01 agosto 2017

Il sangue delle bestie


Roma, 1 agosto 2017

Si legge nel De esu carnium (Del mangiare carne) di Plutarco:

Plut I: "Io mi domando con stupore in quale circostanza  e con quale disposizione spirituale l'uomo toccò per la prima volta con la bocca il sangue e sfiorò con le labbra la carne di un animale morto; e imbandendo mense di corpi morti e corrotti, diede altresì il nome di manicaretti e di delicatezze a quelle membra che poco prima muggivano e gridavano, si muovevano e vivevano. Come poté la vista tollerare il sangue di creature sgozzate, scorticate, smembrate, come riuscì l'olfatto a sopportarne il fetore? Come mai quella lordura non stornò il senso del gusto, che veniva a contatto con le piaghe di altre creature e che sorbiva umori e sieri essudati da ferite mortali?".

E quindi, poco più avanti:

Plut II: "Tuttavia, sebbene sia ormai impossibile mantenerci immuni dall'errore per la consuetudine che ci lega a esso, provando vergogna agiremo male secondo ragione. Mangeremo sì la carne, ma spinti dalla fame e non per ingordigia. Uccideremo sì un animale, ma provando per esso pietà e dolore, non usando la violenza né torturandolo".

Abbiamo qui un bell'esempio di come si esercitasse la ragione e il discorso nel vecchio ordine morale.
Nulla di troppo.
Ecco, in Plut I, il filosofo di Cheronea, erede di Empedocle e Pitagora, descrivere con orrore l'uomo che mangia carne macchiandosi di un peccato contro la natura e la vita. Il tono è alto, di quella forza assieme trattenuta e intensa che caratterizza i trattati etici dell'età classica. Solenne e perentorio, eppur sorvegliato: l'eccesso e la foga, pur se fanno il gioco di ciò in cui si crede, sono peccati anch'essi.
In PL2 lo scrittore offre apparentemente una scappatoia alle sue ferme convinzioni: l'uomo è debole, infatti, e per ciò stesso gli è difficile liberarsi dall'errore (mangiare carne impura); se cadrà in tale colpa dovrà farlo con vergogna, senza arrecare ulteriore dolore, e solo per soddisfare l'impulso della fame e non quello dell'ingordigia.
In entrambi i passi c'è tutta la razionalità e la compostezza logica del mondo classico e cristiano come l'abbiamo conosciuto sin in epoche recenti.
Poi vi fu la deformazione.
Entrambi i corni del discorso appena accennato, e che non significano semplici trincee concettuali, bensì poli dell'animo e regioni della sensibilità, subirono una dolosa forzatura, sin al grottesco.
L’astensione dalle carni sconfinò nei capricci del politicamente corretto ed ebbe a degenerare nel veganesimo a oltranza, nell’antispecismo e nel feticismo animalista; la colpa del mangiar carne si corruppe in senso opposto: caduta la vergogna (anche per la lontananza fra carnefice e vittima), residuò la gozzoviglia da supermercato, il junk food, la foia da ingurgitazione e la proliferazione chic dei programmi culinari.
Entrambi, il politicamente corretto e la crapula consumista Cracco/McDonald's, sono i nuovi corni degenerati del dilemma; o meglio, le due nuove facce malsane di un unica putrefazione: quella del capitalismo senza più lacci morali (e vergogne) che genera sia mostri capaci di ingoiare l'universo, sorta di lamprede esistenziali, sia i loro apparenti oppositori (emunti vegani, cenobiti del cavolfiore, feticisti del guinzaglio).
Se il PolCor è il braccio ideologico del capitalismo terminale, l'eccesso ne è la concrezione economica. Ambedue i fanatismi, per quanto contradditori sembrino a un primo esame, rampollano da tale unica pozza malarica. Fuor di metafora: tra le proliferanti legioni di obesi che si ingozzano di hamburger puzzolenti pur di soddisfare la coazione a ripetere d'una ingordigia malsana e fine a sé stessa, e il loro contraltare (i nuovi stiliti dei germogli di soia o gli antispecisti isterici, per cui un agnellino è pari a un neonato umano) non vi è che un saltello.
Entrambe le posizioni sono, come detto, degenerazioni dell'antico sentire, estremizzazioni, devastazioni della logica e di ciò che potremmo definire “sorgiva ragionevolezza”.
Un vegano radicale e un sacco di lardo americano sono affratellati nella parodia che scaturisce dal "troppo": ambedue sono gl’inconsapevoli araldi di una visione postmoderna nettamente antiumana, e in loro instillata.
Ci sono voluti millenni di metafisica per ammazzare Dio; poche centinaia d'anni per sfregiare l'uomo di Vitruvio leonardesco e liquidare la prudenza e la nobiltà dell'etica classica e cristiana.
Siamo divenuti talmente frettolosi, nella nostra ansia di depotenziare l'uomo, e di criminalizzare il suo passato, che non ci accorgiamo di venerare un altare vuoto: il nulla e la dissoluzione.

Qualche tempo fa vidi un cortometraggio di George Franju, Le sang des bêtes (Il sangue delle bestie, 1949). In esso il grande regista francese documenta una sua visita ai mattatoi di Parigi.
La compassione verso gli animali qui si effonde in un più vasto sentimento di pietà che deriva dalla nostra comune appartenenza all'ordine naturale; l'uomo e l'animale convivono sotto lo stesso cielo e sono parte di una creazione inscindibile: nel film ecco perciò apparire i simboli del miracolo della vita: un albero, le rondini che, libere, inseguono le segrete vie dei cieli, alcuni bambini che inscenano un girotondo, due innamorati che si baciano. È la vita che avanza, inarrestabile e caduca, con le sue repentine esplosioni di terrore e felicità. Un placido bue, un ariete o un cavallo - tutti partecipano a tale immane flusso: ed è quindi un'ingiustizia privarli sia pure di un micolo di tale gioia: Eppure occorre essere realisti; l'uomo è ciò che è, imperfetto; la sua vicenda terrena, breve e intensa, non può che errare: egli può uccidere e recare la morte: sarà la ragione a gettare la luce della verità su tali atti e imporre la vergogna e l'espiazione.
Sì, gli animali sono esseri senzienti e che patiscono. La loro morte, però, non è presa alla leggera dagli uomini che sanno. Il dolore degli innocenti avrà il risarcimento del nostro stesso dolore: dolci nell'aria, ecco i rintocchi lenti di una campana: uno due sei otto dodici: un compianto funebre che si dilata lento nel cielo parigino. Al bisogno umano di sopprimere i viventi corrisponde il lutto: "agire male secondo ragione", ma comprendere, perdonare, lenire gli eccessi della parola e dei gesti.
Franju e Plutarco si abbeverano allo stesso filo di pietà.
Sono europei dell'antico ordine: in loro mi riconosco.

4 commenti :

  1. Ricordo i miei nonni che la carne la mangiavano solo i giorni di festa perchè erano poveri. Adesso io cerco di fare altrettanto, ma per motivi di salute. Erano classicisti e non lo sapevano. Era un'Italia più povera e semplice, ma dignitosa nella sua moderazione, parca e onesta.
    Da queste parti tempo fa sbarcarono degli oranghi che presto si lamentarono del cibo fornitogli dalle orgznizzazioni polcor. A migliaia di km di distanza nel frattempo presidenti di corporations e finanziarie speculavano sul cibo e aprivano nuovi fast food (indossando tutti quella che solo apparentemente pareva una papalina).
    Rivoglio i miei nonni...

    RispondiElimina
  2. La nostalgia di una vita che (appena due generazioni fa) era migliore è una costante di tutti quelli che interrogo. Evidentemente la grande frattura è avvenuta negli anni Sessanta. Rimpiango quei tempi anch'io, soprattutto la loro moralità, giusta o sbagliata che fosse.

    RispondiElimina
  3. Bel pezzo Alceste, grazie.

    I vegetariani ed i vegani sono, quasi sempre, persone istruite ma soprattutto benestanti , infatti acquistano i loro alimenti biologici ed i loro integratori a caro prezzo; tra le persone che conosco c’è poi anche qualche giovane denutrito, divenuto vegetariano forse più per necessità che per convinzione, ragazzi che condannano eticamente l’uccisione di un animale e sempre eticamente considerano corretto rubare al supermercato (con 600euro di rimborso spese mensili si può fare ben poco , ma questa è un’altra faccenda…).

    Nella storia del pensiero antropologico ed evoluzionistico sono stati considerati adattivi comportamenti quali, ad esempio, il cannibalismo e lo stupro: oggi nessuno si sognerebbe di difendere tali azioni ; molti scienziati ritengono che la “nostra” spinta evolutiva sia stata possibile solo grazie all’introduzione della carne come alimento non opportunistico-occasionale, contrariamente il nostro cervello non si sarebbe sviluppato tanto da piazzarci in cima alla catena alimentare: è probabilmente vero ma comunque oggi, da un punto di vista non solo morale, l’utilizzo di carne potrebbe essere sicuramente almeno ridotto tuttavia la coscienza, il benessere, l’interesse che potrebbe portare le masse a consumare meno carne, non c’è.

    Oggi, a differenza di ieri, la massa mangia hamburger ai fast food o carne proveniente da allevamenti intensivi solo perché è più economica e/o di più veloce cottura (esempio: - MC proponeva di recente un hamburger + bibita a 1 euro – si può arrivare facilmente a superare le 1500Kcal, cioè il quasi totale fabbisogno giornaliero, con 4euro ; i ceci ed i fagioli come fonte di proteine a buon mercato richiedono ore di cottura, un tempo era possibile introdurre proteine non animali giornalmente perché la maggior parte delle donne non lavorava e poteva dedicare alla cucina molto tempo).
    Per ora le preferenze etiche a questo riguardo è giusto che rimangano, a mio avviso, personali.

    Chissà cosa verrà considerato etico, morale e necessario in futuro dalla nostra umanità, magari gli allevamenti intensivi verranno smantellati e nei banchi del supermercato verrà introdotta carne sintetica ottenuta in laboratorio da cellule staminali o magari verranno considerate più etiche ed efficaci nuove guerre dove milioni di uomini, donne e bambini verranno ammazzati come animali.

    Un caro saluto.

    Arianna

    RispondiElimina
  4. Le mode sono sempre il mo do di spingere le masse a fare quel che si vuole. Distorcere il vegetarianesimo (A) o la corretta alimentazione di carne (B) risponde a questi requisiti. Nel primo caso vogliono spingerti a consumare cibi sempre più scadenti ed economici oppure a invadere il mercato con robetta chic, nel secondo idem con patate (McDonald's per alcuni, Cracco per gli altri). La contraddizione è l'anima del capitalismo. In futuro mangeremo ciofeche sintetiche. Per fortuna sarò già morto.

    RispondiElimina

Siate gentili ...