06 marzo 2021

I simulacri


Unreal City, 6 marzo 2021

Un qualunque artificio, un gesto, una consuetudine, un suono, una parola.
Quanti secoli o millenni sono occorsi per tramandarlo sin a noi?
Eppure, oggi, son bastati pochi decenni per ridurla in cenere.
Un Essere neutro e meschino è qui, dorme accanto ai bambini, passeggia col viso benevolo, incontro agli anziani, accarezza il ventre delle puerpere, si esibisce da palchi correttissimi; amico del cane, della foca, degli alberi, degli Ultimi; la Sua bilancia, apparentemente equa, dona al povero e al malato, allo storpio e alla puttana
Egli sorride, a ognuno.
Basta osservarlo, però, con più attenzione, magari in un attimo in cui rilascia inavvertito i lineamenti, per scoprire le gengive fameliche e uno sguardo esulcerato dalla follia.
Egli non è la Morte, poiché la Morte è benigna, Sorella Morte.
Questa Moira onnipotente, invece, viene, forse a ritroso, dalla fine dei tempi; osserva distaccato, da paesaggi remoti e desolati; il fiato diaccio, la fronte bianca, da lebbroso, la cavità del naso bendata da un brandello di sudario. Ma nessuno si accorge dell’inganno. Egli sfiora, continuamente, ognuno di noi, con le dita distorte: noi e gli oggetti più consueti, i volti, le prospettive, ciò che fu sempre consustanziale all’umanità e per essa vitale, tramutandolo in Qualcosa d’Altro, indistinguibile dall’originale, ma vuoto, freddo, inetto e destinato alla distruzione.  Il contagio dilaga, quotidianamente; ciò che si credeva sacro è dissacrato, il falso convive con il vero sino all’estinzione del vero.

Il vero e il falso, alla massima potenza, sfiorano gli occhi di tutti; chi, tuttavia, si accorge di tale lebbra che rende insensibili e vuoti? Il falso, continuamente alimentato, dilaga; il vero, come un bimbo non amato, si rassegna, deperisce a vista d’occhio, dilegua. Un paesaggio che Egli osserva muta improvvisamente; pare lo stesso di prima, ma non è così. Del pari un saluto, un albero, un moncone di muro, una strada. Nulla sembra cambiare eppure tutto è cambiato. Si avverte un disagio: cosa sta accadendo? The time is out of joint. La falsificazione, inavvertita, comincia a scavare metalli, carne, legni, pietre. Anche noi diveniamo falsi, lentamente, l’epidemia avanza incontrastata, un torpore invincibile inaridisce un braccio, risale le arterie, reifica il cuore, paralizza la coscienza naturale.
Eppure nulla sembra cambiato: ma tutto è cambiato.

Legge di Siegel. Il digitale, la paccottiglia dell’umano, la parodia della storia, invade ogni pertugio, deborda dai cessi, dai visori, dalle università, dagli empori, dalle lingue; nella notte, inavvertito, uccide ciò che ritiene la propria copia, vi si sostituisce, come uno psicopatico. Replica sé stesso, come un tumore fulmineo, sino a guardare, come in uno specchio allucinato, miriadi di sé stesso. Prima o poi, ragiona, dominerò il mondo. Ma non c’è gioia in ciò che dice, solo ansia di distruzione. Di bocca in bocca, di lingua in lingua, egli conquista le anime.
I suoi proseliti passano le giornate seduti, con la testa vuota, compiendo atti risaputi e minimi, insulsi, un sorriso sardonico e disperato stampato diuturnamente sul volto. Si proclamano giusti, ma si rendono conto d’essere solo i Golem d’un carnefice: vorrebbero quindi urlare, fare qualcosa, ma non sanno più farlo. E allora si inginocchiano al loro despota.
Egli sta.
Egli è il vincitore.

01 marzo 2021

Leucociti ed emoglobina [Il Poliscriba]

"... gente, ch'i' non averei creduto/che morte tanta n'avesse disfatta"
 
Il Poliscriba
 
In una società chiusa nella quale tutti sono colpevoli, l’unico vero crimine è farsi prendere. In un mondo di ladri l’unico peccato mortale è la stupidità.

 Hunter S. Thompson (1937-2005)

Vampiri, licantropi, zombie: questi tragicomici personaggi godono di un successo inattaccabile, semplicemente perché l’umanità è fobica, teme sopra ogni cosa il cannibalismo fisico, ma si ciba, da svariati millenni, di sé stessa.

In maniera del tutto inconsapevole, gli esseri che circolano indisturbati nella più grande favela dell’universo conosciuto, si nutrono di carne umana, bevono sangue, il midollo della vita e, malgrado questo appetito insaziabile, sono scheletri in movimento, morti viventi che ridono, cianciano, piangono e hanno il coraggio, quello sì, buffo, di credersi umani, dotati di acume, bontà, furbizia, abnegazione, stolidità, sfumature sentimentali che coprono tutti i cromatismi della pompa cardiaca che il demone della creazione ha incastrato nei loro toraci.

Questi esseri inariditi da un ego smisurato, questi feti infantili passati dalle tette di madri nervose a quelle delle idiote lusinghe del sistema-mondo, sono facilmente riconoscibili.

Gli amorfi uomini mai cresciuti, le indolenti donne mai svezzate, popolano luoghi assurti a paradisi fantastici, cunei di felicità psicotica infilzati tra le fobie sociali.

Sono mammiferi che godono di espedienti suicidi che si creano nelle cucine, nei garage, in laboratori nascosti negli angoli più improbabili delle infette pieghe domestiche, tra i massacrati obitori di mattoni, un tempo abitazioni. Sono molluschi, tetrapodi strafatti, sdraiati su sterminati tappeti di cocci, vetri spezzati e materie plastiche meno sintetiche dei loro spiriti famelici di un eden anfetaminico.

Sono consumatori di onde psichiche, suoni digitali, vibrazioni sottocutanee, infra-scapolari e si scambiano tra loro - all’interno di una popolazione che cresce a dismisura in tutto il globo terracqueo - una conoscenza quasi mistica, da maestri a discepoli, di mano in mano, di vena in vena, di narice in narice, di stomaco in stomaco: l’essenza dello sballo, il fiume sotterraneo, l’ingordo pasto nudo di anime intossicate da una civiltà insopportabile e dalla paura.

17 febbraio 2021

Diario di un pazzo (De excrementis)


Unreal City, 17 febbraio 2021

La merda ci repelle.
È un dato di fatto.
Eppure un istinto primordiale quanto invincibile ci costringe a controllare fuggevolmente ciò che si è appena depositato nella coppa del cesso.
Ognuno di noi tende, volente o nolente, a farsi aruspice della propria merda.
Quale sostanza già consustanziale al nostro corpo, essa, infatti, potrebbe recare indizî sulla nostra salute.
Per la medesima causa si cercano sui media, pur nel disgusto, più o meno conscio, notizie e novità sul governo, sui ministri, sui partiti; e sulle previsioni degli atti di questo o di quel governo, di questo o quel ministro o partito.

Regole basilari per migliorare l'intelligenza del reale:

- Se li vedi in televisione sono traditori.
- Se chiedono il voto impostori.
- Se affermano giallo forse è verde, forse rosso, forse azzurro. Ma non giallo.

Vi pare difficile?
Lo diventa, tuttavia, poiché ognuno di noi risente di tare derivategli da scene primarie ideologiche; difficile liberarcene: il pericolo rosso, la minaccia nera, l'orda gialla, Stalin, Mussolini, Hitler, Lenin, San Simonino, il Rabbino coi pidocchi, il Ragno plutomassonico, I ragazzi venuti dal Brasile. Suggestioni otto-novecentesche, assai tarde, che impediscono il volo d'aquila. Tali sbiadite icone, esacerbate dalla nostalgia, sono talmente resistenti da ricattarci psicologicamente: di qui la coazione a ri-entrare nelle cabine elettorali o a illudersi sanguinosamente che saltimbanchi in affari come Meloni o Zingaretti siano latori di un messaggio, di un ideale, di una speranza.

Roberto Speranza fra pochissimo non conterà più nulla.

07 febbraio 2021

Tutti insieme appassionatamente

Brian Yuzna, Society

Unreal City, 7 febbraio 2021

In fila per pagare un caffè, una tizia, con cappello e bavaglio da bandido messicano, intima ai circonvicini, sorta di cagnoloni tra il rassegnato e lo scocciato, le debite distanze da Covid19. “Amigo, stammi a un palmo!”, sembra dirmi, allargando le braccia. Poi, alla cassa, ordina cinque gratta-e-vinci; si apparta in un angolo, su di un tavolinetto squallido, a furiosamente raspare le residue speranze a lei concesse.

Riassunto della democrazia in Italia:
- 1946. Referendum aggiustato con aiuti esterni.
- 1948-1989. Si vota, col proporzionale, chi più ci aggrada poiché ognuno sa chi saranno i vincitori e i vinti. Col tempo: consociativismo di massa. Qualche attentato punteggia questi anni formidabili; a ricordare chi comanda. La salma rattrappita di Aldo Moro nel 1978 prepara i decenni futuri.
- 1990-2011. Qualche attentato punteggia i primi anni della Seconda Repubblica (1992-1993): a ricordare chi comanda. Poiché ogni attore dell’arco costituzionale è ora coinvolto nel giuoco democratico (PCI e MSI, affamati come iene, son della mischia) occorre escogitarlo, tale giuoco democratico, di modo che alle ideologie, alle idee e all’intelligenza si sostituisca il tifo. All’uopo soccorre il maggioritario, lungamente preparato dalle concioni dei Radicali, autentico partito-tornasole della ormai ex Repubblica. Grazie a una figura di quarto piano, Mariotto Segni, la vitalità dei precedenti decenni si coagula progressivamente in due approssimative palle stercorarie che gli scarabei elettori si rimpallano con fare esagitato vociferando sciocchezze su anticomunismo e antifascismo. Materiale estensore del dispositivo che regola il nuovo superenalotto democratico è un’ulteriore statuina di mediocrissima rilevanza: Sergio Mattarella, ricompensato lautamente nei decenni a venire per tali servigi.
- 2012-2020. Il tifo più non basta a legittimare il giuoco. Si creano, perciò, attori alternativi: di forte connotazione antisistemica. La parabola della Lega e dei 5S, cui si regalerà persino un governo pur di simulare la piena democrazia, sono lì a testimoniare la coerenza dell’inganno. Peccato che l’elettore mai lo avverta, questo inganno: egli, infatti, vive la disillusione con sentimento grossolano, addebitandola sempre alla causa sbagliata.
- 2021-2030. Progressiva e indolore sostituzione della democrazia con per-suasivi like.

02 febbraio 2021

La ballata dell'abusivo


Unreal City, 2 febbraio 2021

Espropriarci delle nostre cose è facile.
Tanto facile che non le si riconosce nemmeno.
Ciò che prima, non molto tempo prima, appariva scontato - ora non lo è più.
La casa, le proprietà di famiglia, la mattonella su cui s'appoggia il piede la mattina, il lavabo, la porta, le scale, le strade, l'automobile, l'aria: tutto questo viene revocato in dubbio.
Il Potere insinua: perché dovrebbe essere vostro?
E lo stesso sentimento lo suscita a riguardo del passato e di ciò che, volenti o nolenti, ci apparteneva: monumenti, prati, basiliche, città, ruscelli e colline. Perché - ragiona il Potere - ciò dovrebbe esser vostro?
La libertà, infine, la serenità, il lavoro, l'equità di fronte alla legge, perché mai dovreste goderne? Chi l'ha sancito mai, ci diranno. Quale mondo era - questo mondo che ricordate? Esisteva davvero? Perché - ci diranno - questo mondo nemmeno esisteva, tanto che lo rammentano in pochi, così pochi che si ha il sospetto che siano pazzi. Così ci diranno.
E le moltitudini assentiranno, come fanno oggi, poiché i più sono ormai abituati a un'esistenza da trogolo digitale, da allevamento seriale; e la sola rivendicazione di un'Italia solare e piena di vita, ricca di intelligenza, aspra e gioiosa assieme, li getta nella disperazione.
E via via diverremo abusivi in casa nostra. Ci sfratteranno da ciò che abbiamo costruito, riducendoci nelle riserve, o alla macchia, ammesso che si sia abbastanza forti da riuscire a resistere - alla macchia.
Nella mirabolante società aperta, decantata dai truffatori filosofici di ogni tempo, non si sono mai visti tanti muri.
Non ci è permesso quasi più nulla. Ogni cosa è coperta da un velo, riservata agli specialisti o agli addetti ai lavori oppure semplicemente preclusa: non si sa perché.
Nella società aperta, di cui si favoleggiava nei circoli più ottusi, l'amore è impossibile, poiché liofilizzato, alienato, pervertito, sostituito da simulacri che lo negano.
Nella straordinaria società aperta, per cui sono state bandite crociate e rivoluzioni sanguinosissime, nessuna cosa è trasparente, ma tutto è mediato dalla falsità, dai labirinti di specchi, dall'inganno.
Nella società aperta, un edificio di cristallo purissimo, non riusciamo a scorgere nulla, a comunicare con nessuno, a rivendicare il pur minimo diritto. Perché la società aperta è il castello incantato di Alcina dove una maga deforme vien presa quale ricettacolo d'ogni bellezza e il diritto, purtroppo, è sempre rovescio.
In questo mondo artificiale, innaturale, amorale e anomico, in cui i battiti del polso e del cuore sono azzerati, nemmeno il nostro corpo e il nostro pensiero ci appartengono. Ed è giusto, logico: dubitare persino di questo - del corpo e del pensiero - indurrà infatti tutti noi a chiederci: siamo? Esistiamo come esseri umani? Non saremo forse di troppo? Non sarà giusto cedere il passo?

Ci si trascina in città irreali, popolate da larve, ove il più pallido sentimento naturale del senso comune viene additato come crimine. In cui si è già abusivi poiché nulla ci appartiene più.
Eppure la salvezza sembra a portata di mano.

Proprio oggi ho assistito a un funerale cristiano. In una chiesa cristiana. La comunità filippina. O indiana. L'altoparlante esterno rimandava una litania d'estenuante ipnotismo. Nella chiesa una cinquantina di convenuti. La bara in legno scuro, di foggia essenziale. Il sacerdote e tre suoi officianti voltavano le spalle ai fedeli, continuando a salmodiare verso il crocifisso posto nell'abside - un'imitazione di gusto duecentesco. Ogni tanto la trenodia veniva intarsiata dai fedeli e dai congiunti, guidati da una sicura voce femminile. Dieci minuti. Quindici. Poi la comunione. Una cerimonia modesta, in una chiesa in cui le messe mi hanno sempre annoiato a morte. Eppure, qui, al volgere della sera, nonostante gli arredi a me noti, di avvilente normalità postconciliare, è sembrato compiersi un miracolo. Chi pregava, pregava davvero Dio. Ognuno era rivolto a lui. Né chitarre, né organetti, né bonomie; niente Amin da aiutare, né gruppi di ascolto, né pacchi per bisognosi, né raccolte alimentari; è bastato eliminare quel goffo bofonchiamento tra estranei cui si sono ridotte le messe attuali (con il Cristo ridotto a guardone, lì nell'angolo, un po' dimenticato) per ritrovare, pure in quell'ambiente da supermarket, lo scheletro polito e intatto dei meccanismi della fede.
In quegli attimi si è colti da una rivelazione: si prova la vertigine di sapere, immediatamente, inconfutabilmente, che il nostro posto nel mondo non può essere scalzato da nessuno. E nessuno deve osare farlo poiché, in nome di tale intuizione metafisica, si è ostinatamente disposti al sacrificio di sé.

Pubblico questi brevi e inutili pensieri durante la semifinale di andata di Coppa Italia: Inter-Juventus.

17 gennaio 2021

Before we vanish (addio Nutella Biscuits, addio!)


Unreal City, 17 gennaio 2021

La rivoluzione nel 2021 è una luminaria di Natale. A volte s’accende furiosamente, fitta di allusioni, insulti, sberleffi, truciferazioni, promesse di sangue (entrerete in una valle di lacrime, porci!), altre s’abbuia, all’improvviso, con impressionante simultaneità, lasciando intravedere solo la debole incandescenza del filamento dapprima sfavillante. E ciò accade quando il Potere materializza, davanti a cotanti fulguratori, le partitelle della Serie A, o qualche popolar-montalbanata. Si affilano, insomma, le lame del digitale promettendo sfracelli per poi grandiosamente rinculare allorché piove la micragna dei croccantini. E questi rivoluzionari dovrebbero … far cosa? Un cazzo, gli risponderebbe il Cambronne d’una volta, comunista o fascista che fosse.

Il candidato rifletta sulla trilogia del giapponese Kiyoshi Kurosawa: Cure (1997), Pulse (2001), Before we vanish (2017).
Il primo parla di un killer seriale (incapace di dire chi è, dov’è, cosa fa) il cui istinto omicida si propaga come un virus; radice del male è un ipnotista ottocentesco di cui possiamo udire, registrate su un vecchio fonografo Edison, alcune parole apparentemente sconnesse, ma di forte valenza misterica. Una delle ultime sequenze, ambientata in un edificio fatiscente sferzato dal vento, ci rivela come il Nulla (ciò che prima, per faciloneria, ho chiamato “male”) passi da uomo a uomo, inarrestabile come una pestilenza spirituale, grazie a benedizioni sacrileghe.
Del secondo potete ammirare un’immagine in Vanishing Italians: il web diviene il mezzo di comunicazione tra il regno dei morti e dei vivi. I primi si riversano nel nostro mondo, i secondi, divenuti apatici e depressi, lasciano per sempre la realtà. Unica testimonianza del loro passaggio sulla Terra è una macchia indistinta sulle mura casalinghe, simile a quella, sin troppo famosa, rilasciata da un vaporizzato di Hiroshima.
In Before we vanish, tre alieni prendono possesso di corpi umani. Il loro intento è comprendere alcuni valori basici della natura umana in vista di un’invasione di massa. Essi riescono a estirpare questi concetti (libertà, famiglia e proprietà, a esempio) dalla psiche profonda delle loro vittime le quali, rimanendone totalmente prive, si abbandonano a un’esistenza di angosciosa povertà spirituale.

Il candidato abbia cura di sottolineare il crescendo ideologico della trilogia riannodandone il cuore concettuale all’opera di Arthur Clarke (Le guide del tramonto), di Edward Bulwer Lytton (The coming race) e di Sergio Mattarella (“È tempo di costruttori”).

Come operano i gatekeeper?
Eccone uno: “Renzi lavora a sfavore di Conte sol perché vuole ottenere il MES e, quindi, avvelenare i pozzi alla destra che si prepara a stravincere le elezioni”. Il tizio che afferma ciò andrebbe frustato e appeso a testa in giù su un falò Apache. Secondo lui si dovrebbe votare a destra a quindi passare cinque anni a cicalare: povero Salvini, povera Meloni, poveri tutti! Ce la stanno mettendo tutta, ma il Potere, la sinistra mondialista, Greta, i comunisti, Soros, la von der Leyen, impediscono di far partire il programma, di difenderci, di sovranisteggiare!

08 gennaio 2021

Uscite dal mondo (Washington DC, 2021.01.06)

 

Unreal City, 8 gennaio 2021

A Washington DC, il 6 gennaio, giorno dell'Epifania, o della Rivelazione di Cristo a tutti i popoli della Terra, che la Tradizione Cristiana riassume nella figura simbolica dei Magi, non poteva che essere celebrata al contrario.
Di tutto il goffo trambusto inscenato dagli attori del patriziato mondiale (ciò che i poveri gonzi derubricano ancora come destra, sinistra, liberismo, libertarianesimo) è rimasta nella vostra memoria, poiché ciò solo doveva rimanervi, l'apparizione di un Angelo Cornuto.

Un Angelo, tale Jake Angeli, ennesimo attore delegato a simboleggiare i Tempi Nuovi a Venire. Che tale Angeli sia un astuto infiltrato o un tizio inconsapevole usato per l'Opera al Nero non interessa. Ciò che conta è l'effetto finale del rituale magico: qui comandiamo noi, la Democrazia è cosa nostra.

Se noi prosciughiamo gli eventi dalle incrostazioni posticce troveremo lui: l'Angelo Caduto, Lucifero, il Contrario del Cristo, che accampa i propri ormai inalienabili diritti davanti al mondo, nella sede simbolica, universale, della Democrazia già Parigi già Londra.

Va da sé che un Lucifero nella sede riconosciuta della demo-crazia equivale a invertire i poli naturali della menzogna e della verità. Ciò che si spaccia come menzogna è verità e viceversa. Per questo motivo i cosiddetti antidemocratici sono malvisti residuando come ultimi baluardi della democrazia.

Quando si discetta di Lucifero e inversioni magico-simboliche non si sta scomodando la teologia, Don Camillo e nemmeno la sceneggiatura de L'esorcista. A scanso di equivoci.

I simboli muovono il mondo, questa verità andrebbe incisa nella carne.

31 dicembre 2020

Lo sperma del diavolo

 

Unreal City, 31 dicembre 2020

I giochi sono fatti, quindi non ci rimane che giocare.

Lo sperma del diavolo è gelido: su questo sono d'accordo gran parte delle testimonianze. Persino Freud si incuriosisce, da guardone qual è: “Ah, se solo sapessi perché le accusate di stregoneria affermano tutte che lo sperma del diavolo è gelido!”. Il mistero, però, risulta abbastanza tenue: è gelido perché sterile. Da esso nulla nasce, nulla si crea. Inevitabile. Se Dio riassume in sé il Male e il Bene, suscitatori di vita, al diavolo spetta il nulla, il contagio del nulla. Iniettarsi il contagio del nulla a -80 gradi è, quindi, logico. Il diavolo, questa nullità, visita ormai le notti di ognuno di noi. Il multiforme, l'oceano nero che risale nell'anima e abbatte gli argini: cultura, arte e scienza, ciò che ci aveva resi ciò che siamo. Ora pare irresistibile il richiamo dell'inumano nella sua perfezione, l'Indifferenza Assoluta, il Nulla. Il diavolo, infatti, è tutto poiché dissoluzione, disgregazione: è succubo femminile o incubo maschile, potenza pura, materia inumana. Lo si celebra nei sabba cioè in balli coreografati ove si venera il didietro col bacio immondo: osculum infame. Gelidi amplessi, danze per il nuovo mondo.

I gazebo per la somministrazione dello sperma del Brave New World, custodito come un'ostia al contrario in teche refrigeranti, recate a Natale da magi ballerini, avverrà sotto la primula composta da cinque cuori: cinque deretani protesi per il bacio, a ben vedere.

L'ano del diavolo è una seconda bocca. Alcune miniature intravedono persino un volto, sotto la coda forcuta. In un mondo al contrario il contatto di tali fetide labbra non può che risultare inebriante.

07 dicembre 2020

Ubik

Ewa Aulin in Candy

Unreal City, 7 dicembre 2020

A1. Viaggiando lungo l'autostrada, da Firenze a Roma, si colgono, quasi sovrappensiero, i resti di un paese in via di scomparsa. L'Italia assomiglia, ormai, a un di quegli scheletri dissepolti in qualche cimitero altomedioevale con bisturi e pennello: la figura, un tempo composta e serena nella certezza della gloria oltremondana, appare sconvolta in una posa grottesca: le tibie sconnesse dai femori, la cupola delle coste sbriciolata dall'umidità, le falangi separate le une dalle altre, il cranio scoperchiato, la bocca ricolma di fango. I denti biancheggiano nelle arcate divelte, in uno spasimo di rimprovero. Eppure anche tale misero resto, scomposto come uno dei macabri burattini funebri di Trimalcione, nasconde una storia. Una brocca frantumata, a lato, o un anellino bronzeo, una moneta corrosa, un fragilissimo lacrimatoio.
I lacerti della grandezza italiana mi passano davanti, accerchiati dalla mota della modernità che non ha saputo far altro che distruggere, umiliare e schernire in un tripudio di crassa stupidità e insensatezza.
Ogni tanto un bellissimo casolare antico rapisce l'occhio, a volte scialbato dalle piogge e dall'abbandono, altre corroso dall'incuria o sbriciolato dalla tenacia degli arbusti. In rovina le torri, attraversate da crepe irreversibili, le strette feritoie a testimoniare, mute, la prossima disfatta. Improvvisamente un popolo di edifizi, su una piccola altura, raggrumati come naufraghi, stretti fra loro, entro il ciglio delle rupi di tufo, come ritirati da un mondo che ritengono straniero. Paesi ricchi di una storia maggiore, più vasta di quella di intere nazioni, e però sconnessi dal senso comune che li legava gli uni agli altri: sentieri, leggende, felloni e santi, eretici e conquistatori, chiesine e cappelle rurali; sono ossa d'una più larga e incomprensibile frantumaglia.

A qualche decina di chilometri da Roma l'apparizione mistica di Orte, al tramonto, consola con l'illusione dell'eternità. L'ultimo sole filtra fra la nuvolaglia plumbea a striare d'un giallo spento e dolce i dorsi dei colli, in un fremito di purezza rembrandtiana.
La sera, quindi, cala.
Le sagome di cespugli e alberi imbruniscono, in un verde gelido e cupo, esaltando il profilo contro il tessuto del cielo, di limpidissimo cilestrino. La lunga cresta d'un altura è merlata da ordinati filari di cipressi.
Si potrebbe contemplarle per ore queste sagome, nitide e tranquille; il mistero da loro effuso tocca corde remote, s'allarga, contrasta il caos, dona la forza dell'illusione.
 

BRUXELLES. Il Belgio vieta le messe a Natale. Sorpresi? Joseph Conrad aveva visto lungo in Cuore di tenebra, questo agile breviario del nostro futuro, definendo Bruxelles un sepolcro imbiancato. “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e d’ogni marciume”, ebbe già a dire l’altro Rompitasche.

CHE GUEVARA. Il suo ruolo di ideologo e guerrigliero cedette ben presto il passo a quello di testimonial. Oggi è soprattutto noto per questo. Se reco una maglietta con Guevara testimonio la mia attitudine alla guerriglia antimperialista, pur rimanendo sul divano con le Nike. E va bene. Ma una cosa non avrebbero mai potuto prevedere gli antimperialisti: che gli imperialisti divenissero guevariani. Tanto che, oggi, gli attempati antimperialisti di ieri rimangono spiazzati di fronte a figli e nipoti e pronipoti che non rilevano contraddizione (storica, economica, sociale) nell'associare nababbi e privilegiati al vecchio e ormai putrefatto Che. Kamala Harris e il Che, Gates e il Che, Maradona e il Che ... gli unici a rimanere scettici a fronte della sinistrizzazione del patriziato mondiale sono i sottoproletari metropolitani ... la parte apolitica del mondo: muratori di Trastevere, laotiani, cambogiani, pigmei napoletani, accattoni del Colosseo. Coloro che, dagli antimperialisti alle vongole, erano disprezzati quali lumpenproletariat (a meno che non si prestassero all’internazionalizzazione della rivoluzione sempre lì lì per esplodere: vietcong, indiani cicorioni, katanga e via sghignazzando). A tali rivoluzionari del Terzo Mondo, che in realtà aspiravano a mangiarsi le tartine dell’antimperialista italiano, o a scivolare nelle mutande di qualche guerrigliera dei Parioli, Ricky Gianco dedicò, di striscio, alcuni versi nel suo Compagno sì.