19 febbraio 2018

Le elezioni: vado, non vado ...


Roma, 19 febbraio 2018

Ecce Bomba. Vado, non vado. "No veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no ... ah no: se si balla non vengo. No, no ... allora non vengo. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: ‘Michele vieni in là con noi dai ...’ e io: ‘andate, andate, vi raggiungo dopo ...’. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola".

Vado non vado. Ci andiamo: è inutile. Non ci andiamo: il potere dilaga. Allora ci andiamo? Ma no: è inutile! Basterebbe ammettere che entrambe le cose sono vere. Sì, le elezioni democratiche sono inutili. Votare lo è. La democrazia è inutile ai fini di un cambiamento radicale degli eventi (l'unico cambiamento che interessa). E però sono utilissime; per il PD, Giorgia Meloni e compagnia cantante addirittura fondamentali. C'è bisogno di un perdente credibile per simulare ecumenismo. Non si sottovaluti, poi, il bisogno di pagnotta. Per la pagnotta ci hanno venduti al miglior offerente. Entrambi gli schieramenti, dal 1989 a oggi.

Rifondare. Un ristorante al centro di Roma, famosissimo, varie centinaia di euro per uno spuntino. Un dirigente comunista, lì rifugiatosi dopo le fatiche del comizio antiberlusconiano, è al telefono con un conoscente. Sta trattando l'acquisto di un casale, in Umbria o in Toscana. Si intrattiene, per venti minuti circa, predisponendo fittamente bonifici e sconti. La cifra si aggira sui 300.000 euri. Un cameriere orecchia la conversazione. Il dirigente, un altissimo dirigente isolano, chiude la comunicazione e ordina gli antipasti, un po' stanco delle pieghe multiformi della sua impegnatissima esistenza. Il cameriere, ossequioso, muove i piedi piatti sul pavimento di pregio: scatta, veloce; non ha malanimo, odio di classe: vuole solo ottenere una mancia più sostanziosa. L'accaduto, la cui veridicità era, ed è, indubbia, mi scosse sino all'amarezza. Sono passati millenni. Ora guardo a quell'episodio con un sorriso. Ah, la pagnotta!
 

12 febbraio 2018

Guerra e pace


Roma, 12 febbraio 2018

Fassbinder. Il Capitalista e il Poliziotto, maschere brechtiane, si scambiano facezie. Il Poliziotto: “Un po' di tempo fa ho sognato ... ho sognato che i capitalisti avevano inventato il terrorismo per costringere lo Stato a difendere i loro interessi ... é buffo, no?” E tutti e due se la ridono di cuore. Una scena da La terza generazione (Die dritte Generation), di Rainer Werner Fassbinder. Il vecchio Fassbinder aveva alti e bassi, ma qui scala inconsuete cime sarcastiche, innevate dalla verità.

Terrorismo. Il terrorismo neanche esiste. Quanti sono morti di "terrorismo" in Occidente? In realtà, a ben osservare, è la violenza nel suo insieme a decrescere costantemente. Consultiamo la Cronaca di Roma in un quotidiano dell’immediato dopoguerra: suicidi terribili, morti bianche, omicidi dell'ignoranza e della fame, coltellate date per amore, vendette incrociate, avvelenamenti, bruti. Oggi? Dilavate ogni evento dalla grancassa (venti telegiornali su ogni canale, speciali, servizi esclusivi, congreghe di matres lacrimarum) e vi resterà in mano ben poco.
Se proprio vogliamo dare scandalo diciamo: la violenza esplode per la mancanza di violenza. In Occidente.
Questa non è una società basata sulla violenza fisica, ormai in via di sparizione, bensì sull'indottrinamento psicologico, sulla suasione coatta, questi sì violentissimi, coercitivi, perentori.
La nostra vita scorre anonima, eguale a quella di ognuno, intercambiabile, senza sofferenze visibili. Solo la malattia ci insidia. A questo abbiamo rimediato raccattando dal cesto delle regalie un edonismo a bassa tensione. Funziona.

08 febbraio 2018

Un po' per celia e un po' per non morir ...


Questo glossarietto del diavolo (di un buon diavolo, però) è in divenire.
Voci si aggiungeranno, altre verranno tolte (alcune insidiate dall'attualità, altre dalla faciloneria).
Apporti esterni sono benvenuti (solo fra i normali utenti; i controinformatori professionali, di solito, non amano celiare, a parte Barbara Tampieri da Lameduck, ottima facitrice di motti, calembour e cattiverie assortite).
Il modello generale è quello del Poliziano, di Gadda, di Bierce.
Noterete, en passant, il titolo petroliniano: un bell'endecasillabo. Altri tempi, altra cura.

* * * * *

Aborto. "Tas ti, pistola!"

Accisa. Insulto romanesco.

Antifascista. Chi combatteva i fascisti. Oggi: chi combatte gli Italiani.

Antifascismo. Astuto stratagemma volto a ottenere finanziamenti pubblici per associazioni, cooperative e feste a base di cibo etnico.

Antisemitismo. L’ombra degli ebrei.

Arte, Critico d‘. Broker che trasforma i lavoretti rubati nelle scuole elementari in investimenti per nababbi.

Astensionisti. Larga fetta di depressivi clinici a cui è impedita la rappresentanza istituzionale.

Barcone. Mezzo usato per recare, con sciagure e lacrime, circa cento immigrati verso le coste siciliane mentre diecimila cinesi e pakistani passano la frontiera con la pippa in bocca.

Bonino, Emma. Apotecaria del sabba.

Carabinieri (e Poliziotti). I Carabinieri sono come i Poliziotti, ma più guareschiani. I Carabinieri assomigliano a Flavio Insinna, i poliziotti ad Alessandro Preziosi. Coi Carabinieri non scherza nemmeno Pinocchio, coi poliziotti sì (però ti accarezzano nel retrobottega).

Cartella Pazza. Scherzo da impiegati ennui: "Per vedere l’effetto che fa".

Centro Sociale. Confraternita di straccioni che, al solito, equivoca l’abolizione della proprietà con quella dei detergenti da pavimento.

05 febbraio 2018

L'estraneo


Roma, 5 febbraio 2018

Traini 1. Non so nulla della vita di Luca Traini né voglio conoscere nulla. Sull'uomo Traini, come individuo, maschera o personaggio della cronaca nera, ognuno dovrebbe tacere. Sulla profonda significazione che Traini, quale simbolo d'un epoca infernale, apporta alla discussione è utile, invece, discorrere.

Traini 2. Luca Traini non esiste. È solo un uomo perduto, senza identità, agito da procellose forze sovra individuali; le stesse che spazzano senza requie le terre desolate dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Un italiano dilaniato da ciò che, nell'essenza vera, più non comprende: un geroglifico dei tempi a venire.


02 febbraio 2018

Mangiare (bene) con ottanta euro in due settimane. A Roma. Ecco come fare


Scrissi questo divertimento (che oggi non ritengo tale) sull'onda delle dichiarazioni di tale Pina Picierno, PD, sorpresa ad affermare che con ottanta euri (i famigerati ottanta euri di Matteo Renzi) si poteva provvedere alla spesa alimentare per ben due settimane.
Di averlo scritto mi dolgo.
Contravvenni, infatti, a due regole auree.
La prima: mai farsi coinvolgere dall'attualità spicciola; si rischia d'essere spiccioli.
La seconda: mai rispondere, pur da lontano, a un imbecille; chi osserva, sempre da lontano, potrebbe non comprendere la differenza.
Ve lo ripropongo, tuttavia, giusto per scrollarmi di dosso l'aria da menagramo.
Fu uno dei primi pezzi inviati a Pauperclass.

Pubblicato il 7 maggio 2014; ripubblicato il 18 gennaio 2015


Le macchinette delle merendine. Come non averci pensato prima?
L'uovo di Colombo.
Basta sceglierle con cura: evitare quelle nei pressi delle stazioni; concentrarsi su quelle presenti negli uffici pubblici e comunali (sedi municipali, biblioteche, ASL).
Un combinato intelligente fra macchine distributrici e fontanelle comunali romane  (da cui sgorga l'acqua del fiume Peschiera, salutare e gratuita) consente di rimanere nei limiti, già abbondanti, degli ottanta euro.
Ottanta precisi, né un cent in più, né uno in meno.
Non c'è trucco, non c'è inganno.
Basta con supermercati, contadini bio e insane boutique alimentari.
Si preteriscano prelibatezze, masterchef, ricette, salse, paste, ristorantini tipici, condimenti, happy hour ... È questo che ha infrollito lo spirito della Nazione ...
Basta Carlo Cracco, Jamie Oliver; basta Vissani e Parodi.
Al diavolo il tonno rosso di Favignana, l'oliva taggiasca e il pastrami.
Solo adottando una nuova disciplina alimentare (rigida quanto razionale) il vostro salario potrà liberarsi dalle pastoie della crapula e rendersi utile per le spese più necessarie e urgenti atte a far ripartire i consumi e l'economia nazionale.
Mangiare diverrà un gesto necessario, ma da sbrigare in veloce subordine: pratico, responsabile e patriottico.
Ad maiora!

PRIMA GIORNATA

Colazione energizzante. Pranzo frugale. Cena carboidrante.

COLAZIONE

Cappuccino 0.45
Cornetto al cioccolato qualità superiore 0.80
Acqua del Peschiera


PRANZO

Frollini bio 0.50
Succo pera 0.65


CENA

Tramezzino tonno e carciofini 1.80
Palline di mais 0.50
Succo di mela 0.65
Acqua del Peschiera


Totale giornata Euri 5.35

30 gennaio 2018

Mortacci / 2 (Paralipomeni a Il respiro dei nostri padri)



Roma, 30 gennaio 2018

- Il respiro dei nostri padri
- Mortacci / 1


In un bar, sette di sera. Aperitivo. Ritualità postdemocratica.
Io, da solo; all’altro capo del tavolo lui e lei, compagni da una vita.
Un po’ giù di corda. Taciturni. Sfuggenti. Preoccupati.
Cosa sono queste ombre che intravedo nel volto dei miei amici? Anzi: dei miei conoscenti?


[Amici non ne ho più, infatti. Il significato della parola amicizia un giorno verrà riscoperto. Quelli che credevo amici sono oggi dispersi. Uno è morto. Ammetto d’essere un po’ difficile da sopportare. Non nei modi, che ritengo urbani e civili. D’altra parte mi è riconosciuto un generale disinteresse, sin alla completa mancanza d’ambizione, e una lodevole magnanimità. No, il problema risiede in ciò che penso. Posso intavolare un simulacro di relazione solo mentendo spudoratamente su me stesso. Fingere d’essere un altro, letteralmente. Ognuno riterrà ovvio come, su tale recita, non possano basarsi amicizie, ma solo rapporti fuggevoli e stranianti. Dire la verità, la verità di ciò che si pensa e di quello che interiormente consuma, reca, inevitabile, il progressivo affievolirsi d’ogni normale socialità, risiedendo ogni parvenza d’essa nella menzogna. Una menzogna che è da definirsi in modo affatto nuovo: conformismo a idee non proprie, innaturali; eppure universali. Un’etica non imposta da nessuno, insinuante e che si ritrova dappertutto, nelle forme più amabili o nei travestimenti più rassicuranti. Quando si parla, quindi, occorre obbligatoriamente far riferimento a tale corredo di idee e comportamenti prestabiliti. Prestabiliti da chi? Da nessuno. Vagano nell’aria. Vapori del sabba. Zeitgeist. Una deroga, pur debole, porta già lo stigma dell’eccentricità; il rifiuto d’essi in nome d’una personale ed elaborata visione del mondo, invece, alla solitudine].

Ma torniamo ai nostri eroi. Cos’è quell’ombra che vela i loro occhi? Forse la madre (di lui) malata? Il padre (di lei) che devono accudire? Gli anziani genitori. Il tempo che manca, il bimbetto da accompagnare a scuola, da ritirare dalla scuola, i moduli da compilare per farlo restare a scuola, le maestre, i maestri, i primi capricci capitalisti del moccioso.

27 gennaio 2018

Sacer esto (si PolCor violavit)


Roma, 27 gennaio 2018

Un po’ di rumore di fondo ha suscitato la vicenda del cosiddetto DJ Fabo, andato in Svizzera a morire accompagnato dalla consueta scorta di un elemento del Partito Radicale, stavolta nella persona di Marco Cappato.
Quale postulato alla vicenda posso subito affermare: se questo Fabo fosse stato un mio parente e mi avesse chiesto di crepare probabilmente l’avrei accontentato, in silenzio. Ma qui non è in gioco, ovviamente, la persona di Fabiano Antoniani di cui, sia a Cappato che a tutti i protagonisti politici e mediatici, importa quel che importa: nulla.
Qui deve essere presa in esame la forza simbolica dell’accadimento, come sempre. Riassumiamo, perciò, la vicenda, desumendola da una delle tante gazzette interessate, in tal caso Il Fatto Quotidiano.


Il PM - che rifiuta essere l’accusa - chiede l’assoluzione perché il fatto non sussiste … Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano lo fa spiegando che: ‘Noi pubblici ministeri rappresentiamo lo Stato, non siamo gli avvocati dell’accusa come in altri ordinamenti, pur civilissimi. Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa. Io rappresento lo Stato e lo Stato è anche l’imputato Marco Cappato’ …

23 gennaio 2018

Davai, Italianski!


Roma, 23 gennaio 2018

Puntuale come la morte mi arriva una notifica. Anzi, l’annuncio di una notifica. Probabilmente una cartella Equitalia. Lo sento nel sangue. Ormai mi sono trasformato in una sorta di Nostradamus burocratico, azzecco tutto. Probabilmente una bella cartella di Equitalia Servizi di Riscossione SpA. L’ente abolito.
Qualsiasi cifra, vacci a capire. Cento euro, mille, ventimila.
Il fogliaccio invita la mia persona a recarsi presso la Casa Comunale di Roma, in via Petroselli 50. So già che mi aspetta l’inferno. Un languore acido macera già lo stomaco.
Il postino mi consola. Lui non dà rilievo alla notizia, lui è felice come una Pasqua. “Se non l’avessi incontrata al portone ora dovrebbe andare alla posta, e invece …”. Io, che già sono plumbeo e incarognito, lo guardo come un nemico mortale, lo stolido fantaccino di un esercito che mi ha mosso guerra. Accade l’inevitabile. “Già, ma perché tu stai qua? …”, gli sbatto in faccia, polverizzato ogni galateo. “Dimmelo tu. Perché stai qua … eh, perché? A rendermi fortunato?”. Le parole erompono da sole. Son estraneo a me stesso. Uno spirito di morte si è impossessato dei precordi.