13 settembre 2019

Bagatelle per un massacro

Fosco Maraini, La lotta contro il nulla
Roma, 13 settembre 2019

Il rigagnolo del Sessantotto, annientato del tutto il movimento socialista, rivela l’intima natura postcapitalista; evolvendo, quasi ovviamente, le proprie pulsioni occulte in un agghiacciante postumanesimo.
Di ciò non reco certo colpa a Mario Capanna o Daniel Cohn-Bendit. Sono trasmutazioni inarrestabili della Storia che interpreto, dal mio cantuccio, come inevitabili. Ritengo, infatti, inevitabile la decadenza dell’uomo occidentale. Egli, imbevuto di quell’ansia di dominazione concettuale forgiata dalla grecità, è matrice dell’uomo universale e, per ciò stesso, quale padrone delle menti e del linguaggio, occidentalizzerà, alla fine dei giorni, e al termine della notte della civiltà, ogni cultura: nella putredine di ogni collasso di senso. Apollo ci aveva avvertiti: nulla di troppo, conosci te stesso, meglio per te, uomo, non essere mai nato! E però la sapienza è pian piano scivolata via dalla considerazione del secolo: invano, oggi, gli antichi baluardi reclamano il limite: sbriciolati gli spalti, decimate le scolte, divelti i cardini delle porte: una vasta rovina, meravigliosa ad ammirarsi, per chi ancora sa, ma inefficace a contrastare persino i più timidi fantaccini del nulla.

Si rimpiangeranno i gulag, il sangue, i massacri, le pestilenze, le eresie, i roghi dei libri e degli uomini: tutto questo, infatti, è vita. 

Quando Ivan Karamazov dice: “Ma eccoti una scenetta che m’ha destato un interesse particolare. Immagina: un bambinello da latte fra le braccia della madre trepidante, e intorno i turchi che le sono entrati in casa. Costoro ne hanno pensata una fina: fanno vezzi al bambinello, gli ridono perché sia allegro, e ci riescono: il bambino comincia a ridere. In quell’istante, un turco gli punta una pistola a un palmo di distanza dal viso. Il bambino, tutto giulivo, scoppia nelle sue risatelle, tende i braccini per acchiappar la pistola, e a bruciapelo l’artista gli fa scattare il colpo dritto nel viso, e gli sfracella la testolina … Arte vera e propria, non è vero? A proposito, si dice che ai turchi piacciano assai i dolciumi”, forse Dostoevskij non ci arriva, poiché troppo immerso nell’illusione, ma tale atto raccapricciante trabocca di vita. Lo so, è folle, duro da accettare … occorre passare per le fiamme infernali prima di poter comprendere tutto questo … l’odio etnico come manifestazione di vita … un bimbo, simbolo della castità, della gioia e dell’innocenza, sacrificato per gioco … eppure …
Carnai orrendi son sempre esistiti. Dapprima dettati dalla diversità e da una considerazione della barbarie in grado di eccitare il fanatismo; ora da un’agghiacciante vacuità. I primi sono sintomi del saliscendi corrusco di vita e morte, e generatori di pietà, sadismo, abisso: li amo; i secondi prefigurano qualcosa di irriducibile a ciò che fummo: sterile manifestazione di una regressione, di una resa totale all’inorganico.

I Turchi infanticidi generarono odio; l’odio i soldati e nuove efferatezze; scontri, assalti, bestiali agguati; alcuni uomini stilarono racconti e storie, altri intinsero le penne nella  pietà o nel disdoro; gli inviati da Dio purificarono e maledirono i campi; sorsero memorie: la vita si prolungò entro le vene di chi seppe, a spingere il furore, a reclamare la pace, una pace vera. Questa, in sintesi, la dialettica che ci ha permesso di vivere, nell’illusione.
Il candidato consideri tali domande fatali e abbozzi qualche risposta in calce: perché i latori di odio etnico, Jugoslavia Africa Sudamerica, furono spianati dagli aerei, impassibili e anempatici, della NATO? La correttezza PolCor viaggia sempre in un senso? A ventimila piedi? È maggiormente psicopatico Radovan Karadzic, criminale contro l’umanità e ripulitore etnico, o un pilota di F35? Tamerlano o un masturbatore di joystick satellitare che vede sparire le vittime di un silente bombardamento in un pulviscolo da videogioco? Perché l'odio etnico non piace ai corretti signori del mondo?

Criminali, pazzi, massacratori sono sempre esistiti; nel giardino del bene e del male, su quattro componenti d’umanità, uno nutriva già un odio inestinguibile per il fratello. L’odio nasce con l’uomo poiché ne è parte fondamentale. L’amore, la pietà, la ferocia innervarono, sempre più, dalle incerte impalcature postprotozoiche alle fragili organizzazioni dell’ominide, questa bestia capace di emendarsi dal fango sino al pensiero grazie a brucianti e contrastanti corrosioni. Dal paleoncefalo alle postreme propaggini dell’autocoscienza l’uomo si costituisce quale impasto e giustapposizione di istinto, odio e raziocinio, una viva e ribollente mescolanza pian pian mascherata sotto le fattezze della sconcertante oggettività simbolica di miti e tradizioni; di aneliti di morte o di celesti apparizioni lungo la venerabile quiete degli ambulacri d’ogni tempo.

Uno stillicidio di millenni ha formato tali iridiscenti concrezioni, maestose e, spesso, apparentemente incomprensibili; ogni goccia ne è essenziale e tutto si deve accettare, tutto, sin alla feccia. Chi può negare solo una stilla d’essa? Eppure oggi si nega, si nega il passato, sin alla radice: occorre fare tabula rasa, ripartire da una idea folle quanto falsa, quello dell’uomo buono, a qualunque costo; a costo della sua estinzione, certo, poiché l’uomo del Novus Ordo non è più tale: è altra cosa, più semplice persino di un parassita che, almeno, vanta una bocca; non sente, non vede: egli sussiste, per osmosi, in ossequio a una pselafobia massima che lo rende idiota: ogni minimo atto umano, vero, cruento o emotivamente coinvolgente, lo getta in un’angoscia insopprimibile.

L’ecologismo, il pacifismo, i cambiamenti climatici, l’antirazzismo, l’irenismo, il quietismo son tutti mezzi onde perseguire questo protozoo del futuro, sicuramente inoffensivo, assolutamente inumano. Per tale motivo guardo con benevolenza quei padri ancora severi coi figli; per tale motivo mi disonoro a desiderare il Turco di Dostoevskij.

La Morte e la Vita, il Bene e il Male, i miracoli impossibili eppure reali dell’altruismo, l’eroe, il santo, la passione nazionalista, il sacrificio di sé, gli occhi rivolti a un cielo vastissimo che protegge e atterrisce: tutto questo forma la tavolozza terribile, aspra, lutulenta di ciò che possiamo definire Uomo. Credenti o meno, se si possiedono le armi della sapienza e si conoscono i retroscena metafisici di quella gigantesca messa in scena chiamata storia, si riesce a intuire, con un moto di furore e commozione, come ogni cosa in questo mondo, se rileva con lo scarto proprio alle passioni e all’illusione creatrice, sia epifania della bellezza.

Se fossimo, per un breve attimo, degli dei, comprenderemmo immediatamente. Tutto è Dio; ogni attimo o gesto, persino il più vile o crudele o abietto, trasuda bellezza se dettato dal cuore che trabocca di senso: è Dio.

Attila che rade al suolo Aquileia, generando Venezia, Hans Memling che dipinge un vaso di Cafagliolo con gigli e iris, i corpi martoriati di Rufina e Seconda, i tradimenti di Hagen o Gano di Maganza, la guardia variaga a protezione dell’imperatore di Bisanzio, il Terribile che aizza il popolo contro i Boiardi, i quaderni di Pascal vergati minuziosamente a ricercare la teoria delle coniche, le febbri quartane, le malattie, le epidemie micidiali, i gesti liberali del Saladino, tutto questo è Vita.

Inevitabile, tuttavia, che la Vita si allenti parallelamente alla strage delle illusioni. I gesti si fanno più grossolani, isolati come sono dalla grande matrice universale, gli atti oziosi, autoreferenziali, la parola perde il proprio splendore per farsi comunicazione e, persino, grugnito fatico. Si ha in uggia qualunque cosa sia sacrificio o azione diversa dal godimento immediato. L’attacco recato in questo ultimo mezzo secolo ai fondamenti del senso e della bellezza è stato senza precedenti. Siamo alle porte di un mutamento epocale, l’ultimo consentito, poiché il patrimonio spirituale è oramai spento.

Il Sessantotto fu presagito molte volte; esplose improvviso; fu, forse, programmato, ma, a distanza di decenni, appare quale tumore sociale e immorale inevitabile. Esso allignò a liquidare definitivamente i resti dell’Occidente, ma insorse solo perché un impoverimento spirituale aveva preceduto tale farsa catastrofica. Catastrofica: da fine dei tempi. Rileggo spesso giornalucoli e brogliacci di allora. Mi hanno sempre irritato: da ex socialista e comunista li ritenevo spregevoli, disordinati, stupidamente provocatori, velleitari, inutili. I cascami dello psicologismo, dell’avanguardia e della goliardia, sotto le spoglie dell’egalitarismo straccione, lacerti di filosofia spicciola orecchiati ed equivocati, costituirono i mezzi per attaccare ciò che fu sempre nobile, eminente, giusto. Si agiva in nome del popolo per debellare il popolo. Ecco perché oggi gli eredi di quella stagione se ne stanno con chiunque garantisca la liquidazione della comunità. Sono esseri di una povertà e meschinità impressionanti. Ma non vorrei che il discorso fosse riservato alla sola Italia: Blair, Bush, Trump e tutto il ciarpame europeista è tale. Li si vede discorrere, parlare dei massimi sistemi: l’impressione è quella della fungibilità. Al loro posto potrebbero esserci dei pupazzi, tanto appare deprivata la loro anima, senza scarti, impennate: una medietà senza doppi fondi, alti, bassi, che diviene metafora di una asocialità psicopatica simile alla linea dell’elettroencefalogramma d’un comabondo. Se l’Europeo è oramai la scimmia di ciò che l’ha preceduto, in tutto identico all’ultimo uomo nicciano, qui, a indagare l’élite ci si trova smarriti come di fronte a una barbarie nuovissima e definitiva. Lagarde e Moscovici sono i veri super-uomini, altro che fatale bestia bionda: la piccineria dell’egalitarismo, dei diritti umani, l’abbassamento dell’arte a parodia, la liberalizzazione della perversione, la pace a ogni costo, a costo della vita, la legalizzazione dell’istupidimento, del nepente sommo - droga, sesso, olotelevisione - e l’inversione quale pretesto per livellare, ancora, sino a radere a livello zero ogni aspirazione: madamina, questo il catalogo del nichilismo.

Mi si chiede, a volte, cosa si può fare per invertire il processo. La risposta è una: è impossibile. Impossibile riandare dall’alta entropia alla bassa entropia: i codici e le Pandette, la morale, qualunque morale, le sottile ragnature della spiritualità, le regole, qualunque regola, dalle confraternite di artigiani alle spietate deambulazioni militari, tutto questo è bassa entropia, resistenza, sforzo prometeico per ricacciare il nulla oltre la chiarità terribile che consente la vita. Ma ogni cosa è in fiamme o già profanata.

Eppure il nulla è definitivamente penetrato fra le nostre fragili mura, le belle mura edificate con disperazione e felicità dall’umanità tutta. Vasti spalti ha consumato la vorace follia. Il vampiro è entrato, ha campo libero; esangui, questi supplizianti del nulla reificano tutto ciò che di vivo toccano. Sono innocenti? Hanno volontà luciferina o sono anch’essi vittime di un decorso inevitabile? 

La Lagarde e Moscovici vogliono questo o sono i tempi, ormai maturi per il declino e l’estinzione di ciò che abbiamo conosciuto come uomo, a generare la Lagarde e Moscovici o il cumulo di pongo di Jeff Koons? 

Chi profetizza la guerra (mondiale, atomica, totale) dovrebbe ben discernere: non vedete che la guerra è recata solo ed esclusivamente contro chi resiste?

L’Enduring Freedom di Bush, l’antiislamismo neocon cos’è se non la mascheratura di tale attitudine? I massacri in Iraq e Afghanistan celano l’ansia di spianare ciò che è ancora vivo, umano. Il ribrezzo per l’umano accomuna destra e sinistra internazionali, Marina Abramovich, Hollywood, la FAO, l’UNICEF, il Dalai Lama.

Occorre dire sì al terribile della storia, certo, e in nome di sé stessi. Affermare d’essere Italiani, a esempio, distingue, definisce, separa: le culture, irriducibili, entrano in frizione: allora possono permettersi la guerra. Occorre trasformare il cuore e amare l’odio, la differenza, la gerarchia; solo la divisione, la sfida, l’abissale diversità crea la reciproca ricchezza spirituale.

Il candidato mediti tale passo: “Non crediate che sia venuto a recare la pace bensì una spada et cetera et cetera”. Dividere, differenziare; rendere peculiare, distinto, eminente; avere forma, persona; questo è umano. L’umanità questo rimpiange, inconsciamente: si moltiplicano i documentari sulle tribù, sulle amazzoni mongole, sulle tradizioni armene: colori accesi, sguardi fieri, amore; un dardo di fuoco trafigge il cuore dell’individuo di massa: una nostalgia implacabile, per qualcosa che prima gli apparteneva pienamente, lo strugge interiormente. Eppure non riesce a dare forma a tale Stimmung. Piange, magari, senza sapere perché. Le parole mancano, gli sono state sottratte, nel tempo, durante le lunghe notti del tradimento; vorrebbe parlare, ma ne è incapace, un’intuizione è sulla punta della sua lingua pronta a forgiare un grido di libertà e però mille fantasticherie mediocri gli affollano subito la mente, la volontà ripiega, il vociare, vilissimo, reclama la propria signoria, il grigiore ghermisce di nuovo quell’anima essiccata, sterile.

Affermare d’essere Italiani. Basta raccogliere una pietra nella Tuscia e tenerla nelle mani: da essa si irradia, inevitabile, una serie di rimandi che ci dicono cosa siamo stati. Un grande popolo. Decisivo. In quella pietra sono ricompresi i Saraceni, i Mori, per noi nemici e fratelli, a un tempo stesso. Comprendere questa vertigine ci fa diversi e superiori.

La proprietà è di nuovo un furto. Incredibile dictu. Coloro che si cibavano di queste fole, ritenute tali, nell’intimo, anche dai comunisti più avvertiti che, se non altro, avevano occhi e menti per intuire il mea culpa sovietico - questi figuri sono oggi al servizio di uno spossessamento immane della proprietà. Qui occorre agire col bisturi.  1968 o 2019: in entrambi i casi si tratta di rivoluzione, non c’è che dire. La prima rivoluzione si basava sul risentimento delle masse (allora tali categorie fantasmatiche vantavano un minimo di realtà), più o meno proletarie, più o meno organizzate; la seconda rivoluzione contro la proprietà nasce dall’acqua fresca dei diritti, instillati in ottant’anni di pace e crescente benessere. Tutto, oggi, è dimenticato: fame, guerra, povertà. Un ventenne medio crede che il mondo fu sempre così e, senza neanche rodersi troppo, crede che sarà sempre così. Egli fluttua nel liquido amniotico dell’indifferenza; il presente lo soddisfa pienamente poiché non ha i mezzi intellettuali per istituire raffronti; se lo delude, il presente, egli non lo incolpa: non ha i necessari concetti e le giuste letture. Scarica la delusione in nevrosi o, al più, ascrive la colpa sopra la groppa d'uno dei tanti caproni espiatori che gli indicano dagli olotelevisori. Non ha proprio la stoffa del filosofo, né lo sorprendiamo mai col dubbio: vive, come può vivere una tenia che si nutre per osmosi (neanche ha una bocca, la pigrona). Per questo assimila ogni fanfaluca, dai cambiamenti climatici al femminicidio, dal contante maledetto alle tasse che fanno bene all’economia. Pronto a sacrificare tutto in nome dell’ideologia di Greta e Lady Gaga; il mattone degli avi o delle madri e dei padri, faticosamente tirato su in tempi di Bengodi selvaggia e scorretta (quando i negri erano negri e i froci froci: né l’uno né l’altro avevano, peraltro, molto a lamentarsi), lo calcinerà nella fornace PolCor di un fraudolento uno vale uno. In affitto, col lavoricchio a 7 talleri il mese o, meglio, locupletato di un correttissimo reddito di sudditanza; lo droghe saranno libere, il sesso non tirerà più di tanto, il centravanti preferito, rinvigorito dai nuovi doping genetici, segnerà tre o quattro gol a partita. Le poltrone verranno spedite dallo Stato Universale a chi ne farà richiesta: cinque tinte pastello disponibili.

Maledetta proprietà privata! Serve una nuova legge sulla trasmissibilità dei patrimoni familiari! Subito! Il debito pubblico! Facciamo un 20% secco e non se ne parli più! Valore immobiliare di mamma e papà? 500.000? Li hai centomila subito? No? La Monarchia ti viene incontro! Ti compra l’immobile, screma la sua parte (150.000 incluse commissioni private e imposte di varia natura) e bonifica la tua parte di bottino! In quattro e quattr’otto! Anzi, visti i tempi, in quattro e quattro cinque! 350.000 belli freschi da spargere sul godereccio mercato internazionale! Soldi digitali da usare subito, per acquistare vibratori su Amazon o l’ultima spada di Guerre stellari ($340, con la firma del nuovo Luke Skywalker) su Ebay! Hai voglia a pagare l’affitto con 350.000 talleri in tasca! Certo, dovrai spostarti da Corso Francia al Labaro, poco distante dal cimitero cittadino, ma lì c’è una vista! Figli! I figli sono una gioia, ma servono? Pensiamo di no! Inquinano, i mocciosi, e costano! Una bella unione civile in trenta metri quadri vale pur la felicità!

Ma questo è solo il lato appariscente della nuova guerra ai patrimoni privati. I soldi non spiegano tutto. Forse non spiegano nulla. I soldi, i soldi, ma dove sono questi soldi? Dove si nascondono? In qualche processore, forse, perché ne vedo sempre meno. Vanno, vengono, si moltiplicano, spariscono, riappaiono. Quantitative easing, cornucopie improvvise, micidiali carestie, contrazioni, espansioni, espirazioni monetarie, inspirazioni monetarie. Un mondo dove ogni cosa sembra gratis e pronta a essere staccata dall’albero del bene e del male … cosa c’è sotto, in realtà? Ci siamo noi, come sudditi. La proprietà, infatti, è pericolosa. Essa ci definisce. Definisce una personalità: e questo non può permettersi in un mondo che è lanciato verso l’impersonale, sin verso le soglie dell’anonimato di serie, oltreumano.

Il superuomo del futuro è un grumo di atomi senza alto né basso. Possedere qualcosa (non già essere ricchi) equivale a possedere un’anima e questo non è possibile. L’anima definisce, come detto, restringe la curva di Gauss, alimenta gli estremi. No, signori, qui dobbiamo coltivare l’individuo di massa!

Discorso del Monarca: “Le masse, signori, sono superate. Pericolose. Le masse oceaniche le raggruma un pensiero, un’ideologia; qui, invece, si anela l’ometto seriale che trae l’unica linfa da una incultura di massa. Siamo noi, gli aristocratici, a dettare le movenze alla massa. L’individuo si ciba di queste fantastiche assurdità. Egli vive e agisce, perciò, come massa, ma isolato al suo interno. Somma di monadi. Creare un solipsismo totalizzante all’interno di una massa di miliardi! Ogni nexus col suo visore (l’uno vale l’altro, dozzinali come sono) che gode delle identiche grossolanità (una vale l’altra), ma in estasi brutale e solitaria! Che conquista magnifica! Signori, il cerchio si chiude! Ed è pure quadrato!”.

Anche il linguaggio, la riduzione del linguaggio a duecento parolette, serve a creare l’individuo di massa. Egli è il castrato per eccellenza. Non smuoverà nulla, gli piacerà tutto. Non ha i mezzi per essere scontento. Ignora le parole e, quindi, i concetti. La propria filosofia gliela concedono in leasing nelle maggiori università monarchiche.

Karl van Moor ne I masnadieri di Schiller coglie, già nel 1781, la piccineria dell’uomo nuovo europeo: “Quando leggo nel mio Plutarco le storie dei grandi uomini, questo secolo di imbrattacarte mi ripugna … L’ardente scintilla di Prometeo si è spenta, in cambio oggi si usa … fuoco da teatro che non potrebbe accendere una pipa … Qui tutti si arrampicano come topi sulla clava di Ercole e si spremono il cervello per capire cosa avesse nei testicoli. Un abate francese ci insegna che Alessandro era un vigliacco; un professore tisico, che a ogni parola mette una boccetta di ammoniaca sotto al naso, tiene un seminario sulla forza. Uomini che svengono dopo aver fatto un figlio trovano da ridire sulla tattica di Annibale … Sputo, sputo su questo fiacco secolo di castrati … la forza dei suoi lombi si è esaurita … svengono se vedono sanguinare un’oca e applaudono se il loro rivale esce rovinato dalla Borsa … La legge ha ridotto a passo di lumaca ciò che poteva divenire volo d’aquila ...”.

Il quantitative easing è il treno di Lenin finanziato dalla Banca Imperiale Germanica. Viviamo tempi rivoluzionari. La rivoluzione ultima possibile. In fondo siamo fortunati, come storici: avremmo potuto vivere nel 650 o nel 3000 a.C. Siamo, invece, in piena trasformazione, da uomini a fuchi di massa: uno spettacolo formidabile.

La rivoluzione della BCE, delle banche, delle multinazionali, dall’alto contro il basso. E funziona! “Non basta la miseria a sollevare il popolo, le estorsioni dei tiranni, o le grandi catastrofi militari, il popolo non si solleva mai, sopporta tutto, anche la fame, mai una rivolta spontanea, bisogna sollevarlo, e con che cosa? Con la grana”. O l’illusione della grana, aggiungo, ben più potente. Magari corredata da una poltrona. Sprofondarsi nella poltrona, marcire nella poltrona, con l’olotelevisore a 360 gradi nel cubicolo di trenta metri quadri: quale opulenza, che sazietà d’infinito.

Alle 15, mentre mangio un panino sulla panchina d’un parco pubblico, lercio e quasi dismesso, ascolto involontariamente i discorsi d’un paio di ventenni, o su di lì: “Il lavoro è da sfigati … o da schiavi … e chi lo vuole il lavoro? Sai quanto ha guadagnato il vincitore di un torneo di videogiochi: 38000 euro! In una settimana ha preso più di mio padre in un anno! Ma chi lo vuole il lavoro … e poi: quale lavoro? Prese in giro a 500 euro … consegno volantini, faccio il commesso da google, il barista a tempo perso… che c … devo fare? Sono matti ...”. In effetti il lavoro non rende. Sempre più spesso si lavora solo per dire al vicino di casa: io lavoro. Rispettami, quindi: sono imbevuto della dignità del lavoro. Superstizioni di cui ci stiamo liberando.

I massacri dei bambini. La carne fresca. Carne per il sesso, la perversione, carne che eccita altra carne, ormai sfinita dalla libertà infinita. Ma, ragionerà qualcuno, i massacri dei bambini in Africa? Gli Utu e i Tutsi? Questi nomi esotici persi nelle nebbie di qualche telegiornale fa? Son di ben altra natura, ribatto. Gli Africani sono i Turchi di Dostoevskij. Ancora per poco. La loro ferocia è dettata da barlumi di crudeltà, perfettamente umana. La nostra no, solo dal vuoto. Per tale motivo essi ci sono superiori: ci invadono, con insolenza e sfrontatezza: noi li stiamo a guardare, come a gente antica, impotenti: siamo finiti.

Aveva ragione quel Tale: non si ammazza abbastanza.

32 commenti :

  1. Complimenti per il titolo: un omaggio a Celine. Ho letto quel suo libro. Introvabile oggi. Celine aveva capito tutto. Lo ostracizzarono perchè aveva detto la verità. La verità è sempre fascista e razzista per i polcor. Quando scriveva Celine i giudei erano già padroni di quasi tutto il pianeta, ma ancora non tutti gli animi erano stati corrotti. Adesso che scrive Alceste l'opera è definitivamente compiuta. Hanno comprato tutto, anche il cuore e il sangue degli uomini. È stata fatta la loro volontà. Adesso sono tranquilli. La babele di merda è stata realizzata. Siamo andati oltre anche il mondo al contrario. In fondo due più due fa cinque ci andava quasi vicino. Con gli unti dal signore si è superato il confine dell'assurdo ben oltre le porte dell'inferno. Siamo soli senza via di scampo. Siamo circondati da servi sciocchi e corrotti traditori della patria per trenta denari. Abbiamo l'acqua nelle vene ormai. Siamo come Charlton Heston alla fine del film "i sopravvissuti" quando scopre che il soylent green è fatto di carne umana. Lui prova a dirlo, ma nessuno capisce più niente. Ormai è troppo tardi: è finita.

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  2. Ahhhh vedo che le ferie le han fatto bene Alceste , finalmente ha messo giudizio Alceste ha fatto cadere il velo Di Maya che le opprimeva LA vista meglio tardi che mai , CE n'e' voluto ! Ora che ha riscoperto Celine cosa facciamo dove ci troviamo ,non mi dica in piazza San sepolcro ormai desueto piuttosto a Erfurt ! non ci posso credere il redivivo Alceste e tutti che LA credevano gia' salma

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  3. Gentile Alceste, forse come dice lei tutto questo era inevitabile, faceva semplicemente parte di una parabola, della quale noi assistiamo alla fase discendente.
    Certo, aggiungo io, ci abbiamo messo del nostro, con la sua misera imperfezione l'uomo appena avuta l'occasione ha mandato tutto a ramengo.
    Se pensiamo ai classici, agli antiqui huomini, alla capacità che essi avevano di trovare la strada giusta anche nelle stagioni più buie, viene spontaneo porsi qualche dubbio e dirsi che se eravamo sospesi sopra l'abisso qualcuno ha dato volentieri uno scossone alla corda.
    In giro vedo gente persa, disorientata, covante rabbia, rancore, frustrazione e noia.
    Questa estate due signore di 55 e 58 anni rispettivamente divorziata la prima e sposata da 30 anni la seconda, entrambe con figli grandi, hanno scoperto di essere lesbiche o meglio, non lo hanno ancora capito del tutto ma più probabilmente sono "fluide".
    I miracoli del benessere, quando puoi permetterti una casa da 500mila euro e un SUV da 120mila ti avanza tempo per pensare ai tuoi gusti sessuali.
    Gli avi non avevano questo tempo, obbedivano alla natura e ad un ordine di giustezza millenario che indicava la via.
    Ci sono tanti modi per far finire una civiltà, noi abbiamo scelto il peggiore e questa a mio avviso é la colpa più grave, ed è quello che personalmente imputo a "noi" contemporanei, la "diserzione morale" svenduta sull' altare della comodità e del così detto progresso

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    1. Caro Marco,

      condivido le tue parole.
      L'unica nota diversa: credo che gli avi avessero invece molto piu' tempo. Solo, non avevano il cervello cosi' lindo e lavato da sprecarlo in simili dubbi esistenziali.

      Lasciami anche sorridere alla tua descrizione delle due fantastic babies ultracinquantenni! E' fantastico leggere qui ed avere tutti i necessari aggiornamenti su come girano le cose in Italia! Sono pronta al prossimo ritorno, mi portero' il repellente per ultracinquantenni fameliche e insoddisfatte, anche se temo non faccia loro alcun effetto, sono come gli insetti che mutano geneticamente e si adattano a qualsiasi veleno gli somministri. Dopo gli uomini che lasciano moglie e figli perche' innamorati di un altro uomo, finalmente potro' assistere a donne in crisi d'identita' sessuale post matrimonio e figli, cose da far invidia a Freud!

      Un caro saluto,
      Ise

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    2. Gentile Ise,
      i tempi cambiano ad un ritmo vertiginoso, fino a qualche anno fa le "babies ultracinquantenni" puntavano (peraltro ricambiate dal sottoscritto) i maschi desiderosi di tenere alto e desto l'ormone latino, oggi nell'upside down che stiamo vivendo e subendo, si stagliano queste nuove figure che scoprono quanto sia trandy l'esperienza saffica; soprattutto quando questa va a sovrapporsi al fallimento del progetto umano e famigliare di una società totalmente in decomposizione.
      Il dramma, a mio personale avviso, è che questo sulfureo spirito dei tempi sta infestando anche e soprattutto i giovani...il sistema vuole "omosessualizzare" una società che conta statisticamente solamente il 3% di gay, peraltro riuscendoci, neanche a dirlo, con successo.
      Nella mia piccola esperienza ho già riscontrato diversi allievi e allieve (adolescenti e giovani) manifestare, senza sapere in realtà di cosa stessero parlando, interessamento a persone del loro stesso sesso.
      Uno degli strumenti usati dal potere è di rendere appetibili, seducenti e desiderabili certi cliché anche laddove questi siano contro natura.
      Un caro saluto

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    3. Caro Marco,

      Se puo' essere di consolazione, ma non credo, quando feci l'universita' negli anni '90, in una facolta' che si diceva fosse prevalentemente femminile (ed era vero), dei pochi ragazzi che la frequentavano, non esagero se dico che il 90% di loro era gay. Tra le ragazze, invece, serpeggiava l'essere alternative radical chic e quindi anche l'esperienza saffica, insieme a quella non saffica. Ma questo tra le ragazze era un trend trasversale a molte facolta'.
      Come vedi l'infestazione tra i giovani ha iniziato a insinuarsi da tempo, come esperienza chic da star alternativa... lentamente, come tutti gli obiettivi del Programma.
      Per quanto riguarda la omosessualita' di seconda o terza eta' invece, mi giunge abbastanza nuova (tra donne), la sua diffusione non escludo derivi anche dalla overdose di sesso che viene propinata agli italiani dai media e dai comportamenti generali, guarda non caso causa di impotenze e insoddisfazioni ancor piu' irreversibili...poi si sa che verso i 50 gli ormoni fanno faville, soprattutto se non si sa piu' dove indirizzarli.
      Tutto cio' a mio avviso e' molto triste.

      Cari saluti,
      Ise

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  4. Non ho parole. Posso solo assorbire quale spugna silente le Nuove Bagatelle.
    Anche la parentesi economica pare non far una piega!
    Pagherei per conoscerti di persona ma capisco che di tale onore non siamo degni.
    L'entropia ci mangia anche questa ultima speranza…

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  5. Gentile Alceste,
    le rinnovo i complimenti per lo splendido articolo che, aldilà dei notevoli contenuti, mi rinnova sempre la ricerca nel vocabolario Treccani di termini bellissimi, a me ignoti,(lutulento, pselafobia) ma che poi non riesco mai a ricordare (a fare entrare nel mio dizionario cerebrale).
    Ho svolto un test su qualche diciottenne con cui ho avuto a che fare (mio malgrado), banale, una domando "lo sai cos'è l'Arno?" 1)"no" 2)"un fiume?" .
    Concordo pienamente nel suo utilizzo metaforico della fisica per descrivere fenomeni sociali (l'entropia).
    Anche K. Lorenz (ne: l'altra faccia dello specchio)ne utilizzò una metafora piuttosto complessa, ma eccezionale, che la risultante della somma di due distinti circuiti elettrici era un circuito con proprietà superiori alle funzioni dei due circuiti presi singolarmente, metafora per spiegare la sua teoria della "folgorazione".
    Insomma per K. Lorenz è corretto fare metafore con la fisica e la vita.
    cordialmente
    un fedele lettore

    ps
    definizione taglia incolla:

    La morte termica.
    La situazione finale ad alta entropia è anche detta "morte termica" perché il sistema si trova in uno stato perenne di quiete, equilibrio e pace. Non c'è più alcuna energia o spinta al cambiamento.
    L'equilibrio è perfetto ma il sistema é morto.

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  6. Ho provato a scrivere qualcosa più volte ieri.
    Questa volta sei andato giù durissimo. Hai infranto un limite invalicabile. Il discorso che fai è chiaro e coerente col tuo pensiero generale.
    Ogni volta, permettimi di dirlo, i tuoi scritti scendono un gradino nell'abisso del nichilismo.
    L'altro giorno, mentre lavoravo a una cosa, sono arrivato a pensare che senza fede l'uomo è spacciato. In realtà qualcosa di simile aleggia sempre nei tuoi scritti, ma vi aleggia nella forma della "dolce illusione" e quindi, a conti fatti, per chi di questa illusione vede, o crede di vedere, i contorni mendaci non c'è nessuna speranza.
    Il deserto che hai creato, inutile girarci intorno, è legato all'episodio del bambino e del turco. Cazzo, mi ha fatto malissimo; per chi ha un bimbo piccolo, come il sottoscritto, è un'immagine insostenibile; ricondurlo a qualcosa di vitalistico poi può esser vero solo se accettiamo la vita umana come una dannazione. Può esser vero, ma abbiamo il dovere di non accettarlo e, al limite, negare la realtà e le sue odiose evidenze.
    Il turco che preme il grilletto e il bambino che sorride alla pistola non è odio etnico se ci pensi, ma la perversione che sempre scaturisce quando l'uomo si sente libero di agire al di fuori dell'ordinamento costituito. Questo sono le razzie, le marocchinate ecc. Mi rendo conto che non ti sto contraddicendo, sto piuttosto mettendo insieme dei pensieri.

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  7. Caro Alceste,
    non posso che condividere l'amarezza che traspare dai tuoi scritti di fronte ad un mondo irrimediabilmente destinato alla rovina. è, però, necessario accettare questo stato di fatto come fisiologico; come a tutti è evidente, di etruschi in giro non se ne vedono da parecchi secoli, della loro lingua si ignora pressoché tutto così come di tantissimi aspetti della loro cultura. Secondo alcuni studiosi, questa civiltà non si oppose più di tanto all'astro nascente che poterono osservare ormai giunti al tramonto perché consapevoli di una inesorabile verità: le civiltà sono come organismi che nascono, crescono, invecchiano e muoiono. nascono quando si accende la fiamma del loro genio, spesso è qualcuno ben individuabile ad accendere tale fiamma, un re, un eroe, un riformatore politico o religioso ma, a volte, il tutto prende vita e di sviluppa attorno ad un mito di fondazione. Quando questa fiamma si spegne la civiltà implode o viene sopraffatta da un'altra più giovane e forte. La lingua viene dimenticata, la religione e la mitologia vengono soppiantate da un nuovo credo e nuovi miti, cambiano i costumi, l'etica, la morale. Parlare etrusco significava essere etrusco, parlare in latino significava diventare romani... non è una questione di mera convenzione, la lingua contiene significanti e significati così come i simboli civili e religiosi. Zeus non è Tinia e Jesus non è Zeus e non sono neppure figure insterscambiabili.
    Per noi "occidentali" (qualsiasi cosa significhi questo termine) sta avvenendo lo stesso processo, abbiamo perso la memoria dei nostri miti di fondazione, qualsiasi essi siano, e ci stiamo avviando, vecchi, stanchi ed apatici verso una fine sempre più desiderata. "sì che la tema si volve in disio" si potrebbe dire citando il Sommo. i più, consciamente o inconsciamente, non temono la catastrofe finale, la desiderano; da qui il successo del filone catastrofista e apocalittico nell'intrattenimento. già, non spreco il termine "arte" o "letteratura" perché sono categorie che non ci appartengono più, oggi abbiamo "l'intrattenimento" ossia, passami il termine aulico, "cazzeggio" elevato a dignità artistica.
    La nostra tragedia consiste nel vivere, microcosmi coscienti e senzienti, all'interno di un macrocosmo in avanzato stato di decomposizione. Vediamo i tessuti disfarsi e cadere, assistiamo ad un proliferare di creature alloctone che vengono a cibarsi dell'organismo che credevamo in simbiosi con noi, speriamo in qualche reazione da parte dell'entità che ci ha ospitati sin d'ora e che a stento abbiamo distinto da noi stessi senza nulla ottenere, a parte moti involontari e fetidi miasmi.
    Mi si perdoni la scivolata sull'orrido ma non ho trovato parallelismi più appropriati.
    cordialmente
    Platypus

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  8. Anzitutto voglio chiedere perdono per la mia assenza. Non riesco, per cause che non conosco e di cui m'importa poco, a rispondere tramite cellulare o Ipad. Questo mi limita fortemente.
    Oltre a ringraziarvi per gli apprezzamenti, voglio carezzare la testa di Unkonwn. Capisco, fa male. Molti di noi hanno figli e affetti, ma l'amante della verità non si ferma. Supponiamo, per mera ipotesi, che un tale avesse fato saltare il cervello a mia figlia, nel 1733. Avrebbe innescato la vendetta e l'odio non solo personali, ma di tutta la comunità d'appartenenza. L'atto avrebbe generato riprovazione, poesie, indignazione collettiva, tentativi di opporsi da parte della comunità dell'omicida. La vendetta avrebbe avuto soddisfazione, i sentimenti e le emozioni una impennata fatale, la vita un aumento. La vita non può giudicarsi con nessun metro.

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  9. Ovviamente la mia richiesta non ha nessuna forza e valore ma, per favore, non commentate pezzi come questo! non c'è niente da aggiungere ma bisogna solo , come davanti a un quadro, rimanere silenziosi in contemplazione...

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  10. Carissimo Alceste
    Torno a leggerti dopo lunga assenza causata da un peggioramento Delle mie "contratture" (vorrei poterti dire piu' bello e superbo che pria come Petrolini, ma purtroppo cosi' non e').
    Sei sempre magistrale!
    Hermannus Contractus

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    1. Caro "zio" Hermannus C.,
      Bentornato!
      Un abbraccio,
      Ise

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  11. Caro Alceste,

    ormai i commenti ai tuoi scritti sono superflui, sei la voce dell'inconscio collettivo italico disteso sul lettino (di Freud? Oddio speriamo di no) o sul divano, che dir si voglia, e grazie come sempre per condividere il tutto.

    La hybris sara' punita dagli dei, e' stata indotta, attraverso seduzioni varie, nostra e' la colpa di avervi ceduto. Avanti il prossimo: ormai c'e' la fila dei popoli che soccomberanno alla dimenticanza di se stessi attraverso la perversa tracotanza del vuoto.
    Ti lascio anche l'illusione che la vita si forgi attraverso illusioni, a ognuno la sua! Io mi tengo la mia...ogni cosa e' epifania di bellezza e tutto e' Dio, avremo mica la stessa illusione?!
    Non credo che la Vita si allenti a causa della strage delle illusioni. Credo che un buon lavaggio del cervello, ben calibrato e duraturo nel tempo puo' dare gli stessi risultati, l'illusione del nulla o meglio, del tutto che vale nulla e' la piu' beffarda ed autodistruttiva. Valeva ben la pena implementarla con tutti i mezzi.

    Certamente non mi aspetto alcuna pieta' da un nemico o un invasore, che sia turco, africano o extraterrestre, quando mai. Come dissi, la categoria che ritengo piu' miserabile e' quella dei traditori della fiducia altrui; quelli che massacrano i loro simili dopo averli, si, illusi. I primi perseguono la loro sopravvivenza con crudelta' a prezzo della vita altrui se necessario; i secondi rinunciano alla loro sopravvivenza in quanto esseri umani, si trasformano in altro senza piu' anima e quindi al di fuori del loro controllo.

    Ogni cosa e' gia' profanata tranne i nostri cuori (beh si, di alcuni), e quel confine e' invalicabile senza l'assenso del legittimo proprietario. Pare poco, ma forse e' tutto quanto basta.
    Sul fatto che l'umanita' rimpianga inconsciamente le differenze ecc. non e' un fenomeno solo di questi tempi. Il buon selvaggio e' stato caricato del carisma e delle carateristiche estinte nel civiizzato da tempo immemorabile...E chi davvero si sentiva amputato di tali caratteristiche e le riteneva essenziali non ha esitato a cercare di riprendersele, fregandosene dei dettami della nuova, civile, coscienza di massa.

    Un caro saluto,
    Ise

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  12. Qualche giorno fa parlavo con uno svedese, un seaman di alto rango, di 30 anni...no, non un capitano, non si chiama Rackete, non e' donna. Questa la conversazione nel tragitto in auto tra due sconosciuti:

    Io: Che impressione ha di questo paese?
    Lui: E' pulito e sicuro, mi ricorda la Svezia di 20 anni fa, quando nessuno chiudeva la porta a chiave. 
    Io: Capisco...
    Lui: Sei europea?
    Io: Si, italiana.
    Lui: Certo che anche voi ora, con quei socialisti che avete votato. 
    Io: Non so se sono socialisti, satanisti sicuro,  e...non li abbiamo votati, si sono auto-votati, a che serve ormai disturbare il popolo per tali quisquiglie? Sono dettagli di poco conto, il risultato, comunque e' sempre lo stesso...
    Non abbiamo alcun controllo alle frontiere, alcuna prevenzione riguardo crimini o malattie...totalmente l'opposto di come agiscono qui, come credo avrai potuto constatare. 
    Lui: sono tutti corrotti. In Svezia non si capisce come ci sia gente, la maggioranza, che ancora li vota. 
    Negli ultimi 10 anni, la Svezia e' diventata invivibile a causa delle gang della droga degli immigrati. Recentemente hanno ucciso due madri, una mentre portava in braccio il suo neonato. La polizia e' ridotta a nulla. Non solo ridotta di numero ma anche di taglia. Per favorire l'egalitarismo, ossia l' ingresso di donne, i parametri da soddisfare si sono abbassati al punto che si vedono solo omini di 1 metro e 60. Sono incapaci di proteggere alcuno da alcunche', li potrei stritolare con una mano, capisci?  Nella citta' di 100.000 persone dove vivo ci sono solo tre pattuglie di polizia. La cosa allucinante e' che tutti ancora sostengono la giustezza di tal sistema. Appena torno voglio prendere il porto d'armi. Vedi per te va bene qui, io pero' sono homesick.
    Io: anche io sono homesick. In Italia la situazione e' simile. 
    Lui: a volte mi dico che era meglio se la guerra l'avesse vinta l'altra parte.
    Io: gniauu (e' il suono che mi esce quando faccio cattivi pensieri e il microchip che mi sono volontariamente innestata-in stile svedese- li rileva e rilascia una sostanza resinosa che si attacca al palato e non mi permette di aprire la bocca per esprimerli). 
    Lui: l'Europa e' vittima di un massiccio esperimento sociale ormai irreversibile.
    E credo che sia pilotato dall'alto, a livelli sovrumani intendo...
    L'unico modo per eliminare tali bande di criminali e' o la deportazione di massa o l'omicidio: infiltrare le gang con forze speciali di polizia e farli fuori tutti. E' quello che stan facendo nelle Filippine e funziona.
    Io: g-gniauu (con riserva).
    Lui: bisogna comunque prendere le distanze da tutti gli ipnotizzati perche' saranno i primi a soccombere e mettono a rischio anche la nostra vita. Bisogna evitare le citta' e organizzarsi in comunita' autosufficienti capaci di prodursi il cibo. Da soli non si va da nessuna parte. Rendersene conto ed essere preparati e' essenziale. Chi non lo fa sara' il primo a sparire. 

    Giunti a destinazione stavo per salutarlo stringendogli la mano, ma ho rinunciato, per paura di essere stritolata, e mi sono profusa in un sentito inchino.
    Saluti,
    Ise

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  13. anche io la pagina del turco non son riuscita a leggerla forse perché ho sempre preferito Tolstoj a Dostoevskj anzi a dirla tutta, solo Guerra e Pace, nemmeno Anna Karenina. Una bestemmia rimane una bestemmia anche dopo la morte del Dio. In un certo senso mi ha liberato dall'ossessione per questo blog ma non dalla stima, che si unisce ad un poco di pena. Serena

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    1. L' "ossessione" per questo blog le deriva dal fatto che si è in presenza di un imoressionante talento letterario. Questo è indubitabile e per molti, come anche me, giustamente, è un magnete irresistibile.

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  14. Sonatine è un film fantastico!
    Uguccione Takeshi Kabuki

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  15. I commenti delle donne che compaiono a margine su questo blog sono, ogni volta, così stucchevoli e inzuppati di politicamentecorretto che veramente.....
    Alceste quando scrive queste cose, li blocchi i commenti, tanto non c'è niente da aggiungere e nessuno può arrivare ai suoi livelli...

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    1. Veramente può star tranquillo, quel che non manchera', saran le donne senza pietà. Con un viscerale amore per il conbattimento la violenza e la guerra. Io invece no. Non perché ci creda oppure no solo non ce la fo, non lo so, questa durezza dove ci porterà. Grazie Alceste per la consueta gentilezza

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    2. Ah ah ah: caro Anonimo, Lei mette il dito nerboruto sulla ferita purulenta! Il fatto e' che a ste' donne (cromosoma XX) hanno ficcato in testa di essere maschi (cromosoma XY), e queste creature ci provano pure ad esserlo! Risultato? Un disastro senza capo ne coda! Ma e'impossibile ormai fargli capire che uomini e donne sono due categorie totalmente antitetiche! Fra poco anche agli uomini sara' impossibile di capire la loro testosteronica mascolinita'. Tra tutte le balle criminali, quella della "rivoluzione sessuale" e' stata la piu' letale!
      Mi fermo qui, anche perche' non voglio dare il fianco a polemiche gia' fatte: io amo la donna, quella vera (merce rarissima ormai), ma queste donne moderne ed emancipate e in carriera e intellettuali mi fanno accapponare la pelle. Sembrano mostriciattoli. Spesso sono mostri a loro insaputa, e si rapportano col mondo (a loro sconosciuto) come minotauri femmina XXY, a meta' tra Fusaro e Greta Tunberg, la coatta, che messi assieme dicono tutto dell'imbecillita' dei tempi attuali!
      Tenga duro, e si sollazzi con qualche prostituta di razza: le uniche ormai a ricordarci il nostro (di maschi) ruolo, e a ricordarci che per ogni sacra e furiosa scopata, l'incontro con la Dea femmina archetipale (me cojoni), il contraltare necessario si chiama oro, pecunio, cash, euro... Ovviamente pagamento anticipato!
      Uguccione Ginoknaus Biedermeier, famoso andrologo femmimile e teorico del sesso senza se e senza ma!

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  16. Per tutti:

    Ognuno è libero di scrivere quel gli pare.
    L'unica preclusione: non litigare.
    La faccenda del Turco va ulteriormente spiegata; non vorrei si pensasse che mi piace andare in giro a far scoppiare la testa ai neonati. Il succo del discorso è lo stesso del celebre monologo di Walter Kurtz in Apocalypse now sui vietcong che tagliano le piccole braccia ai bambini vaccinati dagli americani. Kurtz lo dice: questi sono uomini con cuore, con famiglie, con un senso morale eppure hanno la forza di fare questo ... se avessi questi uomini porrei termine a questa guerricciola in poco tempo ... mi sono spiegato, ora? Passione, azione, orrore ...

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  17. Sembra non va lo immaginiate nemmeno cosa sia una guerra civile.

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  18. C'è da dire una cosa...cosa si cerca, infine, qui? Chiediamocelo.
    Secondo punto: che qualcuno stavolta sia rimasto scosso, e che qualche persona abbia sentito un fastidio fisico ed abbia provato disgusto a leggere certe righe lo trovo perfettamente normale, direi naturale. Bisogna andare oltre, o almeno provarci.
    Ora, a me lo scritto per certi versi ha ricordato la disamina di Fini sul Mullah Omar, Fini vola più basso, è più digeribile via...lo reputerei quasi propedeutico a certi ragionamenti. Anche Fini infatti subisce i fascini da Alceste citati, del resto, per sua stessa ammissione. Infatti lo si ritrova spesso a parlare di tribù gruppi etnici etc...è una mosca bianca però perchè inquadra dei valori un po' meno smerciabili delle foto d'autore.
    Per quanto mi riguarda, il ragionamento è chiaro, l'unica cosa che noto è questa: se è vero che si va verso l'alta entropia...se è vero che siamo in decadenza, come è vero...infine, se è vero che manca la vita, la violenza...e qui non sono mica tanto d'accordo, la violenza c'è, l'orrore c'è, non è la nostra, nel senso che l'uomo comune è stato "corretto" (politicamente, intendiamoci) ma c'è...
    Non è umana, nel senso più condiviso e condivisibile del termine, ma esiste, è tangibile...ed esiste da molto tempo, anche da quando si ammazzava più spesso. La terra è sterile non cresce nulla, vero ma abbiamo anche un esercito di individui pagati per convincerci che dalla terra non cresce nulla. Questo è un fatto. Senza nulla togliere alla mutazione antropologica (che c'è) qualcuno che vuole convincerti del contrario del senso comune esisteva pure quando si sparava...Per portarla sul tuo ragionamento, ci si convince che è più carino ammazzare col joystick che all'arma bianca. L'immobilismo decennale delle pappardelle mediatiche italiane ne è un esempio: se si guarda sotto il falso tenzone mediatico, gli argomenti volti a delineare i paletti, alla fine sono sempre quelli, da decenni.
    Perchè mi devono convincere che dalla terra non cresce nulla? Non sarà che se non me ne occupo quella poi va in malora? E infatti in malora ci va.
    La mia non è, beninteso, una speranza, ma solo una "semplice coonstatazione" come diceva il generale delle truppe di Sordi, che poverino alla fine fu lasciato da solo a dire che il rancio faceva schifo. Fine invero alquanto comune fra i poveri cristi...







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  19. Non c'è niente da fare, lei Alceste ci coopta ad un livello prospettico da far venire le vertigini.
    Ed è proprio questo che amo di questo blog, un pensiero che è autenticamente e genuinamente diverso.
    Oltre ad una scrittura sontuosa, dove ritrovo i suoi maestri Gadda e Morselli in primis

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  20. Vorrei dire insomma che, sebbene concordi con molte parti dello scritto, questa volta forse nella sostanza mi trovo in disaccordo con l'artista. In parte.

    Quello che manca non è la violenza, che c'è, ma il contatto, il contatto quotidiano col sangue...che genera sofferenza, che genera, o meglio, che è in grado di generare empatia, intelligenza, moralità. Non è detto che nel 1733 il delitto di cui parli venisse vendicato, e bisogna vedere chi lo compie il delitto sai...sai quanti crimini di guerra, quante ingiustizie hanno generato solo lacrime, lacrime profonde, silenzi, e niente più? Ma il contatto con il sangue generava empatia, chiaro. Empatia silente, profonda, ma forse presente, possibile in una comunità antica. Valeva la sofferenza? Forse.
    Serve anche quello dici, ma io lo capisco... Di discorsi simili ne ho già sentiti: Ci vorrebbe una bella guerra, poi al tale gli è nato un figlio e ha cambiato registro, non ero d'accordo allora, non sono d'accordo oggi. Troppo facile. Troppo facile fare tabula rasa. Sei sicuro che quello che nasca dopo sia così prevedibile?
    Chiediamoci invece perchè c'è sempre e solo la violenza, fisica e non, contro alcuni, rileggiamo la storia: Falcone e Borsellino per dirne due, Dalla Chiesa....perchè ci si riempie la bocca coi martiri dopo averli lasciati crepare. Non bisogna andare lontano come vedi, banalmente, qui ti seccano se fai il tuo dovere, ai più arditi e intellettuali passano sopra con la macchina...ammazzare si ammazza...bisogna vedere come te la passi dopo che hai ammazzato, cosa ne pensa la gente, il contatto, il contatto con il sangue, che si stabilisce anche con una narrazione corretta, in una comunità cosciente, e non con una narrazione distante sguaiata isterica falsa.

    La violenza c'è...in sostanza, quello che manca è l'empatia, vera. La violenza è alimentata mostruosamente dai buonisti, i quali rappresentano proprio questo: il distacco dalla realtà.

    Infine quindi, non sono d'accordo che non si ammazza abbastanza, casomai non si mena abbastanza, due schiaffi in più, dati e ricevuti, soprattutto in famiglia, non farebbero male.


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  21. Dedichiamo questo, il più antico componimento poetico in lingua italica, a tutti i fratelli che credono nell'utilità dell'azione e del male.

    Altissimu, onnipotente bon Signore,
    Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

    Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
    et nullu homo ène dignu te mentovare.

    Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
    spetialmente messor lo frate Sole,
    lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
    Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
    de Te, Altissimo, porta significatione.

    Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
    il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

    Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
    et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
    per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

    Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
    la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

    Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
    per lo quale ennallumini la nocte:
    ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

    Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
    la quale ne sustenta et governa,
    et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

    Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
    et sostengono infermitate et tribulatione.

    Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
    ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

    Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
    da la quale nullu homo vivente pò skappare:
    guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
    beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
    ka la morte secunda no 'l farrà male.

    Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
    e serviateli cum grande humilitate.

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  22. A mio avviso era ben chiaro il senso del discorso sul turco.  
    Non so perche' ci si debba ridurre a un distinguo/disprezzo tra uomo o donna, come se entrambi non appartenessero alla stessa comunita': i ruoli sono diversi, ma gli obiettivi non dovrebbero. Eppure fa tanto polcor o antipolcor (che alla fine sono la stessa cosa) disprezzare l'altro sesso, salvo poi lamentarsi se qualcuno inventa nuovi sessi porco-r o si rifugia nel suo simile, visto che dall'altra parte e' come essere perennemente nel banco degli imputati. 
    E' un po' come quando se dici ah sei per forza comunista ma se dici eh devi essere fascista, il sistema binario pefetto per separare persone che hanno piu' cose in comune di quel che pensano. Fara' parte del solipsismo finale che reclama il suo dominio: prima si separano per bene tutte le singolarita' e poi si rimestano insieme in un bel minestrone arcobaleno che annientera' ogni singolo rigurgito. 

    Ad ogni modo, parlando con Serena che almeno ha un nome e a cui sono affezionata: per me non si tratta di amore per il combattimento o di violenza, si tratta solo di difendere quel che di piu' prezioso abbiamo, ognuno con le sue capacita'. L' alternativa e' rinunciare a priori a quel che abbiamo di prezioso, convincendoci che non vale poi molto, magari svendendolo al migliore offerente e dicendoci che si e' fatto un buon affare con il minimo sforzo.
    Pieta' o non pieta', violenza o non violenza...ce lo diranno i fatti, presto, quanto di tutto cio' sara' necessario. Non credo ci sara' dato il privilegio di scegliere le armi (intese anche in senso metaforico) con cui tutti, uomini e donne, a modo loro, dovranno o lottare o soccombere, in base a quel che prediligono. A qualcuno riesce meglio tradire ed evitare cosi' sia la lotta che la sconfitta. La scelta e' vasta, a ognuno la sua!

    Per quel che mi riguarda, la guerra civile e' l'ultima cosa che mi auguro. Una certa, minima durezza andava applicata prima, ora c'e' solo la capacita' di assistere allo sfascio finale senza esserne totalmente travolti, una cosa non facile, non per tutti. Questo quel che penso.

    Riguardo i commenti che possono disturbare la meditazione altrui, c'e' una strategia che funziona ancora meglio del chiedere agli altri, tramite commento, di trattenersi dal commentare, o magari insultarli, tramite commento piu' polcor del polcor ufficiale, perche' hanno peccato nel commentare in maniera diversamente abile, condividendo con piacere i pensieri ispirati dall'impareggiabile prosa di Alceste...e questa (la strategia) e'...ta da ta taaa: non leggere i commenti ma fermarsi alla fine del testo firmato da Alceste. 

    Al prossimo che legge un commento e scrive un commento per lamentarsi perche' ha letto un commento propongo un ban dal commentare per i prossimi 100 anni. 

    Al prossimo che legge un commento e scrive un commento insulso per lamentarsi perche' ha letto un commnento insulso, propongo di poter commentare a condizione che stili una lista di cosa sia oggi PolCor e cosa non, aggiornata ogni 3 ore nei minimi dettagli, in modo da istruire tutti i potenziali commetatore che avranno ancora voglia di esprimersi in liberta'...oddio che ho detto, una parola inflazionata pollo-corooo.

    Ad Alceste, che almeno, anche lui, ha un nome: magari, qualche volta, dovrebbe applicare la sua severita' anche ai commenti, che ne dice? Si comincia dal Piccolo per arrivare al Grande, non il contrario. I cori-polli potrebbe smaltirli prima che diventino indigesti. 

    Cari saluti,
    Ise

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  23. Oramai la paura, incondizionata e irrazionale, è instillata in profondità, fibra per fibra. Cellula per cellula. Lavoro in fabbrica: la stragrande maggioranza dei miei colleghi è ridotta come animali da cortile. Il quieto vivere innanzitutto, poi il becchime mensile e le ferie. Basta. Il terrore dei vari capi e capetti: la paura continua di inimicarsi Tizio che è in combutta con Caio che magari è pure compare di Sempronio. Alle volte mi sembra impossibile che le persone possano contentarsi di ciò. La disdetta, l’accanimento del destino qual è? Un fine settimana di maltempo! Allora sì che mala tempora currant! E certamente càmpano meglio di me. Cosa può scuotere nel profondo siffatta addomesticata ciurma? Forse il turco che spara in faccia al bimbo? No di sicuro, almeno fin che resta notizia da tg. L’operaio prima è stato imborghesito poi nuovamente proletarizzato ma, stavolta, senza velleità rivendicatrici. Quieto vivere, becchime mensile e ferie. Più facile di così... Un amareggiato e disgustato Crumbo.

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  24. Buongiorno Alceste. Già dal titolo dello scritto mi son detto ocio che qui la cosa si fa spessa...
    La provocazione del Turco riporta sempre a una questione centrale, quella dell'accettazione del Mistero nella vita di ognuno di noi. Quella che Guardini definiva “...il compimento di un significato anche per quei destini che, visti a partire dal mondo, quale esso è, appaiono privi di senso. Per quanto siano importanti doti, salute, ambiente sociale, eredità...ciò che di supremo v'è nell'uomo non può risolversi in essi. A lui è promesso un adempimento che va al di la di tutte le possibilità immediate; senza di esse e contro di esse; esso viene dalla pura creatività della grazia che si sottrae a qualsiasi giudizio”. Tutto molto difficile, sicuramente profondo, abissale per certi versi. Forse si potrebbe dire, molto semplicemente, che in quel momento l'Angelo sterminatore stava passando di lì. A cosa serva e perchè gira in continuazione quest'Angelo rientra sempre nell'ambito del Mistero. Come sempre, grazie.

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  25. "Mancheresti l'obiettivo se ritenessi che l'arte marziale consiste solo nell'annientare un uomo. Essa non consiste nell'annientare gli uomini, bensi' il male. E' lo stratagemma che da' la morte a un uomo dando la vita a diecimila uomini."

    "Devi essere come il fiore di loto, che non e' contaminato dal fango in cui nasce. Anche se il fango esiste, non dovremmo rattristarci. La mente deve essere come un cristallo ben levigato, che non perde la sua purezza anche se viene messo nel fango."

    "The popular adage said:"To bear what you think you cannot bear is really to bear."
    The great Iyeyasu left to posterity a few maxims, among which are the following: "The life of man is like going a long distance with a heavy load upon the shoulders. Haste not...Reproach none, but be forever watchful of thine own short-comings...Forbearance is the basis of lenght of days."

    Ise in salsa zenpolcor tanto trendy, tra i petali di loto in grado di resistere al tifone number33, a differenza del fior di ciliegio che cade alla prima brezza primaverile, ma dona al cuore degli uomini la pieta' per la fine che ci attende, come una brezza ristoratrice...

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Siate gentili ...