10 gennaio 2019

Gli ultimi giorni dell’umanità


Roma, 10 gennaio 2019

Di fronte alla cascata di pongo colorato di Jeff Koons (Play-Doh, 1994-2014) una selva di interrogativi affollarono la mia mente. Erano altri tempi, in cui vagheggiavo con forza la distruzione del nemico. Altri tempi, appunto: pochi anni, in realtà, mi separano da quell’apparizione; ognuno, oggi, pare essersi diviso meioticamente tanto che quell’evento (o meglio: la mia personale reazione a quell’evento) ora sfuma nelle nebbie di un’epoca antidiluviana, ancora vanamente strutturata dalla speranza.

La speranza, infatti, è svaporata via, ineluttabile. Mi appaiono puerili le armi dell’ironia, dell’odio e la potenza brutale del disprezzo contro tale manifestazione del nichilismo. La cascata di creta per bambini di Jeff Koons appare, invece, come uno stadio ulteriore e inevitabile della dissoluzione. Che alcuni uomini (critici, galleristi, babbei) consentano a tale plateale epifenomeno del nichilismo è assolutamente marginale; che il “popolo” non apprezzi l’arte postmoderna è, di nuovo, secondario: la apprezza, infatti, per vie traverse come quando si sdilinque per altri orrori, ben più quotidiani.
Paul Vialar, nell’introduzione al catalogo di trompe l’oeil di Gregorio Sciltian, l’antimodernista, così definiva i tipi come il belga:

Trompe l’homme? Per me è tutto ciò di cui si valgono tanti impostori che ridono sotto i baffi degl’ingenui borghesi che cadono nelle loro trappole. Una ventina di anni fa ho pubblicato un romanzo intitolato Il tempo degli impostori [Le temps des imposteurs, 1960]. Vi descrivevo che cosa è l’impostura – in particolare letteraria e artistica – nella nostra epoca … nel libro … raccontavo d’un pittore che aveva fondato una Scuola del Nulla. Questo tipo, in effetti, vendeva delle tele che portavano la sua firma ed erano assolutamente bianche. All’acquirente, al gonzo, veniva spiegato che bastava osservare la tela acquistata – molto cara, ma che portava la sua firma - per vedervi tutto quanto NON vi era raffigurato e che poteva essere inventato a suo piacimento … Dieci anni dopo un tale, un furbastro, ha rubato la mia idea facendola sua; si è messo a firmare tele bianche e le ha poi vendute a caro prezzo e in numerosi esemplari …”.
 

A cosa servono tali intemerate? Muovono all’azione? Recano qualche visitatore in più a Sansepolcro? Ristrutturano ideologicamente le accademie d’arte, pubbliche o private? No, sono sfoghi personali, cui si dedica poca o nulla attenzione. Lo stesso Koons appare solo come il sintomo d’una malattia devastante che si palesa ogni giorno di più, un decorso terminale che giace iscritto nel nostro paleoncefalo: l’uomo nacque maledetto dalla propria autodistruzione. Koons è innocente quanto lo è il bubbone purulento di un contagio definitivo e letale.

Tanti profeti di distruzione comparvero sulla faccia della terra. Tu sei uno dei tanti, potrebbe sussurrare un burlone. Oppure: tu dici che si stava meglio quando si stava peggio, ma è sempre stato così! Animo, suvvia! Certo: dolciniani, apocalittici, millenaristi, predicatori di sventure son spuntati ovunque a maledire il nuovo col volto torto verso un passato edenico. Ebbene: avevano ragione tutti. Se l’uomo è decadenza, ovvero: se la civiltà umana è la cronistoria di una lenta decadenza e di un progressivo appressamento al Nulla tali considerazioni assumono una logica evidente quanto banale. 

L’uomo si formò entro una pozzanghera e a quella pozzanghera ritornerà. Thomas Stearns Eliot condensò tale favola con lo sferzante: “Nascita e copula e morte/se tiri le somme è tutto qui”. L’entità che si staccò per prima dalla pozza protozoica aveva già inserito un programma autodistruttivo a tempo; ciò che venne dopo (tutto: arte, scienza, religione, morale) fu il tentativo immane di dimenticare l’origine; oggi la natura lutulenta della nostra ignobile nascita ci reclama dall’abisso e noi vi tendiamo, più o meno consapevoli. I mucchi di fango di Koons, uno che si crede furbo ed è solo una pedina della caduta, ciò dimostrano: stanno scomparendo i residui aneliti che ci legano al cerchio luminoso della vita. Ma lo stesso può dirsi per altri ambiti: la licenza in ogni campo del vissuto, l’abbattimento delle mura e dei confini, la polimorfa caduta nella perversione.

Ognuno di noi reca in sé tale avvenimento: l’uscita dall’indifferenziato. L’etica quale contrasto all’entropia psico-biologica della specie. L’arte e la religione come tentativi di dimenticare ciò che deve essere respinto nel profondo dell’anima: per consentire la vita. Concetti come “dissoluzione” e “peccato” vengono qui declinati in modo nuovo. Il peccato non è un’invenzione dei bigotti al pari di tabù, rimozioni e repressioni: sono armi che permettono l’esistenza. Il progresso umano (l’unico progresso possibile) consiste proprio nel dimenticare, rimuovere, e reprimere: l’occulto sublimerà così, spontaneamente o tramite l’opera del genio, in architetture celesti. Ciò che è bello. E qui non si sublima la morte (la morte fisica è, infatti, amica, la sorella Morte), ma l’Arcinemico di ogni età, la Dissoluzione: che è altro. La “sora morte corporale/da la quale nullu homo vivente pò scampare” è sempre stata accanto a noi; un cristiano la amava, così come il guerriero; il contadino la iscriveva in un tempo mitico immutabile assieme alle piogge e al corso degli astri. La Dissoluzione, invece, ecco il peccato: qui si doveva reprimere, bruciare, purificare, cauterizzare. Mai scorgere o far scorgere le profondità dell’abisso. Solo a pochi uomini gravi e responsabili si aprivano le porte della verità: i pastori della comunità. Si diveniva sacerdote, artista, sapiente perché si aveva contezza della verità inconfessabile. Lo sguardo sulla natura dell’uomo poteva essere sostenuto solo da tali individui o da una ristrettissima cerchia di iniziati. Col tempo si creò una tradizione; chi rivelava o feriva la tradizione (un traditore) doveva essere osteggiato, perseguito, ucciso. 

È sommamente giusto che Prometeo, un iniziato, un semidio, sottragga il fuoco agli dei; altrettanto che gli dei lo puniscano: essi devono trionfare. In tale costante dialettica, l’unica che consenta il vero progresso, vive l’equilibrio fra tradizione e ribellione. Ne deriva la tragedia eterna, ovvero il mondo e l’arte e la morale come l’abbiamo conosciuta, sempre rampollante di immagini, infamie corrusche, un minio acceso o un ocra meridiano, ascese, guerre, sotterfugi. 

Solo quando si decise di annientare la tradizione allora la storia si fermò, improvvisamente. Scomparve il bello, improvvisamente. Improvvisamente, non avemmo più voglia di avanzare: un presente senza scampo attanagliava i muscoli. Il peccato veniva liberato da tutte le prigioni e l’innominabile era su ogni labbro. Le mura, i valli, le trincee e i cavalli di Frisia vennero smantellati sistematicamente: ai nostri occhi si apriva un orizzonte infinito scambiato per libertà: il deserto.

Ma tale decisione, che oggi paghiamo con la disperazione, fu tale? Secondo me, no. Doveva accadere, prima o poi. In tal senso, il potere, l’1%, non è che un conseguente accadimento storico.

L’umanità reca la lettera scarlatta dell’autodistruzione, da sempre: ora, solo ora, s’ode l’ululo di corni, lo sfacelo.

La civiltà stessa è un katechon, formatasi, millennio dopo millennio, per ritardare l’inevitabile. In ciò che ha trattenuto (il Colosseo, un declivio ben coltivato, le meditazioni di San Bonaventura, un calice decorato a sbalzo, i teoremi euclidei) consiste la gloria effimera del genere umano.

Pulvis es et in pulverem reverteris: ecco come la Sapienza, in pochi fonemi, ricapitola milioni di anni di strepiti; e una condanna inappellabile. Il termine “polvere” è ricondotto da Giovanni Semerano all’accadico eperu, terra. Dalla terra (semitico 'apar, biblico ‘afar) nacque Adamo, il Primo Uomo e l’ápeiron di Anassimandro, il primo filosofo e scienziato, la mirabile concrezione dell'intelligenza cui tributa ammirazione, millenni dopo, anche Carlo Rovelli.

Sul Golgota, il Monte del Teschio, il Cristo agonizza; un sudore di sangue, salso e  febbricitante, cola dalla fronte cinta di spine sul Volto recline; dai polsi schiantati sul patibulum sprizza un nuovo, vermiglio, reticolo di sofferenze che riga le braccia sospese e, poi, il torso martoriato; imbeve, quindi, il misero tessuto, scende lungo le cosce e le ginocchia spezzate, sino ai tarsi frantumati, raccogliendosi in un rivolo che stilla lento, verso la terra in cui è infitto il palo dello stipes. 
Lì sotto, da sempre, riposa il Padre degli Uomini: Adamo. Sangue e acqua sono bevuti avidamente dal suolo, penetrano, occulti agli sguardi distratti dei legionari, di Giovanni e di Myrhiàm, sino alle Ossa del Primo Peccatore: Queste ne sono lambite, chiazzato il teschio candido, e immediatamente purificate: da quel preciso momento, che, con accortezza filologica, potremmo indicare sulle assi cartesiane della redenzione, l’umanità è salva.
Secondo Léon Bloy l’intera storia umana che precedette tale attimo non ebbe che uno scopo: addivenire al legno e ai chiodi della Croce. Alessandro, Cesare, Assurbanipal, Ramsete non sono che le inessenziali emergenze di una meta precisa: Quel Legno e Quel Ferro.

Il Christus Patiens, ebreo, romano, cristiano, Chi rovesciò i tavoli nel tempio, Cristo il guerriero e Colui che dissetò l’impura samaritana; Adamo, Matteo, il Golgota, Longino, le dispute sul sangue divino e lo stesso vertiginoso Léon Bloy non furono che trattenimenti sublimi contro il richiamo dell’abisso. Figure e simboli potenti, una costellazione che ha donato, per millenni, senso, verso, spade, dolore, gioia, vita. A loro devo una imperitura e commossa riconoscenza.

Il professor Morbius vive da anni sulla superficie di un pianeta perduto nei labirinti del cosmo. The forbidden planet. Qui egli rinviene le vestigia di una civiltà antica e avanzatissima: i Krell. La storia dei Krell, però, è quella, atlantidea, di una catastrofe: i loro grattacieli di cristallo, porcellana e acciaio adamantino, come torri di Babele, scomparvero in una notte. Cosa accadde? Morbius indaga e scopre che rimasero vittime dei propri mostri inconsci. I loro migliori tecnici, infatti, avevano messo a punto una macchina ciclopica, le cui nervature affondavano per chilometri nelle viscere della terra, in grado di materializzare il pensiero. E così fu. In una notte fatale, duecentomila anni prima, il pensiero dei Krell prese forma: assieme ai migliori angeli dell’anima, però, sorse fra la bestia apocalittica dell’Id, la Dissolutrice, la Prostituta Scarlatta: Essa li reclamò, per sempre.

In Stalker, di Andrej Tarkovsky, vi è una camera della Zona che realizza i desideri. È la trappola più pericolosa: l’occulto si materializza oltre gli argini coscienti, ci annienta.

Gettare la bacchetta e il manto come Prospero, dichiarare la fine delle illusioni: la recita è finita, si chiuda:

I Filosofi, i cercatori di verità, dovrebbero elevare finalmente una preghiera di ringraziamento al Caso che li ha gettati sul litorale degli ultimi giorni dell’umanità. Cala il velo di Maia, dappertutto, l’orribile realtà viene esposta senza infingimenti e inganni e orpelli. L’agonia della civiltà è verità; i moribondi non mentono, come scrisse Emily Dickinson:

Mi piace il volto dell’Agonia -
poiché so che è vero
l’uomo non può imitare una convulsione,
né simulare lo spasimo

occhi vitrei in un momento - e quella è Morte -
impossibile fingere sulla fronte le perle del sudore
dall'Angoscia familiare infilate
”.

Vivere pienamente equivale a mentire. La vita ascendente si nutre di menzogne dolcissime. La decadenza inarrestabile della strage delle illusioni. Che tale strage sia condotta in nome della bontà è, forse, l’estremo scherzo che l’uomo fa a sé stesso.

[Prosaica notazione, en passant: Assange e Wikileaks dicono la verità. Ammettiamolo, per un momento: hanno detto la verità. E però di quella minuscola e inessenziale cronaca cosa resta? Un tizio infreddolito sotto l’ambasciata dell’Ecuador assieme a un manipolo di svitati. Dite la verità e l’uomo non muoverà un passo; mentite e avrete legioni alle spalle. Si possono maledire gli Huntington, i Fukuyama, i Soros, ma tali figuri possiedono un’utopia, noi no. La verità non è un’utopia; la carota davanti all’asino lo è]

L’uomo è cattivo, malvagio! Occorre rieducarlo! Il passato è un cumulo insensato di infamie! Ora basta! Finalmente ecco l’utopia: saremo tutti più buoni! Il Venerdì di Repubblica ci fa pure un titolo: l’armata dei buoni. Un po’ come l’armata delle lacrime della Boldrini. Si è tutti più buoni, aperti, condiscendenti, progressivi; si è ormai insinuata, persino nelle menti semplici, la presunzione che un tizio qualsiasi, oggi, sia inevitabilmente migliore rispetto a un passato di sangue e furore. La bontà dilaga in ogni ambito. Un esserino di cristallo, pauroso, pronto a porgere mille guance, rispettoso, colle sacche lacrimali pronte a esplodere per le ingiustizie terribili dell’esistenza: un coniglio spellato, una mosca spiaccicata, un calcio a un cane rappresentano un fardello psicologico insopportabile per la maggior parte di noi. Anche qui aveva ragione Philip Dick quando elaborò il test Voight-Kampff.
I tre monoteismi si riadattano alla ventura, sostituiti, cum grano salis, dall’eterea considerazione del Nulla: un buddismo ben temperato, alla fin fine. Le sale multiconfessionali degli aeroporti sono la prefigurazione delle chiese a venire: spoglie, generiche, odorose di disinfettante, geometriche, prive di simboli o appigli spirituali; si è completamente soli lì dentro; non vi è empatia, e nemmeno il conforto di ciò che fummo; una camera di contenzione al contrario dove il paziente è già sedato: un sedile di legno, il silenzio e la constatazione della propria inutilità. Ci si raccoglie in meditazione! Ma su cosa si mediti non è mai detto. Forse sulle prossime scadenze IVA, ma, in tal caso, servirebbe un commercialista ben rodato. Le sale multiconfessionali sono l’ultimo rifugio prima del suicidio: asettiche come quelle d’una pinacoteca postmoderna o di un reperto di neurochirurgia. Farsi saltare le cervella in tali ambienti sarebbe logico senonché l’uomo postmoderno prova un terrore insostenibile della morte. Dilavato da ogni illusione, non gli resta che il proprio insulso andirivieni: di qui il conflitto irrisolvibile. Vivere con disgusto i pochi anni che restano e, allo stesso tempo, provare l'abietta paura del taglio definitivo.

Il cumulo di pongo di Koons sussurra altro: tutto ciò che divide e definisce è buono; ciò che astrae dal particolare è male. Le vociferazioni generiche di Bergoglio la domenica prima del pranzo sono il male: generiche, fungibili, tediosissime. Sono diventato ateo soprattutto per la noia che mi assaliva durante le funzioni religiose: basta leggere il cibreo da Giovani Marmotte della liturgia attuale: sangue verace, fonte di vita, la stretta di mano, degna dimora, lebbra del peccato. Ma che significa? Un prete, ammesso che creda in Cristo, pare solo attento a non pestare i piedi al prossimo. Di qui i buffetti verso omosessuali, atei, libertari, globalisti ed ecumenici alle vongole: quando un’etica, naturalmente esclusiva, degenera in una soporosa e complice convivenza con tutte le altre non può che assurgere a prodotto da supermercato spirituale. Più una religione diviene generica più è innocua e riesce a prostituirsi a chiunque. Bergoglio dirige, ormai, un discount: i suoi quattro salti in padella son come quelli di chiunque altro.

Reco la spada a dividere il padre dal figlio, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera”: tale sentenza non è mai stata meditata abbastanza.

Vuoto il sacco: mi assale spesso il desiderio di scaraventare il papa fuori della finestra.

Non si possono giudicare i razzisti, i fascisti, i cattivi, gli sterminatori; è la vita che preserva sé stessa a continuamente creare tali crudeli efflorescenze. Ora che non esiste più la guerra vediamo che la vita ci sfugge dalle mani assieme alla felicità. L’uomo comune si interroga: proprio ora, proprio ora che potevamo gioire per l’eternità ci viene a mancare persino la volontà di vivere! Ma questa è la tragedia dell’uomo: la guerra anela il ristoro della pace, ma la pace, se perpetua, distrugge l’uomo stesso.

Il male è necessario al giusto e all’uomo di pace. Entrambi, vittima e carnefice, tributano onori alla vita.

L’Occidente ha conquistato il mondo; l’Italia ne è la colonna portante. Ne consegue che un Italiano ha la maggiore responsabilità possibile verso l’umanità poiché, ormai, il mondo si è ristretto e unificato secondo le categorie mentali dell’Occidente. Il dissolvimento dell’Italia è l’autentico olocausto.

Mi sono sempre chiesto: come fu possibile decadere da Andrej Rüblev a Jeff Koons in pochi secoli? La risposta, oggi, gennaio 2019, mi appare banale. Per una semplice accelerazione dei tempi. Il propagarsi degli incendi in un ambiente limitato (come è l’umanità) segue le medesime regole. Il fuoco divampa sempre più in ragione di ciò che annienta. Gli ultimi tre secoli hanno visto roghi immani: oggi ci limitiamo a errare fra le ceneri postatomiche dell’inevitabile.

La grandezza di Picasso e Salvator Dalì consiste nella distruzione del passato e in ciò che in loro residua come passato (entrambi erano eccellenti disegnatori e valoristi). Negare una tradizione con le armi della tradizione. Ferire il bello, la forma; Picasso e Dalì: semidei che rubarono il fuoco e appiccarono incendi in cui il bello risiedeva nell'oggetto della negazione; nessun dio, però, ebbe a punirli. Anzi, da lì si originò il tana liberi tutti della gratuità, perché gli dei erano morti, così come i loro esecutori, e le gallerie potevano riempirsi impunemente di scatole di cereali, litografie, chiodi, bruciature plastiche; per tacere della merda.

 

Ma non vorrei far loro torto. Anche Caravaggio è un decadente. La Morte della Vergine di Caravaggio è solo la figurazione di una donna morta. Dietro non ravvedo nulla; che l’abbia creata imitando il corpo d’un annegata non mi sorprende. Rechiamoci a vedere l’affresco di Maria (Myrhiàm) nella catacombe di Santa Priscilla: una madre con un bambino, una traccia di pittura che pian piano sta svaporando via, lenta; una chiazza bruna che allude a qualcosa di grandioso; il non detto, qui, invita a riversare il proprio animo quale complemento: questo è un tratto ascendente della civiltà.

Come possiamo rimediare a tutto questo? Non si può. Ciò che è stato sciolto non può riannodarsi, se non in una parodia. Le leggi dello sfacelo e dell’entropia regolano anche le nostre anime, inderogabilmente. Si può morire bene, però. Con dignitosa fierezza. Tutto il blog, nella sua meschinità, è costituito dai puntigliosi item di un ideale testamento.

57 commenti :

  1. Rilegherò i suoi pensieri in degne pergamene giacchè il mosaico di pixel che ora , pur fortunatamente ,me li offre trattiene in sè preziosi elementi.
    Poi , nella mia umile libreria c'è già qualche opera che si è fatta di lato

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    1. Ma sì, togli di mezzo quell'importuno Calvino o, magari, altri tediosi destrorsi.

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  2. Sono agnostico da tutta la vita ma, come già detto, da un bel pò, mi risuona in testa Tommaso da Celano. Questo scritto mi ha rammentato che "mors stupebit, et natura, cum resurget creatura iudicanti responsura...recordare Jesu pie...ingemisco tamquam reus, culpa rubet vultus meus, supplicanti parce Deus".
    Mah, staremo a vedere!
    Hermannus Contractus

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  3. Ovazione, "senza se e senza ma", si roba da ricopiare in pergamena.
    Alceste ultimo Prometeo.

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  4. Sempre più senza parole, sempre più affascinato. Leggi Alceste e risparmiati la fatica di leggere tutto il resto! Un centro ad ogni colpo, a qualunque distanza.
    Non fermarti, se ce la fai. Aspetto ancora infiniti item non meritando il lusso di guardarti negli occhi.

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  5. Eh si...quanto manca un libricino tipo "Pensieri misantropi" di Alceste da tenere sul comodino...
    Mi sono imbattuto in una fiaba, edita da Adelphi, dal titolo "Greta la matta". È tratta come libera interpretazione da un dipinto di Bruegel il vecchio (dal titolo "Margherita la pazza" - link) dove magistralmente il pittore dipinge un mondo senza regole e confini, dove il demonio divora gli uomini che si riversano deliberatamente nella sua grande bocca (dopo che il muro di cinta che lo isolava è stato abbattuto...).
    “Diavolo” ripete Greta
    “Sono qui!”.
    “Mi vuoi?”.
    Ancora niente. Il diavolo non risponde mai. A nessuna domanda.

    Greta faceva tutto a rovescio, voleva volare, ma precipitava.

    Davvero grazie ancora Alceste, sempre più distillato, sempre più definitivo.

    Paolo

    https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_la_pazza

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  6. Grazie per i pensieri che condividi con noi. Dispiace solo che tu sia ateo.

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  7. Vi ringrazio tutti. Eccellente il riferimento a uno dei miei pittori preferiti.
    Per quanto riguarda la Adelphi non credo che andrei d'accordo con Calasso ... non hai letto "Gli Adelphi della dissoluzione" di Blondet? Come disse Flaiano: "Io e lei, caro signore, siamo alle antilopi".

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    1. Grazie del consiglio, non conosco il libro di Blobdet, lo cercherò senz'altro!

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  8. Caro Alceste,
    questo tuo post, ancora un volta, mi ha riportato in superficie Tommaso da Celano. Personalmente sono sempre stato un agnostico, ma ultimamente il Dies Irae mi "turba" un pò ogni tanto, perchè non so. In particolare lo scritto mi ha fatto risuonare
    "mors stupebit et natura cum resurget creatura, iudicanti responsura...recordare Jesu pie...ingemisco tamquam reus, culpa rubet vultus meus, supplicanti parce deus". Forse è uno dei primi segni di quello che oggi chiamano Alzheimer, ma che all'inizio dei miei studi di medicina veniva definito "arteriosclerosi cerebrale" (tra noi studenti più semplicemente "rincojonimento senile"!): boh!? Chi vivrà vedrà.
    Comunque, per favore, "nun ce lascià": ho già rottamato tanto, e tanti, dei miei trascorsi "riferimenti e referenti", che non vorrei venissi a mancarmi anche tu e qualcuno dei tuoi intelligenti e simpatici corrispondenti!
    Saluti da Hermannus Contractus.

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  9. Se e quando un giorno (vicino? lontano?) deciderò di porre fine ai miei inutili giorni lei riceverà una chiamata di correo.

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  10. Articolo immenso, ma che lo dico a fa'! Lascio però una provocazione luciferina…questo desiderio inconscio di autodistruzione dell'Occidente che serpeggia nell'intimo di un'umanità che ha inconsapevolmente intuito di essere ai titoli di coda della storia, non sarebbe forse il caso di dargli l'ultima spintarella verso il grande botto finale? Dopotutto, come genere umano, dove vogliamo andare a parare? Tutto è bugia, tu lo sai bene, Dio è morto da un bel pezzo dalle risate e pure l’arte è solo un feticcio per sopportare l’intollerabilità dell’esistenza, l’ultimo appello degli spiriti nobili per esorcizzare il loro desiderio sul mondo. Una civiltà evoluta (vabbè non è questo il caso) dove ogni singolo individuo ha la lucidità di spirito di capire questa fregatura, non dovrebbe abdicare per orgoglio al proprio posto nella Creazione? Forse il nobile fine della Storia, se davvero ne ha uno, è proprio questo. Alceste il tuo inferno è il tuo amore per gli uomini (in fondo non si può essere un misantropo senza essere anche un umanista). Tu sei un Cristo che non vuole scendere dalla croce, e ti sporchi con il mondo invece di ascendere alla tua solitudine celeste, miracoli i lebbrosi, costruisci ponti di fumo per salvarlo dall’Abisso e cerchi così di beffare il destino che incombe sulla sua testa come una spada di Damocle. Perché bere questo calice quando non si ha nemmeno più sete? Forse riuscirai a prorogare l’inevitabile Apocalisse di qualche settimana, o forse come il Dio di Gaber dovresti ritirarti in campagna e non prendere l’umanità sul serio.
    Ebbene la nave affonda, tutti si ammazzano per accaparrarsi un posto in qualche scialuppa, e tu suoni (magistralmente) il violino. Ma non è indicato ascoltare della buona musica durante un naufragio. Ci salveremo come umanità? Chi lo sa, dopotutto ad ogni epoca di decadenza segue una rinascita, ma se così fosse sarebbe ancora più ovvio il fatto che stiamo girando in tondo su una ruota senza scampo.
    Ma come sai bene abbiamo superato il punto di non ritorno, e se tu avessi sulla tua scrivania un bottone per cancellare l’umanità dal software di Dio e risparmiargli pietosamente questa ridicola agonia da malato terminale quanto tempo passerebbe prima che ti prudano le mani?
    Con questa provocazione mi sento un po’ come il Diavolo nel film “L’ultima tentazione di Cristo”, non devi prenderla troppo sul serio. Io neanche prendo più niente sul serio.

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    1. Basta leggere un qualsiasi manuale di astronomia sulle vicende stellari (ordini di grandezza e "tempo") per rendersi conto di quanto la nostra barzelletta sia sopravvalutata. Una volta, almeno, era bella.

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    2. Eh si è la Bellezza, questa baldracca, che ci frega...l'ultima frontiera da opporre al Nulla...scrivere è l'inespiabile peccato con cui l'artista aspira ad emendare la propria esistenza, l'antidoto e la sua malattia...forse nell'inconscio stai salvando te stesso, e noi che ti leggiamo saliremo sulla tua Arca e saremo salvi con te...comunque prima o poi facciamola sta marcia su Roma, mi devo sgranchire un po'

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    3. Questo è vero, sto salvando me stesso. La scrittura fa parte di quelle illusioni che ci "salvano" davvero dai mostri ... La marcia su Roma non si può fare, causa traffico; la marcia sulle università la vedo meglio: occupare le università, contestare i padroni del discorso nelle università. Da lì vengono i legionari del nulla.

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    4. Bene io mi tengo pronto a partire appena fai un fischio, un paio di elementi utili alla causa posso portarli e persuadere anche un po' di carne da cannone a partecipare...d'accordo le università, ma nel dubbio qualche scalpo ce lo andiamo a prendere

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  11. Alceste, il dramma italiota contemporaneo è raffigurato in tutto il suo "splendore" dai commenti al tuo pezzo su: Come Don Chisciotte, nessuno, dico: nessuno, c'ha capito una beneamata. Sarà dura trovare i 10.000, a meno che tu non ti metta a scrivere nello slang di Young Signorino, ormai la lingua italiana non esiste più.

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    1. L'Italiano ormai è una lingua morta. C'è da dire che si capisce questo pezzo solo se si leggono gli altri. Potrei metter su un blog su un qualsiasi complottone, però: il pubblico, di solito, a marker sonori come Nato, Soros, Moscovici reagisce bene.

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  12. Alceste, questa volta dissento, con forza. Questo è un pezzo letterario e depresso, peralteo identico nei contenuti ad uno di qualche mese fa. È la visione nichilista al suo massimo splendore, è una resa, è dire che tutta la nostra storia è una bugia stupenda e necessaria ma pur sempre una bugia (e ci giochi e sei ambiguo, ma io testo è nietzschiano). di tutte le prove dell’esistenza di Dio nel medioevo (erano così bigotti che cercavano prove razionali) la prova a contingentia mundi resiste. la considerazione di Russel (potremmo essere tutti cervelli in una vasca da bagno) pure. Non c’è UN velo di Maya da squarciare perché non siamo sicuri di quale sia, ce ne sono tanti e ognuno cela un velo successivo. Oh quanto mi divertirebbe se un giorno scoprissimo i confini geometrici dell’universo e ne risultasse che la terra è effettivamente al centro. Perbacco, che momento di grande spirito sarebbe.
    Ma questo pezzo è forma senza contenuto, è l’uomo nella sua espressione (arte, letteratura e civilità) scordandosi, peggio, fraintendendone le
    motivazioni: per amore, sempre e solo per amore. Un amore che puó essere distorto, rivolto verso se stessi, ma amore, volontà. Coraggio soprattutto, che saranno illusioni ma di morire lo hanno sempre saputo tutti. E hanno iniziato a sepellire i morti. Nella tua disamina dell civilità non ho letto mai (ma devo ancora recuperare tutto peró) del sepellire i morti. Non mi sembra così illusorio, nei confronti della pozzanghera, quanto pienamente consapevole. e comunque per amore, così come i soldati trovano il coraggio di combattere per i loro compagni, cui si uniscono forse, talvolta, immaginando un’utopia, ma mai da godere soli. E così prima ancora che per la dissoluzione del passato (che ne é forse peró causa) la volontà di vivere perché manca l’amore, il bello di stare insieme.

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    1. Bugia non è un bel termine, diciamo "costruzione necessaria".
      In quanto allo "stare insieme" è la scappatoia che trovò Giacomo Leopardi: l'uomo come fronte comune di fronte al nulla; io vi rinuncio e mi accontento di guardare al passato come a una dimostrazione di forza e bellezza, pur vana. Questa è la tragedia (classica, romantica, cristiana, Marco Aurelio, Holderlin, Nietzsche) al suo apice e nella sua essenza purissima: senza consolazione finale, però (superuomo incluso).
      La forza del sapiente consiste nell'ammirare tutto questo, lo sfacelo, traendone vita.
      Rimango fedele a Marco Aurelio e al suo stoicismo. Mi piace anche Holderlin.

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    2. Ma piuttosto allora avanti coi diecimila. I’m in. Vogliamo essere pragmatici? Ti scrissi una mail qualche (poco) tempo fa. Ti parlai di una pagina su fb. Quello che ho omesso è che facciamo migliaia e migliaia di contatti, e usiamo solo il mainstream (il chiacchericcio, come giustamente lo hai definito). Non pubblico qui l’indirizzo perché non sono tipo da spam o pubblicità.
      Ma non voglio sentirti così, voglio sentirti, ancora, suonare la carica. :) infantile? Tanto meglio, tanto peggio

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    3. La verità e l'azione sono cose differenti. Si può constatare la verità, come in questo post, e attizzare l'azione. Se non m'importasse più nulla del mondo non scriverei. O no?

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  13. Se il solve et coagula e' operativo, siamo in pieno dissolvimento e dissoluzione. La nostra e' una generazione di mezzo dove il prima e il dopo s'incontrano per la prima volta, l'ignoto e' all' apice e non si sa bene come affrontarlo. Nascono vere o presunte teorie del complotto e nuove interpretazioni della realta' anche storica. Il solve avviene per separazione e tale e' la tendenza. La questione e': come vogliamo affrontare il tutto?
    L'uomo sta diventando qualcosa di sempre piu' immateriale, che rifugge la realta' concreta (sempre piu' brutta e insidiosa) per rifugiarsi in quella indolore e immateriale delle tecnologie, la quale richiede solo la sua connessione celebrale, senza il corpo ne' l'anima, priva di sofferenza dunque. Quante ore spendiamo nell'iperrealta' a vedere la tv, chattare, lavorare, informarci ed acquistare online? E quante invece interagiamo nel mondo reale? Ancora qualche anno et voila'! La nostra vita si svolgera' interamente su una "piattaforma" online, tutti connessi 24h per far parte dell'Internet delle cose, le smart things (uomini senz'anima compresi) grazie al 5G, 6G, 7G...Ecco a cosa servono i nostri schermi sempre piu' piatti, a toglierci lo spessore dell'anima.
    Presto dovremo staccare la spina (metaforicamente e letteralmente)
    e darci alla macchia per sopravvivere.
    Io resto ottimista...finita la tribolazione si rinasce come una fenice dalle ceneri, l'Italia specialmente, culla dell'umanita', ma prima...c'e' da eliminare tutto il pattume. Siamo nel vivo di una catarsi, pura sofferenza per eliminare tutte le scorie. E' come una crisi da disintossicazione.

    Ps: in Italia tira davvero una brutta aria. Ieri ho aperto dopo tanto tempo le news locali del mio paese (ora si fa chiamare citta'), ho avuto un piccolo shock, non c'erano piu' notizie ma solo un lungo necrologio, tutte persone che a fine anno o inizio anno si sono tolte la vita. Uscite da quell'ipnosi di autodistruzione. Non e' quello il senso della vita, ne' della morte. Le state entrambe regalando a Shaitan, "The Dark One", la scelta e' vostra!
    Un caro saluto,
    Ise

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    1. La festa, una volta, era una festa: l'interruzione del lavoro. Ora sembra che sia l'interruzione del rumore di sottofondo che ci distrae: di qui la disperazione. Rinascere?

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  14. Ah ah ah Sick Boy: la fronda prende forza, si struttura e migliora la grammatica! Caro Alceste, per mio conto sto organizzando il "Reparto Arditi R" per dare l'assalto al suo scritto, formalmente ineccepibile ma con falle tali da far affondare pure la corazzata Potemkin: ora sono in castigo autoinflitto e pure flagellante, quindi non posso anticipare!
    Uscito da tale masochista situazione causa colpa da espiare per "outing da terrapiattismo", daro' l'assalto al Darwinismo marxista propugnato dal suo libello divertente, anche stimolante.
    E non mi tocchi Koons: le sue opere con l'ex moglie Cicciolina sono quanto di piu' "alto" l'arte occidentale abbia mai (sich) partorito!
    Un flagellato saluto.
    Anonimo R

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  15. Alceste, vatti a vedere i commenti su comedonchisciotte.

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  16. Hahahahahaha...Infatti, meglio che non le vedi!

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  17. Effettivamente rimango anche io abbastanza sconcertato di fronte ai commenti idioti (non solo riguardo a questo articolo) che si scorgono su comedonchischiotte quando ogni tanto pubblica Alceste...
    Non più di tanto perchè so, capisco perfettamente quello che da fastidio in Alceste, e cioè che dice la verità: abbiamo perso.
    I fanfaroni da tastiera così come i fanfaroni reali seguono chi dice: seguitemi, vinceremo! Cioè, vincerò io, e di conseguenza anche voi! Basta crederci. In realtà è una vecchia storia.
    Chi non capisce non vuole capire, il cervello si ferma, si auto-blocca e non legge più, quando negli articoli di Alceste si delinea tratteggiato con maestria, e allo stesso tempo evidenziato dalla chiarezza della sintesi il contorno della sconfitta.
    Ogni uomo che lotta deve sapere quando perde, e non perchè è "depresso" ma perchè solo questo è in realtà il modo di reagire che più si avvicina alla realtà e quindi, eventualmente, a una reale resistenza, che non è detto che avvenga accettando la sconfitta... ma... che non avvenga con le false speranze e i falsi profeti, questo è più che certo.
    Purtroppo è lo stesso riflesso condizionato tanto comune che ha permesso all'Italia di rifiutare la sconfitta della seconda guerra mondiale, evitando così una sua pur dolorosa elaborazione...
    Stiamo ancora qui ad aspettare la cioccolata lanciata dai carri armati americani, come si vede nel film tratto dal libro "La Pelle" di Curzio Malaparte...
    La cioccolata in questo caso, ovvero nel circo umano dei seguitori di informazione "alternativa" sono chissà..."la posizzione ggeopolitica" o altro, l'economia via... il problema è che ormai queste non sono neanche più false speranze (magari!) ma solo riflessi condizionati da rifiuto...
    Cos'è? Da fastidio che Alceste sia "depresso"?
    Io dico solo una cosa: A casa mia, solo gli idioti sono "felici", poi non so.

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    1. Caro Sitka,
      mi permetto di darti del tu, perché sono senza dubbio molto più vecchio di te!
      Ho sempre letto i tuoi commenti con interesse anche se, a volte, con qualche riserva. L'attuale è perfetto e lo condivido in pieno! Per fortuna esiste ancora qualcuno che sa "pensare": lo dico perché il mio vissuto quotidiano, da parecchi anni, è assediato da idioti (per non parlare di coloro che agli inizi della mia vita avevo considerato "intelligenti" e "autorevoli". Dei loro libri ho già fatto rogo!).
      Cari saluti
      Hermannus Contractus

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    2. Un caro saluto a te, siamo pochi ma buoni...non bisogna essere d'accordo su tutto... ho 35 anni, sono giovane ma neanche troppo, ma a prescindere da questo, il tu lo apprezzo.

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  18. A chiarimento del "caso" commenti (e di altro) che, ovviamente, è quello che è, un "piccolo caso" o "un casino":

    1. Non conosco personalmente i curatori di Comedonchisciotte, che solo stimo perché si son presi una bella gatta da pelare. Sono loro (ahiloro) che decidono di pubblicare i miei scritti.
    2. Non leggo i commenti perché, come insegna Margaret Thatcher (e non Tatcher o Thatcer come scrivono alcuni commentatori fluviali e saputissimi), è inutile rovinarsi lo stomaco di prima mattina (lei si riferiva alle nutrite rassegne giornalistiche che le propinavano i collaboratori).
    3. Se elabori un'idea o più idee (un'ideologia, un pensiero) non hai necessità dell'approvazione di chicchessia anche se, inutile negarlo, i complimenti fanno piacere, le derisioni meno.
    E poi veniamo alle vere note dolenti:
    4. Questo è un blog da mille clic al giorno. Il blog o sito di Blondet, uno dei controinformatori storici, vanta, per sua stessa ammissione, con l'aiuto dei social, ventimila clic o più di media (trentamila?). Bene, stiamo parlando di cifre ridicole. Ridicolo: che muove al riso. Uno youtuber famoso (ma non troppo), uno che fa smorfie buffe e racconta la sua vita con mamma papà e la ragazza, uno che conosco personalmente, ha un milione e mezzo di follower. E non sono finti, lo so per certo. Quindi? Su cosa ci si accapigli non lo so. Il miglior controinformatore non riuscirebbe a smuovere una riunione di condominio, altro che andare sotto la sede dell'Ecuador e parlare con Noam Chomsky.
    5. La gente o maggioranza bulgaro-silenziosa o popolo (comprese le alte classi dirigenti) vuole lo youtuber e Chiara Ferragni e J-Ax, vuole lo spinello libero, la droga libera, la pornografia e crede che Striscia la Notizia o una X su un pezzo di carta ogni cinque anni siano il massimo della democrazia. L'Italia andrà dove Essi vogliono che vada, senza tante storie e storielle di ribellione.
    6. Il sangue nessuno è disposto a versarlo e, se esiste un tale Spartaco, lo verserà nel pozzo dell'indifferenza perché tutti si accontentano della piccineria quotidiana, delle partite e delle vacanze esostiche e lo sfogo, se avviene, è tramite nevrosi e scoppi di violenza personali o depressione. E poi: quattro miliardi di neocapitalisti sono alle porte: hanno voglia di ribellarsi? Non credo proprio.
    7. L'unica speranza è la ribellione culturale (da attuarsi nei decenni): occupare sedi della cultura, nelle scuole e nelle università, nei sindacati e nelel istituzioni, organizzare i mitici think tank, ma, come avete appurato, non ci si riesce a mettere d'accordo sulla forma della Terra.

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    1. Caro Alceste,
      a proposito del "terrapiattismo" in senso storico, ti suggerisco una videoconferenza di Alessandro Barbero, che certamente conosci come studioso del Medioevo: non sono capace di "incollarti" il link (tecnicamente in campo digitale sono una schiappa), però la trovi su YouTube. Magari, mi permetto di citarlo nel contesto di un post indirizzato a te, potrà interessare sentirla anche ad Anonimo R.
      Saluti da Hermannus Contractus.

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    2. La conosco, la conosco ... Ripete, con molto puntiglio, ciò che tutti sanno (almeno: i depressi che amano leggere cose medioevali): alla terra piatta vi hanno creduto in pochissimi. E poi Barbero cita i maggiori, fra cui il Sacrobosco (Holywood) e Beda il Venerabile (gente poco frequentata anche dai docenti universitari).

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    3. Grazie Hermannus ed Alceste per i suggerimenti medioevali in tema "terrapiatta". Pero' senza voler essere pedante, nel medioevo poco conoscevano della fisica dei fluidi, della termodinamica, del comportamento e natura dei gas. Nulla sapevano di avionica, poco di tecnologia dei materiali. Le leghe metalliche erano sconosciute e le gomme sintetiche erano fantascienza. Senza gomme e leghe ad alta resistenza non sono concepibili sottomarini, aerei supersonici, missili. Detto cio', invito ad approfondire tali argomenti, i quali non mentono circa i limiti fisicamente (in base alla fisica) a noi imposti in questo mondo da "qualcuno" che tsli limiti, e le leggi che li governano, li ha posti con precisione ultraterrena.
      Colgo l'occasione per richiamare l'attenzione anche su un articolo che mi era sfuggito, e che ho letto oggi, tema alimentazione che gli "amiconi" hanno previsto per noi.

      https://comedonchisciotte.org/perche-mangiare-meno-carne-e-la-cosa-migliore-che-puoi-fare-per-il-pianeta-nel-2019/

      Sul presente scritto di Alceste ieri ho buttato giu' una bozza, ma non mi soddisfaceva fino in fondo: troppo complessa la trama! Oggi non ho la vena giusta per azzannare Darwin, Marx e derivati. Un caro saluto da colui che mai derivo' da un'ameba casuale, bensi' da un nobile Dio di cui porto evidente eco...
      Anonimo R

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    4. Ma poi è possibile che si mangi tutta questa carne? A me non sembra. Chi lavora in città non ha tempo per arrosti e stufati. Un panino, un tramezzino, un'insalatina. Sono tutti pretesti per indottrinare alle cavallette tostate.

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    5. Caro Anonimo R,
      a questo punto mi viene spontaneo pensare che Biglino, che comunque non mi pare abbia mai parlato di "terrapiatta", ma solo di traduzione "corretta" della Bibbia, assunta da millenni a "manifesto" di potere ecclesiale, in fondo abbia ragione: gli Elohim esistono e tu sei uno di loro!!
      Vale da Hermannus Contractus

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    6. Non escludo la faccenda. Sto indagando anche in questa direzione!
      Un saluto urbi et orbi
      Anonimo R

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  19. Articolo magnifico... abbiamo perso, ma siamo ancora qui, vivi... che fare? Si segua il consiglio di chi la sapeva lunga sulla Dissoluzione: "Try Again. Fail Again. Fail Better".

    il fu rabal

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  20. Mi pernetto di consigliare ai lettori del bellissimo blog di Alceste due libretti che ho appena letto: "radici ebraiche del moderno" di Sergio Quinzio e "elogio delle frontiere" di Regis Debray. Veramente istruttivi; il secondo è molto ditto e poetico, alla Alceste. L'autore è, stranamente, un socialista francese.

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    1. Non li ho letti. Quello di Debray promette bene.

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    2. Sì, è tratto da una conferenza da lui tenuta in Giappone. In molte parti ricorda l'Alceste-pensiero.

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  21. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  22. I punti 5 e 6 del commento di Alceste sembrano l'ineluttabile destino. In effetti, chi puo' ancora pensare di riuscire a 'svegliare' qualcun altro e fare...cosa? Una rivolta? Le uniche rivolte saranno quelle per preservare ognuno il proprio orticello. Manca la mentalita' per poter immaginare altro. Bisognera' toccare il fondo e poi in qualche modo risalire.
    In attesa di cio', si possono fare molte cose, custodire i semi buoni e spargerne qualcuno per il dopo.
    Non sono gli idioti che devono scoraggiarvi, magari voi potreste scoraggiare loro dall'essere assenti a se stessi. Nell'uomo ci sono sia il germe dell'autodistruzione che quello della preservazione, e' la strada che si decide di intraprendere che fa attivare o l'uno o l'altro. Gia' solo come scelta-atteggiamento individuale si puo' quindi fare molto. Alla fine la cosa che conta non e' quanti siamo ma come siamo. Chi si vuole autodistruggere, lo faccia pure, se grande e "vaccinato" ha tutta la mia solidarieta'.
    Ise

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  23. Riassumento il pezzo di Alceste: "Senza la gravità voleremmo per aria come inetti palloncini alla Botero".
    Quindi Alceste i corsi e ricorsi storici? La ciclicità tao/induista? Non esistono? O ti soffermi solo sul ciclo attuale?
    La potenza dell'Arte può essere da noi sopravvalutata? Soprattutto delle arti figurative, che i greci (non io, che non son nessuno), in pratica disprezzavano e che consideravano mera tèchne, stessa sostanza del governo mondiale dei tecnici.
    Gli orientali sono da sempre stati una spanna sopra il grande Occidente, sapendo che niente, proprio niente è disgiunto dal suo opposto, "lungo e corto si danno misura fra loro, tutti sanno cos'è il bene di qui il male". Inoltre l'orientale non vede il causale come una sequenza, come anelli di una catena che si succedono, ma sa che ogni realtà è un processo, seme e albero sono lo stesso quid.
    L'inviso buonismo polcor è sostanzialmente lo stesso esagerato buonismo cristiano.
    La spada del Cristo che divide, non è quella violenza che ogni tanto, fra le righe, Alceste evoca come forza catartica (galeotto fu il libro e chi lo scrisse ... "I Proscritti"; Alcy, ti fece innamorare del luciferino: drang und ... sturm) è la radicale forza dell'Amore Universale Incondizinato (che nella materia è la Gravità costruttice del mondo), che uccide l'infimo, limitato particulare.

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    1. Sono temi di cui si può discutere amabilmente ... "I proscritti" è un libro fondamentale del Novecento.

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    2. Ottime osservazioni sulla visione del mondo degli orientali Alessandro Puskin.
      A dir la verita' tali gemme di saggezza sono presenti anche da noi, seppure circoscritte.
      Quel che hai descritto del pensiero orientale e' quello che i napoletani hanno riassunto in:
      "Ha da passà 'a nuttata"!

      Da "Napoli Milionaria!" :
      "Le offre una tazzina di caffè. Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa: "Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?". Gennaro intuisce e risponde con il suo tono di pronta saggezza: "S'ha da aspettà, Ama'. Ha da passà 'a nuttata"."
      Saluti,
      Ise

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    3. Ciao Ise. Diciamo che in "Oriente" la cosa è più radicata e profonda, più sentita. Morfologia linguistica, praticamente non distinguono fra aggettivo e sostantivo, categorie filosofiche ed aree semantiche diversissime. C'è un filmetto "Arrival" tratto da un raccontino, dove si ventila che la lingua influenzi il pensiero in modo assoluto. Il modo di percepire materia energia e spazio-tempo è un (forse) un fatto meramente linguistico.

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    4. Ciao Alessandro Puskin,
      non conoscevo quel film, sembra interessante, grazie.
      Si', la morfologia linguistica dice molto sulla forma mentis di un popolo, forse la forma proprio; se ci penso, tante cose riportano applicando tal presupposto. Bisognerebbe chiedere all'amico di Barnard, il vecchio Chomsky.
      Saluti,
      Ise

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  24. Belli i commenti dei teneri esserini di CDC,alcuni anche avvelenati immotivatamente:Certo non hanno una visione generale del blog,e i tuoi articoli caro Alceste traggono nutrimento dagli altri più vecchi,sono un organismo direi.Comunque,non si può essere capiti da tutti.
    Oggi devo mettere un argine all'entropia,al protozoico...me lo sento lì accanto che ruggisce come un buco nero,insensatissimo e sfuggente,denso,non ha nemmeno il ghigno di chi sta vincendo.Saluti a tutti.

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    1. Inutile angustiarsi. In campo politico me ne hanno dette di molto peggio.

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  25. Non ritengo di possedere un QI sopra la media, ma i commenti di molti lettori comedonchisciotte mi perplimono, quando dichiarano la difficoltà incontrata nel leggere il testo, a detta di alcuni scritto addirittura sotto l'effetto di sostanze. Alceste, scrivi in realtà con uno stile molto ordinato, argomentando in maniera limpida e progressiva i tuoi pensieri eruditi.

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  26. Grazie per l'articolo, molto interessante

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Siate gentili ...