21 maggio 2022

Il vaccino di Giacomo e altre note tragicomiche sulla dissoluzione europea

Sam Taylor-Wood, Natura morta, 2001

Roma, 20 maggio 2022

Scandinavia mon amour. A cosa serve il Nord Europa? I Romani si spinsero sino in Inghilterra, ma da quelle parti mai. Renne, alcolizzati e slitte poco li stuzzicavano, evidentemente. Terre mai sfiorate dalla complessità, prive di storia, di letteratura, di arte. I migliori, per far carriera, dovettero emigrare in Russia dove appresero un po’ di civiltà dai Bizantini. Gli aborigeni rimasti, annoiati a vedere il fondo del boccale, s’inventarono un orgoglioso passato recente grazie all’apostasia luterana che spezzò l’Europa in due: siamo noi i migliori, non quei putrescenti e corrotti latini. E conseguentemente ordirono il futuro, in cui loro, dal basso di una tonitruante insignificanza, potevano insegnare la civiltà; a noi discoli, legati ancora a certe malsane convinzioni (logica, giurisprudenza, retorica, tradizione) che, perciò, ‘sta nuova civiltà, faticavamo ad apprenderla. Gran parte della merda progressista cola di lì. Se gli angloamericani l’hanno ideata, è proprio in questi luoghi maledetti che ha trovato un inveramento folle. E tutti dietro. Com’è bella, pulita, incorrotta, la Danimarca! La Norvegia? Non vedi una cicca a terra! La Svezia? Si insegna cos’è il bigolo e la fessa in prima elementare, altro che cornicette e paternoster! Siamo proprio arretrati! La Finlandia? Visto che tempra di fronte ai comunisti! Ma quelle sono terre felici, beate … le donne la danno via, eh … di propria sponte … mica bisogna assediarle dai quindici anni in poi … mentre il baffo paterno vi scruta … e pensare che nei gialli dei coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, comunisti, la Svezia appare per quel che è: un paesucolo deprimente e grigio, astorico, pieno di drogati, matrimoni falliti e figli allo sbando - in sintonia, peraltro, con la biografia degli stessi Sjöwall-Wahlöö. E però questi imbecilli dettano la linea, perché è giusto così: se si vuol far deragliare la locomotiva si mette per fuochista Sanna Marin, una che parla inevitabilmente di futuro, repellendole il passato, ma non sa nemmeno allacciarsi le scarpe, la fissità della pupilla senza palpebre a sancire l’inflessibilità delle scelte autodistruttive. In quel cervelletto abitano due convinzioni e a quelle si lega l’Europa; finito il tempo del dubbio, della storia maestra di vita. Si delega la sopravvivenza europea a questi smagnetizzati, concepiti per l’annientamento massonico direttamente nel villaggio dei dannati di Wolf Rilla. Ma chi è Sanna Marin, cresciuta da una coppia di lesbiche in un paese che inventò il proprio passato letterario a metà Ottocento a opera di un tal Elias Lönnrot? A onore del quale trascriviamo queste tre righe dalla biografia di Wikipedia: “In gioventù era un forte bevitore ma in seguito fondò, senza molto seguito, la società finlandese per l'astinenza Selveys-Seura. Nel 1849 sposò Maria Pipponius e nel 1853 divenne professore di lingua e letteratura finlandese presso l'Università di Helsinki”. Mi spiego? Mi chiedo spesso cosa faccia questa gente nel tempo libero … poiché li si sorprende a una vita meschina, angusta, sazia a ripetere le stesse fanfaluche, sempre le stesse, in tondo … hanno un’anima, anzi: uno spessore? Persino l’uomo a una dimensione vanta una maggiore stratificazione interiore … Cosa fa Sanna Marin quando gli olovisori mondiali si abbuiano? Non so immaginarmela intenta a un’occupazione fruttuosa. Forse si disattiverà, così, in automatico. Me la vedo, nell’intimità, assomigliare un poco all’Olimpia de L’uomo della sabbia; la bellissima Olimpia, creduta un essere umano da tutti, in primis dal protagonista Nathanael: “Olimpia spesso sedeva sola soletta … non di rado stava per ore intere nella stessa posizione a tavolino senza un’occupazione particolare … ella non cuciva né sferruzzava, non guardava fuor della finestra, non dava da mangiare ad alcun uccellino, non giocava con cagnolini e gattini, non si trastullava arrotolando pezzetti di carta o altro; in breve stava seduta per lunghe ore … senza spostarsi né muoversi …”; finché il losco Giuseppe Coppola decide di sequestrare (o meglio: rubare) la fanciulla (leggi: l’automa) all’inventore Spallanzani, creduto sin allora il padre: “Coppola si caricò la figura sulla spalla e si precipitò di corsa lungo le scale con una risata sinistra, sicché i piedi pietosamente penzolanti della figura strascicavano e battevano sui gradini come pezzi di legno. Nathanael ristette con occhi sbarrati; troppo chiaramente aveva veduto che il volto cereo di Olimpia aveva al posto degli occhi due nere cavità; una bambola priva di vita”. Coppola e Spallanzani; Olimpia; Nathanael; vi aggiungo Sanna e la Finlandia. Il rebus onomastico di Hoffmann è di facile soluzione. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Lavori e lavoricchi. Una volta si cercava l’occupazione cui dedicare la vita. Poi un lavoro qualsiasi. Quindi un reddito. Ora qualche spiccio, non importa in cambio di cosa. Come quando i pezzenti girano per gli scaffali del discount. Prima cercano con l’occhio l’offerta, poi guardano a che prodotto è riferita quell’occasione da sballo. Ceci, broccoletti, pizzette di carne … va tutto bene. Tale considerazione fu portata da Beppe Grillo, la Bocca della Verità, in tutta evidenza, su un piatto d’argento, nei decenni trascorsi: sanguinosa come il capo del Battista, inequivocabile, ma purtroppo equivocata. Si pensò ch’egli la rendesse manifesta per apparecchiare una resistenza; invece era una delle tante verità destinate ai condannati a morte sociali. Grillo, insomma, non analizzava né provvedeva rimedi: leggeva i capi d’accusa e la sentenza. E morte, infatti, seguì. I cinquantenni che frugano nei cassonetti delle offerte di lavoro sono uno spettacolo da far stringere i denti per l’esasperazione, l’odio represso, la sensazione di impotenza.

Cazzi e dintorni. Il nichilismo avanza anche nei gadget sessuali. Una volta si sognava la bambola gonfiabile, il più realistica possibile; oggi ci si accontenta di sezioni anatomiche: tronchi, condotti vaginali e anali, apparati buccali, falli immaginifici: del tutto svincolati da una figurazione umana, a esacerbare la follia di un godimento onanistico prossimo alla disperazione e, ancor piú in là, all’astenia sessuale da ebefrenici.

Logos e frigorifero/I. L’uomo come dissoluzione: e la divinità come trattenimento nell’umano. Il diabolico (che non si identifica col male) come scatenamento di ciò che fu sempre trattenuto, giudiziosamente. Il male, infatti, assieme al bene, concorre al trattenere l’uomo entro precisi limiti; un gesto di magnanimità o un massacro sono i rovesci di una medaglia salvifica. Il nulla, invece, annulla i limiti, crea disordine, distrugge le disposizioni faticosamente e meticolosamente createsi nel tempo.
I luoghi felici ebbero sempre confini. Congelarono il bello. Paura, dominio, guerra: questo il prezzo da pagare per la felicità. Ben speso, però. Quanto dolore è costato il tempio di Selinunte? E però eccolo davanti a noi: incita all’eterno, alla durata, a una visione assieme tragica e speranzosa. Esso è il parto di una società chiusa, esclusiva, aristocratica; decisa a difendere sé stessa dalle intrusioni; che comprende come ogni miscelamento o universalismo sia una concessione alla degradazione. E questa non è una scelta razzista, bensì lungimirante, basata sull’unica verità possibile: la dissoluzione come legge universale.

Logos e frigorifero/II. La seconda legge della termodinamica ebbe parecchi nomi: uno di questi è caos. O nulla. O apocalisse. Essa è il principio che regola il Tutto; il Principio. L’uomo ne è preda, in ogni sua manifestazione, materiale o spirituale. O vi si abbandona, autodistruggendosi (devoluzione, dissoluzione), oppure cerca di contrastarla costituendo piccole enclavi di civiltà che congelano l’attimo. Tali enclavi traggono forza da un nucleo sacro (le leggi che eternano l’enclave stesso) e vengono preservate dai guardiani del sacro, i Santi. La triade classica - il Santo, il Sapiente, chi conosce la Verità sulla Salvezza e sulla Fine - e l’Artista ovvero colui che riesce a definire l’essenza del sacro inquanto monito alla civiltà – s’incarica di far durare questa bolla stazionaria all’interno del tumultuoso avanzare del degrado universale, della regressione ad bestias e, infine, allo stesso inorganico. Quanta energia, intelligenza, bellezza e dolce menzogna vennero impiegate e dissipate per mantenere lo status quo: la felicità.

Logos e frigorifero/III. Da qui sorse in ogni tempo la dialettica bruciante fra Conservatore e Ribelle, con le innumeri varianti e accezioni lungo il volgersi della Storia. Le società più sane ed equilibrate riuscirono persino a regolare l’alternanza fra conservazione e ribellione per mezzo di politiche solo apparentemente illogiche. La cacciata di Ermodoro, la condanna di Socrate, l’ostracismo, la rigida organizzazione delle cariche magistratuali romane furono alcuni esempi. Il corpo vivente  della civiltà godeva di una aurea mediocrità, collaudata e distillata nei secoli; l’individuo troppo intelligente, estremista  o genialmente visionario veniva, perciò, tollerato sin un certo limite, per essere quindi espulso dalla società. La ferita prodotta dall’elemento insubordinato, cauterizzata a tempo debito, permetteva di non incancrenirsi in una tradizione sterile. La tradizione permette la vita e la durata, ma quando si rischia la stasi si accetta temporaneamente una ferita; la cauterizzazione è il progresso.
La storia umana tale si mostra. Bolle di civiltà, argini frapposti fra l’esistenza e la furia devastatrice dell’entropia. La conservazione illuminata che sacrifica l’elemento più ribelle inglobandolo lentamente in sé stessa, in un moto inesausto in cui convivono i mores eterni e chi li mette in gioco e in pericolo. 

Logos e frigorifero/IV. Leggiamo un esempio pedestre da un libretto divulgativo di Giovanni Filocamo. Egli parla del frigorifero: “L’acqua in fase liquida ha una disposizione disordinata delle molecole mentre il ghiaccio no. Quindi si passerebbe da una condizione di minor ordine a una di maggior ordine. Dovrebbe essere vietato! Niente paura, il vostro frigorifero non causerà nessuno strappo cataclismico nel continuum spazio-temporale contravvenendo a un principio inviolabile della fisica. Il frigorifero è una specie di isola di entropia che on viola il secondo principio. Quella che infatti aumenta sempre è l’entropia dell’Universo, ovvero dell’ipotetico sistema che contiene tutti gli altri. Il frigorifero crea un ‘isola di entropia negativa nella quale si passa da uno stato più disordinato a uno più ordinato; ma provate a toccare un frigo nella sua pare posteriore, dove sono alloggiati l motore e il sistema di raffreddamento, noterete che è caldo. Il frigorifero estrae calore dal suo interno ma lo fa a spese di un lavoro che è maggiore di quello che corrisponde al calore sottratto all’interno del vano. Quindi l’entropia del sistema globale cresce”. Per questo gli uomini migliori, i più avvertiti, cercarono sempre di creare un’isola di entropia. Il sistema, per durare, deve essere chiuso. La società aperta fa marcire ogni istituzione, fede, credenza. La putrescenza è inevitabile, dal decorso talmente rapido da sbalordire. Chiunque reclami oggi una chiusura, un limite, un confine - questo eroe lotta per la vita del genere umano; chiunque inneggi alla pace, all’apertura, all’indefinizione, all’ecumenismo accelera la catabasi verso l’inferno e la dissoluzione.

American idiot. Apro a caso il primo libro di Jeremy Rifkin; dedicato all’entropia. L’occhio cade su tale frase: “Platone, Aristotele e gli altri filosofi greci non sono certamente degli sciocchi …”. Chiudo Rifkin e apro una raccolta di avventure di Zio Paperone, infinitamente più complesse e ricche.

Onida. Pare sia crepato Valerio Onida, insigne costituzionalista. Pace, pace,  all’anima della Costituzione. Ho cercato spesso il nome di Onida durante il Little Big Horn dei diritti costituzionali, in epoca lockdown. Per mia colpa l’ho sorpreso, lui e i colleghi, sempre e solo a biascicare inezie.

Cioccolatini. Una tipa mi manda un pensiero da cioccolatino: "Il cielo era stellato, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva se sotto un cielo così potessero vivere uomini senza pace". Poi mi accorgo che è di Dostoevskij. Sì, allora convengo, è proprio una bella frase; ma non sono d'accordo. Proprio perché gli uomini non trovano pace possono apprezzare un cielo stellato; oggi, ove vige una pace terrificante, chi volge più gli occhi ai cieli? Tempi infernali presuppongono musiche celesti; epoche alla saccarina solo dissonanze e urla nel vuoto.

Costituzionalisti. Ma chi è un costituzionalista (d’ora in poi lo indicheremo come C.)?
Individuo rozzamente tre periodi.
Dal 1946 sino alla lenta sparizione della generazione di guerra che aveva prodotto “la” Costituzione (1960 circa), C. fu sempre un grigio accademico in giacca e cravatta che s’occupava, pensate un poco, di diritto costituzionale. Abile a estendere trattatelli incomprensibili persino ai collaboratori più stretti, C. viveva a livelli di rarefazione giuridica talmente sottili da togliere il respiro.
Dai Sessanta in poi C. si sforzò, alla stregua di provetto alchimista, a far coesistere “la” Costituzione con la consuetudine costituzionale, che è tutt’altro ovvero ciò che s’invera quotidianamente sotto il naso dei garanti: poiché, per ignavia o crescente corruzione, è comodo venire meno alla purezza del dettato originario. In tal modo C., fra uno scherzo e una tartina, girando e rigirando quegli articoli come cubi di Rubik, pervenne a creare numerose e inaudite combinazioni: le stesse che apriranno, già da allora, pericolosi stati di eccezione.
Dal golpe del 1992 in poi il nostro C. si gode la bazza. Privo degli impacci morali e concettuali che dapprima lo ormeggiavano almeno alla decenza, e favorito dalla generale decadenza intellettuale, Egli si muta senza vergogna in azzeccagarbugli al soldo di una costituzione materiale non già italiana bensì sovranazionale. Il primo a lanciare coriandoli nel party atlantico dell’anti-italianità. Dal golpe in poi si soppresse, si innovó, si interpretò e reinterpretò con crescente improntitudine; la sacra Vestale che presiedeva ai diritti di tutti fu gradatamente assuefatta a un’orgia lurca di traditori e delinquenti; sin a conciarsi finalmente a baldracca sfondata; tanto che oggi “la” Costituzione da somma fonte del diritto è divenuta solo un molesto impaccio facile a circonvenirsi: tanto che l’alzata d’ingegno d’un qualsiasi lestofante di passaggio al governo può disporne a piacimento.
La de-evoluzione da tempio costituzionale a lupanare da suburra, in cui ognuno può entrare a dare un colpetto, s’è compiuta in mezzo secolo appena. Pare che nelle aule ancora si insegni, pur svogliatamente, la materia … v'è da dire che a mia madre, nella regione più troglodita della Tuscia, impartivano lezioni di cucito ed economia domestica quando già dilagavano lavatrici, aspirapolvere e macchine Singer.

Italian idiot. Non ricordo chi mi scrisse, a proposito di Gradite una tredicenne?, che, oltre a sbagliare le analisi, concettualmente confuse, inducevo a una depressione apocalittica. Sei anni dopo si teorizza beatamente il libero amore coi decenni. Sopporto di tutto, ma dai cretini chi mi libera?

I fini e la fine. Si rendono evidenti i fini, in questi anni di maledizione, di tutti gli appelli, le invocazioni e le rogationes contro la pena di morte. Qualsiasi citrullo afroamericano, inevitabilmente redento, che aveva ammazzato la nonna, un poliziotto, lo zio o il compagno di rapine e di merende, e in via di canonizzazione PolCor dacché ora autore di poesie, favole per bambini e lavori all’uncinetto terzomondisti; il dissidente nelle prigioni sudamericane, anch’egli innocente o minorenne al tempo dei delitti o, addirittura, perseguitato  a causa di opinioni politiche avverse al potere; la frignona mediorientale, Kebel Aziz, ché voleva mettersi il tacco 12 nella moschea, condannata alla lapidazione, al murus arctus, alla flagellazione (tutto falso, ma negli inserti femministi di “Repubblica” e “Corriere” il burqa oppressivo fece sempre la sua porca figura) per aver scritto a favore di, o in memoria di ovvero auspicando, o augurando, l’affrancazione delle donne dal patriarcato tossico delle satrapie maschiliste (mediorientali e non solo); il tenerissimo Mbamba Mbamba, colle scarificazioni sue terribili (c’è la guerra civile fra Teste Tonde e Teste Quadre proprio lì, nella remotissima Africa subsahariana, assassini!), l’occhio umido in favore di telecamera, i polsi stretti in ceppi; o la coraggiosissima giornalista Vagina Seminova, ora in Siberia, e in fin di vita, per aver rivelato gli sporchi affari dei gerarchi russi - quanto ciarpame ci hanno vomitato addosso … per costruire una colpa storica, quasi genetica … e noi a firmare … contro i tiranni, per la democrazia … per la libertà, contro l’oppressione … a gridare con la penna: “No, basta con la pena di morte … basta il carcere … via la sedia elettrica … viva il libero pensiero …”. A forza di massaggiare i crani, nei decenni, ecco l’effetto voluto … la deresponsabilizzazione totale … il crollo delle denunce, del controllo sul vivere civile … in modo da vaselineggiare a favore della buona morte, del buon incesto, della buona pedofilia … in vista di allentare la presa della repressione che consentiva l’ordinato svolgimento della nostra umile esistenza … per arrivare al gran ballo del ventunesimo secolo dove non vige la legge secolare e nemmeno la logica e dove gli ultimi delinquenti, i più spietati, sono gli evasori fiscali che non chiedono lo scontrino all’idraulico.

La vita è questo scialo/di triti fatti ... Affogare la logica e l'esistenza nella continua e forsennata concatenazione di allarmi, novità, scadenze. La burocrazia vive solo per tale scopo occulto. In pieno 2022 gli omarini italiani raccattano ancora scontrini e ricevute, sbiaditi dalla dimenticanza e dalla scarsa qualità della grana cartacea, onde farne una copia e recarla, quindi, in tale forma ulteriore, debitamente spillata, a qualche strozzino sindacale che ne calcolerà il miserabile impatto aritmetico a favore … una deduzione di cinquecento talleri … cosa sono … le analisi della prostata? Bene, benissimo, complimenti signor Fregnoni! Le spese per il funerale del vecchio Ettore: le togliamo, signora Ciacci, ecco qua! Che ci vuole! Un bel risparmio!
Per convincere lo Stato che io son io, a Roma, devo prenotarmi cinque mesi prima su una piattaforma digitale nazionale, confermare l’appuntamento la settimana prima, recarmi a un orario scomodissimo in qualche scalcinata sede comunale, con una serie di foto che nemmeno serviranno, donare l’impronta digitale dell’indice, pagare euri 22,50 tramite carta (hanno abolito le casse!) … per cosa? Onde ottenere la dichiarazione che io sono effettivamente io, inconfutabilmente io … più una serie di scartafacci da cui attingere altre password che serviranno a collegarsi a imprecisate e imprecisabili ulteriori piattaforme   tutto questo nel 2022; superato il mezzo secolo di vita un cittadino, radiografato mille volte in mille occasioni diverse, dopo aver apposto venti o trentamila firme in calce, deve ancora dimostrare d’essere lui, e non un altro … alla faccia dell’autocertificazione … anche se il predetto cittadino ricorda che, non molti anni fa, la carta identitaria te la davano subito, dopo aver raccattato un paio di testimoni … a cosa serve tale inutile via crucis se non a frantumare, spezzare, disintegrare l’unità dell’esistenza? A eccitare l’ansia per la scadenza, la minaccia per l’inadempimento, il timore del divieto per manifestazioni civili una volta date per scontate?

Custer. Mettersi giacca e cravatta, lucidare le scarpe, sbarbarsi: pratiche una volta consuete, inavvertite. Oggi non più. Alle volte in metropolitana sembro l’ufficiale di Custer con i bottoni lucidi e la divisa immacolata: attorno la truppa ha già smobilitato mentalmente, rassegnata al massacro, giacche impolverate e fronti sanguinose, i labari gettati in un angolo, a fregarsene del destino.

Adrianooooo ... Si cambia il nome alla sede della Camera di Commercio di Roma: nel segno della gender equality. Il tempio di Adriano, sede dei bottegai romani, d’ora in poi sarà noto come “Tempio di Vibia Sabina e di Adriano” invece di appellarsi semplicemente, ma iniquamente, quale “Tempio di Adriano”. Vibia Sabina, moglie dell’imperatore, secondo alcuni, fu ingiustamente messa in ombra in questi due millenni; c’è da dire (bisogna che qualcuno lo dica prima o poi) che qui a Roma, dal II secolo sino a Gualtieri, nessuno (e dico: nessuno!), da Cassio Dione a Gregorovius, da Stendhal a Goethe al Lanciani, nessuno ebbe mai il minimo sentore di tale affronto. Per fortuna, oggi, più avvertiti e giusti, si sana tale vulnus. Dell’imprescindibile cerotto ecumenico ne bercia soddisfatto Lorenzo Tagliavanti, presidente della predetta CCIAA: “Arriviamo con quasi 2000 anni di ritardo, ma arriviamo a riconoscere il ruolo storico, economico e sociale di una donna che ha condizionato la vita di allora. Perché lo facciamo? Sicuramente per una restituzione storica ma anche per una lezione dell’oggi: la potenza delle donne, la loro capacità di essere nella società e di avere tutti gli strumenti per risolvere le sfide della società. Questo è il messaggio nuovo che ci viene da una cosa che sembra molto antica”. Lasciamo da parte le dichiarazioni di questo tizio e degli eventuali camerati (del commercio), penose per la vacua genericità e il servilismo a un’idea illogica, seppur trionfante: è l’opportunismo goffo di chi tutto ignora della storia. Lasciamo da parte, del pari, anche le considerazioni PolCor. L’umiliazione di Adriano, ottenuta con la solita scusa dell’eguaglianza femminista (in inglese suona quasi inoffensiva poiché incomprensibile ai più: gender equality - il gender nessuno sa cosa sia, con l’equality è d’accordo pure la casalinga di Pizzighettone), cela, invece, altro: id est la vendetta sull’imperatore che, sotto il travisamento della toga, nascondeva un cuore da nazista. Nelle more della distruzione del passato, qualche soddisfazione gli Ebrei devono pur togliersela ... Cassio Dione, il pettegolo greco, ci informa che nella guerra giudaica da lui personalmente condotta, Adriano fece fuori 580.000 antenati di coloro che ora siedono, in discreto numero, proprio nella Camera di Commercio di Roma. Da qualche banale calcolo (popolazione mondiale al 135 d.C. - popolazione al 1945 d.C.) si ottiene che il numero dell’olocausto adrianeo del 135 d.C. si avvicinerebbe pericolosamente, mercé la rivalutazione ai parametri inflattivo-demografici del 1945 d.C., attorno all’ominoso e birichino numero di 6.000.000. Nel 2022 ci sono vincitori e vinti, e qualche vincitore uno sfizio vorrà pur cavarselo.
Dopo che la Yourcenar lo ebbe a eternare quale ricchione, Adriano  fronteggerà, quindi, la vera damnatio memoriae, quella propter equalitatem generis. Una condanna da cui, stavolta, non si riavrà più.
Tutto ciò in attesa che qualche cellula di Al Qaeda, debitamente sobillata da un bonifico internazionale, si decida a tirar giù pure l’arco dell'altro imperatore, Tito, ennesima sconveniente pagliuzza storica, attorno a cui parecchi Benjamin e Baruch, visitatori internazionali o disistimatori autoctoni che siano, ancora girano tre volte, vociferando maledizioni antiche, per poi sputare uno sprezzante e catarroso odio metafisico.

Resilienza. Perché questo blog va avanti? Per l’irrilevanza digitale cui lo confino, volutamente. Se lo spalmassi sui social, esornandolo di battute salaci, locuzioni à la page e insulti ben mirati, diverrei addirittura un autore cult. Potrei persino ascendere a gatekeeper discretamente pagato. Il mio fine, però, è altro. Talmente alieno agli “ochi tenebrosi” dei più che pochissimi, in fin dei conti, arrivano a pienamente comprenderlo. D’altra parte, ne sono testimoni molti, nessuno mi può comprare; ricattare forse sì. E tuttavia in me l’elemento autodistruttivo raggiunge picchi d’eccitazione erotica così potenti da rendermi inespugnabile anche a tali minacce, oltre che a ogni livello di lusinga.

Democrazia. Chi mi fa pena? Chiunque ancora creda nel metodo democratico, nella legge e negli ordinamenti costituzionali. È tutto saltato. Un tempo la legge valeva almeno per i cittadini (non per i padroni che, appunto, spadroneggiano): si è mai visto un Agnelli o un Caracciolo dietro le sbarre? E oggi? Oggi l’unico rilievo che ha la legge per il cittadino è questa: ritardare, per poco, l’eliminazione sociale del cittadino stesso a opera del Moloch universale. Ricorsi, appelli, cause, servono solo a temporaneamente contrastare; a ritardare l’inevitabile spoliazione definitiva dell’Italiano. Economica, umana, linguistica, di ceto e felicità. Ci toglieranno tutto, è già deciso, da Cefis in poi. Prima ci si mette in testa che nulla potrà venire di buono dai giochi istituzionali che il nuovo patriziato ha definitivamente distorto a favore della casta mondiale, meglio sarà. Il voto, il diritto allo studio, alla sanità … tutte queste belle cose: dimentichiamole. L’apparato è stato innescato per depredare, non per favorire. Le firme, le proteste, gli appelli ai partiti, gli esposti, tutto ciarpame. E pensare che qualcuno ancora si sforza a costituire un partito … roba da voltastomaco. Di gran lunga più utile frequentare un poligono di tiro o un corso di sopravvivenza nei boschi.
Nello scorso millennio, se ben ricordo, il famiglio di un notissimo palazzinaro romano si mise in testa di estorcere denaro allo stesso: voleva tornarsene al paese natale dalla sua bella; a tal fine, dopo aver chiesto invano i talleri, e aver cercato di derubare i datori di lavoro miliardari, die’ fuoco alle polveri: sequestrò la moglie del supercostruttore. Esito: qualche giorno dopo il tapino si suicidò in un albergo sloveno poco prima dell’irruzione d'una ventina di teste di cuoio. Le ricostruzioni postume valsero ad usum gonzorum. La vicenda gronda ammonimenti e rivelazioni da ogni poro. Così va il mondo. Così è. Al marito della moglie non è certo saltato in testa di accedere a polizie, magistrature e media o estendere appelli a chicchessia; ha telefonato a chi di dovere e ottenuto tutto, nel breve volgere di qualche ora; d’altra parte non divenne certo ciò che fu (ed è) prestando fede nelle polizie, nei magistrati, nei media. Leggi, procedure ed elezioni valsero solo per i pezzenti, il potere è altro.
Ergo: un cambio di potere si ottiene solo con la forza. È sempre stato così. Sarebbe bene, poi, sgombrare il campo definitivamente: il potere non è mai democratico. O ci favorisce o ci sfavorisce. Si può essere felici anche sotto una dittatura o un'oligarchia sanguinaria. Vi hanno talmente frullato il cervello che, invece di esigere di star meglio, chiedete più democrazia, più elezioni, più referendum.

Rothschild e compagnia. Nominai spesso Cefis. Potrei, tuttavia, fare altri nomi. Quasi tutti credono che i profeti vedano il futuro con largo anticipo. Ma non occorrono Isaia nel Ventunesimo Secolo. Ciò che attende nel buio del domani è già qui, fra noi, solo che non vi prestiamo attenzione. Il libretto di Emma Rothschild, a esempio (Automobile. La fine di un’era), risale al 1974. Giace sulle bancarelle, inosservato: c’è già scritto molto. Megatrends, invece, altro brogliaccio americano di un tal John Naisbitt, è del 1982. Eccone alcuni stralci: “Il passaggio dal denaro all’elettronica è altrettanto importante del precedente passaggio dal baratto al denaro”, “la pace mondiale attraverso il commercio mondiale”, “un dipendente può oggi decidere di avere una determinata combinazione di salario, pensione, assistenza sanitaria, orario flessibile, divisione del lavoro e obiettivi di lavoro”, “la nuova fonte del potere è … l’informazione nelle mani di molti”, “il networking del sapere”, “vivere dentro lo schema reticolare”, “il computer distruggerà la piramide …. con il computer possiamo ristrutturare orizzontalmente le nostre istituzioni”, “dalla democrazia rappresentativa alla democrazia partecipativa”. Le menzogne propinateci ci son tutte e anche ordinate una dietro l’altra. Uno dei primi a congratularsi con tali esche ideologiche (che però sono megatrends e, quindi, già stabiliti dal Potere e inevitabili per il popolicchio bue) fu il senatore californiano Gary Hart; ma sì, quello bloccato nelle aspirazioni presidenziali (1984 e 1988) a causa del birillo fuor delle mutande; sodale di Kerry, Obama e compagnia; e complice, assime alla masnada di cui sopra, di ogni fanfaluca spacciata per progresso sin ai nostri giorni. Seminate i soldi nel terreno, ci dissero il Gatto e la Volpe, i Rothschild e i Naisbitt, e vedrete spuntare un bell’albero di dindi d’oro, tanti tanti tanti dindi d’oro. E noi a seminare gli spicci … e le speranze. Se vi dicono che è bianco, state pur sicuri che sarà azzurro, verde e porpora seppur mai, e dico mai, bianco; quasi sempre sarà nero, un non-colore, il fondo della bottiglia di ogni aspirazione.

Il vaccino di Giacomo ovvero appunti per una fantastoria brillante. Monaldo Leopardi, appena ventenne, legge l’ode di Giuseppe Parini L’innesco del vaiuolo, scritta nel 1765 a celebrazione delle prime variolizzazioni europee (il contagio per vaiolo è ottenuto inoculando materiale prelevato a pazienti non gravi, in modo da favorire una gradevole immunizzazione). Parini, illuminista per aristocratici, così terrorizza le platee del tempo:

Fra le tenere membra orribil siede
tacito seme: e d’improvviso il desta
una furia funesta
de la stirpe degli uomini flagello.
Urta al di dentro, e fiede
con lièvito mortale;
e la macchina frale
o al tutto abbatte, o le rapisce il bello,
Quasi a statua d’eroe rival scarpello.

In agguato come un felino maligno, il vaiuolo balza dai recessi microscopici per sfigurare; e menare strage. Strage, soprattutto, di bambini (Ne le tenebre condensa/prole d’uomini immensa). Monaldo legge e, quindi, si preoccupa. Il sangue, d’altro canto, gli bolle, ha già adocchiato per moglie Adelaide Antici. Ma cosa sarà de’ suoi eventuali frugoletti ora che il “tacito seme” alligna nello Stato Pontificio? Convola a nozze nel 1797; Adelaide, convenientemente siringata, gli sforna in serie Giacomo, Carlo e Paolina (nati, rispettivamente, nel 1798, 1799 e 1800). E ora, cosa fare, avrà detto Monaldo, osservando le nuche indifese degli appena nati? L’amor di papà è troppo forte; il Nostro, sempre con le antenne diritte, viene a sapere che le variolizzazioni sono ora sostituite da una nuova tecnica, più mite (il vaccino, che Edward Jenner estrasse, appunto, da pustole di vacche). Mercé i suoi alti agganci in Roma, Monaldo viene in possesso dei preparati e provvede a inoculare subito i pargoli; siamo nella primavera del 1801.
Carlo e Paolina svilupperanno una bella febbre (come Alceste); Giacomo neanche quella. In fondo è un successo, pienamente tecno-illuminista. Finché, nel 1814, le cose prenderanno una brutta piega. Giacomo, sedicenne, è preda di una progressiva malattia deformante. Cosa accade? Il futuro zimbello di ogni liceale italiano, scienziato per vocazione e per una congenita intelligenza degli eventi, trova infine la chiave della propria mostruosità: sì, ecco il responsabile, proprio il vaccino! Fu il vaccino, somministratogli in tenerissima età, ad avergli stravolto i precordi e indotto quelle turpi menomazioni! Il male viene da dentro, dalle macerazioni indotte da quei diabolici ritrovati! Il no-vax tace, folle di disperazione repressa; medita il suicidio presso fontane neoclassiche, spia giovinette, vaga solitario … di quella solitudine esacerbata poi dalla diceria squallida e venefica tipica della provincia più arretrata. L’inflessibilità gesuitica di Monaldo evita, peraltro, ogni dialettica; non comprende; cerca, anzi, di curare quell’adolescente storpio e geniale informandosi su novelli specifici à la page. I rapporti padre-figlio, improntati a quella deferenza che la nobiltà pur esige, si fan sempre più tesi. Durante un pranzo, siamo al 1821, il dolore fisico ha la meglio e lo scontro erompe: “Guarda come mi hai sconciato, imbecille!”, sbotta Giacomo, the elephant man delle Marche Pontificie, davanti alla servitù attonita; le notazioni del marchese Filippo Solari (“L'ho lasciato sano e dritto, lo trovo dopo cinque anni consunto e scontorto, con avanti e dietro qualcosa di veramente orribile”) l’hanno scosso: lui, un mostro! Lo scandalo travalica le mura di casa. Lo zio paterno consiglia Monaldo e Adelaide ad allentare la presa e recare Giacomo sin a Roma; la vita mondana magari ne avrebbe lenito l’angoscia. Ma a nulla vale. Le romane, come nota lo stesso Poeta, “non la danno”; delle professioniste non si fida; oltretutto la famiglia continua a perseguitarlo con la sua ossessione scientista. Quando Monaldo apprende che il figlio giace a Roma ammalato non pone tempo in mezzo e gl’invia altre medicine. Il nostro, ormai ammaestrato, le rifiuta con un moto di rabbia; più tardi sibilerà al fratello Carlo: “Non mi dir più che m’abbia cura, perché son guarito e sano come un pesce in grazia dell’aver fatto a modo mio, cioè non aver usato un cazzo di medicamenti, come volevano a ogni patto, ed essere stato in letto quanto m’è parso bene”.
Il ressentiment personale degenera in ferocia antilluminista, avversa al secol superbo e sciocco; e poi in un empito visionario immane ove l’unico logos conosciuto, l’entropia, disgrega lentamente la totalità: “Tempo verrá che esso universo, e la natura medesima, sará spenta. E nel modo che di grandissimi regni ed imperi umani, e loro maravigliosi moti, che furono famosissimi in altre etá, non resta oggi segno né fama alcuna; parimente del mondo intero, e delle infinite vicende e calamitá delle cose create, non rimarrá pure un vestigio; ma un silenzio nudo, e una quiete altissima, empiranno lo spazio immenso. Cosí questo arcano mirabile e spaventoso dell’esistenza universale, innanzi di essere dichiarato né inteso, si dileguerá e perderassi”.
Di fronte alla disfatta cosmica cosa fare?
Leopardi perse tempo, come tutti.
Aspettava di morire, come i migliori sapienti fanno. Macinare poesia, rimpiangere la bellezza perduta e irraggiungibile, estendere notazioni atrabiliari sulla storia umana: tutto qua. E farsi belle mangiate, di gelato; sin al sorbetto triplo che ingurgitò a Napoli e che divenne proverbiale poiché gli risultò fatale. Ne scrisse divertito Alberto Savinio, il fratello intelligente di Giorgio De Chirico.
Cos’è, in fondo, una vita e chi può dire di intimamente comprenderla?

31 commenti :

  1. Sanna Marin blatera di diritti umani e civili per tutti, è femminista, è donna, quindi ha tutte le carte in regola per essere osannata dall'opportunismo cialtrone imperante in Occidente. La decisione di entrare nella Nato a guerra in corso dimostra una totale assenza di visione politica, sia perché espone nel mentre il suo Paese a ritorsioni, sia perchè i russi non riescono neanche a conquistare il mitico Donbass, figuriamoci se possono aprire un altro fronte.
    Su Custer mi hai fatto sbellicare. è proprio così: oramai un po' di buon gusto, un po' di ordine, una rasatura, sono veramente d'antan. In modo particolare i maschi sono oramai alla deriva: è il portato della società femminista attuale.
    La democrazia occidentale, faticosamente e contraddittoriamente costruita fino al crollo del Muro, si è oramai ridotta a una farsa. Io non ho ricette per risollevarla. Di sicuro fare "tabula rasa" degli ultimi trent'anni gioverebbe. Con questo non voglio sostenere il luddismo contro pc, smartphone, internet, ma semplicemente relegarli a meri strumenti, utili per sbrigare qualche pratica e soprattutto per cazzeggiare. Se vuoi capire qualcosa del mondo (presente, passato e futuro) devi rivolgerti altrove, tra le enciclopedie, negli scaffali delle biblioteche, tra i manuali scolastici e così via. Si ritornerebbe a capire che quel poco che possiamo conoscere costa impegno, pur anche piacevole, e non certo la scorciatoia di un click; e che si può forse diventare specialisti di una nicchia di sapere, smettendola finalmente con questa orda di tuttologi-demenziali, cresciuti a pane e internet. E quanto sarebbe auspicabile farla finita con tutti questi talk show, vere telenovele del narcisismo: che la televisione ritorni a essere almeno ciò che era fino a trent'anni fa.
    Ormai la pars destruens è più importante di quella construens.
    Su Leopardi non sapevo del vaccino, pur avendo letto tutto il suo epistolario.

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    1. Secondo me neanche lei sa di cosa blatera ... davvero ... mi sembra un fanatismo privo di sangue, portato avanti per mera debolezza interiore. Quando e come sia stata "radicalizzata" questa poverina non so immaginarmelo. Sul resto cosa possiamo dire? Resistiamo e aspettiamo.

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    2. Egregio,
      si sarà radicalizzata, come al solito, durante quello che immagino un lungo e sfavillante periodo di studi in prestigiosi atenei, condito da profittevoli attività extracurriculari. Soprattutto si sarà dedicata con gran zelo e passione alla "cultura" (e io personalmente penso sempre più che un certo gauleiter austriaco non avesse tutti i torti...) e avrà coltivato cerchie di amici illuminati come lei.
      Questo secondo me è il percorso odierno verso la demenza. Certo un percorso lastricato di tante belle intenzioni e sentimenti...

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  2. Quanto sei forte, mi dai linfa per restituire senso alla disfatta..uno dei diecimila

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    1. Meno male, almeno servo a qualcosa ... pensavo di essere deprimente ...

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  3. "La cauterizzazione è il progresso". Magnifico.

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  4. Sull'entropia leggevo che il suo aumento è un fenomeno spontaneo in natura mentre la sua diminuzione non lo è mai.

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    1. Solo l'uomo contrasta l'entropia. Una lotta che ha ingaggiato da sempre, da quando l'autocoscienza ha fatto irruzione nell'evoluzione ... Anche questo blog è un tentativo di argine, come il frigorifero, le arcate dell'acquedotto Traiano e i tappeti persiani ...

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  5. Illuminante. Sei un cacciatore di gioia in mezzo alla selva oscura del mondo.

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  6. La generazione y anela alle sterilizzate terre scandinave; anche il Canada e l'Australia esercitano grande fascino nei ragazzotti latini.
    Orfani di un commonwealth che non li vuole più, si buttano su confini più accoglienti, magari nei quartieri di Stoccolma, dove la polizia manco entra più perché in mano allo ius soli dei Kunta Kinte. Un caro saluto

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    1. L'importante è tenere le linee, anche in poche centinaia di migliaia. Della maggioranza non me ne frega niente, se la portassero via col vento ... Ciò che mi preoccupa sono i mille infiltrati.

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  7. Che dire... Ciò che non condivido è relativo a quel costante e pervicace rifiuto di considerare l'insegnamento sostanziale dei grandi mistici del passato e del presente, ma tant'è. Il pezzo è interessante e profondo, come al solito, e vi trovo molto di condivisibile. Un'unica nota: Bergman, Sibelius e Hamsun li salverei...

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    1. Bergman e Hamsun non se la passano bene. Padre padrone e fascistone, nell'ordine. Spero Sibelius sia in miglior salute PolCor.

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    2. Ho rivisto l'estate scorsa alcuni film di Bergman, specialmente la produzione dagli anni quaranta agli anni sessanta oggi non avrebbe spazio nemmeno nel ripostiglio delle scope dell'ultimo cineforum. Il bianco e nero ostentato, la ricerca continua del senso metafisico, la rappresentazione della morte incombente non farebbe staccare un biglietto in alcuna sala del globo ormai blockbusterizzato a furia di popcorn e marvel comics.
      Per tacere della Svezia che tutti sognavamo, oggi inesistente, le trecce bionde vivono sorvegliate a vista tanto che si consiglia alle ragazze di avere sempre un accompagnatore durante il ritorno a casa ( a Stoccolma!!).
      Bergman oggi subirebbe un processo simil Depp, ma a quelle latitudini finirebbe dritto in Siberia, se non arriva primo lo zio Vova a toglierlo dai guai.
      La strafiga finlandese è parte della commedia. Come scrisse Alceste " sono tutte belle le donne de l'Occidente " e soprattutto conducono in allegria verso il nuovo mondo.
      Antonio

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    3. Oggi Hamsun e Bergman semplicemnte non esisterebbero. Perché? Perché nessuno pubblicherebbe i loro libri o produrrebbe i loro film. Semplice. La puerilizzazione delle masse deriva anche da questo. Perché hanno tolto la pagina culturale dai giornali? Per impedire il giudizio. Oggi nessuno può essere criticato poiché tutto quel che è immesso sul mercato deve vendere (e quel che è immesso sul mercato è già stato vagliato accuratamente dalla censura interna e reso innocuo). Nessuno comprende più Bergman, ma presto non capiranno nemmeno più Totò o Walter Chiari.

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  8. "Mettersi giacca e cravatta, lucidare le scarpe, sbarbarsi: pratiche una volta consuete, inavvertite. Oggi non più." Mi hai riportato indietro nel tempo (e mi sono commosso), quando al mattino, mio papà, ragioniere, entrava nello sgabuzzino e si spazzolava le scarpe, tutti i  santi giorni: Tschhh tschhhh tschhh...lo sentivo dalla mia cameretta...pantaloni, camicia, ciabatte, e cravatta ancora penzoloni al collo, tipo stola, prima di finire di prepararsi. Sempre serio, un rito. Nello sgabuzzino appena aprivi la porta si sentiva subito l'odore del lucido da scarpe, riposto, con le spazzole (quella nera, piccola e quella marroncina più grande) dentro un armadio che veniva dalla precedente casa. Grazie.

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    1. In un film postapocalittico di serie B il protagonista (mi pare fosse Ray Milland) porta la famiglia al sicuro in un rifugio antiatomico. Cosa farò?, si chiede. E risponde: mi farò la barba tutte le mattine. La disciplina è ordine, l'ordine combatte il caos, la rassegnazione, l'abbandono. Per lo stesso motivo il sergente ci ordinava di lucidare le scarpe e i bottoni ... a costo della guardina: combattere l'entropia non è uno scherzo ...

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    2. come quel capo contabile della Compagnia, in Cuore di tenebra : " .. Vicino agli
      edifici incontrai un bianco, di un'eleganza così inaspettata che al primo momento lo presi per una visione. Vidi un alto colletto inamidato, polsini bianchi, una leggera giacca di alpaca, pantaloni candidi, una cravatta chiara e stivaletti di
      vernice. Senza cappello. I capelli divisi dalla riga, ben spazzolati, impomatati, sotto un parasole bordato di verde, sorretto da una grossa mano bianca. Era stupefacente, e dietro l'orecchio aveva un penna...sentivo del rispetto per quel tale. Sì, del rispetto per i suoi colletti, i suoi ampi polsini, i suoi capelli ben pettinati. Il suo aspetto non era diverso da quello di un manichino, ma nel
      generale sfacelo di quella terra, lui rispettava le apparenze. Questo significa avere spina dorsale. I suoi colletti inamidati, i rigidi sparati erano prove di carattere..."

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  9. "ogni eccletismo e' sinonimo di decadenza".

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  10. Bel pezzo e anche interessanti considerazioni nei commenti. Costruire un argine effettivamente non è uno scherzo, in questo senso effettivamente la fede può aiutare. Bach si definiva "un mero artigiano e servo di Dio". Gli infiltrati, la storia lo insegna, possono essere 1000 prima e durante la tempesta e 5000 dopo.

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    1. Sono tutti servi di Dio, altrimenti rimangono artisti effimeri. Solo la metafisica dona senso all'azione umana. Altrimenti è cronaca.

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  11. La donna svedese emancipata, le libertà senza limiti, l’abbandono dei tabù tradizionali ecc, mi viene in mente “il diavolo” con uno dei pochi Sordi che non fa la macchietta dell’italico medio. Sono passati sessant’anni ma il mito dei nordici-progressisti non è mai tramontato.
    Quella sul tempio di Vibia Sabina ed Adriano, mi era sfuggita. Strano che non l’abbiano dedicato ad Antinoo, l’amante frocio di Adriano. Sarà forse perché quel vecchio romanaccio non amando la sodomia l’aveva fatto evirare, chissà… A proposito, hai letto i pensieri di Tacito sugli ebrei? Roba da far arrossire il caporale austriaco. Ancora saluti e grazie,
    Enrico.

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    1. Quel film, infatti, non è mai stato trasferito su DVD ... se ricordo bene. Tacito, ma anche Rutilio Namaziano. Sono curiosità storiche ...

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  12. https://comedonchisciotte.org/la-tecnologia-e-il-nemico-assoluto-delluomo/

    L'hybris, di cui queste tecnologie sono intrise, ne determinerà la fine.

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  13. Caro Alceste,
    grazie come sempre per le riflessioni, il bello del blog e’ che vi si leggono dei pensieri normali, quelli che leggevo ai vecchi tempi, nella vecchia Italia, cosa rara ormai.

    Il vaccino di Giacomo… che scoop!
    Mi stavo proprio ora istruendo presso il vocabolario online Treccani riguardo la nuova peste bubbonica che ci affligge(ra’): https://www.treccani.it/vocabolario/neo-vaiolo-delle-scimmie_%28Neologismi%29/
    Cosi’ esordisce: “Vaiolo delle scimmie (Neologismi 2022)…”, quindi appare come un neologismo. Segue quella che sembra una serie di “prove” dell’esistenza di tale malanno in articoli del passato (1980, 1997, 2003, 2011…) per poi, a conclusione, affermare che la malattia esiste dal 1958, alla faccia dei neologismi. Ah ma sara’ la traduzione italiana che e’ un neologismo. Il monkey pox invece e’ li’ dal 1958.
    Segno distintivo (o almeno che lo distingue dal raffreddore): la “Eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie”, di cui pero’ non fornisce alcuna descrizione. Speriamo che la comune eruzione cutanea, non venga d’ora in poi chiamata “eruzione cutanea da vaiolo delle scimmie”, di modo che, cambiando nome, cambino le cure e le lor conseguenze…
    Alternativamente, dato che il termine vaccino in origine indicava appunto il vaiolo dei bovini, detto vaiolo vaccino, puo’ darsi che, di trasmissione in trasmissione, bestia dopo bestia, esso torni alla sua origine etimologica vaiolosa, diffondendo il malanno, e il cerchio si chiuda. Tanto per far fede al detto che nell’origine di qualcosa vi e’ gia’ inscritta la fine (lo disse anche Eraclito, e molti altri, seppure in modi diversi)…

    Note tragicomiche sulla dissoluzione… anche quella asiatica:
    Il Tg emana la notizia che Biden ha viaggiato per l’Asia accompagnato dall’inseparabile “Beast”. The Beast e’ il nome dell’auto presidenziale che ha caricato sull’aereo per il suo Asia tour (in funzione della possibile guerra a Taiwan o III guerra mondiale). Come si fa a chiamare un’auto presidenziale cosi’? A questo non vi e’ risposta. E perche’ portarsi la bestia in aereo? Domando ingenuamente. Perche’ essa ha, tra i vari dispositivi segreti, un sistema anti-missile, casomai Kim…
    Basta, vi prego, non ce la faccio piu’. Ci mancava questo che giunge cavalcando la Bestia e ci porta i missili di Kim tanto attesi da decenni... ma non era una donna che giungeva seduta sulla bestia, portando gli abomini, o si applicano le quote azzurre?
    E’ un po’ come quella dei missili russi che, nome in codice Nato, si chiamano Satan 1, Satan 2, o quell’analista russo ebreo che scrive di Medio Oriente, dal cognomen Satanovsky. Neanche a farlo apposta, in altri tempi, si sarebbero trovati cosi’ tanti riferimenti biblici. Sara’ lo spirito dei tempi. Del resto il millennio e' iniziato con la rivisitazione, a New York l’11 settembre, dell’abbattimento delle colonne del tempio (vedremo cosa ne sara’ di Tito); da li’ un susseguirsi di eventi profetici o simulazioni.
    Ah! Apprendo ora, dal link nel commento sopra sulla tecnologia quale nemico dell’uomo (su cui ci sarebbe da dire), che Dugin dal 2018 insegna all’Università Fudan di Shanghai. Ma Dugin lo sa cosa sta accadendo a Shanghai e in tutta la Cina? O insegna tramite Dad e non vede? Dice “Scollegare la Russia dall’Occidente è qualcosa di fondamentale.” Certo, e dalla Cina invece? Se questi son gli Alfieri del multipolarismo…
    Cari saluti,
    Ise

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    1. Questo Dugin, come scrissi, non mi convince. Si tratta, in parole poverissime, di uno che predica bene (buono per le platee anticonformiste) e razzola laddove non si dovrebbe ... Sul vaccino delle scimmie non voglio dire niente: ogni parola esalata contribuirebbe al mucchio dell'insensatezza. Solo questo: loro di solito aprono l'armadio e tirano fuori ciò che gli serve. Prima era in ombra, ora è alla luce. Nulla di nuovo, ma il popolicchio è sensibile alla pubblicità ...
      L'automobile di Biden, invece, mi stuzzica, a partire dal nome per finire alla targa (800=002, o una cosa del genere). Magari è una formula esoterico-cabalistica? Ho provato varie combinazioni, ma finora nulla ho scoperto di sospetto ...

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    2. Riguardo la Bestia, se arriva dal mare ed e' l'ultimo modello, non serve sapere altro. L'ennesima citazione in stile carta dei cioccolatini.

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    3. Non ho avuto modo di approfondire, pero' mi risulta che La Bestia sia stata adottata in primis da Bush Jr, e ci sta a perfezione con le date, nel senso che Bush inizia il mandato nel 2001, il nuovo millennio e l'anno della simbolica distruzione del Tempio in mondo visione, insomma il millennio profetico che stiam ehm "vivendo".
      Ise

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  14. Grazie Alceste, ho letto questo post tra mezzanotte e l'una e l'ho salvato nel mio piccolo archivio, sperando di continuare a leggerla.

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  15. Post premonitore questo datato 20 maggio, nella parte sulla Scandinavia.
    Cade un altra colonna mitologica portante della cultura della sinistra post comunista: la socialdemocrazia scandinava! modello di capitalismo inclusivo, usbergo inespugnabile dei diritti umani, popolo e governi di coerenza cristallina, incorruttile spirito indomito, ah se fossimo nati lì...Mi/Ci hanno fracassato i cabasisi per anni e anni i maggiorenti del PCI ai tempi dell'eurocomunismo con queste puttanate. E' che avendo ripudiato il comunismo sovietico già dai tempi di Krushev, non gli restava che sognare la scandinavia come alternativa al capitalismo inclusivo familistico democristiano. Caduta anche la socialdemocrazia scandinava, il capino dei postcomunisti è sempre rimasto a guardare in alto verso il nord, modello ora non più di welfare ma di diritti cosmetici arcobalenati.
    Senza vergogna, facendosi umiliare dal sultano Erdogan, Svezia e Finlandia su ordine di Zio Sam, entreranno nella NATO. Han venduto a prezzo di saldo la pelle dei Kurdi e vaffanculo a diritti e coerenza,manco 1 minuto c'han pensato. Almeno noi italioti, c'abbiamo nel sangue l'essere voltagabbana. Proprio ora che sono al governo lì 2 donne, in quanto donne quindi infallibili progressiste, di cui una addirittura una millenians allevata da lesbiche.
    La peggiore decisione geopolitica mai presa. La Svezia dopo 200 anni di neutralità, che l'ha fatta benestante, diventa frontista NATO della Russia con i missili puntati su San Pietroburgo. Alle donne governanti progressiste non gli è venuto in mente che si son potuti permettere di avere un ricco welfare perchè non allineate post 45. Ma si sa, la storia non la studiano. Nè riescono a capire che nel Mar Baltico ha sede la Flotta nucleare strategica Russa, con le necessarie conseguenze. Sicchè nel prossimo futuro le terre scandinave saranno il target nucleare finale dell'Orso Russo.
    Ciao ciao vikinghi.

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    1. Tutti i territori MAI conquistati dall'Impero Romano sono detestabili ... parlo per me, ovvio. Che il PCI vedesse l'Eden politico solo nei territori MAI stati latini deve far pensare. Come deve far pensare che i territori latini fossero quasi tutti considerati da lorsignori fascisti ... retrogradi ... da civilizzare a suon di bombe e rivoluzioni.

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Siate gentili ...