19 gennaio 2019

Non brinderò all’altrui tristezza


Roma, 19 gennaio 2019

Se avessi usato la penna d’oca e il calamaio potrei ora affermare: “Non s’eran ancora asciugate le mie note sulle lagne di De André e su Cesare Battisti, allorquando …”; il digitale ti toglie il piacere anche di tali giri di parole, oltre alla bellezza della penna d’oca e dell’inchiostro nel calamaio, ovviamente. Ma cosa sta dicendo!? Ma sì, è inevitabile. La liturgia della scrittura, oggi completamente scomparsa, predisponeva l’uomo a una miglior prosa e una intelligenza superiore degli eventi; la liturgia rallenta, pacifica la mente, ferma la mano frettolosa e la foga, impedisce pensieri scarmigliati, fa disapparire l’inutile. C’è da porre attenzione a molte cose. La carta da scegliere, anzitutto, la posizione di braccia e mani, la calligrafia (la bella grafia), le colature, le asciugature, gli svolazzi, i rientri, la postura, gli eventuali errori, il periodare, i tomi da consultare, spesso sull’ultimo ripiano dello scaffale: quando si era molto fortunati o molto ricchi.

Johann Joachim Winckelmann, l’idealista della grecità, una vita di studioso al servizio di Apollo, uno con le toppe sul didietro, poteva contare, a Jena, se ben ricordo, di una sola ora al giorno nella biblioteca universitaria - una biblioteca che possedeva circa 10000 volumi, frutto di lasciti disorganici (di professori, ex allievi), e che non vantavano nemmeno l’onore d’uno schedario o la possibilità d’esser presi in prestito.
Tale micragna al lume di candela stimolava, perciò, neuroni oggi atrofizzati: ogni testo andava compreso davvero e non leggiucchiato; meditato lungamente, come un tesoro inestimabile; una riga di Sofocle apriva mondi di senso; e non si poteva mica sbagliare sulla carta perché non c’era il tasto 'canc' o 'delete' né il cestino o il ripristino di Windows 7; i pensieri si distillavano secondo precisi alambicchi retorici, concatenantisi gli uni agli altri tramite il fluire prestabilito, di stringente causalità, in latino ovvio, altrimenti chi li capiva? Il cervello di Johann pensava, ripuliva dall’inessenziale, poliva, si concentrava, chiuso fuori il mondo vile, armeggiando, come un fuciliere prussiano col suo Dreyse ad ago, con inchiostri, penne, pergamene: uno sforzo ormai connaturato, come un atto di preghiera fedele, prima di vergare l’inemendabile, ché i materiali costano, i professori non perdonano e i libri non vanno editati in pdf, ma costano anch’essi, in cuciture e stampa e torchi. Dirò di più: Winckelmann pensò per trentotto anni, uno in più della latitanza di Cesare Battisti, prima di editare un libro. Ciò che precedeva la creazione era più importante della creazione stessa: “Winckelmann aveva osato pubblicare la sua prima opera soltanto dopo lunghi anni di apprendistato. Era già un uomo di trentotto anni, che aveva letto una moltitudine di libri, disponeva di una memoria straordinaria e nel suo quaderno di appunti aveva accumulato una quantità di idee, di paragoni e di metafore”.

La lentezza liturgica nell’approccio, l’appressamento a un passato divino, la mancanza di distrazioni, di sovrastrutture, di imbecilli e chiacchiericci, la penuria stessa del materiale, e non già l’abbondanza, congiuravano a un’accensione inusitata dell’intelligenza. Era il limite a stimolare i ragionamenti, la curiosità attizzava collegamenti impensabili; egli, anziché dilapidare, accumulava per la perfezione. Ogni colpo poteva sbozzare una figura sempre più definita, senza fretta. Ci si issava con reverenza sopra vette eminenti; scalate da altri, i migliori: “Di giorno, come uno schiavo, era sé stesso solo a metà; soltanto di notte la vita lievitava in lui; allora chiamava a sé gli antichi. Quell’uomo pallido e magro viveva nella cella stretta, spoglia, gelida del convento dietro il cimitero di San Pietro [a Seehausen]; con gli occhi piccoli, scuri, scintillanti al di sopra del naso aquilino, avvolto nelle pieghe del suo mantello, leggeva un volumetto in pergamena di Plutarco o di Sofocle; in mezzo alle pianure sconfinate, coperte di neve, sognava del sud, dei suoi mari e della sua gente, mentre il vento di nord-est squassava gli infissi decrepiti delle finestre dalle piccole lastre di vetro rotonde, opache, e la luna volgeva a ovest dietro le torri massicce, opprimenti, della chiesa di san Pietro e Paolo”.

Regole, leggi, confini, termini, barriere, costrizioni, disciplina, tabù, cerimonie, verboten, rituali, iniziazioni, rifiuti, differenze, maestri, proscrizioni. Questo è il fuoco sempre vivo che affina l’uomo, rinunciarvi equivale a regredire.

Ascesa: “L'anima [nei Greci] si svelava soltanto come al di sotto di una calma superficie d'acqua senza mai manifestarsi con violenza. Nella rappresentazione del dolore anche la sofferenza più grande rimane imprigionata come nel Laocoonte; la gioia aleggia, come un tenero zeffiro che appena sfiori le foglie, nel volto di una baccante sulle monete dell'isola di Nasso”.
Decadenza: sguaiatezza, didascalia, iperrealismo, sentimentalismo, superficialità, genericità, narcisismo, esibizionismo.

John Ruskin è a Venezia. In una catinella sguazzano due pesci ch’egli ha preso nelle acque basse della Giudecca: “Uno … si tiene in equilibrio  … con una continua ondulazione della coda e un tranquillo battito delle pinne pettorali. Non sta mai quieto un momento, ma non è mai agitato. M’accosto per guardarlo; si volge un poco e mi guarda, e seguita a muovere calmo calmo la sua squisita coda … l’altro [appena tocco il catino] eccolo da tutti e quattro i lati … a volare all’impazzata, a flagellare, a sfrecciare, a saltare, a far capriole, e a spruzzarmi d’acqua la faccia a ogni lancio … finché … dopo aver picchiato col capo una cinquantina di volte contro il catino, e aver cacciato tutto il fiato fuori dal corpo … cala di nuovo al fondo, come un sasso”. Per Ruskin il primo pesce simbolizza l’animo classico che cela l’affascinante e lutulento abisso del dionisiaco dietro una bella e impassibile parvenza; il secondo le frenetiche e isteriche accensioni del peggior romanticismo.
A distanza di qualche secolo si potrebbero riaggiornare i tipi: il primo è sempre un animo classico, ormai quasi del tutto estinto; il secondo una Marina Abramovich o un Koons; oppure la tizia che si sfracella la testa nella performance de La grande bellezza: artisti del futuro.

John Ruskin, uno che, nel ritratto velenoso di Mario Praz, dopo non esser riuscito a consumare il matrimonio, se ne andava in giro con babbo e mamma e che prese ad annotare nel diario quanti giorni mancavano alla sua morte; un esteta dilaniato continuamente da capitomboli depressivi e incanti stendaliani. Un genio, a modo suo. Mi chiedo cosa ne sarebbe stato di lui nei commenti se avesse pubblicato controinformazione.

Guido Cavalcanti distilla sonetti, e anche lui è alle prese con le asperità procedurali di una lenta cerimonia artigianale: stabilire, anzitutto, la struttura della lirica (ABBA ABBA CDE DCE, con “costui” e “noi” in rima siciliana) in corrispondenza biunivoca con la logica dei concetti; quindi le cesure, gli accenti gravi e acuti (4-8-10; 4-7-10; 6-10) che decidono l’entità della sillabazione; e poi la carta da reperire, l’inchiostro, le cesoie, i coltellini, le penne: ciò forma l’universo necessario alla creazione tanto che, nella foga, egli si immedesima persino nei vili strumenti del mestiere, inorganici latori del messaggio amoroso: 

Noi siàn le triste penne isbigotite,
le cesoiuzze e ’l coltellin dolente,
ch’avemo scritte dolorosamente
quelle parole che vo’ avete udite


Anche il comunista Claudio Villa, all’inizio di carriera, in sala di registrazione, non poteva sbagliare: doveva pensare, esercitarsi, esser bravo davvero: incidere la voce sui dischi in cera costituiva un’azione irredimibile: quei due o tre minuti esigevano, perciò, la perfezione, e non berciamenti a caso, da riadattare in seguito, o playback o filtri o quant’altro rende un cane che abbaia fenomeno da classifica.

E le dattilografe potevano sbagliare? Neanche ai fucilieri prussiani era permesso l’errore. Sei colpi al minuto, non di meno; punizioni durissime per gli inadempienti; impiccagione per i tentativi di diserzione: e infatti gli Junker (o gli Juncker) vincevano le guerre. Il grado di perfezione di un mestiere o dell’artigianato denota lo sviluppo di una civiltà. La fatica nell’ottenere l’eccellenza, invece, rimane il criterio per giudicare il meglio; e tale sforzo, che può prolungarsi per decenni, tributato allo studio, al calcolo, all’apprendimento laborioso, esige la ritualizzazione: nulla è lasciato al caso. Per tale motivo spesso la religione e la morale e la disciplina militare si sovrapponevano alla creazione.

Proposta per giudicare una civiltà: la lectio difficilior. Come il filologo favorisce, a pari di autorità, fra più codici, il passo più lambiccato o inconsueto o raro, poiché indice di più alta antichità e originalità, così un paese in ascesa non può che scremare gli elementi migliori e ricacciare in basso le anime ordinarie. Quando una civiltà, invece, ricorre alla scappatoia, alla mediocrità crassa, alla finta democrazia della lectio facilior, essa è profondamente e ineluttabilmente segnata dalla decadenza. Imparare Bohemian rapsody in trenta minuti su una pianola digitale significa relegare nell’immondezzaio secoli di progresso musicale. Il perdonismo nelle scuole, il volemose bene, la liquefazione di accademie e collegi, l’abiura dei versi a memoria, l’orrore per le datazioni (giammai! A noi maestre interessa il concetto!) ha prodotto programmi brodaglia, senza alto e basso, nonché eserciti di farlocchi tredicenni per cui Carlo Magno può ben essere coevo all’Alessandro macedone e Lepanto confusa a una via del quartiere Prati.

Liturgia, disciplina, esercizio, selezione dei migliori: una comunità non poteva permettersi troppi mediocri. A tale scopo aveva escogitato una serie di istituzioni, confraternite, scuole, corporazioni, ginecei e androcei, da cui trarre il meglio. Lo stesso avviene nei paesi orientali: mentre da noi la Gorgone Fulva permetteva la promozione automatica sino alla terza media, i Cinesi (gli ex Cin Cian Pai delle barzellette) continuavano a rendere culto agli esami: esami di ammissione, difficilissimi, in grado di scombinare le vite degli adolescenti che no, non possono sbagliare. Lì la gerarchia ancora vale, almeno quanto l’armonia. Vale la gerarchia perché un idiota non può aspirare a laurearsi come mandarino del Nuovo Impero Celeste; e vale l’armonia poiché un tizio, pur intelligente, non può scombinare il gruppo con le sue alzate d’ingegno individualistiche: selezione e istinto gregario formano un’unità indissolubile. Toccherà anche a loro, prima o poi, l’edonismo dissolvitore: per l’intanto, in vent’anni, hanno mandato un aggeggio sulla luna, noi abbiamo difficoltà a recarci a Pescara.

Persino la disciplina fisica, se conduce alla bella forma, è indice della salute mentale di un popolo. Lo stesso Winckelmann si sofferma su tale attitudine.

Ecco cosa manca agli Europei: l’istituzione e la selezione operata dalle istituzioni. E perché? Perché il potere universale ne ha sancito la destituzione totale. Non c’è più bisogno di una società, ma di un parco buoi di imbecilli pauperclass da governare con un ristretto gruppo di tecnici (scelti nelle istituzioni che loro si riservano). Lo scioglimento delle comunità, una volta ricche delle proprie leggi, anche dure, spesso ingiuste, talvolta incomprensibili.
Tutto questo è stato investito da una furia dissolutrice, senza precedenti, che ha livellato confini, gerarchie, limitazioni, pomerii, regolamenti. Dagli anni Sessanta in poi si assiste allo spettacolo dello “sciogliete le righe” universale: e in nome della libertà!

La dissoluzione del sacro è qui. Il sacro si nutre di confini invalicabili. Fuori del sacro è un tipo di umanità, entro un altro genere; le mura che difendono i due livelli, metafisicamente inconciliabili, sono sante. Santo è, quindi, il filo spinato, il silenzio, la regola interna, il linguaggio esoterico, la vestale e il sacerdote, le sbarre, le altane concettuali, i simboli: questo permette la società e la vita. Accedere a un mondo altro richiede, perciò, un lungo itinerario, accidentato, duro: per aspera ad astra. Non sempre ci si riesce. De-santificare equivale a eliminare i guardiani e a lordare i luoghi sacri. Il sacro, oggi, è inessenziale poiché sono state abbattute le trincee a difesa del sacro. Ciò che era sacro è stato additato, con astuzia, quale istituzione totale, nazista, oppressiva. Nel 2019 c’è più soggezione, da parte della plebaglia indistinta, per le sale odorose di disinfettante di una banca che per le navate di san Pietro che, infatti, vengono esperite con la nonchalance dello struscio domenicale. Invece del timor dei residua il timor usurae, et pour cause! E tutto questo in nome della libertà! 

... Pietro Lombardo
non si fe’ con usura
Duccio non si fe’ con usura
né Piero della Francesca o Zuan Bellini
né fu 'La calunnia' dipinta con usura 

La (super)poliziotta che ha arrestato Cesare Battisti dichiara a “La Repubblica”: “Non [abbiamo] ancora [festeggiato], ma sia chiaro che festeggiamo il successo professionale, non la sua perdita di libertà. Catturarlo era il mio lavoro, e l’ho fatto. Ma io non brinderò mai alla tristezza altrui”.

Gli assassini hanno diritto alla libertà? Me lo chiedo sempre più spesso, da ignorante. Il Codice Penale e la galera sono abusi contro la libertà universale? Forse sì, mi sorprendo a pensare, ancora da ignorante. Abolito lo Stato, infatti, il carcere, la pena, la condanna divengono aberrazioni. Se non ci fosse il dovere, cosa impedirebbe di solidarizzare con un pluriomicida, ormai stanco, dopo trentasette anni di latitanza, sicuramente malato, e col ciglio umido per la foto dei bimbetti nel portafoglio? Questo il busillis che, prima o poi, si scioglierà: un assassino, domandiamoci, cosa ha fatto davvero per meritarsi tutto questo? E uno scippatore, uno che spaccia droga? Gli spacciatori sono negozianti di un bene sempre più richiesto, in fondo. Non sarà, a ben vedere, che è uno come Alceste a meritare qualche batosta sul groppone con queste idee illiberali? Perché continuo a vedere commerci di droga, di bambini, di uomini e donne, furti e rapine e non uno che si scandalizza. Comincio a comprendere d’essere fuori posto, un autentico fuorilegge, l’unico terrorista che davvero delinque contro la libertà, la dignità, l’essenza dell’uomo.

Trentasette anni di latitanza. L’anno scorso entrai, per la prima volta, nel supermercato XYZ. Comprai pane, latte, tonno e dei filetti di platessa. La spesa si aggirava sui quindici euri. All’uscita, neanche s’erano chiuse le porte automatiche, il cellulare prese a ronzare: “Grazie per aver comperato nel nostro supermercato! XYZ è lieta di annunciarle che la sua spesa potrà essere convertita in buoni premio da ritirare presso la cassa! Arrivederci per i suoi altri acquisti!”. Mi avevano beccato subito. La mia latitanza capitalista non era durata nemmeno trentasette decimi di secondo.

La ballata triste sul Maroncelli brasiliano ha il suo primo endecasillabo, purtroppo zoppicante (basta considerare al-tru-i): “Non brinderò all’altrui tristezza”. Necessita soltanto d’un verso ulteriore in rima baciata, di una o due strofette edificanti: un paio di accordicchi per chitarra Echo completeranno la lagna.

Il manicomio, il carcere, l’esercito, la chiesa, il partito, il sanatorio, la scuola, il sindacato, la giustizia, la polizia, la classe intellettuale, i ruoli sessuali e familiari, la corporazione: un sistema complesso di valori è stato disciolto dall’oggi al domani, reso indifferente l’uno all’altro. Reti e muri sono stati abbattuti, assieme al nozionismo delle tabelline, ai gradi delle spalline, alla colpa, al padre padrone. Rivoluzionari da operetta concettuale e due guerre mondiali si sono abbattuti sull’Europa livellandola come accade alle coste dopo un maremoto. Il paesaggio è allucinante. Non si salva nessuno. La follia è una gradazione dell’animo umano, uno scarabocchio rassomiglia alla Monna Lisa, se ben contestualizzato, oppure: il poster digitale in pixel iperrealisti della Monna Lisa è come la pittura su tiglio di Leonardo Da Vinci, inessenziale autore della Monna Lisa; la perversione semplice nuance del Pantone Psicologico approvato in alto loco; l’esercito si sindacalizza, annullandosi; la polizia si sindacalizza; la famiglia si discioglie in individui gonfi di diritti (all’aborto, al divorzio, alla potestà genitoriale); i partiti si alleggeriscono ideologicamente tramutandosi in opinioni sottoposte ai like; la critica da terza pagina scompare (potrebbe nuocere alla sensibilità degli artisti apprendere che le loro opere fanno schifo) perché ogni breccola ha pari dignità, anzi l’ultimo libro di Ciliberto Cialtrelli ricorda Leopardi, ma è più scorrevole; le carceri vanno svuotate poiché la colpa, come detto, non esiste e le pandette furono inventate in tempi di repressione bestiale; la droga è un’altra innocente gradazione dell’eccitamento; la stupidità un volto della poliedrica storia dell’intelligenza; la depenalizzazione, secondo insigni manipulisti, il nuovo Avvento della Libertà Totale per cui ciò che prima era riprovevole (sodomizzare una decenne) diverrà capitolo di un nuovo De amore scritto dall’Andrea Cappellano dell’Open Society; il buddismo trascendentale, un’insulsa poltiglia spiritualista, come la Forza di Guerre stellari, prenderà il posto dei monoteismi; la sciatteria, invece, dell’acribia filologica perché non ci sarà nulla da creare dato che tutto verrà riciclato e servito in panini da McDonald’s; si abolirà, poi, la fatica perché la fatica e lo studio assiduo dividono e consentono l’intelligenza e questo non è permesso; anche la scuola sarà abolita, pian piano, ridotta a una serie di nozioni tecniche e a test chiusi; l’università è sulla buona strada: pochi decenni fa le tesi erano di trecento pagine, ora di trenta, su CD, da buttare nell’immondezzaio appena compilate; l’arte pure verrà rottamata, sostituita dai telefilm, dallo sport e dai video giochi, perché l’arte, basata sulla liturgia, costa troppa fatica e la fatica, come detto, genera uomini e donne pericolosi; il linguaggio, invece, come la sintassi e la grammatica, è già dimenticato: invece di cinquemila parole se ne utilizzano duecento, forse, sempre le stesse, anche per indicare cose diverse perché il potere anela un’umanità raffazzonata, stabile, letargica, accondiscendente. E quando non si hanno le parole per fare a fette sottili gli eventi e ricostruirli secondo uno schema vero e preciso, allora tutte le vacche sono grigie e si diviene apatici quanto indifferenti.

Winckelmann, il fondatore del neoclassicismo che non vide mai la Grecia, si trova a suo agio sotto un sole più benigno: villa Albani, la Roma divina, Ercolano, Paestum, Pompei. Quando deciderà di visitare, brevemente, la terra natale, sarà investito da foschi presentimenti nonostante, anni prima, avesse dichiarato: “Superavi te, Fortuna!”. Anelava il supplizio? La misura costante nella vita, la coercizione feroce allo studio, la repressione degli istinti abominevoli, la sublimazione continua nell’apollineo, ne logorarono progressivamente le energie interiori. Vivere come uomini civili, in assenza di tradizione (perché la tradizione pensa e agisce in vece nostra), costa moltissimo. Al ritorno, presso la Locanda Grande di Trieste, da solo e in incognito, rifiutata la scorta e la compagnia dell’amico Bartolomeo Cavaceppi, scultore ammirato anche da Goethe, il pugnale di Francesco Arcangeli gli sarà sembrato, nell’intimo più segreto, una dolcissima liberazione.

L’omicida Francesco Arcangeli, di cui non sappiamo se fosse triste o meno, fu condannato al supplizio della ruota in Piazza Grande, davanti al luogo del crimine: venne appeso fra le nove e le dieci (l’ora del delitto) rimanendo a testa in giù, braccia e gambe spezzate, sino alla morte, e oltre: dilavato e rinsecchito dalle piogge e dal sole, i brandelli della camicia, lui immobile, smossi dai venti, nero come un tizzone consunto per gli umori della putrefazione. Nessuno ebbe a riservargli canzonette e pietà.

Se continua così, per il 2050 dovremmo essere tutti in riga.

31 commenti :

  1. Parli del concetto di "lentezza artigianale", concetto - ahimé - oggi disperso come il mondo di Gutenberg del quale tu (e pure la sottoscritta) proveniamo. Come il mondo della liuteria, come la sarta o il sarto, che senza essere una griffe dell'alta moda, ti confezionava un abito che doveva durare per molte stagioni della vita.
    Però non capisco Claudio Villa, il quale a mio avviso è stato simpatico solo nell'epigrafe mortuaria VITA SEI BELLA, MORTE FAI SCHIFO. Perché allora non un Del Monaco o un Di Stefano in luogo del cantore delle "fredde parallele della vita"? Ovviamente, sempre meglio lui di quella baccante siliconata di Baglioni.

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    1. Claudio Villa o Alberto Rabagliati o Del Monaco o Titta Ruffo.
      Villa è solo più legato ai miei ricordi ... e poi lo ricollego ai musicarelli che mi sembravano orrendi quarant'anni fa e che oggi, invece, suscitano nostalgia.

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  2. "La scuola è prioritaria" così chiosava Alceste nel precedente articolo.
    Affermazione che colpisce alla luce degli open day di queste settimane, organizzati dalle scuole di ogni ordine e grado per accaparrarsi clienti.
    L'americanizzazione del sapere, che diventa prodotto o servizio e l'insegnante gentilmente invitato dal dirigente, amministratore delegato super mega direttore galattico, a moderare pretese e severità, pena il rischio che si sparga la voce che lì si pretende troppo studio.
    In un vecchio articolo mi colpì la "parcellizzazione del sapere" e anche in quel caso Alceste mi fa innamorare con la sua capacità di efficace e fulminante sintesi.
    Invertire l'invertito sarà possibile?
    A me sembra restino soltanto vestigia e poche memorie, che ogni anno e ad ogni lutto si vanno estinguendo....i miei maestri avevano studiato con le grandi voci dei primi del '900 sono gli ultimi depositari e custodi di quelle conoscenze secolari, trasmesse con il loro corredo di rigore ed etica, di generazione in generazione.
    Oggi si studia la voce con i metodi americani, comode scorciatoie che hanno svecchiato e modernizzato, rendendo l'applicazione veloce e gradevole alla giovane mente che non tollera i sentieri scoscesi ed irti che portano ad avvicinarsi alla perfezione o mal sopportano i tradizionali rituali iniziatici militari.
    Così tutto si immiserisce in competenze imparaticce, destinate a durare qualche stagione, zoppicanti ed incerte.
    Il danno irreparabile è la perdita della strada maestra che temo non recupereremo più

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    1. Purtroppo è così, cosa altro posso aggiungere alle tue considerazioni?
      Neanche gli scherzi alle burbe sono più tollerati, vengono considerate molestie. La mia maestra delle elementari, che aveva il buon gusto di arrabbiarsi se non azzeccavamo le risposte, oggi marcirebbe a Rebibbia sotto una montagna di accuse: un po' di sintassi, però, me l'ha insegnata.

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    2. A mio avviso la tradizione, specialmente se immensa e monumentale come quella del nostro paese, pesa.
      Va custodita come dicevate in altri post...custodita però non significa lasciata in un museo a impolverare e neanche apporvi degli improbabili svecchiamenti, ma cercare dei custodi degni, è questo il compito più difficile...non deve essere stato, e tuttora non è facile nel nostro caso...ma questo non giustifica l'attuale stato dell'arte, non è stato fatto, semplicemente.

      In questo senso non giustifico a pieno titolo l'uso di programmi ottocenteschi nelle scuole, il loro ostentato mantenimento ha dato il destro alle innovazioni più cretine e abbiette...a mio avviso le due cose hanno viaggiato di pari passo...
      Da una parte un'Accademia arroccata su se stessa e sugli interessi suoi e degli amici degli amici, che non ha interesse a formare una struttura (quindi non solo eccellenze isolate ma una struttura decente) nazionale aggiornata e funzionale e soprattutto fruibile (siamo comunque nel 2019) a chi è capace.
      Il buon Marco Cavagnis dice che restano solo le vestigia...ma io dico che hanno fatto comodo a tanti queste vestigia, e spesso hanno avuto solo quelle...(ovviamente dipende di che cosa si parla)
      Dall'altra il nuovo pattume che avanza e che in Italia direi che straborda (crediti onlain, vocal coach, master di stopiffero a milaeuri garantiti, abilitazioni bulgare).

      Ricordo Uto Ughi (il violinista) che in un programma qualche tempo fa, nella sua opera di diffusione musicale, invitava una shampista (una a caso) nel pubblico ad andare ad ascoltare una sinfonia...le avrebbe fatto bene, dice...la scena verteva sul grottesco (e che sinfonia? Bruckner? andiamo...) ma è esplicativa del distacco dal reale che si è andato perpetrando nella nostra caotica situazione...
      Non funziona così...
      In questo senso mi è rimasta impressa la frase di Alceste nello scritto sul quel libro il mondo di Williamson http://alcesteilblog.blogspot.com/2018/10/mo-annamo-dai-cinesi-compra-la-robba-pe.html#more
      Soprattutto quando si dichiara più pessimista dell'autore e dice che su un terreno sterile nulla è in grado di crescere...
      La shampista non ci va a sentire la sinfonia (e fa bene).
      Il vero dramma è stato far vergognare la gente di cantare...i vecchi delle loro tradizioni, l'aver soppresso tutte le feste al punto che non vi sono quasi più feste, nel senso vero del termine...

      Claudio Villa (detto anche il reuccio) non era certo un cantante lirico, era musica leggera...ma è importante perchè era italiano, era autentico, era amato dalle masse, un uomo del suo tempo...legato a un momento storico importante...e anche con dei vezzi di musicalità colta tipicamente italiana e come un Murolo e molti altri dell'epoca di enorme talento...se oggi non fosse sotterrato sotto il pattume post sessantotto, un giapponese si scioglierebbe per quella musica...un italiano ci si arricchirebbe...nella società post-moderna la gente cerca di scorgere l'autentico e si compra lo scorcio. Perchè in realtà ne ha un disperato bisogno.

      Solo che dicevamo, non cresce niente su un terreno sterile...

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    3. Per Marco Cavagnis

      Ho letto con molto interesse il Suo commento al bellissimo articolo di Alceste (come sempre "in tema"), e mi sono incuriosito! Mi permetto di chiederle se anche Lei è un assiduo lettore del blog "Il Corriere della Grisi"? Se così non fosse glielo segnalo!
      Cordiali saluti.
      Hermannus Contractus

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    4. Buongiorno gentile Hermannus Contractus, seguo il Correre della Grisi con interesse, trovo pubblichi critiche intelligenti in un mondo, quella della musica sinfonica e operistica ormai infestato da evanescenti cicisbei. Un saluto

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    5. Per Sitka

      Il tuo commento mi ha fatto riemergere (alla mia età i ricordi spesso vengono in superficie in modo del tutto inconscio) i "cerretani" di Gozzano. Citando a
      memoria: "L'alloro...Oh! Bimbo semplice che fui, col cuore in mano e dalla fronte alta! Oggi l'alloro è premio di colui che, tra clangor di buccine s'esalta, e sale cerretano alla ribalta, per far di sé favoleggiare altrui".
      Viva
      Hermannus Contractus

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  3. visto cinesi operare a livelli accademici e ancora una volta devo puntualizzare e che questa spietata selezione di cui parli sia in realtà un po' meno che spietata. Gli arabi ad esempio li trovo più capaci, italiani siamo a tutto un altro livello.
    Da noi, si, c'è selezione spietata (nelle università). Almeno nel mio campo, su 300 iscritti nel primo anno ne sono arrivati alla laurea nei tempi (+ o - un anno dal secondo anno specialistico) circa una cinquantina.

    In realtà mi pare che idealmente si possano raggruppare tutte le varie etnie in termini di comprensione intellettuale ed emotiva. Tra europei, americani, nord e sud, arabi, africani, indiani si può stabilire una certa mutua comprensione. I cinesi sono il puntino lontano dal cluster delle altre nazionalità. Sembrano venire da un altro pianeta. Per questo non mi preoccupano granché. Per il resto del mondo è preferibile qualsiasi altra cosa a un'espansione cinese, che ovunque è culturalmente incompatibile.

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  4. Il tuo sfoggio di muscoli non m'impressiona, che monotonia...

    https://youtu.be/xq0Xivys3lk

    Laura

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  5. Alceste, e Pescara adesso che c'azzecca? c'era qualche speciale motivo per la ribalta? quando vuole, essendo nato e quasi sempre pasciuto da queste parti. se capita ci mangiamo un bel brodetto sui trabocchi...

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  6. Davvero è la vita "semplice" che è andata definitivamente a farsi benedire.
    Ed è verissimo che la tradizione "guidava" l'esistenza delle persone. Traspare molto bene da questo breve video di Ermanno Olmi, con protagonista un ancora giovane Mario Rigoni Stern in
    "Ritorno al paese". Naturalmente grazie, come sempre, per i tuoi scritti carichi di riflessioni e di senso.

    https://www.youtube.com/watch?v=j5nQPlMYEf0

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  7. Temo che la tendenza in Italia sara' quella di semplificare sempre piu' i metodi educativi per adattarli alle nuove generazioni. Ci sono gia' le vestali di quest'avanguardia. Tempo fa ricevetti questo video in cui si parla di 'nativi digitali' non piu' capaci di apprendere attraverso lezioni frontali (https://www.facebook.com/danielalucangeliofficial/posts/665876223792324/).
    La vestale dice che non e' colpa loro se sono 'accelerati', iperattivi. I nativi digitali esposti alla tecnologia e ai suoi stimoli avanzati
    non sono piu' educabili attraverso i metodi classici, sono gli insegnanti ad essere inadeguati. Se li lasciamo nel metodo educativo che c'e', aumentera' incredibilmente il numero di disturbi dello sviluppo.
    A dirla cosi' non ha tutti i torti, ma l'allarme dovrebbe essere sulle conseguenze dell'esposizione a tanta tecnologia acceleratrice e non sui metodi educativi da modificare in base a tali conseguenze distruttive dell'apprendimento. Ma tant'e', ormai si da' per scontato che la tecnologia sia il bene, mentre il male e gli stupidi sono quelli che non vi si adeguano.
    Si potrebbero fare i libri di testo a fumetti e inserire gli approfondimenti in videogiochi interattivi...
    La 'lentezza liturgica' e' un lontano ricordo per tutti: quanto tempo perso a imparare una lingua o sfogliare un vocabolario...

    Esami di ammissione selettivi e gerarchia valgono in tutto Oriente, l'armonia pero' in Cina mica tanto! L'istinto gregario sopravvive nei ridotti rapporti di sangue, ma per il resto vale piu' il mors tua vita mea! Li si vede in gruppo in Europa perche' o sono sotto la morsa mafiosa, o si sfruttano a vicenda finche' la cosa e' vantaggiosa per tutti (di solito sempre sotto la morsa mafiosa!). Ma appena uno puo' ottenere di meglio singolarmente non ci pensa due volte. L'edonismo dissolvitore e' radicato da tempo e oggi diffuso in tutta la fascia degli arricchiti (sesso, droga e pancetta). E' compensato pero' da una buona fetta ancora di affamati, persone disposte a tutto per uscire dalla fame in cui versavano e in cui verseranno se non si danno da fare con sacrifici enormi, contando solo su impegno e ingegno.
    Un saluto,
    Ise

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    1. Orami non legge più nessuno. la gente si limita a leggiucchiare qua e là, dieci righe di questo dieci di quello ... prima si aveva un testo e basta: l'intelligenza personale era necessaria in quanto partiva da quel testo capitale per arricchire le materie col ragionamento ...
      Adesso sono tutti saputi e non capiscono una beneamata acca di ciò che accade.

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    2. Pero' ora e' nato il multitasking, vuoi mettere?!
      Leggo dieci righe qui, rispondo al messaggino, poi cinque righe di la', arriva il selfie dell'amica, infine opto per qualcosa di meno impegnativo, tipo lo scontrino del bar, ma sono interrotta dalla videochiamata...
      Tempo fa una cinese arricchita che era stata in Italia mi racconto' scandalizzata di come alla dogana i funzionari anziche' sbrigare velocemente le pratiche e smaltire la fila, chiacchieravano tra di loro come nulla fosse. Fui attraversata da un brivido al ricordo dei sorci verdi che dovetti vedere parecchi anni prima nel suo paese a causa dell'eccesso di... negligenza degli addetti alla burocrazia...quindi le dissi: cara, ma questo e' il multitasking! Aggiornati! Mu-l(si brava non e' una erre) - ti-ta-ss-ki-nn, la nuova frontiera dell'efficienza lavorativa! Prima o poi sara'
      trendy anche da voi.
      Ise

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  8. (…) Priva di scopo e di senso appariva tutta la vita, ed emergeva allo sguardo spirituale di chi sapeva vedere più lontano, l’immagine spaventosa di una socialità simile a quella delle formiche. Si scorgeva l’umanità corrompersi nel benessere, accoppiarsi, riempirsi il ventre e svuotarsi l’intestino, correre qua e là senza senso. Si credeva di essere vicini a quella condizione che Mefistofele descrive al vecchio Faust, in maniera così seducente, come la più alta:
    (La) mi godrei il fracasso di carrozze,
    il viavai rumoroso,
    l’eterna agitazione
    di quei dispersi formicai.
    Tutto ciò che facevamo sembrava diventato privo di scopo e di senso. Ammassavamo ricchezze su ricchezze, pur sapendo però che da esse non veniva alcun bene; ceravamo meraviglie della tecnica e non sapevamo perché. Facevamo politica, lottavamo gli uni con gli alti, gettavamo fango l’uno sull’altro: perché?
    Scrivevamo e leggevamo giornali; montagne di carta si innalzavano tutti i giorni davanti a noi e ci pressavano con notizie inutili e con dichiarazioni di opinioni ancora più inutili. Nessuno sapeva a che scopo.
    Scrivevamo libri ed opere teatrali, e schiere di critici, in tutta la loro vita, non facevano altro che criticare, si formavano cricche che si combattevano l’un l’altra, e nessuno sapeva a che scopo.
    Ci entusiasmavamo per il “progresso”, perché la vita senza senso crescesse ancor più: più ricchezza, più record, più pubblicità, più giornali, più libri, più opere teatrali, più cultura, più tecnica, più comfort. E chi sapeva riflettere, doveva continuamente ripetere la domanda: a che scopo? A che scopo?
    Questa vita era veramente divenuta, come aveva detto uno dei testimoni più acuti, uno scivolo, una vita senza ideali, vale a dire, quindi, un perpetuo morire, un imputridire, un fetore, perché tutta l’umanità era decomposizione, da cui l’idealismo era scomparso, come un cadavere da cui l’anima se n’è andata.
    (…)
    Io, come molti altri, e non fra i peggiori cademmo preda, prima della guerra, di un totale pessimismo culturale (kulturpessimismus). Avevamo maturato la solida convinzione che l’umanità fosse ormai alla fine, che quanto restava della sua esistenza sulla terra sarebbe stato una condizione di sgradevole involgarimento, un brulichio di formiche (verameisung), che lo spirito mercantile fosse lì lì per annidarsi dappertutto, e che “gli ultimi uomini” venuti al mondo avrebbero detto: strizziamo l’occhio avendo trovato la felicità.
    Ma avvenne il miracolo: scoppiò la guerra. E da migliaia e migliaia di sorgenti sgorgò uno spirito nuovo. No! nessuno spirito nuovo! Era l’antico spirito eroico tedesco che aveva covato sotto la cenere, e che improvvisamente si era nuovamente infiammato. Fiamma! Fiamma che consuma!
    Werner Sombart – Mercanti ed Eroi

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  9. Non mi importa che lo pubblichi, ma avrei piacere che lo leggessi:

    http://contropiano.org/news/politica-news/2018/09/05/italia-una-silenziosa-secessione-reale-0107275

    Aurelio

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    1. Il vecchio Sergio: lo ascoltavo quanto interveniva a Radio Rock nella trasmissione di Prince Faster.
      Sembra passati millenni.
      Con l'analisi di Cararo sono d'accordo. Le forze centrifughe ci sono, gli Stati sono in disgregazione e contano solo le aree di potere ed eccellenza.
      Ognuno si salva sulla barca che gli pare più opportuna.
      L'ultracapitalismo non sa che farsene delle comunità, incluse l'Italia, la Francia, la Grecia. Presto si disferà persino del consumismo.

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  10. Alceste: "Tutto questo è stato investito da una furia dissolutrice, senza precedenti, che ha livellato confini, gerarchie, limitazioni, pomerii, regolamenti. Dagli anni Sessanta in poi si assiste allo spettacolo dello “sciogliete le righe” universale: e in nome della libertà!"

    e ancora:

    "La dissoluzione del sacro è qui. Il sacro si nutre di confini invalicabili. Fuori del sacro è un tipo di umanità, entro un altro genere; le mura che difendono i due livelli, metafisicamente inconciliabili, sono sante."

    La dissoluzione del sacro... e' tutto li'! Distrutto il sacro, il resto si sgretola da solo. Grande sintesi Alceste, va giu' come la lama affilatissima nelle carni molli degli esserini del nuovo mondo.

    Per caso o per qualche sconosciuta ragione, proprio oggi mi sono imbattuto in un filmato dei primi anni ottanta, e' la conferenza di un certo Yuri Beznemov, a tema: teoria e prassi della distruzione della civilta' occidentale. In relata' il titolo originale dice: Psychological Warfare Subversion and Control of Western Society, e la cornice e' quella della guerra fredda, tuttavia le tecniche sovietiche che il buon Bezmenov descrive assomigliano terribilmente a quello che vediamo accadere ancora oggi, e le sue conclusioni si rispecchiano nelle tue. Dura un oretta e merita la visione.
    Lo trovate qui: http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=182463

    un caro saluto

    il fu rabal

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  11. Bah... Claudio Villa, Rabagliati... vecchiume inutile!
    Altra musica quella di Mac Fisto! Mac Fisto! Il vero "global" erede (anche politico) di Claudio Villa e De Andre'.

    https://youtu.be/TjIORAjYWng

    BONO DECLARES HIS RACIST HATRED OF SWEDSES IN WAKE OF ELECTION

    "No one will enter the New World Order unless he or she will make a pledge to worship Lucifer. No one will enter the New Age unless he will take a Luciferian Initiation"
    David Spengler

    Buon Mac Fisto burger.
    Anonimo R

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  12. Certo che ha un gran successo MacPhisto
    Che bello vedere che ci sono svedesi svegli che ancora vogliono proteggere il loro territorio ed anche semplicemente il pensiero logico.
    Ieri ho visto un video sulla feroce mafia nigeriana a Castel Volturno, 25.000 immigrati portatori di droga e prostituzione su 25.000 autoctoni, quel che sara' tutta Italia se lasciata nelle mani attuali, e mi e' montata un poco di rabbia, poco poco.
    Poi assisto a un interrogatorio all'ufficio immigrazione giapponese in cui a una cinese con famiglia e' vietato entrare in Giappone da turista e costretta a restare in aeroporto mentre il resto della famiglia va. Perche'? Perche' 10 anni prima era stata in Giappone superando i giorni concessi dal visto turistico, tutto segnato nei suoi criminal records. Per legge ora ella non potra' mai piu' (mai piu', for ever, no sconti, no limiti di tempo...Sbagli una volta e sei segnato a vita) mettere piede in questo paese. E dico a un collega per vedere la reazione: ma quanto siete rigidi! E risponde: perche'? Credo che in tutto il mondo sia cosi' no? Quella persona ha commesso un crimine, e' logico che non puo' piu' entrare...Credo che in Europa sia lo stesso no?
    Hahahaha si e' proprio la stessa cosa, anche noi abbiamo la vostra logica stringente e inconfutabile!!!
    Ise

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  13. Alceste: buona giornata.
    Seguo con interesse i suoi scritti che hanno arricchito e parimenti scosso il mio punto di vista, sopratutto sul valore di ciò che “siamo stati”.
    In un suo commento, emerso alla superficie della memoria ma non ritrovato sullo schermo, affermava che la “matrix” è databile; per cortesia potrebbe essere specifico o rimandarmi alla lettura di un suo passato articolo dove ha trattato questo argomento?

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    1. Forse un commento a "Nexus 6"?
      Il post "Il mondo al contrario" è l'inizio di queste considerazioni.
      Anche "Attraverso uno specchio, nell'enigma" vi accenna.

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  14. Cara Ise, o restauriamo il cristianesimo delle origini (bypassando i deliri degli "ecumenici" e dei "sinistri", loro alleati di oggi) e lo difendiamo con le armi, soprattutto dai cretini che popolano l'Italia con diritto di voto, oppure nisba!
    Però ancor prima di arrivar qua, il sistema rispolvera pronto i termini, inventati da Trotzky, quando in Ucraina i contadini cominciarono a fargli fuori i Commissari del Partito, bravi rivoluzionari che andavano di villaggio in villaggio ad ammazzare i contadini riluttanti a consegnare le sementi: razzisti! Nemici della rivoluzione! Forse ne ho dimenticato uno... Non ricordo. Oggi comunque si aggiunga: nazionalisti! Sovranisti (ma de che)? Anti-immigrazionisti! Anti-europeisti! E allo slogan "nemici della rivoluzione" si sostituisca "nemici della democrazia"! Ovviamente e "de toute évidence": fascisti o peggio!
    Il "politicamente corretto" d'altronde fu inventato (non ricordo da chi) durante la Rivoluzione Francese (Libertè - Egalitè - Soumission) dove la plebaglia, ben manipolata da "illuminati" alla Rousseau (il vero papà della teoria evoluzionista con "il mito del buon selvaggio", ripreso e arzigogolato poi dal maneggione Darwin, quindi entusiasticamente fatto proprio da Marx, arrivando infine dritto dritto alla Casaleggio e Associati), fece fuori le uniche due classi che la difendevano dalla distruzione per usura: i nobili ed il clero!
    Il resto è stato solo che "une question de temps, de propagande et de massacres".
    Stamattina per i soliti 30 secondi ho ascoltato radio mamma (sarebbe oggi però più corretto dire "genitore 1- oppure 2?") radio Rai 3 con gli interventi in diretta degli ascoltatori: deliri di cretineria anti-italiana e pro-accoglienza, frasi fatte ripetute a pappagallo, ignoranza abissale, soprattutto dei più "colti e liberals" (presumo, ma potrei sbagliarmi, i lettori del Misfatto Quotidiano o di Rap-Pubblica che, a mio avviso, battono tutti) eviscerate come verità numinose.
    Frasette da Baci Perugina opportunamente commentate dalla giornalista di genere 1 (o 2 o 3 o...?) come se si trattasse di discorsi sensati ed inseriti in un contesto reale.
    Gli italiani (e la maggior parte degli europei "colti") vivono in un sotto mondo virtuale: quello che il sistema educativo ed i media gli hanno incistato nel cervello, ormai formato scoiattolo. Solo chi ha fame ha una chance di risveglio, ma se ha fame allora è già fottuto: il suo pane è destinato al "povero buon selvaggio nero"!
    E' chiaro che con un popolo siffatto non vai da nessuna parte!
    In nord Europa la situazione causa immigrazione forzata (SOSTITUZIONE DELLA RAZZA EUROPEA BIANCA E CRISTIANA) è terribile: in Svezia siamo vicini ad una guerra civile.
    Ovviamente i giornalisti di genere tacciono e le galline votanti nostrane chiocciano frasi da bignami per il paradiso da Novus Ordo Seclorum.
    Mac Fisto Frank intanto se la ride ed impartisce direttive a sinistra e a manca: come dargli torto? C'è da imparare da Mac Fisto!
    Domo arigato: indietro non si torna e dividersi in stupide fazioni è il suicidio! Dividiamoci allora!
    Anonimo R

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  15. ciao! non mi fai rimpiangere di aver l'autoradio fuori uso...è proprio così come tu dici. Serena

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  16. Caro Anonimo R,
    E' esattamente come da te descritto. Gli italiani vivono in un sottomondo virtuale, in piu' se lo creano volutamente e lo impongono forzatamente affinche' a nessuno venga in mente di guardare in faccia la squallida realta' o addirittura denunciarla.
    Questa e' la narrativa corrente, distaccata dalla realta', diffusa da italiani traditori consenzienti, ed e' quella che fara' parte dei libri di storia. Un'Italia fallita a causa della sua incapacita' di stare al passo coi tempi e delle sue spinte reazionarie razziste, fasciste, nazionaliste ecc. Tale narrativa e' gia' stata trasmessa senza filtri in tutto il mondo, qualsiasi versione alternativa e' inconcepibile.
    Mica si puo' immaginare che stiamo 'accogliendo' migliaia di criminali mafiosi eterodiretti, senza previo controllo o applicazione di una qualsivoglia legge a tutela del (dis)ordine pubblico. Un paese avanzato non agirebbe mai in tal modo, men che meno con un supervisore costituito da un'unione di paesi avanzati come l'UE!
    La stessa cosa vale per la Svezia.
    MacFisto e' all'apice del suo successo, venerato in tutto il mondo. Gli mandero' i miei complimenti su twitter!
    Un caro saluto,
    Ise

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  17. In Giapppone saranno certamente molto più rigidi ma un tantinello più difficile arrivarci con i barconi forse lo è....

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    1. I barconi ci arrivano lo stesso da Corea del Nord, Cina, Vietnam (anche se in tal caso si sospetta, vista l'eccessiva distanza, che siano cinesi che si dichiarano vietnamiti per pietire, invano, piu' pieta'... comunque arrivano in fin di vita).
      La differenza sostanziale, oltre alla minore quantita', sta nel fatto che nei paesi di provenienza non c'e' alcun incoraggiamento a partire, anzi sanno bene che rischiano la vita, quindi si tratta davvero di disperati che tentano la fortuna...Poi nel paese 'di accoglienza' non c'e' nessuna accoglienza ma una flotta ben fornita di Coast Guards che se li scopre in mare li fa tornare a casa dopo i debiti controlli. Infatti i barconi in avvicinamento si guardano bene dal chiedere aiuto alle navi della guardia costiera perche' sanno che cosi' termina ogni loro speranza. A volte, raramente, riescono a raggiungere un luogo di approdo senza essere scoperti prima, e si intrufolano clandestinamente nel paese a loro rischio e pericolo, perche' non e' facile come in Italia sopravvivere da illegali, per non parlare di quel che ti succede se scoperto.
      Ise

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  18. Venti anni fa circa, il governo di sinistra Prodi schiero' la marina militare per fronteggiare gli sbarchi di albanesi: una nostra nave da guerra sperono', facendo colare a picco, un barcone pieno di donne, uomini e bambini. Nessuno ebbe troppo da ridire mi pare. Nessun ministro incriminato, nessun magistrato ad agire contro il governo, nessuna lagna a reti unificate dei media, tranne quelle ipocrite e di rito. Tant'e' vero che Prodi poi, con l'accettazione "prona" per nostro conto dell'Euro, fara' affondare anche l'Italia.
    Corsi e ricorsi della storia, cinica e bara.
    Anonimo cinico R

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  19. https://scenarieconomici.it/banca-ditalia-tesoro-il-divorzio-piu-caro-della-storia-ditalia-di-ilaria-bifarini-e-palma/

    All'epoca dell'affondamento del povero barcone albanese, nel governo Prodi c'era come ministro dell'interno tale Andreatta, cioe' il figuro che, d'accordo con l'altro figuro, totalmente ignorante in materia economica ma utilissimo per il nemico, era a capo della Banca d'Italia, tale Ciampi. I due figuri, con una "lettera" tenuta nascosta al governo (ma qui c'e' da pensare male), nel totale disprezzo di qualsiasi norma scritta e non scritta a riguardo, decretarono segretamente il divorzio del Tesoro dalla Banca d'Italia, il che obbligo' i governi (perche' poi?), di li in avanti a piazzare nei "mercati" (cioe' dagli usurai) i titoli del nostro debito pubblico. C'e' da dire che nessun politico, magistrato, militare ecc. tiro' fuori le palle e mise in galera a vita i due criminali. Questo costo' (e costa tuttora) alle tasche di noi italiani, da allora, la fantasmagorica cifra di 3000 miliardi "donati" ai poveri usurai, soldi che altrimenti o erano una partita di giro tra Stato e Tesoro, oppure finivano nelle tasche dei cittadini che avevano comprato i BOT, arricchendoli di pari misura l'aumento del debito pubblico, quindi azzerandolo di fatto. Infatti il debito pubblico di un paese NON E' MAI UN PROBLEMA FINCHE' E' DETENUTO DAI SUOI CITTADINI O DAL SUO TESORO, QUALSIASI SIA IL SUO AMMONTARE! Poi arrivo' il quarto figuro: Soros, il quale, speculando di suo diritto sulla lira italiana, con tale figuro Ciampi a capo della Banca d'Italia, "causo'" la distruzione di riserve monetarie per 60.000 miliardi di vecchie amate lire, facendo nascere il pippone propagandistico, diffuso a reti unificate dai media di stampo sovietico che hanno sempre dominato in Italia, che "la lira era troppo debole per resistere da sola ai cattivissimi speculatori internazionali, quindi che la stessa doveva confluire nello SME, che poi era il pre-euro, ovvero una moneta a cambi rigidi. Lo SME fallisce, come e' ovvio (nessuna moneta a cambi rigidi puo' reggere alla lunga la pressione di paesi/monete piu' efficenti tipo Germania/marco) e quindi arriviamo all'EURO, vera macchina da guerra di distruzione di economie di paesi piu' deboli. Infatti con l'EURO la minor competitivita' di un paese rispetto ad un altro non puo' essere riequilibrata a livello di tasso di cambio, ma deve essere scaricata comprimendo i salari dei lavoratori o riducendo il welfare (sanita' ecc.): Grillo e Landini, basta proclami stile corazzata Potemkin! Diteci a tutti noi cosa proponete in tema di MATERIA MONETARIA! Attendiamo fiduciosi.
    Di figuri che hanno affondato tutto cio' che a loro capitava a tiro ne abbiamo avuti tantissimi in Italia: impossibile citarli tutti! Tutti pero' sono stati magnanimamente premiati: Prodi e' diventato il papa' della sinistra (e come poteva non diventarlo visto l'altro suo prode capolavoro: la distruzione dell'IRI?); Ciampi divenne Presidente della Repubblica e Andreatta non venne impiccato. A Soros, invece di spiccare un mandato di cattura internazionale per "tentata distruzione finanziaria dell'Italia", l'amico Prodi conferira' la "laurea honoris causa".
    A guardar bene sembra che tutto sia stato preordinato ed attuato meticolosamente da una "CLIQUE" nazionale e internazionale ben affiatata, con l'unico obbiettivo della finale distruzione degli stati nazionali, e quindi dei rispettivi popoli, quello a cui stiamo assistendo con la creazione dell'Unione Europea futura "USE".
    Il Prof. Savona sembra chiudere il cerchio quando recentemente afferma, a proposito dei problemi dell'Italia che "...il problema si risolve (in Europa) creando l'unione politica, che era l'idea di Ciampi..."
    https://youtu.be/vzywOUeBJHY
    Che Dio ci assista.
    Anonimo R

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Siate gentili ...