Retorica del fesso nel dibattito politico (da sempre) [Sitka]

Charlie Parker, uno dei più grandi sassofonisti di jazz dello scorso secolo, per alcuni il più grande, ebbe a dire in risposta a chi gli chiedesse come si fosse formato un linguaggio così originale come il suo, che di originale c'era solo il suo modo di sviluppare elementi già presenti nel passato, nella tradizione, e anche in una vivace scena attuale che sfornava musicisti di ogni livello: "Certe cose erano nell'aria, dovevi solo allungare la mano e prenderle", disse.
Era modesto Charlie, ma in fondo diceva una verità.
Con i pensieri è lo stesso, prima di formarti un'opinione che abbia un senso compiuto per la tua particolare personalità e che si rifletta in un senso comune è bene ascoltare molta gente, gente con cui concordi, come si fa per istinto naturale, e gente con cui discordi o magari concordi e discordi in parte.

Questo sembrerebbe un pensiero a senso unico, e invece nasconde il rovescio della medaglia ...

Ultimamente riflettevo sulla retorica del "fesso". E chi è il fesso? Il fesso, specialmente nella retorica politica, è colui che non concepisce l'ovvietà, un fatto assodato, un fatto che conoscono anche i bambini...anche i bambini infatti si sono riempiti le mani di quel fatto, e lui, il fesso, non lo concepisce, lo contesta addirittura, questa è bella...abbiamo molti esempi (recenti e meno recenti) di come questo venga utilizzato nel linguaggio, soprattutto nel linguaggio mediatico.
L'ostentare una sicumera a screditare l'altro, in nome di una presupposta inadeguatezza (oggi si dice: incompetenza) è tipico del dibattito politico, invero credo in ogni luogo... l'Italia non fa eccezione, con qualche estremismo ... La misura cardine di questa adeguatezza è data dall'accettazione acritica della cosiddetta "aria che tira" (sbaglio o è il nome di un programma televisivo?) ovvero dello spirito del tempo contemporaneo, a confermare la tesi di un Montanelli che emetteva il suo tombale giudizio sul futuro del paese in memoria di un'affermazione di Ugo Ojetti, che suonava così: "L'Italia è un paese di 'contemporanei', senza passato nè posteri, perchè senza memoria".
Quando si parla dell'efficacia di questo linguaggio nel caso dell'Italia bisogna considerare una forma-mentis complessa che è plasmata nelle innumerevoli vicissitudini che la storia ha voluto il nostro paese abbia prodotto e subito generando nientemeno, insieme alla Grecia, la civiltà occidentale.
La forma-mentis è plasmata nei secoli e nella storia e porta invariabilmente ad accettare o rifiutare, o ancora più esattamente a concepire o non concepire affatto alcune situazioni fattuali, ipotetiche o reali. Il linguaggio è espressione e insieme influenza diretta della forma-mentis.
Vero è che storicamente vi sono molte Italie con molte forma-mentis (e infatti con molteplici linguaggi) piuttosto differenti. La storia ha fatto sì che vi siano leggi non scritte nelle parole e nei silenzi delle mille e più Italie che compongono l'Italia, banalmente stigmatizzate come Nord e Sud, che hanno portato nella storia a un eccellente spirito di adattamento ed a una mentalità elastica, ma allo stesso tempo operativa (si sprecano i resoconti di alcuni nostri emigranti "eccellenti" in Germania che brillano per elasticità mentale, che sghignazzano, quando non ne soffrono, il che pure non di rado accade, dei limiti solcati nella forma-mentis dei loro colleghi tedeschi). Nondimeno, in un contesto avanzato di centralizzazione del consenso e soprattutto di spersonalizzazione della comunicazione la semplice adesione all'aria che tira può essere un limite... Per cui nell'epoca dell'arricchimento ad ogni costo e della sublimazione individuale, l'adesione e l'adattamento all'aria che tira non è, semplicemente, allungare una mano e prendere per poi (ovviamente) trarre da ciò che si è preso la propria crescita personale.
Ma è una continua giustificazione dello stato delle cose.

Il rovescio della medaglia è quindi che a forza di allungare la mano e prendere linguaggi parole considerazioni teoremi si finisce per dare per scontata una realtà fattuale immutabile, che se scolpita nei decenni rischia di divenire, e poi infatti diviene, una cancrena.
Inoltre un altro inconveniente in questo processo è che la qualità del materiale che ci si allunga per prendere ha un'importanza cruciale. Banalmente, se l'aria porta immondizia, difficilmente si riuscirà a trarne qualche arricchimento costruttivo.
Non a caso Parker non respirava musichetta...

Se si ha il controllo del materiale al quale l'individuo può attingere: linguaggi, comportamenti, stili di vita, è molto facile far passare chi è reticente ad allungare la manina, o chi è scettico sulla qualità del materiale, per un eccentrico. Questo nel migliore dei casi, ma più spesso la sentenza sottintesa è: un fesso.
Anche qui il doppio taglio dell'arma è da ravvisarsi nella straordinaria capacità di adattamento nostra (italiana), e nella profonda e genuina origine dell'umano sentimento che spinge a non voler passare per fesso...sentimento invero giustamente condiviso.
Questo è uno strumento sempre presente nella dialettica del potere in Italia, il quale fa della retorica del "fesso" un dividi et impera, per cui non solo sopravvive chi si adatta meglio (e possibilmente non rompe i coglioni) ma anche e soprattutto chi fa di tutto per non passare per "fesso" e dunque, per forza di cose, non discute neanche lontanamente lo spirito dei tempi...
Questo elemento è coadiuvato da un dibattito sempre accesissimo dove questa dinamica è praticamente l'unico motore plausibile. Tutti si dibattono, in ultima istanza, per non passare per "fessi", chi più chi meno...
Lo spirito dei tempi, l'aria che tira, soffiata ad arte dall'alto, consente anche dal basso di utilizzare questa retorica per ottenere dei benefici personali: lavoro a basso costo, lavoro agli amici degli amici, coscienza rammendata, va così, c'è poco da fare.
Il fesso ha avuto negli anni molti sinonimi: utopista, filosofo, sognatore...
Oggi la parola che impera alla TV è: Concretezza.
Parola strana, in un paese dove le parole più concrete sono state messe al bando: Stato sociale, Diritti dei lavoratori, Identità, Tradizione, Patria.
L'efficacia del linguaggio (parlato e non) è inestimabile per il potere.
A discorsi profondi di forte matrice socialista, giuridica, costituzionale e patriottica, citazioni di Keynes, difesa del tessuto sociale interno, basta contrappore un "Ma per favore! Siamo nel 2018 ... ma oggi abbiamo un mercato globale con miliardi di persone cosa vuoi tornare al passato? Passatista!" Ossia, tradotto: "Sei un fesso!" Non approfitti del 'mercato globale' per arricchire? Non allunghi la mano? Ma scusa: l'ultima è che puoi vendere lavatrici in Micronesia, non vuoi vendere lavatrici in Micronesia? Non preferisci vendere lavatrici ai micronesiani e perseguire legalmente il barista sotto casa perchè non ti batte lo scontrino? Che se putacaso ti battesse lo scontrino chiuderebbe la saracinesca? Non lo vuoi in galera? E tu fuori a vendere lavatrici? Come una persona onesta specchiata rispettata ... Non ti batti per il nostro sogno? Sei un fesso! Puoi farlo! Puoi rammendarti la coscienza e continuare ad arricchire! Basta allungare la manina ...
Che poi ... fosse vero ... ma non importa. Alla gente piace: è facile.
Chi credete che abbia più seguito? Chi rinuncia, in nome del bene comune, alla possibilità, anche fittizia, di arricchire individualmente? Non era facile ieri, figuriamoci oggi.
Qui non ci sono distinzioni: vale per tutti. Destri e sinistri. Belli e brutti.
Riguardo alla efficacia di questa tattica comunicativa cito uno dei libri imprescindibili per comprendere il contesto storico della seconda guerra mondiale (e quindi il meno letto) e soprattutto fondamentale per comprendere la dialettica del potere: La scuola dei dittatori di Ignazio Silone.
Ignazio Silone, uomo di una profondità alla quale devo molto, rispettato da altri uomini onesti ma come lui, purtroppo, di un altro tempo (per esempio Montanelli). Egli non si curava molto della retorica vigente, è stato anzi da questo punto di vista sempre l'uomo sbagliato, al momento sbagliato: Antifascista sotto il fascismo, ovvero quando gli italiani erano TUTTI fascisti, e ritrovatosi a rientrare in Italia da fuoriusicito dal Partito Comunista nel dopoguerra, ovvero quando gli italiani erano divenuti TUTTI antifascisti (magicamente).
Lui ha commesso l'errore di non essersi adeguato allo spirito dei tempi ed essere rimasto lo stesso. Rimasto lo stesso, questo si dice in due parole.
Non lo biasimo: alla fine della storia Charlie Parker suonava come Parker perchè era Parker, del resto ...
Però Silone la sua scelta l'ha pagata.
Niente medaglie per Silone, dopo che il fascismo gli ammazzò un fratello, ebbe un riconoscimento letterario in patria assai tardivo e in realtà dovuto solo all'enorme riscontro all'estero. Fu poi emarginato e calunniato nelle peggiori maniere, come usa il nostro caro paese con i suoi migliori, perfino a venti e più anni dalla morte, il suo scritto però, grazie al cielo, resta.
La scuola dei dittatori è un saggio acutissimo, basato sul dialogo di due aspiranti dittatori e un prigioniero, antagonista della dittatura, dal quale essi si recano, previo ragionamento, per ascoltare da un antagonista, secondo la logica che egli conosce il suo nemico, quali siano le cose da fare per creare e mantenere un perfetto regime dittatoriale. Il paradosso del libro si basa sul dialogo maestro-allievo e sul fatto che l'antagonista istruisce alacremente i funzionari su come mettere su il regime.
Uno dei due aspiranti, a un certo momento del libro, afferma di aver scritto un "programma" col quale si dovrebbe convincere il popolo a votarli, con la logica.
Il consigliere dice: "Avete sul serio scritto un tale programma? Stracciatelo subito, non è con gli argomenti che vincerete ... Dovete al contrario evitare ogni tipo di argomentazione logica, e puntare a un certo tipo di comunicazione: 'Le chiacchiere non riempiono lo stomaco!', ecco una frase con cui vincerete senz'altro, se la contrapporrete alla prima argomentazione logica dei vostri avversari".

Suona familiare?

Chi ha il coraggio di passare per fesso?
 
A chi lo ha (e sono pochi) io dico che ha le palle, eccome.

16 commenti :

  1. Condivido pienamente, la trovo un'analisi acuta. In particolare, questo estratto:

    "...fa della retorica del "fesso" un dividi et impera, per cui non solo sopravvive chi si adatta meglio (e possibilmente non rompe i coglioni) ma anche e soprattutto chi fa di tutto per non passare per "fesso" e dunque, per forza di cose, non discute neanche lontanamente lo spirito dei tempi..."

    Molto vero, non ricordo più dove lessi che ciò che più le persone detestano è l'essere presi per stupidi: la rabbia e l'umiliazione che suscitano truffe e raggiri lo testimoniano. Forse era la rochefoucald.

    Se mi si consente un inciso personale, nella mia famiglia la retorica è esattamente questa, benché presentata come capovolta: nonni, genitori e zii tendevano ad esaltare l'essere "svegli", come la dicevano loro. Credo che intendessero con questo il cercare, indefessamente, di perseguire il proprio interesse personale a scapito di qualunque cosa, e di non risparmiarsi nel mentire, adulare e conformarsi a pensieri e idee opposti ai propri, se ciò fosse necessario per acquisire le posizioni di vantaggio disponibili nei miei ambiti dell'epoca, e cioè il rendimento scolastico e i rapporti sociali.
    A posteriori lo definirei un ambiente cinico. Non era edonistico, ma negli ultimi 15 anni, col mutuo pagato e la deriva più generale della società lo è diventato.

    La prassi educativa che conseguiva dall'impostazione teorica dell'"essere sveglio" era quella di imporre disciplina esteriore il più compita possibile (fare i compiti, non dire parolacce, ecc), ma anche sguaiatamente schernire, grassamente ridere (mai rimproverare però!) atti di rettezza morale che qui e là innocentemente compivo a scapito del mio interesse personale, perché caso volle avessi interiorizzato i principi etici che sottendono a tale disciplina.

    Ma ora mi rendo conto di venir infidamente così iniziato alla menzogna pervasiva dell'esistenza, che loro evidentemente ritengono essere immanente, connaturata nel mondo.
    Per me, invece, è conseguenza sociale della dominazione straniera (da 70 anni? 160? 500 (Carlo viii)? 1450 (guerre gotiche)?) a cui l'Italia soggiace, per cui non c'è un interesse nazionale da definire e perseguire, e nella vita di tutti questo ha come conseguenza che la ricerca del merito è scoraggiata, e le gerarchie tra uomini sono concepite in base a chi più è disposto a piegarsi, adulare, conformarsi al sistema dominante, e ai suoi parassitari rappresentanti locali.

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  2. Caro Barabba, hai centrato il punto.
    Capisco perfettamente quello di cui tu parli.
    Io ritengo che tutti quelli che pongono in dubbio alcuni fatti dati per scontato dai più, lo facciano perchè abbiano preso sul serio alcuni valori da giovani, qualsiasi vita abbiano avuto.
    Un maschio normalmente, per come la vedo io, si decide presto chi è, verso i dodici tredici anni, poi si cambia certo, ma alcune caratteristiche fondamentali si decidono lì: pregi come Il coraggio l'altruismo e ovviamente anche moltissimi difetti congeniti.
    Se per caso in quella età si cominciano a prendere sul serio certi valori (e non devono avere affatto un senso politico, ma personale, banalmente: l'amicizia) certamente poi è probabile ci si faccia delle domande come quelle che ci facciamo qui.

    Essere svegli è necessario, ma bisogna vedere che significato gli si attribuisce: non sono sicuro che ne troverei una uguale definizione neanche chiedendo a due pianerottoli del mio condominio...

    Sul perchè in Italia ci sia una repulsione tanto forte verso la solidarietà e un adattamento così feroce è da ricercarsi certo nella nostra storia, in questo senso credo che la tua tesi sulle dominazioni straniere (peraltro non sei la prima persona da cui la sento) abbia senso.

    Farsi questa domanda è già un primo passo.

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  3. si la tesi dell'assenza di una classe dirigente interessata al bene dell'Italia ma interessata solo a servire il padrone straniero di turno per il proprio meschino tornaconto è ben nota nei vari blog, vedi qui:
    http://goofynomics.blogspot.com/2014/05/meritocrazia-by-roberto-buffagni.html

    cito dal link:
    "Sintesi: un ceto dirigente in lotta contro altri ceti dirigenti ha bisogno di cooptare anche i ragazzi svegli che vengono dal basso, perchè vuole vincere e per vincere non si può fare squadra coi soli figli di papà.

    Un ceto dirigente che ha accettato la subordinazione definitiva rispetto ad altro ceto dirigente (protettorato, colonia) NON ha bisogno di cooptare ragazzi svegli che vengono dal popolo, perchè vuole solo continuare a spolpare il suo unico nemico, il popolo che dirige su mandato altrui: un nemico che spreme per conto proprio e conto terzi, e del quale deve garantire la mansuetudine pecoresca (in neolingua: la funzione del ceto dirigente subalterno è la mediazione del consenso)..."

    Anche questo scambio tra uriel fanelli(1°link) e blondet(2°link) mi pare pertinente, ed è tra l'altro la cosa migliore che ho letto nel sito di Blondet:

    https://www.maurizioblondet.it/perche-gli-italiani-si-piegano-al-sopruso-pubblico/

    https://www.maurizioblondet.it/perche-gli-italiani-amano-soprusi-delle-istituzioni/

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  4. Sul primo: Mah, non saprei, bisogna vedere che si intende per vincere.
    A me vincere interessa poco, e di chi vuole vincere mi fido poco.
    Ci sono molti modi di vincere o perdere.
    Si può vincere con l'atomica e perdere col Rinascimento.
    Preferisco perdere col Rinascimento.
    Meglio imparare a perdere invece, che con questa smania di voler vincere abbiamo perso una guerra (male) e ci siamo convinti di averla vinta.

    Sul secondo: Concordo qui pienamente con le analisi e condivido la rabbia, essendo espatriato anche io per un lungo periodo, però anche qui ci sarebbe da chiarire cosa vogliono questi expat...e se rimangono per che cosa lottano.
    Se lottano per aprirsi l'azienda, e credono di dare fastidio al sistema semplicemente con la loro aziendina o startup, sbagliano...a mio avviso.
    A quel punto meglio espatriare, possibilmente integrandoti all'estero e dimenticandoti del tuo paese, è difficile, e oggi con internet quasi impossibile, ma è molto più sano che rimanere nel limbo degli "expat"...nel quale personalmente ho potuto constatare in qualche caso fino a che punto si possa mentire a se stessi...poi c'è chi lo fa veramente per necessità, ve ne sono, ma non vanno di moda.

    Chi rimane non rimane per lottare contro i mulini a vento ma per rimanere e basta,
    capisco che questo, nella retorica vigente del "vincente" non va molto di moda, quindi di conseguenza si capisce poco...ma sono proprio questi sentimenti profondi ad agire REALMENTE sull'animo umano.

    Ti faccio un piccolo esempio: a L'Aquila nel 2009 c'è stato un terremoto devastante, conosco molti ragazzi che da allora non se ne sono più voluti andare, e hanno avuto occasioni d'oro (guarda caso molte nei tanto amati Stati Uniti) e quando dico oro significa: prestigio, soldi e lavoro per cui si è studiato una vita.

    Tuttavia sono rimasti (a fare la fame ndr) perchè dopo il terremoto c'è stato un attaccamento fortissimo alla terra, e molti che dovevano andarsene sono invece rimasti.

    Non si può capire con la logica e con le analisi, non si capisce se non hai sentito il mondo crollarti da sotto e non hai temuto per te e per i tuoi cari, vedendo morire molti intorno a te e devastato dalle macerie il luogo in cui sei nato, le case in cui sei cresciuto i vicoli...

    Ne parlavo con alcuni "expat" infatti: Non riuscivano a capirlo.

    Si capisce quello che voglio dire?

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    1. Intende "vincere" nel senso di inseririsi vantaggiosamente nell'agone diplomatico e commerciale delle relazioni internazionali, ora che gli stati uniti non hanno più i mezzi per esercitare controllo completo su ogni nazione "alleata", ma sono costretti a cedere margini di manovra.

      Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna come pure Polonia e Turchia mostrano tutte autonomia di iniziativa nel tutelare i propri interessi, noi, a parte quello che fa l'eni, siamo come descrive buffagni con una classe dirigente che non sente né l'onore né il dovere dell'onere di perseguire l'interesse nazionale, ma solo il proprio, penalizzando tutti gli italiani, che vivono meno bene di come potrebbero se fossero ben guidati.

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    2. è che quando sento "stare meglio" e "ben guidati" insieme mi sale un poco di diffidenza...

      Io se scrivo è per far pensare la gente, non per sperare in una buona guida, a quello pensano altri, quindi rimango sul mio scritto, se lo hai letto bene, e ti dico:
      di italiani che stanno meglio anzi meglissimo e vorrebbero stare ancora più meglio (magari vendendo lavatrici) ne conosco tanti.

      A stare meglio ci vuole poco...

      Io qua parlo di altro. Casomai non si fosse capito...

      Buffagni dice pure che i "regni africani" vendevano gli schiavi agli arabi, un pochino facile sparata così:
      in Africa vi erano anche molti Re eletti su mandato popolare per meriti tribali, che non vendevano nessuno schiavo e che spesso avevano più rogne che altro...
      La famosa "guida" in senso puro e responsabile di cui parla Blondet negli articoli da te postati.
      Germania Francia Gran Bretagna Spagna: tutti paesi coloniali, la Francia ha mezza Africa.
      Polonia e Turchia: economie in crescita.

      Anche le campagne d'Africa le facevamo per "stare meglio" come questi paesi diceva il nostro amicone pelato...

      Un successone infatti...

      Il sito Goofynomics è di Bagnai, Bagnai è uno che usa spesso la retorica del fesso, ride spesso dei fessi Bagnai...e poi ride, ride tanto, il che non è un male, bisogna vedere di che si ride, però.

      Bagnai è uno sveglio, nel senso che dice la tua famiglia.

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    3. Rieccomi, perdona il ritardo nel rispondere.

      Sarò breve e conciso, ma non circonciso: "primum vivere, deinde philosophari" diceva quello. Prima è bene assicurarsi di vendere abbastanza lavatrici, poi ci si può permettere contemplazioni utopistiche.
      Elite di comando sono sempre esistite, le decisioni vanno prese velocemente, la democrazia è spesso paralisi. Specie in tempi di crisi, come gli odierni.
      Non per niente l'esercito è una istituzione gerarchica: non si può demandare l'attuazione di tattiche e strategie ai plebisciti di soldati.

      Il colonialismo va poi visto per quello che era, una corsa all'approvvigionamento di risorse da parte degli stati industriali, via via che entravano nella seconda rivoluzione industriale.
      Chi arrivava per ultimo subiva il potere commerciale di chi era arrivato prima e si condannava alla subordinazione.
      La visione critica piagnucolosa e vittimistica che se ne dà all'oggi è funzionale alla demonizzazione degli europei (io e te) e alla loro sostituzione con le povere vittime (le risorse boldriniane), e manca completamente il fulcro della questione che era "se non arrivo prima io, ci arriverà qualcun altro", ovvero commerciale e industriale.

      Nominando Bagnai mi invogli fortemente a lasciarmi andare alle invettive più velenose.
      Cedo, ti assecondo. Facciano testo le sue ultime evoluzioni di giustificazione della resa sul deficit al 2,04%: a chi gli rinfaccia che si era rimarcata la linea del 2,4% e non un passo indietro, è subito pronta la stroncatura a "tuttosubitista" (lui ovviamente è l'arbiter elegantiae, che lancia i trend di epiteti insultori, amplificati poi di rimando entusiasticamente dai seguaci: dal passato si segnalano famoerpartitista, battipugnista, altroeupeista (come è diventato lui all'oggi)). Il tuttosubitista, ci educe il fiorentino doc nato e cresciuto ai Parioli, fa il gioco dell'avversario, perché lo stesso Corriere e il PD criticano la Lega per essersi ritirati dalla linea del 2,4%!
      Cioè praticamente la Lega è al di sopra di ogni critica, perché quando toppa, qualsiasi critica farebbe il gioco del nemico, che giustamente critica.
      Il tutto, condito con la solita irritante arroganza paternalista, è riscontrabile nel suo (infinito) post del 1 gennaio, con tanto di attacco schiumoso di bava a casapound perché partito fascista, e critico con in realtà il doppio fine (ce lo rivela lui, non ci arrivavamo sennò) di voler passare dallo 0,x allo 0,y%... casapound credo sia dichiaratamente fascista, almeno nella massima misura in cui è lecito ammetterlo nell'alveo delle leggi italiane, ed è normale che ogni partito politico aspiri a incrementare i propri consensi, che razza di critica è quella di Bagnai?

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    4. Il colonialismo esiste ben prima della rivoluzione industriale...
      Se parliamo dell'Italia come mi pare di capire in realtà Mussolini ha anche l'alibi di aver avuto in quegli anni un embargo non indifferente...non siamo sicuramente un paese a vocazione coloniale...
      Con questa storia delle decisioni veloci però si rischia un Franza o Spagna purchè se magna...e come ha notato di recente il buon Marco Mori: anche Mattarella vuole gli USE per "vincere" nella "sfida globale"...
      Io questo volevo dire, se l'obiettivo è "vincere", vanno bene anche gli USE...perchè il presupposto da cui si parte è lo stesso, alla fin fine, questa non è filosofia...
      A me basterebbe che invece di pensare alle "risorse" pensassero ai terremotati, e credimi quello addirittura si potrebbe fare nonostante tutto...euro, governi e varie ed eventuali...

      Sull'esercito sono d'accordo, ma quali sarebbero le elite che starebbero prendendo decisioni veloci però? E soprattutto nell'interesse di chi? Io di elite ne vedo una, una soltanto, che fa l'interesse di una parte soltanto, e qui ci metto anche ovviamente i vari Salvini, Bolsonaro etc.
      Quando la gente sta all'angolo, gli va bene anche il diavolo...e finisce per votarlo.
      Non è che perchè Salvini mi caccia due negri da sottocasa mi diventa simpatico, ma devo dire che, allo stato attuale, ci va parecchio vicino, io conosco il trucco però...
      Se fosse di vera destra ovvero: li cacciasse tutti per davvero, senza cacciare un fiato alla televisione, e facesse saltare qualche testa nell'informazione (stile Orban) mi sarebbe più simpatico.
      Sul colonialismo per quanto riguarda gli altri paesi al netto della complessità culturale, di cui me ne sbatto, era ed è, in sostanza, depredare mezzo mondo. Ebbene sì... sono socialista.
      Guarda io non rincorro nessuna utopia o filosofia, ma una critica radicale come presupposto, e ti dico...alle elite illuminate credo poco, anche se sono umanamente fisiologiche e spesso Se lo fanno per bisogno o per credo sincero fai presto a vederlo: quando lo fanno per bisogno sono come Bagnai...nulla contro, basta sapere di chi si parla, io questi li fiuto dopo 5 minuti...purtroppo per me...
      Casapound...ho il sospetto che se prende più del 15 percento il povero Marco Mori lo vedremo defenestrato...ma per adesso lo stimo e capisco la sua scelta, in buona fede (lui).

      Buon Anno,

      Sitka

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  5. In ogni caso vedo che anche qui nell'elenco del medioevo è consigliata: "La guerra gotica" di Procopio, che credo di voler leggere.

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    1. Occorre leggerli come romanzi storici, altro che le robette fantasy.

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    2. Nel senso che non è una cronaca troppo attendibile?

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    3. Nel senso che si legge con piacere come un romanzo.
      E poi leggendo le antiche croache va al cuore del problema senza intermediazioni: e fai parecchie scoperte.

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    4. Ottimo, ritrovato, ce l'avevamo in casa...lo leggerò.

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    5. Si le guerre gotiche, pare sia stato il conflitto più devastante mai avvenuto in Italia, peggiore della calata di Annibale, delle invasioni barbariche, delle guerre del rinascimento o delle guerre mondiali.

      Quando una delle due parti in conflitto doveva battere in ritirata strategica, faceva terra bruciata dietro di sé, provocando la moria della popolazione locale che si riduceva a brucare l'erba come le capre, riferisce proprio procopio mi pare.
      Gli ostrogoti coi bastoni non potevano competere coi bucellari greci, cavalieri pesanti e arcieri a cavallo.
      Ma Belisario\Narsete contavano solo su di un esiguo corpo di spedizione, e non riuscivano a ottenere la vittoria definitiva; gli ostrogoti non si arrendevano perché per loro era una guerra di sopravvivenza.
      Alla fine, dopo decenni, se ne sono fuggiti al di là delle alpi. Nel nostro patrimonio genetico non devono perciò aver influito più di tanto, non più dei vandali in tunisia, infinitamente meno dei visigoti in spagna.
      Tra l'altro fu proprio in quel periodo che il ceto senatoriale romano venne messo in salvo a Costantinopoli, e se ne persero le tracce.
      La vittoria fu effimera per i greci, perché i longobardi entrarono in italia pochi anni dopo, chiamati dai bizantini stessi mi sembra. La trovarono talmente spopolata che poterono occuparla indisturbati ovunque i greci non avessero lasciato presidi. Anche gli slavi cominciarono a entrare in friuli, ma vennero fermati dal duca longobardo locale. Il papa acquista vero potere temporale, e la nobiltà romana dei secoli a venire si va formando dei rami patrizi cadetti legati al papa, e dei signorotti longobardi che in seguito si inurberanno a roma dalle campagne vicine.

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    6. I Visigoti di un secolo prima di danni ne fecero parecchi ... e seminarono parecchi figli, secondo me.
      Non come i Longobardi: ancora oggi a Perugia posso ammirare ragazze italiane biondissime ... sarà una suggestione ...

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  6. Le belle peruscine.. sicuramente con antenati che erano parte della fara che creò il ducato di Spoleto..
    Nel periodo romano in Italia venivano schiavi da tutta Europa e mediterraneo, non si tiene mai conto abbastanza del loro lascito nel catalogare la varietà dei fenotipi italici attuali

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Siate gentili ...