quelle, non partoriranno più briganti. Non ho un prigioniero da rimproverarmi. Ho sterminato tutto ...”.

 (dichiarazione del gen. J.F. Westermann al Comitato di Salute Pubblica del 23 dicembre 1793)


Novembre 2021.
Cronaca dal bordo dell’Impero

Sono in attesa fronte porta d’ingresso di un basso fabbricato, dove ha sede l’ambulatorio del mio medico di base.
Sono le 11 e 30.
Il centro estetico dall’altra parte della strada è già gremito di esseri dal pelo superfluo, tatuati, generazione X e via risalendo per la fine annunciata dei nativi digitali.
Un tempo, in queste retrovie ai piedi delle Alpi Cusiane che furono tra le più ricche d’Italia, se non d’Europa, difficilmente si sarebbe aperta una SPA, e ancor meno, non era possibile vedere uomini e donne giovani spendere buona parte dei loro danari e del loro vivacchiare in trattamenti di bellezza, nel bel mezzo di un lunedì feriale.
Oggi il clima non lo permette, ma sullo stesso cemento, a cui do le spalle, transitano decine di ciclisti d’età diverse, ad ogni ora del giorno, segno che il lavoro giace ormai in un’altra dimensione: asiatico-balcanico-caucasica, inevitabilmente.
Un fuori tempo massimo, chino sullo smartphone, mi precede, mentre io rileggo le assurde regole dettate dai DPCM succedutesi negli ultimi 20 mesi.
Ormai  vago è il ricordo delle sale d’attesa dove si scambiavano impressioni, lamentele, dolori, consigli, qualche risata, a volte numeri telefonici, chiacchierate innocenti dal fondale del mondo. Oggi sono aree esclusive per greenpassati, vaccinati e guariti dal sarscov2, escluse ai reietti novax, terrapiattari, nazifa e chi più ne mette, più ne ha.
Il riservato soppiantato dalle riserve.
Piove sotto i nostri due ombrelli … non piove certo su Brest.
Il tizio, ad un certo istante, esulta, quasi danza sui piedi.
Incrocia il mio sguardo per niente stupito dalla sua esternazione e mosso meccanicamente da  esibizionismo contornato da  narcisismo compulsivo, del quale l’umano è ormai portatore insano, e per la quale infezione globale non esiste cura, se non un cataclisma di proporzioni bibliche, vuole mettermi a parte, senza il mio consenso informato, di tale inaspettata gioia.

21 novembre 2021

Siamo tutti in pericolo


Roma, 21 novembre 32 p.B.
 
Solo la comunità ricorda; solo un insieme di individui legati a filo doppio dal sangue e dalla conoscenza condivisa che si fa vita, ogni giorno, può battersi in vostra vece. Le abbiamo donato vari nomi: gineceo, confraternita, civitas, collegio, caserma, corporazione.
Ecco una storia.
La traggo da un libro di Giorgio Bocca sulla Repubblica del dopoguerra:

Alle 11.30 [del 14 luglio 1948] Togliatti e la Nilde Jotti, che è la sua nuova compagna, escono da Montecitorio in via della Missione: li attende un giovane siciliano, Antonio Pallante; spara su Togliatti tre colpi con una rivoltella calibro 38,8 acquistata il giorno prima da un armaiolo romano che resterà ignoto. Un proiettile sfiora il capo e si schiaccia contro un cartellone pubblicitario, il secondo colpisce la nuca, il terzo la schiena. Togliatti cade sulle ginocchia, scivola sul selciato, la Jotti si lancia a coprirlo. Pallante spara ancora un colpo che va a vuoto e fugge … Alla notizia che hanno sparato a Togliatti l’Italia operaia e comunista insorge … Togliatti raccomanda … ‘Non facciamo sciocchezze, non perdete la testa’ … Ma l’onda di piena dello sdegno popolare sale per conto suo incontenibile … A Genova si è in piena rivolta, la prefettura subito isolata, i telefoni interrotti, bloccate le strade di Levante verso Chiavari e di ponente verso Sestri. Gli operai calderai dell’Ansaldo escono con i loro attrezzi e saldano i tram alle rotaie; altri blindano dei camion su cui prendono posto dei compagni armati, nel centro di Genova compaiono mitra e mitragliatrici, si va all’assalto della casermetta della polizia a Bolzaneto  … ripiegano sotto il fuoco reparti di polizia e una compagnia di carabinieri, ci sono tre feriti fra le forze dell’ordine, quaranta tra i manifestanti …“.

53 anni dopo, a luglio, il 19, a realizzare una quasi piena consonanza storica, s’inizia la devastazione di Genova; il 20 muore Carlo Giuliani; il 21 ecco il contrappasso: la retata alla scuola Armando Diaz; i rivoltosi, simboliche reviviscenze dei compagni del 1948, sono recati alla caserma Bolzaneto e croccati a sangue.
Così va il mondo.
Una communitas è sciolta dalla storia, ma l’altra persiste, ricorda e, a modo suo, si vendica.

12 novembre 2021

Gli smagnetizzati


Unreal City, 12 novembre 2021
 
Uno dei primi, numerosi, campanelli d’allarme fu banale e, all’inizio, non vi prestai la dovuta attenzione. Pensai allora: sto invecchiando. Solo ora mi accorgo, retrospettivamente, quanto la faglia generazionale fosse, già dieci anni fa, netta; irreparabile. In breve: la ragazzetta cui dettavo una lettera non riconobbe la battuta di Totò che inserii nel finale, a mo' di scherzo: “SalutandoLa indistintamente …”, uno dei tanti motteggi che il comico bizantino si rimpalla - assieme a un sudaticcio Peppino De Filippo - nella celeberrima sequenza della lettera milanese (inviata dai fratelli Caponi: “Firmato: i fratelli Caponi (che siamo noi)”.
Si era al cominciamento degli anni Dieci, due lustri successivi allo show pirotecnico delle Twin Towers; tentai la debole battuta sovrappensiero, al fine di sdrammatizzare un poco, soprattutto di rendere respirabile l’aria, al termine d’una tediosissima comunicazione di rivendicazione (rivendicazione d'alcune migliaia di talleri; brogliaccio assai formale, irto di tecnicismi necessari quanto ridicoli). La burocrazia, allora, si basava, onde sfoltire il numero dei postulanti, proprio su tali arzigogoli e trabocchetti; oggi, invece, assai più efficacemente, sull’irreperibilità totale, protetta dalla legge, di mandanti ed esecutori delle truffe, siano essi privati o pubblici. Ma allora andava ancora di moda così. I tecnicismi, ci tengo a dirlo, non vantavano efficacia legale alcuna: erano solo fonemi d’un dizionario segreto che gli interlocutori, pur nella distinzione dei rispettivi interessi, condividevano; Tizio scrive “spettanza” o “inderogabile” in relazione a un paio d’articoli del Codice Civile e la controparte Caio subito decodifica: ah ecco, questo è dei nostri, vediamo cosa possiamo fare … nell’ambito dei nostri spazi di manovra … per soddisfarlo … almeno in parte … onde concrescere a un esito che ci soddisfi entrambi … magari a danno di qualcun altro … che non fa gruppo con noi …

28 ottobre 2021

Raskol'niki


Unreal City, 28 ottobre 2021

Si smontano i teatrini dell’emergenza COVID che, come sanno tutti, compresi i fanatici dell’emergenza, inconsapevoli latori di tale verità, mai fu vera emergenza.
Il fetore della menzogna si avvertì da subito eppure, accanto ai fanatici, i controfanatici, invece di partire lancia in resta, patirono numerose esitazioni tanto che si ebbero, almeno nei mesi più duri del lockdown, distinguo sul sesso degli angeli anche da parte dei professionisti della controinformazione. A dichiarare a tutta bocca che quello era inganno e manipolazione restarono in pochi: fra i più lucidi, almeno fra quelli che lessi per primi, ove l’affermazione si sposava con la nettezza della pulizia logica, l’appartato filosofo Giorgio Agamben e, fra i mortali, Totalrec, alias Gianluca Freda, debitamente silenziato dal fuoco amico. Trucchi e trucchetti, anche se usurati, vantarono a quel tempo la loro efficacia: la sfilata delle bare, gl'infermieri prezzolati che testimoniavano in lacrime di polmoni esplosi, il salso cordoglio dei parenti delle vittime, le sfuriate h24 di mediconzoli improvvisati a Galeno catodici, la torma di attori reclutati per l’occasione, lo zoccolame televisivo sparso (sponda statale, privata e parastatale), i provocatori digitali, socialisti social, reazionari irrazionali - ognuno diede il proprio contributo per dilatare a valanga un pupazzo di neve nato già mezzo squagliato. Il resto lo fece il cretinismo di massa 2.0 che ebbe a dare ragione anche a becchini della postmodernità come me - oltre ogni ragionevole dubbio. L’utero reclamò la vittoria, l’Italia fu mobile, qual piuma al vento.

A babbo morto, quando cioè le trincee, invece d’esser tenute a ogni costo, cadevano in mano al nemico, vista la rotta rovinosa, i ratti della controinformazione si ripresero. Ora che i giochi eran fatti non si rischiava più la pelle mediatica e poteva, quindi, blaterarsi a piacimento (e, infatti, son ancora là che blaterano). Presero, quindi, a zompettare, eccitati, rossi in viso, contro gli illiberali decreti Conte … e contro lo stato d'eccezione ... e i costituzionalisti di malcerta costituzione ... e pur adesso zompano qua e là, squittendo non so cosa su Big Pharma, opposizione, governo e quant’altro … come se un tale, cui hanno sterminato la famiglia, si appellasse, per ottenere giustizia, al TAR.

10 ottobre 2021

Il ficus di Landini

 

Unreal City, 10 ottobre 2021

Osservo le immagini delle devastazioni nella sede della CGIL: uno scatolone gettato a terra, la consueta scrivania arrovesciata con largo e teatrale sparnazzamento di candidi e inutili brogliacci sindacalesi, un paio di piante d'appartamento brutalmente stuprate; e, last but not least, la prevedibile ricomparsa, muta e consueta in tali scenografie apocalittiche, e pregna d'una inevitabilità inevitabile, dell'icona telegiornalizia: il pugno al vetro, ovviamente; il vetro - traumatizzato ancora una volta da un colpo ferino (eccolo lì, se ne annusa la violenza anche attraverso la mediazione digitale) attorno a cui irrora l'aureola d'una terribile craquelure: a testimoniare la bestialità dell'assalto.
Da quando si è dismessa la lotta e lo scontro e il confronto aspro, e l'odio inumano, e ci si è riconvertiti alla pace, o alla stasi eterna, ogni minimo sussulto di animosità più o meno genuina è accompagnato da quel fotogramma seriale: ad ammonire il cercopiteco italiano che il ricorso alla violenza è male, anzi: il male ... a volte mi son sorpreso a pensare che ci fosse un nucleo speciale della DIGOS preposto a rompere vetri ... a schiantarli, si badi, in quel modo e non in nessun altro ... ché la scenografia ha da essere compresa immediatamente dall'Italiano allocco ... sia mai che stenti a ricollegare quella frantumaglia al male predetto ... quando osservate quella ragnatela di crudeltà, insomma, vi voglion significare: vedete, cari, cosa succede a rompere le tasche alla pace e alla serenità ... la violenza non reca frutti, la violenza è male ... il confronto, invece, quello è bene ... non il confronto cui voi partecipate direttamente, ovvio, ma il confronto delegato ... delegato, mediato, intermediato, arruffianato ... da opportuni paraninfi dell'accordo ... come quelli sindacali, a esempio, i sensali del patto leonino ...
Le gazzette, in verità, ci informano d'un altro caduto gravissimo: un quadro del 1973, opera del pittore sociale Ennio Calabria, e raffigurante "un gruppo di lavoratori che reggono dietro un enorme paracadute rosso", ora arricchito da un bel buco; pare che le Muse non se ne siano adontate, visto il loro generale e millenario me ne frego verso le arti visive; personalmente me ne dispiace e offro, nel mio piccolo,
il gratuito ristoro dell'operina (da ex artista in bolletta) nonché l'affettuoso risarcimento morale a tale trogloditica manifestazione della cancel culture.

05 ottobre 2021

Ex voto

Ma Milan l'è on gran Milan

Unreal City, 5 ottobre 2021

I partiti sovranisti hanno tradito gli elettori e ora pagano nelle urne … Salvini e Di Maio avevano in mano l’Italia, ma hanno tradito gli elettori … gli elettori traditi puniscono con l’astensione il centrodestra … Quante ne dobbiamo ancora sentire … traditori … tradimento … ma qui nessuno ha tradito nessuno. Domenica e lunedì (quel goloso lunedì che permette di alterare ulteriormente il voto clientelare a lume spento) vinse chi doveva vincere … chi ha sempre vinto, vien da dire … ed è impossibile, per la struttura stessa della democrazia liberale, che perda … Salvini e Di Maio non ebbero mai in mano nulla, solo scartine … poiché, nel voto liberale, strutturale alle sedicenti democrazie, scale reali, full e poker non entrano certo nel circolo delle scelte degli elettori …

Traditori … tradimento … qui si dovrebbe discorrere di calcolo differenziale e siamo ancora alle tabelline … l’elettore italiano crede che 4 x 5 dia, quale prodotto, 20 … dopo decenni e decenni di plateali dietrofront, scappatoie, finte insurrezioni … la sua buona fede, la fede dell’imbecille, riposa sulla certezza che l’Italia sia governata dal Parlamento, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni … quando, invece, è solare, evidente e impossibile da negare, che il Parlamento, le Regioni, le Province e i Comuni non siano altro che angusti sfogatoi per il tramestio d’un infimo clientelismo per cui alcuni figuri, democraticamente e liberalmente eletti, mettono a posto i bilanci familiari … e si permettono villette, domestiche, amanti, tacchi a spillo … o equipollenti privilegi da cialtroni … in un vertiginoso  e meschino ramificarsi di appetiti, voglie e furberie da Pulcinella.

20 settembre 2021

Fianco, coscia o petto?


Unreal City, 19 settembre 2021

A cosa è servito il duro lockdown del 2020?
A spezzare una tradizione, una volontà.
Per quanto possa sembrare incredibile, esso ha da subito mutato le abitudini degli Italiani. Una tabula rasa psicologica su cui hanno attecchito i semi del Nuovo Mondo. Non è un caso che le conquiste PolCor abbiano accelerato a velocità einsteniane: DDL Zan, droghe leggere, ultrafemminismo, climate change, moneta virtuale. In due anni le resistenze sono state fiaccate del tutto; e, infatti, tutto si accetta, con l’occhio attonito e boccheggiante del pescame nella rete. Gli araldi delle libertà son divenuti, con fare solo apparentemente contradditorio, i propagandisti di un’ansia di sottomissione dilagante. Perché anche loro, almeno quelli in buona fede, come la maggior parte di voi, sono sfiniti. Sfiniti da quei mesi di reset, davvero eccezionali, in cui i tarlati legni dell’antico mobilio si son polverizzati in una nube tossica di rassegnazione. Alcuni conoscenti hanno smesso del tutto hobby e occupazioni che gli donavano serenità; o, perlomeno, quella blanda serenità che sprigiona la consuetudine senza pensieri. Li ritrovi cupi, asettici, scontrosi; persino andare con la mente alle minime cure del giorno dopo li atterrisce … vegetano, per dirla tutta, come piante grasse nel vaso del salotto. Sbuffi, lamenti; o, al contrario, rassicurazioni non richieste. La depressione gli ha allagato il cuore. Si preparano, tutti, a una vita dimidiata, meschina, insulsa; e il presentimento del futuro ne mina ancor più atti e gesti.

La frenesia dei vaccinati nasce da un interno rodimento. La parte sana, quella inconscia, urla che presto saranno chiamati a restituire il prezzo delle loro illusioni. La libbra di carne di Shylock. Con lubrica e dolosa cortesia, al solito, li faranno galantemente scegliere: tagliamo, sì (siam costretti!), e però a vostra totale discrezione: fianco, coscia o petto? 

Il lockdown, utilizzato come cura Ludovico Van sulla popolazione italiana, è riuscito ad annientare la maggior parte delle professioni. Non mi riferisco a bar, alberghi e settore turistico, ma alla giustizia, all’economia, alla ricerca. Come se nell’aria alcune tendenze autodistruttive fossero già disperse e non attendessero altro che la miccia corta della repressione per inverarsi nella loro pienezza. I tribunali sono aperti, ma, in realtà, chiusi; così le scuole; del pari i principali uffici amministrativi; le università si derubricano a luoghi di cauto assembramento, giusto per sbrigare l’esamificio in corso. Ognuno attende la ripresa della normalità, ma questa mai più avremo poiché il lockdown è stato pensato quale evento per sostituire il mondo in disfacimento, quello che ci illuse con le magnifiche e progressive sorti.

Perché l’Italia, perché l’Italia?