21 giugno 2019

Persona (Phersu. Postilla su Silvio)


Roma, 21 giugno 2019


Silvio Berlusconi è un uomo? Hic stat busillis. Un uomo definito alla nostra intelligenza, intendo, ben conosciuto nei suoi impulsi e nelle sue intime credenze: tutto ciò che configura le scelte razionali e ponderate dell'esistenza. Lo conoscete? La risposta è no.
Chi ha letto l'introduzione a L'elogio della follia di Silvio Berlusconi per i tipi della Berlusconi Editore? Pochi, suppongo. Mi azzardo a dire: chi ha letto L'elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam? Forse ha avuto l'intenzione di farlo, come spesso accade con i classici, ma al dunque ...
Perché Silvio Berlusconi ha sempre ammirato quel libro citandolo costantemente nei suoi anni migliori?
Conosciamo noi quest'uomo davvero?
Non intendo riferirmi alla vasta letteratura giudiziaria che ne ha assorbito quasi del tutto la biografia. Essa è inessenziale alla comprensione di una figura che, fra venerazione, dileggio e frastuono ha dominato almeno un trentennio: dominato nelle tendenze e nel pensiero.

Rileva, e questo è certo, un uomo pubblico, riconosciuto da tutti, costruitosi per gradi, spesso involontariamente, a volte arricchendosi di quei tratti che piacciono al popolicchio e di cui si è voluto adornare per meglio ingannare il popolicchio. Tale è il Berlusca, mascherone dell’Arte, appeso per il collo nel retrobottega di Mangiafuoco, penzolante assieme ai Balanzone, agli Arlecchino, alle Colombine e ai vari Brighella.
Al Berlusca appartengono, nell’immaginario comune e popolare, il Mundialito per Club, il Drive In, la pubblicità, Lentini, il fotoromanzo.


Il Mundialito, sciocco già dal nome, ma decisivo per instradare il popolicchio allora vergine verso il superamento di Scusa Ameri, scusa Ciotti e dalle roventi angustie del tifo verace e campanilistico: preterire, quindi la Coppa dei Campioni (riservata, giustamente, solo ai campioni), la Triestina, il Lanerossi Vicenza e il Perugia onde edificare un conformismo da Gotha ristretto, id est: un torneo di plastica e doping in cui vince chi ha più soldi.

In quell’inverno a cavallo fra gli anni mirabili e i nuovi Ottanta Silvio offre quasi un milione di dollari per assicurarsi il Mundialito costringendo all’angolo addirittura la RAI, sin allora avara di un solo tempo a partita a settimana (“Non dirmi chi ha vinto! C’è il secondo tempo di Juve - Torino stasera alle 6!").

L’esotico e una opulenza ingannatrice invasero cucine e tinelli, in bianco e nero, a colori, gratis! Partite fra artisti del calcio, veri o supposti, completamente sconosciuti al grande pubblico (come tirerà le punizioni Francescoli? che faccia ha Pierre Littbarski?), una portata trimalcionica per chi si saziava con la radiolina a pile la domenica pomeriggio.

Lì si posero le basi per la fine del calcio italiano, giocato in stadi raccolti, tumultuanti, e rinserrato in un tifo che, come accadeva nella politica, denotava vasti settori antropologici. I Bauscia dell’Inter! I casciavit del Milan!


Il volto magro e tirato di Enzo Francescoli, di efficacia messianica, almeno a considerarlo a posteriori, introdusse surrettiziamente l’arte del falso e dell’immagine fine a sé stessa in una celebrazione pubblica, il calcio, perfetta nel ricreare le ricchissime sfumature regionalistiche, istintive, cosmopolite o misantrope che attraversavano da secoli l’Italia. Addio Cagliari! Addio Verona, la fatal Verona!

Francescoli annunciava il nuovo calcio: quello per cui nella Coppa America compare il Qatar.

Il Drive in, poi: una serie di vignette triviali affogate nella pubblicità. Non mancava nulla in tale Barnum della superficialità: il poliziotto coatto, i tre lestofanti, il profeta, il ricchione, la barzelletta localistica, le ballerine, le Ziegfeld Follies con la quarta in mostra, una blanda satira autoreferenziale, prettamente televisiva. Un cascame dell’avanspettacolo minore, di provincia. Diciamo meglio: una reinterpretazione brianzola, fasulla, nonostante la presenza alcuni campioni del macchiettismo più trucido, da Massimo Boldi a Gianfranco D’Angelo, senza le connessioni col vaudeville più alto (Magnani, Dapporto, Scotti, Totò) e persino con quello infimo e popolaresco che s’intuisce nella Roma di Federico Fellini.

Alvaro Vitali, elettricista in fregola di imitare Fred Astaire, si esibisce sul palco scalcinato d’un teatrino da suburra romana. Dopo pochi secondi, quale segno di disapprovazione, gli tirano un gatto morto.

Il fotoromanzo, quindi, con i primi Dallas, General Hospital e, infine, Beautiful, quale eterna ripetizione del luogo comune inframezzata da lunghi decorsi fàtici: il protagonista che si serve da bere e lo offre agli altri (quindici secondi di sceneggiatura in meno), la protagonista che sgrana gli occhi chiedendo "Cosa?" (tre volte: altri quindici secondi risparmiati) oppure i saluti fra John e Jean, o fra Bobby e Pamela, festosi ogni volta, come se tali bietoloni non si incontrassero da cent’anni con regolarità marziale (ogni puntata) tanto da aver commisto gli umori buccali un par di dozzine di volte nell’ultima settimana (ma per il telespettatore il sole è nuovo ogni giorno); indi un salemelecchio, con novello sgranamenti d'occhi e inquadrature intense del botulino ad genas o delle protrusioni labiali (vale altri quindici-venti secondi).
In un episodio di Beautiful della durata di venti minuti ce ne sono, forse, due di recitazione, diciotto di ovatta dialogica e trenta di pubblicità: da distinguere fra quella da televendita (col minchione italico a stravaccarsi giulivo per infiniti minuti su materassi da scoliosi) e quella, più pregiata, nazionale.

E il Berlusca era lì, instancabile, già da anni prima, generoso e indomito, mentre il futuro vicepresidente del Milan, Adriano Galliani, evangelizzava il volgo proprietario delle colline coi ripetitori; eccolo il Berlusca a cronometrare Marco Columbro, i consigli per gli acquisti, gli epinici del materasso: in sala regia, a incastrare ogni singolo tassello per l’unico puzzle-verità: l'Italiano medio è un dodicenne, nemmeno troppo sveglio, e felice, soprattutto, di stare all'ultimo banco.

Colpo grosso, prodotto da Fininvest (ricordate Paolo Romani?), una sorta di spogliarello per pipparoli in canottiera condotto da un ex cabarettista surrealista e da un transessuale.

Ci si comprende? E Berlusca, nonostante questo e Tinì Cansino, divenne l’idolo dei moderati! Dei reazionari! Dei cattolici!

Il Maurizio Costanzo Show, sorta di anteprima del web: il caso umano, il pettegolezzo, l’uomo degli Elohim, l’esploratore, il bimbo prodigio, il controinformatore antimafioso, lo scettico, la mignotta (non si aveva ancora il mignottone), l’attore decaduto, la capra. I bofonchiamenti di Costanzo, occhi pallati e aria da domatore insinuante, le trippe occultate dalla cartellina, si rivolgevano alla nuova Italia, sempre più nella rete dell’inessenziale. E gli Italiani facevano ressa attorno a tale ventata di libertà (“Il signor Silvio Berlusconi non mi chiede una lira per tanta abbondanza!”): volevano di più: il sangue, forse. E sangue fu.

Mi ricordo che, a cavallo fra Ottanta e Novanta, resisteva nell’etere una radio del PCI. Italia Radio. Ricordo, come per suonno, quale vivida eco di un’epoca, ormai, però, trascorsa per sempre, la telefonata di uno dei primi elettori di Forza Italia. Gli speaker della radio erano compagni, ovviamente, professionali, dalle voci calde, convinti. Antimafia, legalità, ecologia, cultura. Tutte le portate tardo comuniste (leggi: sinistrate) venivano servite dalla mattina alla sera, seppur con classe. Le telefonate dei radioascoltatori erano preoccupate. Nessuno comprendeva. V’era nell’aria un sentore di sfaceli. Si votava. La destra incombeva. Mamma, li destri. 1994. E arrivò questa telefonata, da parte di un signore siciliano, distinto e persino forbito nell’eloquio, dalle calme e amabili inflessioni: “Buongiorno a tutti. Oggi sapete cosa farò? La mattina mi recherò a passeggio, per le vie della mia città. Farò, poi, un buon pranzo. Nel primo pomeriggio mi andrò a riposare un poco. Poi, una volta sveglio, mi sbarberò, mi profumerò, mi vestirò e andrò a votare. E voterò per Silvio Berlusconi. Perché Silvio Berlusconi non mi ha mai chiesto niente. E non chiederà niente a nessuno. Lui può solo dare. Non ha interessi, lui, non fa politica e so che non avrò mai debiti con lui. Ci tenevo a dirvelo”. In studio i compagni erano atterriti.

E poi Lentini, l'ala torinista comprata per quaranta miliardi e del tutto inutile ai fini della gloria milanista, eppure anch’egli servì: al tifo, ovvio, a rinsaldare l'irrazionalità della Follia, maestra di vita; il tifo, sostanza della democrazia liberale postmoderna, il tifo che si appaga nell'umiliazione temporanea dell'avversario: avemo vinto, Calboni ha fatto gol.

Il Berlusca comprese l’istinto decadente del popolicchio italiano, della plebaglia senza più la danda dell’aristocrazia, accademica e spirituale, e lo cavalcò; l’Italiano che scopriva le bellurie del liberismo sessuale, quello di “Avete domande da porci?” su Radioluna, l’anarchia devastatrice delle dirette libere di Radio Radicale, l’utero e le trippe in fiamme ideologiche abbindolate dal neoconsumismo: perché allora, all’alba dei nuovi tempi, quando sindacati e terroristi e partiti vennero condannati a morte, gli Italiani avevano qualche risparmio da parte.

Basta con le grettezze, tirate fuori i pacchi da centomila da sotto la mattonella, divertiamoci e ridiamo dei vecchi seriosi, c’è Sandy Marton che viene da Ibiza … non sentite un vento di liberazione? Solo così si comprende l’avversione silvina per la cultura strutturata, accademica, per l’austerità, il nulla di troppo, la decenza, la ritrosia allo spettacolo.

E Silvio Berlusconi fu tutto questo. E cosa fu tutto questo se non la degenerazione dell'Italiano postbellico, ormai colonia del nichilismo angloamericano?
Osserviamo da vicino un capolavoro: In nome del popolo italiano. Dino Risi, 1971.
Vittorio Gassman, l'industrialotto amorale che forgia una neolingua efficientista, paraitaliana (“un linguaggio aderenziale e desemplicizzato”), contro Tognazzi, il magistrato integerrimo che sogna non la giustizia, ma il dispiegamento della giustizia contro il nemico ideologico e antropologico, tanto da occultare le prove della sua innocenza. In nome di una verità di parte assurta a verità tout court.
Esternizzare i rapporti … cementizzare le accuse” …
Gassman e Tognazzi sono le degenerazioni insorgenti degli antichi credi di Don Camillo e Peppone, ormai inessenziali e in attesa di sciogliersi nella poltiglia corrente.
Silvio Berlusconi contro i Procuratori Milanesi, Gassman contro Tognazzi (l’utilizzatore finale contro la Boccassini o Colombo o Borrelli), divenne l'inveramento storico della visione di Risi. Nello scontro, seguito infatti alla dissoluzione del blocco sovietico, ciò che si rende evidente è la putrefazione dell’Italia. Fra le mosche della cancrena il Berlusca, però, rimane, pur latamente, ancora un Italiano, decadente, ma Italiano; i suoi avversari no.

Ecco, molto in fondo, ciò che rispetto in lui: permanere ancora, se non come Italiano, almeno come Italianuzzo; così come erano ancora greci i greculi della tarda commedia aristofanesca rispetto a quelli originari e possenti di Eschilo.
Italiano : italianuzzo = Greco : greculo.

Il Berlusca fu tutto questo. In lui la scintilla storica eterna, italiana, si tocca con mano. Il guizzo, l'astuzia, l'attacco traditore, la fuga strategica, la suasione, la risata liberatoria, la diffidenza, quegli afondi imprevedibili di alta generosità.
D’altra parte questo fondo umorale e storico non lo vediamo nei lineamenti dei signori locali che segnano le tele quattrocentesche del primo Rinascimento? Essi obbedivano ad altri universi di senso, ma gli appetiti e i tradimenti furono simili. Basta leggere. Leggere Il Principe, a esempio, altro classico citatissimo e negletto, e ripubblicato, impreziosito dalle note di Napoleone Bonaparte, per i tipi della Silvio Berlusconi (collana “La Biblioteca dell’Utopia”).

Il Berlusca fu questo. La domanda capitale, però, è: fu anche altro?
Certo. E qui arriviamo all’uomo di potere Silvio Berlusconi che pochi, forse, hanno la voglia di indagare. Uomo di potere, non un maneggione e nemmeno un esperto di bassi andirivieni clientelari e politici. Egli ebbe una intelligenza, una distinzione, uno spessore: non si rimane in vetta per mezzo secolo senza una peculiarità profonda dell’animo a sostenere lo straccio dell’apparenza.

E quale fu il recto del verso Berlusca, ovvero Silvio Berlusconi?
Alla fine domandiamoci: qual è il recto della politica tutta? Ritorniamo al signore siciliano. Mentre negli studi di Italia Radio e fra i sinistrati ci si preoccupava dell’ondata nera (Il Popolo delle Libertà! Il Polo del Buongoverno!) e si assoldavano opinionisti giornalisti attorucoli e intelletualloidi per dimostrare a tutti chi era il Berlusca (quello del Mundialito, quello del Drive In, quello di Dallas, quello dei materassi! Ma ci rendiamo conto!), i dirigenti del PDS (Partito Democratico della Sinistra), dei Verdi e di Rifondazione Comunista cercavano di scendere a patti con Silvio Berlusconi (e non col Berlusca: quella maschera non li interessava). Luciano Violante lo disse anche una volta in Parlamento: mai cercammo di torcere un capello a Fininvest! Il conflitto d’interesse? Ma quando mai!

E perché accadde questo? Perché ogni partito è un’azienda con propri interessi e punti di riferimento. L’azienda Fininvest, la Confindustria, le cooperative, le organizzazioni massonico-mafiose, il Vaticano, il volontariato bianco, la FIAT. Di questo, al di là delle maschere destre e sinistre ordite per i fessi con la matita copiativa, si parlò, allora, fra Achille Occhetto, Giovanni Agnelli, Silvio Berlusconi. Il padrone ha tuonato con Mani Pulite, cosa facciamo? Ed ecco gli accordi, che nessuno mai compulserà. Gli accordi veri, occulti, la non belligeranza, la delimitazione delle  linee di influenza stile gang. E, poi, dopo gli accordi veri, il teatrino dell’anticomunismo e dell’antifascismo, della liberalizzazione, del dirigismo, del debito pubblico. Come se a qualcuno importasse dell’Italia. E Silvio Berlusconi, uomo di spessore intellettuale, riuscì a ritagliarsi una parte nella contesa sulle spoglie dell’Italia. Faticosamente, perché occorreva di continuo indossare la maschera, essere persona, Phersu, recitare il Berlusca.

Er Trippa vuole il sindaco di Roma. Il Palazzinaro All’Amatriciana lo aiuterà nella scalata. Do ut des: l’acqua pubblica. Via la Raggi. Vaticano e sinistra si acconceranno temporaneamente all’opposizione. Do ut des, in tal caso: migranti, falso volontariato e parastato. Saranno tutti contenti. La persona, Phersu, inquietante danzatore fra gioco e morte, avrà i connotati di un destro di turno alla moda. Poi, fra un decennio, quando tutti gli elettori coglionati, per dirla alla Eugenio ORso, destri sinistri e contro informatori esiteranno a farsi una doccia per timore delle bollette a cinque stelle, si avrà una pallida resipiscenza. Ma sarà troppo tardi. Gli eroi votati dieci anni prima saranno scomparsi o rifugiati in qualche lucroso anfratto da perdigiorno. I micchi avranno ancora la forza di pensare: ora, però, il mio voto lo darò non a X bensì a Y? E chi lo sa. Di sicuro si arrangeranno con catino di zinco e una spugna da ipermercato: l’acqua, infatti, sarà l’oro blu.

Differenza fra Romano Prodi e Silvio Berlusconi: entrambi ingannatori, sia chiaro, ma il secondo è quasi Italiano.

Letta, Renzi, Draghi, Gentiloni: ci fosse un Italiano.

Leggiamo i titoli della "Biblioteca dell’Utopia", edizioni Silvio Berlusconi (e non Berlusca).
Karl Marx e Friedrich Engels, Tommaso Moro, Nicolò Machiavelli, Tommaso Campanella, Francesco Bacone, Giulio Cesare Croce, Il disprezzo della condizione umana e L’elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, la Miseria della condizione umana di Lotario da Segni (Innocenzo III), il Momus di Leon Battista Alberti.
Qui ci si allontana dal Berlusca essoterico, da rotocalco, per arrivare al cuore della Follia. Che Follia non è, ovviamente, ma l'esatto contrario.

Ecce Silvius.
Cosa abbiamo qui? Il palazzinaro, il politico, il mafioso? No, abbiamo un uomo che, al di là dei godimenti terreni, è qualcosa. Qualcosa di nettamente diverso dal volgo e dalla lutulenza del clientelismo più abietto. E lui sa d'essere qualcosa d’altro: i poveracci di spirito scambiano tale consapevolezza per alterigia. Sbagliando. Il retroterra di Berlusconi è insospettabile. Egli si ciba di utopia e di morte. Dell'utopia comunista addirittura! Le utopie di Bacone e di Tommaso Campanella sul governo mondiale, ben più profetiche di Orwell e Naomi Klein.
E poi la morte. La mortificazione della carne. Leggiamo assieme alcuni passi della Miseria della condizione umana (De contemptu mundi) di Lotario da Segni, quindi papa Innocenzo III:

O falsa felicità delle ricchezze, che in verità rende il ricco infelice … Il popolo lapidò Acan perché sottraesse l’oro e l’argento della maledetta città di Gerico. Nabot fu ucciso affinché Acab possedesse la vigna. Giezi fu coperto di lebbra per aver chiesto e preso argento … Giuda s’impiccò per aver venduto e tradito Cristo. Anania e Safira furono estinti da una morte improvvisa per aver frodato l’Apostolo del prezzo del campo. Tiro edificò le sue fortezze e accumulò argento come terra e oro come fango delle strade. Ma ecco che il Signore la possederà e sprofonderà nel mare la sua potenza ed essa sarà divorata dal fuoco”.

E quindi lo sberleffo! Uno sberleffo apparentemente scanzonato: Giulio Cesare Croce, Le astuzie di Bertoldo. “Picciolo di persona … il capo grosso e tondo come un pallone …”, Bertoldo che evita bastonature e punizioni, sguscia attraverso le trappole retoriche di cortigiani e dignitari, si beffa della regina e del re come Silvio Berlusconi si beffava di regine, re e dignitari europeisti. Il re fa abbassare la porta della sua camera per far inchinare chiunque? E Bertoldo si inchina sì, ma entrando di culo così che “in cambio di far riverenza … onorò [il re] con le natiche”. Chi si ricorda ancora le corna, i cucù, le finte mitragliate?
Un retrogusto picaresco, provinciale, terragno, in ossequio alle sue radici; e all’affetto, antico, per il padre Luigi e la mamma Rosa Bossi, a conferma di un legame tradizionale, pur languente, col Blut und Boden padano.

E poi il Momus di Leon Battista Alberti, lo sberleffo di chi sa. Momo, il dio del biasimo, piccolo e calvo, la testa grossa e rotonda, è scacciato dall’Olimpo sulla Terra per la sua proterva insolenza; e sulla Terra cosa fa: sobilla gli uomini! Cari esseri umani, dice Momo, gli dei sono una combriccola di ingannatori! Non tributate loro alcun culto! Come potete cadere in tali ridicole panie da superstizione! Il potere celeste è quel che è: merda e sangue! Gli dei, impauriti dal calo della devozione, mandano allora sulla Terra la dea Virtù che riconcilia il rompiscatole divino con Giove. E Momo che cosa fa? Si mette al servizio di Giove istigandolo alla distruzione del mondo! E perché? Per instaurare un Nuovo Ordine Globale! E il Padre degli dei, Zeus, dapprima dileggiato, ora, forse lusingato, lo prende sul serio tanto da ingaggiare dei tecnici dell’ecatombe fra cui spicca Democrito, l’ateo, il materialista, l’atomista-nichilista par excellence. Per fortuna poi Giove si ravvede e la Terra è salva: Momo è messo ai ceppi, gli dei scendono dall’Olimpo fra gli umani, alla stregua di Elohim, mentre Caronte, on the contrary, risale gli inferi ...

Siamo lontani, a tali latitudini, dal conflitto di interessi, da Scajola, da Pisanu, dalla minutaglia della cronaca. Dietro gli scherzi Silvio lascia intravedere una personalità peculiare, nascosta, come sempre accade agli uomini di potere che brillano di luce propria. L'utopia, la morte, le radici costituiscono l'Italiano occulto Silvio, uno degli ultimi Italiani al potere, odiatore, infatti dei tecnocrati che, invece, brillano di luce riflessa: quella dei committenti o dei sicari.
Che io ricordi solo Paolo Franceschetti ha tentato di lumeggiare una personalità silvina: in parte riuscendoci, in parte no. Fu uno dei rari a mettere in rilievo il segreto del potere, che non è quello instabile e debosciato dei pettegolezzi controinformativi, ma ciò che si nutre sub specie aeternitatis.
Il potere è enormemente più intelligente della massa e persino alcune figure di terz'ordine rilevano per forza interiore. Sospetto addirittura una personalità in Razzi … provatevi voi, sfido, a essere eletti in quella bolgia sudamericana … servono garretti solidi, acume.

Tutti (e dico: tutti), da Trump a Borghezio, da Vendola e Bolsonaro, tutti mentono spudoratamente. Vi è, certo, l’illusione del movimento. Il pendolo, appunta, oscilla. Il fulcro, però, rimane lo stesso. Ognuno tributa al Fulcro la propria devozione declinandola come meglio crede.
Ognuno simula.
Tremonti, Berlusconi, Ciampi, Prodi, Amato, Bossi, Salvini, i minibot … inchini e ceffoni, urla e strepiti da bordo ring, bianco rosso e verdone! Tutto quel che volete! Al dunque, però, quando il Dunque si avvicina, quando si vorrebbe toccare il cuore della questione, tutti gettano le maschere truci o superciliose e si compattano come una falange.

Tremonti, Berlusconi, Ciampi, Prodi, Amato, Bossi, Salvini, i minibot sembrano una carovana sgangherata e vociferante. In realtà questa si sta recando, nessuno escluso, verso la meta, l’Utopia, con una determinazione tanto potente da far rabbrividire. Altro che capitano, mio capitano!

Gli Italiani, poveri citrulli, ci cascano, e con tutte le scarpe ché gli scarponi, scarpe grosse e cervello fino, li avevano i loro nonni e non certo loro.

Incredibilmente agli Italiani nuovi manca la malizia o l’intelligenza maliziosa, cioè la dote primaria che gli altri hanno sempre riconosciuto, in positivo o in negativo, al nostro paese. Il machiavellismo. Sono i micchi perfetti delle tre carte, si fanno giocare con i soliti trucchi da guitti di talento.

L’astensionismo c’è, ma gonfia le statistiche delle elezioni più inutili.
Alle politiche, le uniche che contano ancora qualcosa, l’astensionismo si ridurrà al 10-12% (sommandosi a quello, naturale e costante, del 15%). Un tre quarti di miccume sarà perciò sempre nella cabina, a vergare croci, come raccomandano e raccomandavano tutti: nelle gabine o nelle cabine perché, se non l’avete ancora capito, è la cabina l’ultimo appiglio del potere per giustificare sé stesso.

Poi, quando la cabina esaurirà il proprio ruolo di devastazione democratica e liberale, quando tutto sarà un deserto e una poltiglia, sorgeranno movimenti e correnti di pensiero che vi imboniranno in tal modo: “Basta voto, è inutile, ormai siamo felici!”.
Sarà il principio della Monarchia Universale, la fine di tutto il gran casino, l’istupidimento globale come preludio alla pace definitiva, quella del cubicolo.

Quando ciò accadrà riguarderemo a Silvio Berlusconi, già Berlusca, come uno degli ultimi esseri umani ad averci ingannato, ribaldo e quasi Italiano.

44 commenti :

  1. e che non lo sappiamo chi sono tutti? Al VOTO non ci rinunciamo...gli dà troppo fastidio. E quale maramaldo votiamo? Quello che sta più sul "Gioiello" ai vari padroni...troppi...scegliamone uno, quello puù antico, e buttiamo nel mare nostrum gli altri due, che schiattino d'invidia. Facciamoci cacciare dalla ue. Che vuole il cieco? La vista...e vediamoci, allora !

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  2. Un ritratto degno di Holbein, un peana (mi verrebbe da dire un epitaffio) per un personaggio che sono certo solleticherà parecchi commenti, proprio perché capace di suscitare tanta ammirazione (spesso nascosta), tanto odio e tanta invidia

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    1. Ormai Berlusconi residua come balocco usato. Gli elettori hanno nuovi eroi da cui farsi fregare. Comprendere il passato, però, è sempre utile.

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  3. È vero. Ormai anche il calcio è stato contaminato dal capitalismo. Che fa il capitalismo? Crea monopoli! E così è pure per il calcio. Ormai può vincere (un campionato, una coppa, un torneo) solo la squadra che ha la possibilità di investire miliardi. E così inizia un circolo vizioso: più una squadra vince e più incassa, più incassa e più compra giocatori forti provenienti da tutti gli angoli della terra. Ma che gusto c’è a vedere sti quattro froci egocentrici e isterici che scappano a destra e sinistra per un’ora e mezza? Anche in questo caso ci vorrebbe l’intervento dello Stato, con una serie di leggi che fissino lo stipendio massimo per un calciatore a (che so) 2000€ senza bonus, pubblicità e stronzate varie. In questo modo anche la squadra del Roccasecca o del Poggibonsi potrebbe competere con le varie squadre delle città. Altra legge fondamentale: nelle squadre italiane giocano solo italiani; così non si andrà più a prendere i coglioni ai quattro angoli della terra per farli giocare a pallone (e in questo modo, giocando solo italiani, anche la nazionale, ormai composta da brocchi, potrà tornare a valere qualcosa). Altra legge: le partite non si trasmettono più in televisione; così chi vorrà vedersi una partita dovrà andare allo stadio comunale. In questo modo anche il calcio tornerà ad avere un volto umano. E per Dio, che ritornino le partite di calcio in stile don Camillo e Peppone! (https://www.youtube.com/watch?v=6Z34dFZTMXM). Le “serie TV”, poi, hanno il solo compito di fare un lavaggio del cervello continuo. E non si pensi che tale lordume sia solo americano, ormai esistono varianti italiote anche di queste porcherie. Ad esempio il famigerato “un posto al sole”: una miscela di cretinaggini e sciocchezze spaventosa. “lo vedo perché si ispira alla vita reale” mi disse una volta un conoscente; la verità è il contrario, è la vita “reale” che si ispira a questa roba. Più passa il tempo e più mi accorgo che la cosa che manca di più all’Italia è quel campanilismo, nazionalismo, sciovinismo campagnolo di cui il popolaccio contadino era latore. Mi viene in mente una scena di un film di Fellini dove, durante un numero di rivista, un’attrice imita vari personaggi storici; prima imita Napoleone e uno spettatore le fa una sonora pernacchia divertito, poi imita Verdi e lo stesso spettatore le fa una pernacchia, poi imita Garibaldi e lo spettatore, che ha già le guancie gonfie d’aria per la pernacchia, si accorge che ad essere imitato è l’Eroe dei due Mondi e non può trattenersi dall’applaudire commosso (il film è “Luci del varietà” e la scena è al settantaseiesimo minuto e cinquanta secondi: https://www.youtube.com/watch?v=yhfdlBBdOaM). Nazionalismo talmente diffuso che nemmeno un compagnone come Monicelli poteva non tenere in considerazione. E qui mi viene in mente un’altra scena di un altro film, “Vita da cani”, appunto di Monicelli, in cui Fabrizi, che interpreta il capocomico di una piccola compagnia teatrale scalcagnata, per salvare una serata storta dal fallimento completo, in chiusura di spettacolo mostra un grande poster che raffigura Garibaldi (ancora lui! L’Eroe oggi tanto dileggiato da certo neoborbonismo!) e le Città Irredente Trento e Trieste: il successo è assicurato! Ovviamente tutto è andato perduto. A suon di pornografia e cempions lig. “polcor la trionferà! Evviva il migrantismo e la frocietà!”. Che degrado il panorama politico. Il Fascismo, almeno ha la scusa di essere scomparso con la guerra, ma il comunismo! In che stato si è ridotto, se oggi per simboli ha Valentina Nappi! Dal proletariato alla sodomizzazione, dall’abolizione della proprietà privata alla fellatio con ingoio. Abbiamo un serio, urgente bisogno di una guerra civile. Amari, sconsolati saluti,
    Enrico Barra.

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    1. A me quello che fa arrabbiare, diciamo così, è l'atteggiamento delle cosiddette "destre" che strombazzano un nazionalismo di facciata solo per intortare un elettorato credulo. La loro doppiezza e sfacciataggine è incredibile. Sugli altri taccio.

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    2. Che dire, Alceste?
      Comincio dalla fine: non credo che B. ti abbia mai ingannato; il tuo cuore batteva sinistra. Anche il mio, prima di prendere una partita IVA. La imporrei obbligatoriamente a tutti, requisito minimo per poter poi aprire la bocca.
      Il Nostro si presentò subito come campione di liberalismo, capace di affrancarci dai compagnucci buoni solo a tassare e sperperare i proventi in spesa pubblica già allora esorbitante. Catturati i voti, aumentò le pensioni, assunse nuovi nullafacenti (mica nelle sue aziende!), spinse il Bossi in canotta al defenestramento di Gianfranco Miglio, unico politico dotato di una visione coerente che prevedeva piccole patrie (quella grande in Italia non è mai esistita) e che ci avrebbe esentato dal sobbarcarci l'affondamento irreversibile degli stati arabo-borbonici-vaticani. Inoltre lo vedemmo pure frignare in diretta dopo lo speronamento e naufragio di un naviglio carico di albanesi…
      Forse hai ragione tu, è uno degli ultimi italiani, un incrocio fra Mike Bongiorno e Alberto Sordi, non proprio un complimento. Io preferirei metter tra gli ultimi italiani (ammesso che esistano) Luigi Einaudi, Prezzolini, Adriano Olivetti, Enrico Mattei (e ammesso che esserlo sia motivo di orgoglio).
      Comunque credo di aver capito lo spirito del tuo articolo: hai voluto mettere mirabilmente in campo tutti i tuoi cavalli di battaglia, Monarchia Universale compresa, per mostrarti all'altezza di difendere l'indifendibile, come facevano i grandi Sofisti capaci di dimostrare tutto e il contrario di tutto.
      E io ti seguo, anzi, ti ho anticipato: dal 1994 non traccio più croce alcuna.
      Un saluto, se posso permettermi, fraterno.

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    3. La partita IVA è la prova di Parsifal del pezzente postcapitalista. Così come il recarsi negli Uffici delle Entrate per discolparsi di colpe presunte. Di queste cose ne ho le palle piene. Abiuro. Un tozzo di pane e minestra e mi basta. Tornassi indietro farei il carabiniere. Berlusconi ci ha fregato, alla Alberto Sordi, ma, a posteriori, eravamo più al sicuro con lui che con gli Amato, i Visco, i Ciampi.

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    4. Immagino sia uno sfogo comprensibile, ma la scelta del tozzo di pane e del piatto di minestra la puoi fare se la cosa riguarda solo te, ma se ci sono di mezzo altri, es. figli, di cui sei responsabile la scelta è un po' più complicata.
      Per quanto riguarda i Carabinieri: ho collaborato con i ROS (Reparti Operativi Speciali) e i TPA (Tutela Patrimonio Artistico), passare giornate in un bunker sotto terra oppure nei saloni di San Michele a Ripa grande è molto differente.

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    5. Ma sì, i figli e i genitori vanno tutelati e li si tutela. Per me, mi accontento. Non ho più quasi nulla, a parte la casa e una macchina con 160.000 chilometri, non vado in vacanza, non spendo più nulla per l'inessenziale, i libri li scambio.

      E poi: viva i Carabinieri!

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    6. Caro Loris da Faenza,

      un conoscente che viveva all'estero, torno' in Italia per assistere la madre malata e penso' bene di aprirsi una partita IVA per lavorare come consulente nel settore in cui era un professionista. Tempo un anno,scomparsa la madre, decise di tornarsene subito all'estero e la partita IVA lo perseguito' pure per un po'. Alla morte del padre torno' solo per dichiarare che rinunciava a qualsiasi eredita': la sola idea di dover ancora avere a che fare con l'amministrazione pubblica italiana lo terrorizzo'. Non so se ad oggi sia riuscito a smaltire il disturbo post-traumatico, so solo che in Italia non e' praticamente piu' tornato.

      Un caro saluto,
      Ise

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    7. Salve Ise,
      il tuo conoscente è stato fortunato, uno degli ultimi. Sono pronto a scommettere che presto in Italia non si potrà più rinunciare a una eredità. Siccome spesso non è altro che un debito futuro, sarebbe troppo comodo poterlo fare!
      Se ci pensi bene, in certi momenti storici che spesso sento inspiegabilmente rimpiangere, figli insolventi che ereditavano debiti dei padri potevano essere ridotti in schiavitù a compensazione; altro che cancellazione del debito e giubilei… Se ci limitiamo a leggere Seneca e Cicerone, cosa utilissima, evitiamo di vedere il resto.
      Sai cosa poterebbero inventare qui da noi? Per liberarsi di un immobile collabente ereditato nell'alto Casentino si potrebbero calcolare tutte le imposte dovute nel cinquantennio susseguente alla dipartita del de cuius ( Ici, Imu, Tasi, ecc) e richiederne l'immediato saldo a stralcio. In mancanza dei fondi necessari potrai sottoscrivere un finanziamento trentennale con restituzione in comode rate mensili, gravate da un tasso dell'8%. Indicizzato, naturalmente, all'Euribor che è un indice che manipolano a loro piacimento.
      Le soluzioni sempre le stesse: essere incapiente, scappare, morire prima o poi.
      Anch'io rimpiango l'Italia che non c'è più ma solo come entità geografica e culturale. I peana elevati alla Patria, alla Nazione, allo Stato provocano in me solo un senso di commiserazione senza speranza.
      Stammi bene!

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    8. Praticamente mi hai dato una mini lezione di economia o distopia economica, grazie!
      Ciao,
      Ise

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  4. accidenti Alceste, sei riuscito ad elevare Berlusconi ad altezze impensabili, un'eroe tragico dietro la maschera di un arlecchino... Non so se hai ragione ma il tuo articolo e' poderoso. Riconosco che sia stato l'ultimo degli Italiani, anche se solo un italianuzzo, a gorvernarci, e l'utimo a "difendere" in qualche modo gli interessi del popolo che lo ha eletto; non riesco pero' ad immaginarmelo nei panni di un Riccardo III, il suo amore per il potere e' spurio, la sua azione eventuale e tendenzialmente truffaldina, appunto da italianuzzo... Questa come tu dici era la sua maschera, ma c'era davvero qualcosa dietro quella maschera, qualcosa di profondo ed estremo, come riverbera in alcuni dei titoli pubblicati dalla Sua casa Editrice? Non so che dire... certo il passo di Lotario da Segni che tu citi si eleva sopra l'abbisso, e se le scelte editoriali fossero state le sue, dovrei convenire che hai ragione... Tuttavia non riesco proprio a figuramelo. Per quello che mi riguarda l'ho sempre visto come un vassallo dell'Impero, che disperatamente cercava di accreditarsi presso i poteri superiori mentre, nello stesso tempo, cercava ossessivamente di farsi amare dal popolo che governava: un'impresa da "Italianuzzo vero". Anch'io ho smesso di votare da un bel po', non ricordo quando e' stata l'ultima volta, ma sono passati una ventina d'anni almeno. Durante quegli anni cruciali sono stato antiberlusconiano, e pensavo che l'unita' Europea fosse una buona cosa... un bel idiota insomma. Tuttavia riconoscevo quella verve popolana in Berlusconi, cosa che i miei amici di allora, tutti sinistrati, non vedevano proprio. Quando finalmente fu estromesso dai poteri, scrissi la mia ultima riga su Facebook (eh si ho fatto anche quello): Berlusconi mi sta simpatico... Secondo me cerco' fino alla fine di restare in sella (come Riccardo III), provando a convincere i signori degli alti castelli che era un buon vassallo, e interpreto il famoso gesto delle corna (a sottolineare la sua fedelta' massonico-ocultista), proprio come uno di questi tentativi, il rendersi ridicolo di fronte al mondo per godere ancora un po' di quel potere del quale non poteva piu' fare a meno. In quella fase decadente mi ricorda molto il personaggio di Tognazzi nel film straordinario, che tu hai consigliato, "Io la Conoscevo Bene": un italianuzzo degenerato nel piu' vile servilismo.

    Un caro saluto

    il fu rabal

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    1. Occorre riconoscere a certi uomini uno spessore che, molte volte, cela un doppio fondo. Berlusconi o Andreotti o Togliatti furono ciò che furono, ma il loro fenotipo originava da qualcosa di più profondo. Ciò vale anche per alcune seconde o terze linee. Quando duri, e duri nel tempo, possiedi risorse che i più non vedono e che non vogliono che tu noti. Paolo Franceschetti una volta mise in rilievo gli studi cabbalistici di Borghezio ... Berlusconi vanta un retroterra non banale; egli ha avuto maestri e li rispetta; ha una propria visione del mondo; ossequia una tradizione; a differenza, a esempio, di Renzi o Letta che sono meri robot esecutori, traditori senz'anima.

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    2. hai ragione, ha imposta la sua impronta dalla prima ora
      quando lanciò il partito, creò dal nulla il centro per la raccolta delle iscrizioni; si rivolse ad una splendida signora, ricca proprietaria
      immobiliare; abitava in un villone a Roma nord sulla sponda destra del Tevere, dal giardino immerso nel verde si potevano vedere alcune delle anse del fiume che entra nella città, quelle dopo Settebagni, uno spettacolo maestoso; gli diede come ufficio un
      appartamento di fronte al circolo canottieri e gli consigliò una sua amica per il reclutamento del personale. Questa, a sua volta, si rivolse a sua figlia, che sparse la voce nella discoteca che frequentava; in breve l'ufficio divenne una succursale di "non è la RAI"; devo dire che erano molto attaccate al lavoro, soprattutto mattiniere: uscivano dalla discoteca, una rinfrescata, niente trucco, non ce ne era bisogno erano già splendide, e via al lavoro. Ad una piaceva dispiegarsi sulla scrivania
      e io pensavo:
      Sorgon così tue dive
      membra dall’egro talamo,
      e in te beltà rivive,
      l’aurea beltate ond’ebbero
      ristoro unico a’ mali
      le nate a vaneggiar menti mortali.

      Ora, diciamoci la verità, potranno mai i nostri eroi selezionare dei "navigator" in grado di competere con tanta bellezza (salvifica ovviamente)?

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  5. Alle volte penso - e l’articolo di Alceste ha suscitato in me anche questo pensiero - il perché gli uomini di governo dovrebbero essere onesti nei confronti degli elettori. Perché? Non è forse anche questa esigenza d’onesta’, oramai, un mero riflesso condizionato? Inculcataci man mano, sapientemente e con dovizia? Forse non è così scontato che l’uomo di governo debba essere onesto e specchiato. Eppure nell’elettore c’è questa implacabile esigenza. Ripeto, è un pensiero che di tanto in tanto mi coglie... Crumbo

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    1. Già, perché? Infatti se ne fregano. Il livello di meschinità della classe dirigente, a qualsiasi livello, è allucinante, incredibile. Sono psicopatici, falsi, gretti, ignoranti come zucche. L'elettore, però, ha la speranza; e quel retrogusto da schieramento: se voto questo, seppur schifoso, non vince quello, che fa mi schifo di più (perché è fascista o comunista o populista). Si va avanti così.
      Una volta, almeno, soccorreva l'ideologia, la tradizione.

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  6. Ci feci la tesi su Silvio, prima che si sapesse di tutte le troie. Lo paragonai ad Alan Ladd nel Cavaliere della valle solitaria. Lo feci per fare incazzare la commissione fatta da sinistrorsi compagni di merende. Eccome si incazzarono. Più di un'ora mi tennero sulla graticola ( agli altri cinque minuti e via). Ad ogni modo caro Alceste tornassi indietro farei il caramba pure io. Mi è capitato di lavorare accanto ad una caserma di carabinieri. Bella vita. Siamo noi coglioni che non abbiamo capito un cazzo. La prossima vita o tra le forze del disordine o tra i burundi a vendere droga. Niente avvocatura o magistratura però, un po' di decenza va comunque mantenuta.

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    1. Pure Alan Ladd era bassino, infatti.
      Il dirigente comunale, l'impiegato del catasto, il bagnino: occupazioni niente male.

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  7. Caro Alceste,

    Berlusconi fu abile nel costruire il personaggio. Mi fu sempre sospetta la licenza di dileggio verso di esso che generosamente elargi' al popolo tutto, senza mai un lamento, un'accusa di calunnia, ma, anzi, offrendo sempre piu' pretesti su piatti d'oro e d'argento.
    Come dissi, ha cosi' incentivato la carriera giornalistica di molti mediocri, che basarono libri e articoli sulla sua ridicolarizzazione; cosa che, diciamocelo, era ed e' tuttora la piu' facile e divertente del mondo, sebbene si volle incomprensibilmente celebrarli come eroi che facevano critica coraggiosa e satira indipendente rischiando la pelle (muhaha).

    Lessi L'elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam alle scuole superiori. Lo stesso per l'Utopia di Moro, mi piacquero ma ricordo poco del contenuto.
    Cio' che ricordo meglio e' la follia neolibertaria che incominciava ad aleggiare a fine anni 80. Il Drive-in fu un buon traghettatore di tale nuova ebrezza, come poi tutti i programmi di Antonio Ricci, una delle menti plasmanti il nuovo/la nuova italiano/a.

    Certo non conosco l'uomo Berlusconi, so che ha costruito la sua villa secondo precisi precetti esoterici, si disseta alla fonte di una certa cultura. Ma...eheh, anche a me sembra alquanto indifendibile, se non altro per l'eredita' che ha lasciato.
    Ad ogni modo il risultato non cambia: vedrai che sara' imbals-amato e visibile a tutti, ammiratori e non, nel suo mausoleo di Mediolanum. Come dissi, simile nel destino all'altro in-famoso spartiacque rastrellatore di coscienze e delle rimanenze di dignita' individuali e collettive, Mao il sole rosso (tanto e' sempre rosso in Oriente, non per orientamento politico), nocchiero dell'Ade, o gran timoniere mal timorato.

    Mi sa che agli spartiacque e' concessa una enduring freedom speciale, una liberta' di (re)esistere politicamente anche 20 o 30 anni inclusivi di incolumita' e longevita'. Dopo di loro vengono i ripetitori ad oltranza, un copia incolla di personaggi che debbono solo ricalcare il solco dell'aratro tracciato dai primi, in modo che nessuno perda la bussola e la direzione desiderata.

    Un caro saluto,
    Ise

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    1. Non bisogna difenderli, non occorre criticarli. Occorre comprendere chi si ha davanti. Altrimenti si prendono abbagli da sghignazzo come nel caso di Foa, lo sterminatore della RAI, uno che, invece, a quanto pare, si è adagiato su una poltrona di velluto. Comprendere non significa condividere, riconoscere uno spessore non equivale a schierarsi.
      Quando morirà, Berlusconi diverrà un salmone come tanti.
      Nel ricordo, però, di questi anni ci si ricorderà solo di lui e non di Prodi o Ciampi o D'Alema o Fini. Perché? Perché qualcuno ancora tiene il busto del Duce in anticamera o colleziona gadget di Che Guevara o Rommel? Sono domande.

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    2. Forse ci stiamo avvicinando, finche' realizzeremo che si sta dicendo la stessa cosa, chissa'.
      Credo di comprendere lo spessore, non lo nego. Se parlo di mausoleo dove restera' visibile ai posteri e' proprio per quello che dici: di sicuro ci si ricordera' di lui.
      L'unica cosa di cui non sono convinta e' che sara' ricordato in positivo, a meno di una grande operazione-revisione massmediatica non so. L'altra cosa di cui invece sono convinta, e' che non fu un italiano, piuttosto un anti-italiano. Con tutto quello spessore e quel potere avrebbe potuto fare qualcosa di buono e invece ha lasciato solo rovine e cadaveri per gli avvoltoi successivi.
      Sull'ultima domanda, e' un domandone che abbisogna di clima piu' fresco e temperato per poter rispondere:).
      Ise

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    3. Ma di Fanfani che ricordo hai? Positivo o negativo? Di Leone? Di Garibaldi? Fra vent'anni vi saranno nostalgie fortissime per l'età dell'oro silvina come ce ne sono oggi per quella craxiana e ce n'erano per De Gasperi ... Perché quando sei qualcosa ti rimpiangeranno prima o poi. Draghi, Renzi, Foa e compagnia, invece, non sono niente.

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    4. Scusate se mi intrometto. Che fra vent’anni ci saranno delle nostalgie per l’”era” berlusconiana credo che sia quasi scontato; ma queste nostalgie saranno fondate sul fatto che la situazione sociale sarà talmente degradata e degenerata, che i tempi passati saranno visti come tempi edenici. Ma che ruolo aveva Berlusconi in quella situazione sociale? Se Craxi fosse vivo e fosse ancora attivo in politica, cosa farebbe? Cosa sarebbe in grado di fare? Le masse adorano i simboli. Berlusconi, come praticamente tutti i politici da decenni a questa parte, appartiene, non alla storia, ma alla cronaca. Ma per quale motivo dovrebbe essere ricordato? È una specie di moderno Giolitti. Chi si ricorda di Giolitti? Perché Giolitti dovrebbe essere ricordato? Questi sono personaggi che scivolano sulla storia, come l’acqua sulla pietra. Il nome di Giolitti sarebbe stato sommerso nel nulla se non ci fossero state la guerra libica e la Prima Guerra Mondiale (eventi storici importantissimi che lo stesso Giolitti non ha provocato, preparato o voluto, ma ha solo subito e fortunosamente affrontato). Berlusconi ha governato per dieci anni. Hitler ha governato per dodici. Lenin per cinque. Cosa ha fatto Berlusconi? Cosa rappresenta? Sia chiaro che il Berlusconi ha sicuramente delle qualità politiche (qualità politiche nel senso meschino del termine, cioè capacità di restare a galla in parlamento, di imbonire per anni un elettorato e di avere un comportamento accattivante; per lui fare politica significa tenere l’amministrazione di un’azienda) che gli hanno permesso di restare a galla per anni: ma cosa ha fatto? Oggi i politici possono essere ricordati dalla popolazione (o meglio da chi è capace di ricordare e capire, anche solo superficialmente, le loro azioni politiche) solo per le loro malefatte, per i loro autentici crimini. Un esempio: provate a chiedere in giro chi è stato il terzultimo presidente della repubblica; il 90% delle persone non lo sa. Io, personalmente, ricordo Ciampi, solo per il ruolo che ha avuto nel colpo di stato del ’92. Per quale altro motivo dovrebbe essere ricordato? Per quale motivo si dovrebbe ricordare uno solo dei presidenti della repubblica?

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    5. Lo ripeto: poiché alcune figure hanno uno spessore (non esauriscono sé stesse nell'andirivieni della politicuzza) allora vengono ricordate, anche al di là dei meriti effettivi. Berlusconi ha permeato un'epoca felice dell'Italia, quella uscita dagli anni di piombo, facile e godereccia. Un caso? Certo, ma lui sapeva tutto questo, comprese il momento storico e gli ha dato un'impronta. Esistono spettacoli film birignao inventati dal berlusconismo, pur mediocri; non ve ne sono di Prodi e compagnia. Dietro la maschera di Prodi c'è un tizio che armeggia col parastato, dietro Berlusconi una simbologia da scoprire.

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    6. Ahah no Alceste, spero che tra vent'anni non sia tanto rincoglionita da intitolargli pure un'eta' dell'oro piuttosto che dell' horror.
      Pero' ci credo che qualcuno lo fara', non tutti voglio sperare.
      Lo spessore che gli attribuisco e' solo per il ruolo diverso che ha avuto rispetto ad altri, non per spiccata intelligenza, ma perche' era quello giusto al momento giusto. Ha portato innovazione nel modo di far politica e psicologia teleguidate, il suo campo, e l'abbiamo lasciato scorazzare libero nonostante il conflitto. Ha segnato cosi' quegli anni.
      Siamo finiti anche noi per qualche tempo sotto l'effetto dell'aria frizzantina delle novita',l'apertura, la creativita'; sembrava che ognuno potesse diventare quel che desiderava. In realta' quel che desiderava gli era stato inculcato. E cosi' poi non ci siamo piu' riconosciuti.
      Se dopo sono seguiti omini che non sanno di nulla e' perche' anche noi siamo divenuti robottini che non hanno spessore. Hai voglia ora ad aspettare che arrivi un eroe a salvarci.
      Altri uomini di piu' spessore qualche sussulto di dignita' e amore patrio lo hanno avuto, Silvio...mboh.
      L'eta' dell'oro per me e' solo quella in cui si poteva contare sulle persone intorno, ci si poteva fidare degli altri senza tanti sospetti e sotterfugi. Questo er Sole nostro, come altri prima di lui, ha solo contribuito a distruggerlo. Amen.

      PS: Alceste, non so da quale indizio, forse solo da come ti poni, io credevo gia' che fossi un carabiniere!

      Un caro saluto,
      Ise

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  8. Cosa c'è di peggio che essere
    una nera di 20 anni, magari brutta in un'epoca come questa?
    Io caccerei a calci nel culo gli zingari e i tanti rumeni e altri "fratelli" europei che da noi non fanno altro che saccheggiare e fare danni e terrei questa ragazza:

    https://www.lastampa.it/2019/06/23/cronaca/la-donna-che-vuole-tornare-in-carcere-perch-non-sa-dove-altro-andare-gSWqCZCXHQHlw2BGEIvjmM/pagina.html

    P.S. Berlusconi con le sue TV
    di merda ha contribuito enormemente a renderci più
    americani che europei.
    Il voltafaccia contro Gheddafi e la parte di Italia che lo votò ( ricordiamoci del consociativismo coi democratici) fu la goccia che me lo rese odioso.

    Pino

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  9. Caro Alceste,
    e sì che, presuntuosamente, credevo di essere un uomo intelligente! Il tuo scritto invece mi ha sollevato un velo sotto il quale avevo avvolto "il Berlusca" per tutti questi anni, senza più ritornarci. Infine sono contento di essere vissuto sino ad oggi perchè grazie a te ho una prospettiva nuova su cui riflettere!
    Vale
    Hermannus Contractus

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  10. Sicuramente Berlusconi non è un fesso ne un ignorante. Quello che sta a cuore qui non è affatto il giudizio sul suo operato bensì il riconoscimento dell’italianita’, compresi tutti i difetti che questa comporta. Dal mio punto di vista questo è l’importante. “Quando c’era lui”, il virgolettato è volutamente sardonico, si poteva ancora pensare o addirittura sentire che era italiano. Ricordo tutti i fessi dei centri sociali e circoli Arci festeggiare la sua caduta nell’autunno 2011. Poi è arrivato il cyborg Monti con al seguito esecutori (testamentari?) forgiati nelle officine UE. Roba che Terminator si cacava sotto per la paura di non avere a posto la contabilità! Crumbo

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    1. Ricordo con nettezza la depressione di alcune partite IVA ai titoli di Repubblica e dei suoi inni allo spesometro e affini. Depressione tecnica, clinica. Non si aveva più voglia di fare nulla. Come i depressi cronici. La sensazione di essere finiti in una dittatura. La sensazione d'una realtà oggettiva.

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  11. Ho smesso di tifare il 4 Giugno 1989,era una domenica e si giocava Milan Roma finita 4-1.In quella domenica venne ucciso un tifoso della Roma,si chiamava Antonio De Falchi e aveva 18 anni.Io tifoso della Roma ne avevo 17 e quell'omicidio mi colpì cosi tanto che dentro di me si ruppe la dipendenza dal calcio.In quell'estate il numero di calciatori stranieri venne portato a tre per squadra,la cosa non mi convinceva,volevo e sognavo un calcio locale,sei nato a Roma e allora giochi con la Roma o con la Lazio.
    Ancelotti bandiera romanista fu ceduto al Milan da Sandro Viola.Tutti questi ingredienti mi convinsero che sarebbe stato saggio allontanarsi da quel mondo,e lo feci.Naturalmente non ci misi un giorno ma almeno un anno.Vedevo Gullit,Van basten e altri imperversare nei campi e già ci vedevo elementi sradicanti.Io possedevo già un'anima sradicata e sofferente e probabilmente questi episodi mi risuonavano dentro in maniera più forte rispetto ai miei coetanei che invece godevano sia della violenza negli stadi,sia dei tre stranieri in campo.Ora riguardando indietro mi stupisco di me che a quell'epoca riuscii a captare le distorsioni del mondo che sarebbero giunte.
    Drive in l'ho sempre odiato,ero alle medie,ricordo i miei compagni di classe che il Lunedi matitna recitavano pari pari le battute viste la sera prima...ass fidanken e tutte quelle cazzate.Io all'epoca piangevo sul "Passero solitario" di Leopardi,mi struggevo con il Foscolo,sognavo un Maestro che mi parlasse di arte cultura,vita e invece come quel passero mi ritrovai solo ,per anni,senza guida e amici veri.Anni che mi hanno formato(anche male direi).E poi i paninari,chi se li ricorda?Sponsorizzati dal Drive in!Le ragazze guardavano solo i paninari ,e se volevi beccare qualcosa dovevi vestirti in quella maniera.Fu li che cominciai a criticare il mondo femminile.La loro colpa era quella di schierarsi con una moda nemica dell'essere.Le sfittinzie amavano i paninari,quelli vestiti come me erano i truzzi,gli sfigati.Evidentemente avevo molta considerazione del mondo femminile se gli attribuivo la capacità di svincolarsi dal'indottrinamento...Mi sbagliavo.
    Cominciai a sognare(erano i primi anni 90)la venuta di donne povere dal terzo mondo,loro si che avrebbero insegnato alle Italiche la misura,la libertà dall'edonismo,perchè povere e soffrenti.Mi sbagliavo.Quindici anni dopo a Cuba appresi che il massimo per le Cubane era di vestirsi con le Nike o le Adidas,,il loro era un'edonismo al quadrato,e avrebbero fatto di tutto per raggiungerlo.
    Non rileggo nemmeno io,ma non sono Alceste...perdonate gli errori.

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    1. I paninari, giusto. Ma, ricordiamo, questa è l'epidermide di Silvio Berlusconi, è puro Berlusca.

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  12. Sto iniziando a leggere "Canale Mussolini" di Pennacchi...lo consiglio...non posso fare a meno di notare che condivide con lo spirito di questo post una certa ricerca dell'umano dietro al personaggio che pure è fondamentale per comprendere il personaggio.
    Capisco e condivido il pensiero di Alceste, come anche capisco le perplessità di altri, certo è che gli effetti devastanti di certa decadenza sono talmente vicini da impedire anche ai più volenterosi un necessario distacco. Distacco ci vuole per fare un discorso del genere...Berlusconi ha ingozzato gli italiani dei loro peccati, è vero, c'è da dire che però i primi cucchiaini li hanno implorati e se non li avesse dati, e anche distribuiti con criterio, lo avrebbero scannato vivo...

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    1. Fra vent'anni le considerazioni di questo post saranno merce comune. Fra vent'anni il blog sarà evaporato. Il problema è la mancanza di sottigliezza. Distinguere fra morale, etica, storia e psicologia è sempre doveroso: per comprendere. Giudicare Berlusconi un uomo più profondo, perché più Italiano, pur un Italiano da commedia, non significa condividerne la morale o l'etica. Questo, però, in tempi di emoticon, pare impossibile.

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    2. Ma neanche vent'anni...guarda é notizia di poco tempo fa una coppia italiana con difficoltà economiche ha messo nome al figlio Berlusconi e un africano residente in Italia ha usato invece come nome proprio Silvio Berlusconi per esteso, come nome proprio, forse mi confondo su chi ha messo il nome e chi il nome e cognome ma poco conta...

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  13. Beh un presidente del consiglio come Berlusconi condannato a 4 anni per frode in via definitiva e' proprio un vanto di cui gli italiani possono andare fieri , un Briatore un po piu in grande degli esempi Belli da dare ai giovani , lei alceste riesce con LA sua dialettica a fare sembrare un pezzo dimm... Uno squisito piatto di cucina alternativa , c'e' del lavoro osceno nel suo sciorinare scritti cosi visionari , ci sarebbe da morire dalla vergogna ad avere uno che ci rappresenta come il Berlusca mentre invece per lei si puo fare !

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    1. Le tue considerazioni hanno lo spessore di una sogliola finita in una pressa. Possibile che non hai naso per i secondi fini? E poi: che c'entra il giudizio morale con quello storico e psicologico?

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  14. Che grande post alceste. Mi domando come possano originarsi fraintendimenti nei commenti, nei commenti dei lettori di questo blog. Eppure dovrebbe essere quasi un dovere, comprendere.

    Due aggiunte personali. Il caso Englaro. Voleva salvarla, a tutti i costi. Mezza Italia voleva ucciderla. Fu agghiacciante. Lui cercó di essere uomo.

    Al capo opposto la sua fine: la Libia. Fu pavido, e se lo portarono via, facendone un sol boccone.

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  15. Purtroppo ci lasciamo affascinare dalla forma; che ricorda quella di Ettore Mo sul Corriere di una volta. Ma le parole, anche così belle, non servono a niente. Pensate forse che Brussel abbia paura dei controinformatori, di qualche blog di periferia, di Becchi, Palma, Malvezzi, Scardovelli, Ratto,Galloni, Chiesa, Grossi, Borghi, Mattei...
    Signori...non vi sembra un pò troppo poco, quasi ridicolo, quello che seguiamo, cui ci attacchiamo, che commentiamo - (in modo così approssimativo), discutiamo, cincischiamo allegramente tutti i santi giorni?

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    1. Si Giuseppe, e' proprio come dici tu.
      Di allegro c'e' ben poco poi.

      Per dirla con Blondet, uno che le parole le sa spesso rendere utili:
      "Stasera non ho più voglia di scrivere. Le parole, la ragione, l’intelligenza, non servono più a niente. Le azioni richiedono azioni."
      Ciao,
      Ise

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  16. Ma...l'azione, dopo aver perso l'identita' nazionale, poi quella locale e infine quella familiare o di gruppo di appartenenza (per finire con quella sessuale in via d'estinzione), dicevo l'azione, all'interno di un paese in tali condizioni, e sotto pesante esperimento ingegneristico sociale: bombardato dall'alto, poi dai confini, poi dai media e dai numerosi nemici interni (vecchia espressione sempre valida, soprattutto se riferita a chi l'ha coniata)...ecco, dicevo, l'azione, in queste circostanze, puo' essere solo individuale, e quindi di mera sopravvivenza immediata, visto che, dallo stato in cui e' ridotto l'individuo oggi, non puo' certo sorgere un eroe.

    Difficile che nasca un'azione collettiva, o di una maggioranza unita, ma nemmeno di una minoranza o di un gruppetto che agiscano con unita' d' intenti al di sopra dell' individualita', e pure questa e' a rischio.
    L'uomo ha perso prima l'istinto per la sopravvivenza come specie, poi come gruppo risiedente in un territorio e come nucleo familiare, perso anche il vecchio istinto di proteggere la vita dei propri bambini, siamo gia' macchine ...date tali premesse, dicevo, sembra quasi che resti solo il cincischiare e cicalare a darci una parvenza umana...

    Saluti,
    Ise

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    1. "ecco, dicevo, l'azione, in queste circostanze, puo' essere solo individuale, e quindi di mera sopravvivenza immediata, visto che, dallo stato in cui e' ridotto l'individuo oggi, non puo' certo sorgere un eroe."

      La mera sopravvivenza è quella cui badano quasi tutti, oggi, gentile Ise. Ma è preoccupazione mercantile, sciocca, bottegaia; nonché del tutto controproducente, perché per il solito ottiene l'effetto opposto.
      Come disse quel tale, "Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra".

      Nella saga de "Il mondo piccolo", Guareschi indica lucidamente la strada delle epoche buie, oscure: conservare il seme.

      "Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza."

      E Guareschi qualcosa ne sapeva, visto che per conservare il seme si fece prima 18 mesi nei lager nazisti e poi altri 15 nelle galere italiche...

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    2. Caro Luigi,

      belle e vere le parole di Guareschi.
      Conservare il seme e non contribuire a distruggere piu' di quanto non si stia facendo, e' pur sempre il minimo, seppure oggi pochi lo percepiscono.

      Certo la sopravvivenza odierna equivale a preoccupazione mercantile. Ma c'e' anche l'aggravante a mio parere: convincersi pure che si stia facendo qualcosa oltre la mera sopravvivenza immediata. Gli accogli-enti sono convinti che cio' e' buono e giusto, non un mero business di sopravvivenza immediata. Gli EUropeisti sono convinti che cio' e' buono e giusto, non un business di sopravvivenza immediata, i delocalizzatori, gli attivisti di ogni campo...idem. Dalla cecita' non si guarisce purtroppo.

      Ise

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  17. Ho leggiucchiato qua e la qualche commento (non lo scritto di Alceste: non serve; con Alce' sul Berlusca gia' ci fummo acchiappati...).
    Che dire: astraendo non poco, il Potere fa paura. Certo, quando si dura in Italia al potere per vent'anni riuscendo a portar fuori la pellaccia, beh, vuol dire che c'e' stoffa! Non so se mi sono spiegato. D'altronde guardate l'italiano medio? Avete provato ad assumerne uno (dico uno, cioe' oltre alla partita iva avere anche un "dipendente" ex proletario a traino?) di italiano?
    Certo, il Potere e' bestiale... Ancor oggi adorano in Russia Lenin, un criminale seriale che di autoctoni ne ha affettato a milioni. Questo e' il popolo.
    Il problema (se esiste un problema) non sono i politici, il papa, greta, soros (tutti in minuscolo) ecc. ma questo popolaccio che non capisce un cazzo! Berlusconi? Per me potrebbe essere spedito domani su Marte (ah ah ah... terrapiattisti del cazzo, anzi no'...) e faccio festa. Detto cio', non vedo negli ultimi 30 anni un italiano piu' abile ed intelligente (animalescamente parlando) di lui! E' un nano? No. L'Italia ormai e' un paese di scarafaggi.
    Uguccione Von Brand, importatore autorizzato di ZyklonPadania, il nuovo marchio di lingerie green senza glifosato aggiunto

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Siate gentili ...